Collaboration: il ruolo chiave dei sistemi di videoconferenza. Con Praim

Riceviamo e pubblichiamo integralmente un articolo a firma di Michele Vescovi, R&D manager di Praim, sull'importanza dei sistemi di videoconferenza per il successo di business

L’impatto della pandemia nel rivoluzionare l’interazione e la collaborazione attraverso gli strumenti di videoconferenza è stato imponente. “Prima”, queste tecnologie erano disponibili ma non ampiamente adottate, “dopo”, strumenti come Zoom, Microsoft Teams e altri sono diventati parte integrante della comunicazione aziendale e personale.

L’uso di questi strumenti è diventato comune in molte aziende, consentendo un coinvolgimento e migliorando le pratiche lavorative. Gli strumenti di videoconferenza sono diventati pervasivi e utilizzati quotidianamente da molte aziende, con l’82% di esse che utilizzano più di una piattaforma contemporaneamente. La pandemia ha dato il via, suo malgrado, a una rivoluzione nell’adozione delle tecnologie di videoconferenza, portando al miglioramento delle funzionalità, della qualità audio-video, del supporto alle connessioni multiple e di altre funzionalità ausiliarie. L’uso continuo di questi strumenti è ormai divenuto un nuovo modo di lavorare, che supporta la mobilità, la flessibilità e la conciliazione tra vita professionale e privata.







L’utilizzo dei sistemi di videoconferenza ha portato benefici sia per i singoli collaboratori che per le aziende in termini di produttività, qualità del lavoro, risparmio di tempo e costi di viaggio. La collaborazione e l’interazione con colleghi, dipartimenti, clienti e partner sono migliorate grazie a questi strumenti.

Da un punto di vista tecnico, supportare questi strumenti in maniera efficiente su un’infrastruttura aziendale, così come i relativi flussi di rete, è un compito che crea scenari a volte complessi. Uno degli aspetti che spesso non si riescono a far percepire è che la scelta della piattaforma è fondamentale, i diversi prodotti possono offrire modalità di funzionamento radicalmente diverse (in termini architetturali) e condizionare le scelte di configurazione dell’infrastruttura.

Michele Vescovi, R&D manager di Praim

Nelle infrastrutture aziendali, che supportano il lavoro di un numero variabile di dipendenti (che possono variare da poche decine a svariate migliaia), infatti, ricade il carico del traffico generato dalle sessioni contemporanee degli utenti. Non solo. Spesso, queste infrastrutture sono convenientemente gestite attraverso risorse centralizzate (su server on premise o in cloud) che vengono allocate e condivise per i diversi utenti al fine di ottimizzare la gestione IT complessiva dell’organizzazione, ad esempio attraverso l’utilizzo delle tecnologie di virtualizzazione del desktop (Vdi). 

In questi casi l’onere computazionale associato alla codifica e decodifica dei flussi audio-video richiesti da ciascun utente ricadrebbe per natura sulla relativa macchina virtuale. Di conseguenza, l’insieme del carico di tutti i flussi convergerebbe verso il medesimo server aziendale o insieme di server, che agisce come nodo terminale per il traffico generato dalle applicazioni. Questo scenario può portare a un notevole sforzo computazionale globale quando l’utilizzo degli strumenti di collaborazione è diffuso e frequente all’interno dell’azienda.

Per questo le tecnologie principali che operano da anni nel mondo della virtualizzazione hanno reso disponibili soluzioni personalizzate per i principali applicativi di videoconferencing al fine di ottimizzarne la gestione su grandi infrastrutture VDI. Queste ottimizzazioni permettono l’”offloading” e il “peer-to-peer” dei flussi audio e video una volta che la chiamata è stata avviata. In pratica, il carico computazionale viene “scaricato” dal server che ne viene esentato demandandone l’onere ai dispositivi locali. Una volta avviata la chiamata, questi dispositivi vengono messi direttamente in comunicazione tra loro come pari, mediati dal server globale dell’applicativo di collaboration. Infine, il tool di ottimizzazione compone direttamente “a schermo” dell’utente finale il flusso video relativo al proprio desktop virtuale riempiendolo con quanto relativo all’area dell’applicativo di videoconferencing, senza dover transitare per il server di macchine virtuali.

Ad esempio, sia Citrix che VMware hanno prontamente messo a disposizione i pacchetti di ottimizzazione per gestire le principali soluzioni di videoconferencing disponibili sul mercato, come Zoom, Microsoft Teams e Cisco WebEx.

Queste ottimizzazioni richiedono semplicemente l’installazione lato client di plugin/add-on, che sono stati resi disponibili sia per endpoint con sistema operativo Windows che Linux-based. Praim fornisce questi plugin già integrati nei propri hardware e firmware, sia con sistema operativo ThinOX che Windows 10 IoT, così come anche la possibilità di distribuirli su tutte le postazioni già in campo attraverso la console di management ThinMan.

Oltre all’applicazione di questi plugin, occorrono anche alcuni accorgimenti aggiuntivi. Parte di questi componenti, infatti, richiede una specifica compatibilità tra la versione del plugin e la versione dell’applicativo di collaboration (server) in uso. Vanno inoltre gestite altre configurazioni della parte VDI che le varie tecnologie ben descrivono nelle loro pagine di documentazione (a seconda dei casi possono dover essere disabilitate alcune tipologie di redirezione, attivati virtual channel, ecc.). Infine, occorre ricordare che queste ottimizzazioni mettono in collegamento direttamente tra loro i peer attraverso la rete Internet, quindi anche la configurazione dei firewall aziendali dovrà tenere conto dei cambiamenti, consentendo agli endpoint di raggiungere direttamente, attraverso specifiche porte da configurare, lo specifico server applicativo in Internet.

Per quanto riguarda invece gli strumenti di collaboration basati su web, esiste una possibilità interessante, grazie alla feature Browser Content Redirection. Questa consente di riprodurre sull’endpoint determinati indirizzi web, specificati nelle policy di ACL (ad esempio di Citrix). Il browser locale viene sovrapposto al browser della sessione remota, in maniera trasparente all’utente. In questo caso bisogna porre l’attenzione alle ACL dei siti da redirigere, soprattutto per quanto riguarda la sessione di autenticazione.














Articolo precedenteAcquaflex ottimizza i flussi operativi con Runtime Solutions e Sap! Raccontata su Sap Success Collection, un libro tutto da leggere
Articolo successivoIA generativa e automazione: le nuove sfide per le aziende secondo Salesforce






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui