Ingegneria, programmazione macchine e R&D: questi i ruoli che assumeranno sempre più importanza nel manifatturiero. Parola di Gi Group

Le professioni che vedranno un calo di importanza sono legate ad assemblaggio, logistica e fabbricazione

Gi Group, con la collaborazione di Odm Consulting, ha realizzato uno studio per stimare l’evoluzione dell’industria manifatturiera nei prossimi 3/5 anni, un settore che pesa per più del 50% del pil italiano, e il suo impatto sull’occupazione.

Nello specifico, l’azienda ha analizzato 121 ruoli: il 31% registrerà una crescita nel prossimo futuroil 49% resterà stabile, mentre il 20% subirà un declino. I ruoli e le professioni che, sulla base dell’analisi condotta, cresceranno maggiormente riguardano le funzioni Ricerca e Sviluppo (73%), Ingegneria (57%) e Programmazione Macchine (50%).







Diversamente, quelli che vedranno un calo della loro importanza, a fronte soprattutto dell’automazione o dell’esternalizzazione delle attività che svolgono sono assemblaggio (50%), logistica (38%) e fabbricazione (28%).

«Tra i ruoli per cui lo studio prevede una crescita di importanza nel breve-medio termine, sicuramente ci sono quelli afferenti all’ambito ingegneristico. Parliamo quindi di profili con un percorso di studi ben definito, Laurea Magistrale in Ingegneria Meccanica / Elettrica / Elettronica / Gestionale, che vantano competenze specifiche, quali il Responsabile Ingegneria, l’Ingegnere Ufficio Simulazioni, l’Ingegnere Ufficio Standard, il Solution Design Engineer, l’Ingegnere Elettronico», spiega Cristina Reduzzi, division manager industrial machinery di Gi Group. «Ma non solo, aumenta la richiesta di figure fortemente qualificate specialmente in ambito R&S e Ict, così come nella creazione di modelli previsionali e predittivi e nell’ottimizzazione dei processi. Parliamo quindi di project manager sistemi IoT, l’innovatore processi, data scientist. Le specializzazioni sono sempre più integrate, i team sono multifunzione al fine di gestire i processi e la loro integrazione appunto. Assistiamo infatti a una perdita di rilevanza del ruolo rispetto al processo con una crescita della domanda di ruoli polifunzionali, direi quasi ibridi rispetto alle specializzazioni. È evidente quindi come sia sempre più indispensabile un approccio al life long learning, essenziale a tutti i livelli attraverso investimenti formativi aziendali e personali. Conoscenze informatiche e dei sistemi informativi, capacità di sapersi muovere in spazi cyber fisici, capacità di progettazione e di lavoro per obiettivi, ma anche spirito imprenditoriale ed apertura al cambiamento, così come capacità decisionale, autonomia organizzativa, e problem solving. Alle competenze tecniche sempre più sarà fondamentale avere e sviluppare soft skill».

«Come riscontrato dallo studio condotto, aumentano la complessità e dunque la necessità di velocità di risposta e risoluzione problemi in un contesto in continuo cambiamento», ha commentato Rossella Riccò, senior hr consultant e responsabile area studi e ricerche di Odm Consulting. «A ciò si aggiunge la diffusione di strutture snelle nelle quali la responsabilità viene distribuita sui ruoli e la decisionalità subordinata all’operatività. Aumenta anche la collaborazione con l’esterno e le aziende stanno vivendo una fase di valutazione di eventuali internalizzazioni di competenze essenziali ai fini della generazione di valore e del vantaggio competitivo. In un’industria manifatturiera in continua evoluzione, il capitale umano, le capacità e le competenze stanno diventando il driver fondamentale e le aziende italiane giocheranno la partita della competitività anche su questo».














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