La partita sul gas in Europa è sempre più complessa. Se per quanto concerne il Nord Stream le tensioni crescenti tra Merkel e Putin per il caso Navalny rischiano di portare a una escalation di sanzioni, nella parte meridionale del Continente si gioca su due taboli. Il primo è il Tap, che dovrebbe passare dalla Puglia (anche se l’opposizione di alcuni esponenti politici, Emiliano in primis, potrebbe creare qualche ostacolo); il secondo il terminal greco per il Gnl (il gas liquefatto) di Alexandroupoli.
In entrambi i casi, Snam è attiva per cercare di ottenere i migliori risultati possibili. L’azienda guidata da Marco Alverà, tramite la partecipata Desfa, è interessata a entrare nella piattaforma di Alexandroupoli, un’unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione che dovrebbe essere operativa al largo della Grecia e che diventerà operativa entro il 2023. Si tratta di un’opera strategica che consentirebbe all’intera area balcanica di uscire dalla dipendenza dal gas russo, facendo quindi un “favore” agli Stati Uniti che infatti spingono per l’operazione.
Al momento sono tre i soci del consorzio Gastrade che gestisce il terminal di Alexandroupoli, ma nei giorni scorsi è stata accettata la società bulgara (Bulgartransgaz) che ha rilevato una partecipazione pari al 20%. Ma in Grecia sono sicuri che il quinto socio, Desfa appunto, potrebbe arrivare già entro la fine dell’anno. Si tratta di un complesso gioco di incastri: il 66% di Desga è in mano a Senfluga, a sua volta partecipata al 54% da Snam, al 18% dalla spagnola Enagas, al 18% dalla belga Fluxys e al 10% dalla greca Damco.