Smart working 3/Il caso Bosch, tra open space, aree relax e l’utopia di un clima di lavoro basato sulla fiducia

di Gaia Fiertler ♦︎ Phone booth, cucine a ogni piano, un giardino e un vero e proprio ristorante. Per creare le condizioni migliori per alimentare collaborazione, spirito di iniziativa, flessibilità. È questo l’obiettivo della multinazionale tedesca. Ne abbiamo parlato con Roberto Zecchino, Vicepresidente Hr e Organizzazione South Europe di Bosch

I nuovi uffici di Bosch

Il lavoro in Bosch si fa smart. Dopo due anni di progressiva ristrutturazione del building di Citylife, i nuovi uffici della sede di Milano si presentano con una disposizione e caratteristiche architettoniche e funzionali che vogliono essere d’ispirazione per una cultura del lavoro basata su fiducia, collaborazione, trasparenza. Niente più telefoni fissi o postazioni fisse, in uffici chiusi lungo stretti corridoi, ma aree aperte di condivisione con scrivanie d’appoggio per il lavoro individuale in open-space organizzati per divisione aziendale, dove nulla vieta di cercare posto in un’altra divisione secondo la logica smart. Allargando lo sguardo, in un clima di piacevole silenzio, pareti rigorosamente trasparenti e insonorizzate definiscono altri spazi, ciascuno funzionale alle diverse attività della giornata.

Si incontrano “phone booth”, la versione aziendale della vecchia cabina telefonica, dove “ritirarsi” per telefonate riservate; sale riunioni di tutte le dimensioni, da due posti in su, prenotabili online e aree ristoro con cucina a ogni piano, cinque in tutto, con divanetti, poltrone e sgabelli colorati per le pause, ma anche secondo quel concetto di mobilità che fa parte del lavoro smart. Le aree relax sono infatti in continuità con gli altri spazi di lavoro, non sono tenute separate e volendo ci si può lavorare. Solo il ristorante aziendale è in un altro edificio, al pian terreno, nel giardino interno, dando la possibilità di sgranchirsi le gambe e di prendere una boccata d’aria a pranzo. Anch’esso è stato completamente ristrutturato secondo il concetto “open” di poter prendersi un caffè espresso, un tè o uno yogurt al bar durante il giorno e, al tempo stesso, potersi fermare a lavorare a uno dei suoi tavolini, oppure organizzare business lunch in aree tra loro contigue ma più raccolte e, al limite, separabili da una parete trasparente a scomparsa per riunioni private.







Nelle grandi aziende si sta infatti diffondendo una cultura dello spazio-ufficio organizzato per funzionalità e, al tempo stesso, in una logica di continuità e contaminazione tra ambienti, colleghi, business unit e progetti lungo la giornata lavorativa, insieme alla possibilità di usufruire del lavoro in mobilità, grazie alla legge 81/2017 che regola lo smart working per il lavoro dipendente. Sono ormai il 58% delle grandi aziende ad aver adottato una qualche forma di lavoro agile e, di queste, una sua due ha associato alla possibilità di lavorare in remoto anche la rivisitazione degli uffici in ottica smart. Abbiamo chiesto al vicepresidente HR e Organizzazione South Europe di Bosch Roberto Zecchino di descriverci la logica sottostante ai nuovi spazi di lavoro in Bosch e gli obiettivi che si pone con l’introduzione del lavoro agile in azienda.

Roberto Zecchino, Vicepresidente Hr e Organizzazione South Europe di Bosch

 

Qual è lo scopo di questa riorganizzazione degli uffici in Bosch?

Il progetto, che in Italia stiamo realizzando in tutte le nostre 19 sedi, esclusi gli impianti produttivi che seguono altre logiche, fa parte di un progetto globale definito “Inspiring working conditions”, che ha l’obiettivo di creare le condizioni migliori per generare un clima di lavoro basato su fiducia, collaborazione, spirito di iniziativa, flessibilità. Si tratta di valori e modalità di lavoro che per essere messi in pratica necessitano anche, culturalmente e organizzativamente, di meno gerarchia e più comunicazione a tutti i livelli. Una cultura aziendale che stiamo diffondendo in modo sistematico da cinque anni a questa parte con gruppi di lavoro agili e interdisciplinari, con una formazione ad hoc e una comunicazione mirata. Non ci sono dubbi che questo sia il modello organizzativo più adatto a un mondo che cambia così velocemente e che chiede a tutti, singolarmente e come Gruppo, di affrontare in modo nuovo le sfide tecnologiche e della competizione globale, benché siamo in prima linea con l’innovazione da oltre un secolo. Ma oggi più che mai serve una organizzazione veloce, flessibile, dove ciascuno si metta in gioco in prima persona, con spirito attivo e imprenditoriale e dove, da parte del management, ci sia la sensibilità a intercettare idee e proposte a tutti i livelli dell’organizzazione, favorendo anche le occasioni di scambio informale. Ma il valore fondamentale, senza il quale nulla è possibile, è la fiducia, che va costruita con i comportamenti, le azioni e le relazioni. Così, già i nostri uffici manifestano questa volontà di superare il concetto di controllo, perché il capo non trova più sempre allo stesso posto i suoi collaboratori, né li può chiamare sul telefono fisso, perché si parla tutti con skype, quindi attraverso Internet. Al tempo stesso, questi nuovi ambienti integrati testimoniano la nostra volontà di incoraggiare lo scambio e la contaminazione tra idee e colleghi di divisioni diverse. I nostri nuovi ambienti di lavoro sono l’ultimo tassello della nuova cultura del lavoro, luoghi che siano d’ispirazione al suo consolidamento, ma anche coerenti con il nostro nuovo modo di lavorare.

I nuovi uffici di Bosch a Milano

 

Ambienti più belli e più luminosi, con tanti spazi di socializzazione, ma anche meno scrivanie. Questo ha creato qualche disagio?

Come di prassi nella rivisitazione smart degli uffici, anche noi abbiamo agito sull’ottimizzazione degli spazi, con una riduzione del 20% delle scrivanie, ma l’intervento è stato pensato coerentemente con la presenza media giornaliera dei dipendenti delle diverse unità di business. Non mi risulta che lavoratori in staff all’amministrazione, comunicazione, o risorse umane siano rimasti in piedi qualche mattina, oltre che sono utilizzabili anche gli altri spazi sociali e collaborativi per lavorare, come può capitare ai nostri commerciali quando vengono in azienda. Oggi forse abbiamo bisogno più di una presa elettrica che di un desk! Respiriamo un clima positivo e collaborativo in azienda, che è uno degli obiettivi dell’“Inspiring working conditions”, agendo quindi sul benessere dei nostri dipendenti.

 

Quanto è estesa da voi la possibilità di lavorare in remoto?

Per ora, previa comunicazione con il proprio responsabile, è possibile lavorare in remoto una volta alla settimana, ma a tendere lo estenderemo a più giornate. La nostra giornata smart è regolata sulle otto ore lavorative come in ufficio, si deve dare la reperibilità ma non ci interessa da dove si lavori, purché siano rispettate le norme di sicurezza su cui abbiamo seguito tutti un corso obbligatorio e purché ci siano le condizioni per poter lavorare a tutti gli effetti, come la connessione internet e la copertura telefonica. Per dare una opportunità in più a chi non volesse lavorare proprio da casa, abbiamo delle postazioni riservate al Talent Hub di Torino e in un co-working di via Mecenate a Milano. In questo modo incoraggiamo i nostri stessi dipendenti a confrontarsi con l’esterno, in un ambiente favorevole all’innovazione.

La mensa di Bosch a Milano

 

Alla fine, una giornata senza venire in ufficio fa risparmiare il tempo dello spostamento che non è retribuito e diventa utilizzabile per commissioni personali, aiutando così la conciliazione dei tempi di vita e tempi di lavoro?

Assolutamente sì, l’adesione è volontaria e ciascuno può avere i propri motivi per scegliere di lavorare in remoto, ricordando tuttavia che è una giornata di lavoro a tutti gli effetti, con la reperibilità in orario di lavoro. Per la sua funzione conciliativa lo smart working rientra a tutti gli effetti nei servizi di welfare aziendale che è nel nostro contratto, rendendoci così anche più attrattivi come posto di lavoro. La flessibilità che permette lo smart working ha infatti un impatto positivo anche sull’employer branding, quindi non solo sui dipendenti, ma anche sui candidati.

Gli uffici di Bosch a Milano

 

C’è stata qualche resistenza da parte dei capi o anche dei collaboratori nell’introdurre la possibilità di lavorare da remoto?

Direi proprio di no, in questi due anni non mi è arrivata nessuna segnalazione di rifiuto di una richiesta di giornata in smart working. Da noi c’è stata una assunzione reciproca di responsabilità: ognuno è responsabile del proprio lavoro e dei risultati che porta e il manager, a sua volta, deve dare fiducia e accertarsi che il dipendente abbia gli strumenti per lavorare in autonomia, sia tecnologici (tablet e smartphone connessi al server aziendale e capacità di usarli) che culturali, come organizzare la propria giornata lavorativa anche fuori ufficio. Oggi la domanda corretta è “Ci sei? Posso parlarti?” e non “Dove sei?”. Questo vale sia in ufficio che nella giornata smart e presuppone un cambio di paradigma nel management, paradigma su cui stiamo lavorando da alcuni anni in azienda.

 

Avete registrato un aumento di produttività grazie a un clima aziendale più positivo e collaborativo e a una maggiore soddisfazione dei dipendenti con la conciliazione dei tempi una volta a settimana?

A parte la survey di clima che verrà somministrata ai dipendenti a fine anno, non è nostra intenzione focalizzarci sull’aumento di produttività, perché non è la ragione ultima per cui abbiamo messo in piedi questi investimenti logistici, culturali e organizzativi. Il nostro obiettivo è che le persone lavorino meglio e siano a loro agio con i nostri valori aziendali e siano nelle condizioni migliori per perseguire gli obiettivi aziendali, poi l’aumento di produttività potrà esserci, ma come effetto indiretto. E, sinceramente, da HR di lunga data, ho qualche perplessità sul fatto che si possa misurare scientificamente il Roi (Return on investment) di interventi formativi e organizzativi che incidono anche sugli aspetti intangibili del nostro personale.

La mensa di Bosch a MIlano

 

Sarà pensabile in futuro più flessibilità anche sulle linee di produzione, grazie alla manutenzione da remoto, al digital twin e all’Iot?

Alcune operazioni si possono già svolgere da remoto, come alcune manutenzioni appunto, ma il presidio fisico del responsabile di processo dovrà sempre esserci secondo me, per motivi di sicurezza e per garantire la nostra altissima qualità. Peraltro la fabbrica è già regolata su turni, quindi prevede già implicitamente una certa mobilità, ma quando si è in servizio bisogna esserci.

 

Bosch in pillole

Bosch è un gruppo tedesco da 78,5 miliardi di fatturato, con 277 stabilimenti nel mondo e 410mila collaboratori, che da oltre un secolo investe in ricerca e sviluppo per rendere la tecnologia accessibile, sicura e sostenibile. In prima linea sul futuro di tutti i quattro settori di business, Mobility Solutions, Industrial Technology, Consumer Goods e Energy&Building Technology, Bosch è azienda leader nel settore IoT. La multinazionale offre soluzioni innovative per smart home, smart city, industria e mobilità connessa. Inoltre, utilizza la propria competenza nella tecnologia dei sensori, dei software e dei servizi, oltre che nel proprio cloud IoT per offrire soluzioni connesse, cross-domain da un’unica fonte. È presente in Italia con oltre 6mila dipendenti, 19 sedi e un fatturato di 2,5 miliardi euro.














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