Siderweb: ottimismo sul breve-medio periodo per il mercato dell’acciao

Gli Stati Uniti non sembrano, a breve, voler abbandonare la propria politica commerciale protezionistica. La Cina è meno aggressiva sul mercato internazionale e più concentrata su domanda interna e riconversione verde della propria industria, vista la sua straordinaria fase di crescita. E in Europa?

Durante il webinar Geopolitica e mercati: il mondo tra Brexit, Biden e Xi organizzato da siderweb si è cercato di delineare il futuro dell’industria siderurgica in Italia ed Europa.

«Non è il caso di aspettarsi a breve grandi svolte sui dazi sull’acciaio» ha detto Francesco Costa, vicedirettore de Il Post e autore del libro “Una storia americana”, che ha aperto l’evento online. Le tariffe della Section 232 introdotte dall’amministrazione Trump «hanno rilanciato la produzione interna, ma per chi compra sono un problema, avendo portato a un grande aumento dei prezzi». «Joe Biden non intende tornare indietro rispetto a quanto fatto da Trump in senso protezionista, soprattutto per quel che riguarda la Cina. I toni sono cambiati: l’atteggiamento non è più provocatorio e offensivo – ha spiegato Costa -, ma non è nemmeno particolarmente remissivo. Biden sta provando a ricostruire alleanze vere nella regione dell’Indopacifico» e i rapporti con l’Ue sono più distesi.







Unione europea che sta ancora cercando un nuovo equilibrio dopo la Brexit: importazioni ed esportazioni inglesi sono entrambe in calo da gennaio e il Paese ha perso una buona fetta dei propri istituti finanziari. «L’Europa non ha riconosciuto i regolamenti dei servizi finanziari – ha spiegato Carlo Muzzi, redattore del Giornale di Brescia e autore del libro “Euroscettici. Quali sono e cosa vogliono i movimenti contrari all’Unione europea” – e circa 400 società che prima avevano sede nella City hanno spostato le proprie sedi ad Amsterdam, Parigi e Francoforte, per un controvalore di 90 miliardi di sterline di attività, cioè il 10% del sistema bancario inglese».

Dall’altro lato del mondo, la Cina sta scommettendo sempre di più «sulla qualità piuttosto che sulla quantità, puntando su innovazione, valore aggiunto, dual circulation policy e crescita della domanda interna» ha spiegato Giuliano Noci, prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano. «Riflessi sull’industria pesante e per quella dell’acciaio si potranno avere dalla doppia strategia cinese su Europa e Africa per garantire sbocchi alle aziende di Stato» ha detto. «Ci sono elementi per cui si può guardare al futuro con ottimismo, ma serve una strategia complessiva che parta dalla presa di coscienza che la trasformazione digitale rappresenterà una nuova frontiera per supportare iniziative industriali e di marketing» ha aggiunto.

IL MERCATO DELL’ACCIAIO

In questo contesto, l’acciaio si trova nella «congiuntura molto particolare di un mercato in forte ripresa post-pandemia che, a mio avviso, non sarà di breve durata» ha detto Roberto Re, head of Metinvest Europe. Mentre la Cina ha cambiato il proprio atteggiamento commerciale, focalizzandosi sulla domanda interna e non più all’export, «il panorama dell’acciaio europeo è in mutamento continuo. Da un lato thyssenkrupp chiude a Duisburg la linea della lamiera da treno, dall’altro la situazione dell’ex-Ilva di Taranto, che fatica ancora a tornare a livelli produttivi sostenibili sul lungo periodo. Inoltre, i problemi finanziari del Gruppo Liberty stanno contribuendo a una riduzione generalizzata dell’offerta» ha spiegato Re. «Il minerale di ferro è quotato a 230 dollari la tonnellata in Cina, laddove la media nel periodo 2018-2020 è stata di 90 dollari la tonnellata, il che fa pensare a tutto tranne che a una riduzione dei prezzi dell’acciaio. Attualmente abbiamo una situazione di mercato, produzione e consumi che difficilmente può portare a un abbassamento sostanziale delle quotazioni».














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