La svolta 4.0 e tutte le novità di Savio, big del meccano-tessile

di Barbara Weisz ♦︎ Un investimento da 10 milioni in automazione, metà dei quali in software. La movimentazione dei materiali è interamente affidata agli Agv, mentre nell'area produttiva i robot si occupano delle lavorazioni meccaniche. I Savio Smart Bracelet, in grado di comunicare anche il tipo di intervento richiesto, riducendo così al minimo i tempi di fermo macchina. Il sistema di produzione Savio Winder 4.0. Ce ne parla il ceo Mauro Moro

I dispositivi indossabili Savio Winder 4.0

Il progetto di digitalizzazione è partito nel 2021 e verrà concluso a metà del 2023. Entrerà completamente in produzione un nuovo sistema pensato su misura per le esigenze specifica di una storica azienda del meccano tessile: la scelta fondamentale che Savio ha fatto prevede la completa integrazione di logistica e produzione, nell’ottica della flessibilità. «Abbiamo una produzione di media serie, non linee dedicate a singoli componenti. Quindi la necessità di sistemi flessibili, che ci consentano di poter lavorare nelle stesse isole automatiche più codici» ci spiega Mauro Moro, ceo di Savio, produttore di Pordenone che rappresenta un classico esempio di storia imprenditoriale Made In Italy.

Nata nel 1911 come officina meccanica di riparazione di macchine tessili, oggi è un gruppo globale del machinery, con tre stabilimenti produttivi (oltre a Pordenone, India e Cina), 350 dipendenti in Italia, dal 2021 fa parte del gruppo industriale belga Vandewiele, che ha 4mila dipendenti nel mondo. Fatturato 2021: 200 milioni di euro. L’azienda è stata pioniera nella produzione di macchine tessili computerizzate, con la svolta meccatronica negli anni ’90.







Oggi per il progetto di automazione industriale in corso ha fatto un investimento superiore a 10 milioni di euro, quasi la metà in software, rivolgendosi a fornitori italiani e stranieri. «Abbiamo iniziato l’anno scorso con un processo di automazione della logistica interna, che prevede una completa riorganizzazione del layout di fabbrica, partendo dalla centralità dei materiali», ci racconta Moro. «Verrà costituito un  magazzino automatico, integrato con il sistema produttivo in cui la movimentazione dei materiali sarà completamente automatizzata, sia per il ricevimento del materiale, sia per il rifornimento delle linee produzione. Che verranno servite da sistemi automatici di movimento con Agv e MiR».

Automazione più tradizionale in magazzino, robotica nelle linee di produzione, in particolare per le lavorazioni meccaniche, i fornitori sono italiani e stranieri. Un investimento importante in un momento delicato: da una parte il 2022 è un anno in crescita, come già lo era stato il 2021, dall’altra i problemi di approvvigionamento e il caro energia che impediscono di produrre a pieno ritmo e riducono i margini. Lo raccontiamo attraverso un’intervista al ceo di un’azienda che produce macchine digitalizzate, cercando di mettere in luce sia le scelte di digitalizzazione interna sia gli elementi di innovazione che invece vengono introdotti nei prodotti sul mercato meccano tessile. Che sono segmentati (ci sono macchine più e meno evolute), e venduti soprattutto, anzi quasi esclusivamente, all’estero.

L’automazione della logistica

Lo stabilimento di Savio Macchine Tessili a Pordenone

Partiamo dalla prima scelta di fondo che è stata fatta nel progetto di digitalizzazione, quella di iniziare dalla logistica. Da cosa è stata determinata? «Nel nostro sistema produttivo i materiali sono centrali, e abbiamo una supply chain esterna molto articolata. Da qui, la necessità di gestire il flusso dei materiali in maniera disciplinata e con efficienza». In che modo: «avremo degli stacker, sia per la movimentazione dei pallet, sia delle scatole che contengono i componenti, i box». E’ in corso di realizzazione un sistema che consente di stoccare 7mila pallet in 30mila box, e deve diventare l’area centrale del sistema industriale, «perchè tutto viene fatto per organizzare al meglio i flussi interni e per ridurre al minimo la movimentazine dei materiali».

Questa parte del progetto utilizza una digitalizzazione tradizionale (niente intelligenza artificiale, per esempio), con un Dms «che gestirà i tutti i flussi dei materiali all’interno del sistema di fabbrica, integrato con l’Erp». Un sistema integrato dunque, che parte dal ricevimento ordini, e gestisce poi il flusso completo dei materiali fino alla destinazione, su linee di montaggio dove vengono utilizzati in base alla sequenza di produzione.

In sintesi: «oggi abbiamo un handling di materiali completamente manuale, supportato da persone, che verrà completamente sostituito da sistemi automatici». C’è quindi un primo ritorno economico legato ai costi del personale, «che però verrà utilizzato in altre attività, nel senso che le persone che oggi lavorano in magazzino verranno impiegate in altri ruoli». E  in secondo luogo, «una semplificazione dei processi, perché la disponibilità dei materiali renderà più agevole l’utilizzo sui punti di montaggio delle macchine».

Robotica e automazione flessibile in produzione

Anche le linee di produzione verranno reingegnerizzate con una maggiore automazione, «che riguarda soprattutto la movimentazione del semilavorato durante il montaggio. E viene predisposta per essere alimentata da sistemi automatici, Agv (Automated Guided Vehicle) per la movimentazione invece che da operatori». Anche questa fase viene sviluppata contemporaneamente a quella del magazzino, in un progetto di logistica e sistema produttivo che diventano più integrato. Ed entra in produzione nella metà del 2023.

Fino a qui niente robotica, che però è prevista «per l’automazione delle lavorazioni meccaniche, in cui inseriremo macchine all’interno di sistemi di alimentazione robotizzata, che potranno lavorare su tre turni». La chiave è un’automazione flessibile, «che consentirà di lavorare all’interno della stessa linea automatica più codici di componenti e quindi avere una flessibilità che in passato non era pensabile». Quindi, un progetto tecnologico che abilita un’automazione flessibile.

L’investimento sullo stabilimento meccano tessile di Pordenone

MultiLink è un sistema progettato su misura per collegare fino a quattro filatoi ad anello a una macchina roccatrice. Il flusso delle spole dal filatoio è garantito da un speciale piattello iPeg con tecnologia Rfid. Ogni roccatrice può essere predisposta a lavorare fino a 4 diversi titoli di filato

Al momento l’investimento in digitalizzazione riguarda esclusivamente lo stabilimento italiano, in futuro l’idea è quella di esportarlo anche nei due stabilimenti asiatici, in Cina e in India. La decisione di automatizzare la produzione è stata presa indipendentemente dagli incentivi Transizione 4.0, «ma li utilizzeremo. Non sono stati il motivo principale – chiarisce Savio – ma ovviamente, vista l’opportunità che rappresentano, perchè non usarli?».

L’investimento «è di parecchi milioni di euro, più di 10 milioni, sia in macchinari che in software». Quest’ultimo «incide in maniera importante, non dico quando l’hardware, ma la cifra si avvicina molto».

L’importanza del software viene da un know how che l’azienda possiede internamente, nel senso che anche sulle macchine che produce il peso del software è preponderante. «Quando si progetta una macchina, bisogna scrivere codice. I costi di sviluppo del software sono paragonabili a quelli del machinery. Anche perchè il software nasce con la macchina, ma poi bisogna fare gli upgrading, senza modificare hardware. Il software delle nostre macchine è tutto nostro, lo sviluppiamo noi. Metà della nostra progettazione meccano tessile è rappresentata da elettronica e software».

La storia imprenditoriale

Savio produce macchinari industriali per la roccatura e per la ritorcitura. Molto in sintesi, queste macchine tessili trasportano il filato sulla rocca, e durante questo passaggio ne migliorano la qualità. La nascita nel 1911, come semplice offiicina meccanica, la prima macchina tessile viene prodotta nel 1946, nei successivi decenni il posizionamento sui mercati nazionali e internazionali. La storia dell’azienda si intreccia con quella della città e del suo sviluppo imprenditoriale: Luciano Savio, il figlio del fondatore, che prese le redini nel 1947, ricoprì incarichi confidustriali, fu cavaliere del Lavoro, si occupò anche di formazione, soprattutto tecnica, sostenendo scuole e istituti della città. L’innovazione e la formazione sono nel dna dell’azienda.

Le prime macchine meccatroniche

Savio Winder 4 consente di attingere a informazioni aggiuntive. Per esempio, la nostra roccatrice non produce solo rocchetti , ma verifica controlla la qualità del filo

«Siamo stati pionieri nella computerizzazione delle macchine tessili. Quando funzionavano ancora con cavi, ingranaggi, leve, con una logica meccanica, alla fine anni 90, abbiamo lanciato Orion, completamente meccatronica». Presentata all’Itma di Parigi nel 1999, ha rappresentato un’avanguardia, con la testa di roccatura totalmente gestita da una scheda elettronica CPU. «La meccanica sostituita da meccanismi programmabili e gestiti da un pc di macchina, che memorizza programmi per ogni tipologia di filato». Oggi «è uno standard, ma noi abbiamo iniziato alla fine degli anni 90, e già allora queste macchine consentivano una connessione alla rete aziendale, per poter centralizzare anche i dati la programmazione da remoto».

La svolta 4.0: smart device, Ai e dati, Iot

Braccialetti (Savio Smart Bracelet) che forniscono all’operatore informazioni sullo stato della macchina

Tecnologie che naturalmente nel corso del tempo si sono evolute, con soluzioni sempre più sofisticate di connettività con il sistema aziendale e le attività da remoto, a partire dall’assistenza tecnica. La svolta 4.0, sul fronte dei prodotti, «ha preso il via cinque anni, quando abbiamo lanciato un sistema di smart device che comunicano con la macchine. Braccialetti (Savio Smart Bracelet) che forniscono all’operatore informazioni sullo stato della macchina. Significa passare da una macchina passiva a una che invece avvisa in caso di necessità, fornendo segnali e consentendo l’intervento operatore. Questo avviene con profilazione diverse: per l’operatore che lavora in produzione, il quale per esempio non deve più effettuare il pattugliamento, perché la macchina lancia un segnale che consente di intervenire direttamente sulla posizione indicata. E per i tecnici della manutenzione, che invece ricevono segnali di allarme.

A questo si aggiungono le prestazioni del sistema di cui la macchina fa parte, che danno vantaggi ulteriori, e consentono di aver e soprattutto di elaborare dati utili alla lavorazione. Ad esempio, monitorare lo stato di avanzamento della produzione. I dati arrivano a una cabina di regia, che si trova in una zona in cui ci sono supervisori, come il capo della fabbrica, che ha la possibilità di avere una visione completa di quello che sta succedendo. Le piattaforme sono idonee al processamento dei dati e hanno la capacità di analizzarli. L’obiettivo non è quello di memorizzare dati, ma di fornire informazioni che siano utili per il funzionamento della filatura».

In pratica, la macchina può lavorare anche in maniera autonoma. Il sistema di connettività (Savio Winder 4.0) consente però di attingere a informazione aggiuntive. Un esempio: la nostra roccatrice è un sistema di controllo qualità, non fa solo rocchetti di filo. Controlla il filo al 100 per cento. Fornisce informazioni sulla qualità del processo che viene prima della roccatrice, che consente di ottimizzare le lavorazioni successive». Ci sono tre diversi livelli di tecnologie Iot, internet delle cose, che corrispondono a una dose diversa di Industria 4.0:  connettività e scarico dati della macchina, impostazione in remoto, interattività uomo-macchina in tempo reale.

La filiera tessile e il mercato internazionale

Mauro Moro, ceo di Savio Macchine Tessili

Il meccano tessile in Italia è un fiore all’occhiello, siamo i terni produttori del mondo, il giro d’affari supera i 2,3 miliardi di euro.Savio è fra i big del settore, insieme a Itema, Santex Riman Group, Ferraro, Mesdan, Comez.

Le macchine vengono vendute quasi esclusivamente all’estero. «Le vendite italiane sono marginali, non arrivano all’1%». Questo perché la filiera del tessile è molto lunga. E’ vero che il settore in Italia rappresenta un’eccellenza, ma di fatto all’interno dei confini nazionali si svolgono solo alcune fasi della produzione. «La filatura, escludendo l’altissima qualità, su lana e cotone, che avviene in Italia, è tutta a in Asia e in Turchia, che insieme arrivano al 90%. Nei segmenti della filiera più a valle, per esempio la tessitura, forse c’è più presenza in Italia. Ma poi la confezione torna in gran parte in Asia e in Turchia».

Savio fattura circa 200 milioni. «Il 2021 è andato meglio del 2020, e il 2020 andrà molto meglio in termini di volumi e ricavi». Inutile sottolineare che l’attuale contingenza economica si fa sentire. «Non riusciamo a produrre tutto quello che vogliamo, per mancanza di componenti elettronici, che impediscono un po’ a tutti di lavorare a pieno ritmo», sottolinea Moro, riferendosi alla crisi dei microchip e delle materie prime che è iniziata a fine 2021, con la repentina ripresa della domanda post Covid, e si è irrigidita poi con la guerra in Ucraina. «Le difficoltà continuano a essere importanti» rileva il ceo. A questo si aggiungono i problemi legati ai costi energia, il cui impatto «comincia a essere pesante sui margini».














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