Report F5: aumenta la percentuale di applicazioni ospitate nei data center tradizionali on-premise

I cloud privati ospitano solo il 17% del portafoglio medio delle aziende

I risultati di quest’anno del report State of Application Strategy di F5 dipingono uno scenario in cui l'hype del cloud pubblico si sta ridimensionando

L’It ibrido è destinato a rimanere: questo è quello che emerge dal nono rapporto annuale State of Application Strategy di F5. I decision maker It aziendali coinvolti nel sondaggio affermano che più di un quinto delle loro applicazioni sono ospitate in sei ambienti diversi, il che comporta una serie di sfide operative e di sicurezza e alimenta la domanda di soluzioni di rete multi-cloud.

«Le decisioni sull’hosting delle applicazioni si basano in genere su obiettivi specifici e oggi le organizzazioni hanno piena consapevolezza del fatto che non esiste un unico ambiente che vada bene per tutti», ha dichiarato Lori MacVittie, distinguished engineer di F5 e coautrice del rapporto Soas.







Le implementazioni on-premises rimangono alla base delle architetture applicative di oggi

In questo contesto “hybrid-centrico”, lo studio ha rilevato che le aspirazioni (e l’hype) del cloud pubblico si stanno ridimensionando. Nel 2018, il 74% degli intervistati prevedeva di distribuire “fino alla metà” delle proprie applicazioni in “un cloud”. Oggi, poco meno della metà degli intervistati (48%) dichiara di avere attualmente delle app distribuite nel cloud e in media le organizzazioni distribuiscono solo il 15% del loro portafoglio di app nel cloud. Dopo anni di decrescita, la percentuale di applicazioni ospitate nei data center tradizionali on-premise è aumentata del 2% rispetto ai livelli del 2022, raggiungendo il 37%. La quota di implementazioni on-premises supera il 50%, poiché sia gli ambienti tradizionali che quelli cloud sono presenti on-premises. Sebbene la maggior parte degli altri modelli di distribuzione, come il cloud pubblico e il SaaS, siano stati in crescita negli ultimi anni, nel 2023 si sono stabilizzati o sono leggermente diminuiti. La mobilità delle applicazioni, facilitata dal rimpatrio delle app, è un fattore chiave di questa tendenza. Si continua a registrare tassi elevati per il secondo anno consecutivo: più di un terzo (43%) degli intervistati sta rimpatriando le app o prevede di farlo a breve. La necessità di controllare la dispersione delle app (app sprawl) in un mondo multi-cloud è considerata la motivazione principale dal 54% degli intervistati. Il rimpatrio delle app si concentra particolarmente nei settori dei servizi finanziari, delle telecomunicazioni e della tecnologia, quelli che probabilmente si destreggiano tra più cloud e che potenzialmente possiedono le competenze necessarie per gestire in modo efficiente le proprie applicazioni on-premises. I cloud privati ospitano solo il 17% del portafoglio medio delle aziende, ovvero quasi la metà rispetto ai data center on-premises. Il SaaS è dietro di poco, con il 16% (anche se tecnicamente si tratta di un modello di consumo, non di un modello di distribuzione). Lo scenario è quello di una diversità ibrida, sostenuta della priorità dettate dal business sulla data sovereignty, gestione del rischio e requisiti di customer experience.

