Tracciabilità: i segreti delle tecnologie brevettate da Sato, big dell’Identificazione automatica dei prodotti

di Alberto Falchi ♦︎ Non chiamatele etichettatrici. Le soluzioni proposte da Sato sono sistemi di identificazione automatica dei prodotti, in grado di tracciare rapidamente e senza intervento umano migliaia di oggetti. Anche senza contatto, grazie alla tecnologia Rfid. Il brevetto sulla tecnologia Pjm per leggere fino a 32.000 etichette alla volta, anche se posizionate su metalli o liquidi. Il focus sulla sostenibilità. Ne parliamo con Domenico Cianferri e Carlo Bulizza, rispettivamente direttore e responsabile marketing della filiale italiana

A distinguere Sato dalla concorrenza sono soprattutto le etichette e i cartellini termici Rfid. Radio Frequency Identification (Rfid), è una tecnologia che consente di leggere le informazioni di un prodotto senza bisogno di contatto, tramite onde radio

Quello della tracciabilità è un tema che col tempo sta acquisendo via via più importanza. Nei settori altamente regolamentati, come quello alimentare o farmaceutico, ma anche in altri ambiti, come la manifattura in generale, dove soluzioni di etichettatura intelligente possono contribuire a ottimizzare i processi e incrementare la produttività. Il motivo è facilmente comprensibile: con il paradigma dell’industria 4.0, l’automazione è sempre più spinta all’interno dei plant produttivi, e di conseguenza è sempre più sentita l’esigenza di poter tracciare con precisione ogni singolo pezzo, evitando il più possibile l’intervento umano.

Fra i principali attori nell’ambito delle soluzioni per l’identificazione automatica c’è Sato, player tecnologico e industriale giapponese che ha sedi in tutto il mondo, Europa e Italia compresi. Il Gruppo ha registrato un fatturato di circa 1,1 miliardi, 500 milioni dei quali nella zona UE. La filiale italiana è stata aperta nel 2021. Sato non si limita a realizzare stampanti ed etichettatrici, ma propone ai suoi clienti soluzioni digitali complete per l’identificazione automatica dei prodotti, che includono anche il software. Quando pensiamo al business di Sato non dobbiamo pensare a comuni macchine che stampano etichette adesive, ma di soluzioni di tracciamento tecnologicamente evolute, che fanno anche leva su tecnologie di comunicazione wireless come Rfid. Soluzioni digitali che si integrano coi sistemi aziendali, come gli Erp, che sono in costante evoluzione e che in futuro arriveranno a integrare anche l’Intelligenza Artificiale.







Sato Italia, i settori di riferimento

Domenico Cianferri, direttore della filiale italiana di Sato

«In Italia il settore dove siamo più attivi è quello dell’healthcare», spiega Domenico Cianferri, direttore della filiale italiana di Sato. «Siamo partiti nel 2021 lavorando con Lima, per poi proseguire con Medacta, Jhonson & Jhonson e Stryker». Tutte realtà che operano nella nicchia delle protesi ortopediche, ma non sono le uniche. «Stiamo lavorando per supportare anche i centri trasfusionali». Altro settore dove Sato Italia è ben posizionata è quello dell’industria alimentare perché, come spiega Cianferri, «le nostre soluzioni riducono i costi ed evitano le multe». Più difficile, invece, entrare in altri ambiti, come l’automotive, sul quale la filiale italiana non è attualmente interessata a investire più di tanto, dato che si tratta di un «settore molto consolidato, arroccato su posizioni che ragionano sul prezzo e non su altri aspetti». Lo stesso vale per altri ambiti del manifatturiero, come la produzione tessile: «Siamo andati a Prato, dove si realizzano tessuti, a proporre il nostro sistema di etichettatura basato su Rfid. L’integratore però ha preferito utilizzare soluzioni tradizionali, basate su codici a barre, perché meno costose». Insomma, in certi ambiti, almeno in Italia, la produttività è considerata meno importante del costo. E non solo la produttività: anche la tanto sbandierata sostenibilità ambientale sembra non smuovere più di tanto l’interesse delle imprese, che preferiscono un prodotto maggiormente inquinante a uno molto più ecologico, se quest’ultimo costa anche solo il 5% in più.

I temi che tocca Sato, invece, sono tenuti in alto conto in settori altamente regolamentati, ed è per questo che a oggi Sato Italia punta maggiormente su questi. Ma per il futuro sta puntando anche su chi si occupa di gioielli, oro e pietre preziose. E, in generale, «tutti quegli ambiti dove è necessario taggare prodotti per avere un inventario immediato» L’obiettivo di Sato è infatti farsi conoscere sempre di più direttamente dagli utenti finali che possono apprezzare maggiormente le caratteristiche e le tecnologie dei prodotti.