Le architetture di modern app sono ovunque

Tutte le organizzazioni coinvolte nell’analisi utilizzano app moderne, consumano SaaS o fanno entrambe le cose. In media, più di un terzo (40%) dei loro portafogli (escluso il SaaS) può essere descritto come moderno, il che include applicazioni mobili e l’uso di microservizi. Questa percentuale è in costante crescita e si prevede supererà il 50% (e probabilmente il 60%) entro il 2025. Ciononostante, il 95% delle organizzazioni opera ancora su app tradizionali e l’85% dichiara di gestire e proteggere entrambe. Per quanto riguarda lo smantellamento delle applicazioni tradizionali, il 59% degli intervistati le sta sostituendo costruendone versioni moderne. Le organizzazioni del settore manifatturiero e della pubblica amministrazione sono le più propense a costruirne di proprie. Mentre circa il 46% delle organizzazioni – tra cui spicca la sanità – sta sostituendo le app tradizionali con offerte SaaS. Una su cinque prevede semplicemente di dismettere le app non più necessarie. Allo stesso tempo, il 16% delle organizzazioni non ha in programma di dismettere le app tradizionali potenzialmente in grado di preservare le funzionalità core business, come nel settore bancario o assicurativo. In settori come l’energia, la sanità o le telecomunicazioni, dove i requisiti normativi tendono a bloccare le tecnologie, fino al 33% degli intervistati prevede di mantenere le app tradizionali. Secondo il report, la percentuale di app moderne presente nel portafoglio aziendale sarà destinata ad aumentare costantemente nel corso del decennio. Una parte significativa di queste potrebbe essere costituita da microservizi concatenati tra loro solo per interfacciarsi con un’app tradizionale.

Anche le tecnologie di sicurezza e delivery delle app sono distribuite

Il 59% degli intervistati distribuisce servizi di sicurezza e delivery delle app on-premises, e una maggioranza equivalente ne distribuisce almeno uno nel cloud. Le implementazioni nel cloud sono particolarmente comuni per le tecnologie di sicurezza, tuttavia la distribuzione di app di sicurezza e di tecnologie tramite SaaS sta crescendo in popolarità. Quasi un terzo (30%) degli intervistati utilizza questa metodologia, che può aiutare a far crescere e scalare le applicazioni su cloud o altri ambienti senza aumentarne la complessità o ridurre il controllo. Le tecnologie di gestione dell’identità e dell’accesso, come Vpn Ssl, single sign-on e federazione di identità, sono i servizi app più comunemente utilizzati oggi. In particolare, il numero di servizi app diversi distribuiti in generale è più che raddoppiato dal 2017.

Le sfide multi-cloud continuano, ma le soluzioni esistono

Quasi 9 intervistati su 10 che operano in più cloud continuano a riportare sfide legate alla sicurezza, alle prestazioni e ai costi del multi-cloud. La sfida principale nel 2023 è rappresentata dalla complessità degli strumenti e delle Api che deriva dalla mancanza di standardizzazione o interoperabilità degli strumenti utilizzati per i diversi modelli di deployment (39%). L’applicazione di criteri di sicurezza coerenti è la seconda sfida principale per il secondo anno consecutivo (36%), l’ottimizzazione delle performance (36%) e la determinazione del cloud più conveniente per l’applicazione (35%).

«Queste sfide sono senza dubbio il motivo per cui le organizzazioni hanno definito il networking multi-cloud come la tendenza più interessante dei prossimi anni», aggiunge MacVittie.

Per tenere il passo con tutte queste sfide e opportunità, il report Soas raccomanda alle organizzazioni di abbracciare e combinare approcci complementari, con professionisti It che non si limitino a competenze a silos, metodologie di processo come l’Sre e strumenti come le politiche di distribuzione dichiarative. Inoltre, è fondamentale esplorare tecnologie di sicurezza e di delivery delle app trasversali ai modelli di distribuzione, che possano essere fornite come servizio e che funzionino in modo coerente su tutte le app e le architetture distribuite dell’organizzazione, comprese quelle ottenute in modalità SaaS.

«Il business digitale richiede un’infrastruttura It adattiva e le organizzazioni hanno bisogno di soluzioni che attenuino le sfide legate all’operatività in ambienti ibridi e spesso multi-cloud», conclude MacVittie. «La chiave per raggiungere facilmente questo obiettivo è quella di collaborare con partner le cui soluzioni estendano la connettività della rete multi-cloud per proteggere e fornire tutti i tipi di applicazioni e Api distribuite su vari cloud, data center e all’edge».














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