Le tecnologie di Sato

La tecnologia brevettata di Sato di utilizzare i sistemi di tracciamento di Sato anche per tracciare le sacche di sangue utilizzate per le trasfusioni

Come già detto, Sato sviluppa e realizza soluzioni per la tracciabilità. Stampanti, etichettatrici manuali, scanner per codici a barre o etichette Rfid, oltre al software per gestirli e integrarli nei sistemi aziendali. A distinguere Sato dalla concorrenza sono soprattutto le etichette e i cartellini termici Rfid. Radio Frequency Identification (Rfid), è una tecnologia che consente di leggere le informazioni di un prodotto senza bisogno di contatto, tramite onde radio. Il vantaggio di questo approccio è enorme: trattandosi di segnali digitali, sarà infatti possibile leggere più e più codici contemporaneamente, senza doverli inquadrare uno per uno con uno scanner, ed evitando anche di dover aprire gli imballaggi. È possibile scansionare un intero pallet senza dover eliminare l’imballaggio e aprire i singoli scatolini. Sono etichette riscrivibili, e quindi riutilizzabili senza problemi. Sato supporta Rfid che operano su varie gamme di frequenza: le Uhf, adatte a letture da distanze medio-lunghe (3-5 metri), sono ideali per velocizzare operazioni come la gestione dell’inventario del magazzino.

Ma in Giappone vengono attualmente usate anche in ambito sanitario, all’interno di braccialetti, per tracciare i pazienti all’interno degli ospedali. Le frequenze HF, invece, si prestano a letture ravvicinate, e sono ideali per essere integrati sulle linee produttive nel manufatturiero. Sato ha anche brevettato la tecnologia Pjm (Phase jitter modulation) Rfid, che offre ulteriori vantaggi: consente di leggere fino a 32.000 etichette alla volta, con una precisione che sfiora il 100%. Ma la velocità non è l’unico vantaggio di questa particolare implementazione di Rfid, che può leggere anche etichette posizionate su metalli e liquidi. Queste peculiarità hanno permesso di utilizzare i sistemi di tracciamento di Sato anche per tracciare le sacche di sangue utilizzate per le trasfusioni.

Le novità di prodotto

Alcune etichettatrici di Sato sono in grado di funzionare in modalità standalone, senza doversi quindi interfacciare ad altri macchinare per acquisire i dati da stampare sulle etichette

Sato lavora anche sulle teste di stampa che vengono utilizzate nelle linee di imballaggio e impacchettamento, e da poco l’azienda ha aggiornato questi specifici macchinari. «Se i macchinari sono dotati di un plc, teoricamente è possibile farle lavorare in modalità standalone, con le macchine che scambiano dati invece di attendere un input».

E per il futuro? Entro l’anno fiscale dovrebbero uscire delle teste di stampa ancora più evolute e semplici da usare, che i clienti possono adottare rapidamente, senza dover eseguire complicati lavori di integrazione con i macchinari. Una soluzione praticamente Plug & Play, che tornerà utile soprattutto per quei rivenditori e partner che non hanno le competenze necessarie per occuparsi dei lavori di integrazione.

 

Il tema della sostenibilità

I clienti di Sato operano prevalentemente in settori regolamentati, come il food & beverage i l’helathcare

Un ambito sul quale sta investendo molto Sato è quello della sostenibilità ambientale. Puntando su materiali più sostenibili per le etichette e le stampanti, ma anche rendendo queste ultime sempre più intelligenti. E cosa c’entra con la sostenibilità? «Le stampanti che hanno un’intelligenza a bordo permettono di risparmiare su quelli che sono prodotti aggiuntivi. Puoi eseguire tutte le operazioni con la stampante, senza dover connettere computer, terminali o altri apparati tecnologici».

In pratica, si evita di utilizzare macchinari e tecnologie che risulterebbero ridondanti, consumerebbero più energia e col tempo rappresenterebbero ulteriori prodotti da smaltire. Cianferri sottolinea che «queste soluzioni non sono la panacea a tutti i mali, ma riducono la filiera e il dispendio sia ambientale sia economico».

E si suppone che saranno molto richieste, tanto che Sato sta scommettendo forte sull’innovazione: il 35/40% del fatturato del gruppo è destinato a ricerca e sviluppo. Buona parte dei quali sulla ricerca di nuovi materiali. Questo perché quelli utilizzati fino a ora stanno diventando sempre più difficile da trovare a fronte di una richiesta sempre maggiore dal mercato.

Carlo Bulizza, responsabile marketing per Sato Italia

L’azienda è attiva anche nella produzione di consumabili e in Europa ha recentemente rilanciato un programma chiamato European Consumables Program (ECP) dedicato alle etichette di largo consumo. Formati standard, quelli più richiesti dai clienti, che vendono prodotti in grandi quantità, per esempio le classiche etichette da pallet. «ECP verrà a breve rivoluzionato per utilizzare carta interamente riciclata», spiega Carlo Bulizza, responsabile marketing per Sato Italia. Per ovviare al problema indicato precedentemente dei prezzi più elevati dei prodotti maggiormente sostenibili, «Sato ha fatto uno sforzo per assorbire i costi, che rimarranno invariati».














Articolo precedenteInfrastrutture IT e cybersecurity: Project Informatica (H.I.G. Capital) acquisisce Fasternet
Articolo successivoTransizione energetica: dal Mase bando da 100 milioni (Pnrr) per la produzione di elettrolizzatori






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui