Rendicontazione Esg: il 65% delle aziende non rispetta gli standard minimi. Il punto di EcoVadis

Per un quadro completo delle prestazioni di sostenibilità di una società è essenziale valutare e misurare ciò che i fornitori stanno facendo nella propria base di approvvigionamento. L'opinione di Giulia Borsa, esg solutions advisor

Giulia Borsa, Esg solutions advisor di EcoVadis

L’opinione pubblica mondiale è sempre più consapevole dei rischi legati al cambiamento climatico e che “la nostra sopravvivenza come specie è in pericolo”. Ma anche che possiamo cambiare la terrificante traiettoria su cui ci troviamo. Consapevole dell’impatto che le nostre azioni possono avere, più di un terzo delle più grandi aziende quotate in borsa al mondo, ha fissato obiettivi di emissioni zero netto. Ma secondo l’ultimo rapporto Net Zero Stocktake, il 65% degli obiettivi aziendali non soddisfa ancora gli standard minimi di rendicontazione delle procedure. Inoltre, dei 40 indicatori di trasformazione del sistema, necessari per limitare il riscaldamento globale in tutti i settori, nessuno è in grado di raggiungere i propri obiettivi entro il 2030.

La definizione e il raggiungimento degli obiettivi di riduzione saranno ancora più impegnativi in futuro a causa della rapida evoluzione delle normative ambientali, sociali e di governance (Esg). Anno dopo anno, il panorama normativo Esg diventa sempre più complesso, con l’emanazione di normative aggiornate. In Europa, la Commissione europea sta lavorando alla direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence che mira a garantire che le organizzazioni presenti o operanti nell’Ue si assumano la responsabilità di rispettare e non causare impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente. Questa direttiva vincolerà i paesi della regione a sviluppare le proprie norme di due diligence per regolamentare l’obbligo per le imprese di rispettare i diritti umani e ambientali lungo le loro catene di approvvigionamento globali. Poiché fino al 90% dell’impronta di carbonio di un’azienda deriva dalla sua catena di fornitura, per avere un quadro completo delle prestazioni di sostenibilità di un’azienda e del suo percorso verso la decarbonizzazione, è essenziale valutare e misurare ciò che i fornitori stanno facendo nella propria base di approvvigionamento. Ma per la maggior parte delle organizzazioni è difficile valutare l’attività dei fornitori lungo tutta la sua supply chain. Un modo per farlo è accelerare gli investimenti nel monitoraggio della sostenibilità della catena di fornitura, compresi gli sforzi per la riduzione delle emissioni di carbonio. Molte aziende stanno anche considerando l’uso di compensazioni di carbonio, ma queste devono essere conformi allo standard SbTi net zero, che consente di neutralizzare solo il 5-10% delle emissioni attraverso la compensazione. Se utilizzate correttamente, le compensazioni di carbonio sono un mezzo necessario per garantire che le aziende possano raggiungere lo zero netto compensando le emissioni inevitabili, ma solo una volta che le altre politiche di riduzione delle emissioni sono state attuate.







Per un percorso di decarbonizzazione reale, le aziende devono impegnarsi con i fornitori coinvolgendoli nei propri obiettivi di riduzione di Scope 3; concentrandosi sui punti nevralgici della catena di fornitura e delle emissioni; sviluppando linee guida per standardizzare la metodologia interna di determinazione del prezzo del carbonio; sostituendo i prodotti o i materiali acquistati con alternative a basse emissioni.
L’inclusione dei fornitori nel processo di decarbonizzazione si è dimostrata efficace. Una recente azione congiunta di oltre 100 grandi organizzazioni di acquisto ha valutato più di 20.000 dei loro fornitori in base alle loro pratiche di gestione delle emissioni di carbonio, compresi gli impegni, le azioni e i rapporti. Queste valutazioni informano gli acquirenti su come adattare le strategie e i piani d’azione per coinvolgere l’intera catena di fornitura. Con gli strumenti e il know-how giusti, queste aziende stanno accelerando l’impegno e gettando le basi per programmi climatici collaborativi che si adattano alle esigenze dei loro fornitori e contribuiscono a creare conoscenza e slancio per il miglioramento continuo delle prestazioni.

Oltre a soddisfare i requisiti di rendicontazione climatica nuovi o previsti, i vantaggi per le organizzazioni che lavorano a stretto contatto con i loro fornitori nel processo di decarbonizzazione sono innegabili:

  • Garantire e ottimizzare l’accesso al capitale. Data l’attenzione della comunità finanziaria per il rischio climatico, tutte le aziende sentono la pressione di comunicare i progressi compiuti rispetto al loro impegno. Inoltre, la finanza sostenibile della catena di approvvigionamento, i green bond o i prestiti stanno fornendo alle organizzazioni impegnate nuove fonti di capitale e incentivi per migliorare le loro prestazioni ambientali.
  • Cresce tra i giovani la paura per il futuro dell’ambiente: il 68,6% delle New Generation (60,8% Millennial vs 72,7% Gen Z) è preoccupato circa il futuro dell’ambiente. Il 67,7% (58,4% Millennial vs 72,7% Gen Z) crede che le aziende possano fare molto per migliorare l’ecosistema. (7° osservatorio Pwc dedicato al rapporto della moda circolare sulle nuove generazioni)
  • Mantenimento e attrazione dei consumatori. lo stesso rapporto di Pwc indica che il 57,3% dei giovani consumatori sceglie marchi rispettosi dell’ambiente e socialmente responsabili, il 39,1% sarebbe anche disposto a pagare il 20% in più per un prodotto fashion con un basso impatto etico e sociale.
  • Reclutamento e mantenimento dei talenti. Diversi studi dimostrano che i Millennial tengono in grande considerazione gli obiettivi e le questioni di sostenibilità nel processo di selezione del lavoro. La collaborazione con i fornitori per migliorare la sostenibilità può essere un potente incentivo per attirare nuovi dipendenti e per coinvolgere e trattenere quelli esistenti.
  • Catena del valore più resiliente. Soprattutto, impegnandosi con i fornitori e coinvolgendoli in un processo continuo di miglioramento e riduzione delle emissioni, si costruisce una catena del valore più resiliente. Questa strategia contribuirà a mitigare gli impatti sociali e ambientali negativi nella catena del valore a monte, nonché a rispettare le normative Esg globali.

Sebbene guidare gli sforzi di decarbonizzazione attraverso catene di approvvigionamento globali sempre più complesse sia una grande sfida, è necessario per evitare le peggiori conseguenze del cambiamento climatico. Con gli strumenti giusti e le strategie di coinvolgimento, le aziende e i fornitori possono collaborare per implementare pratiche sostenibili che soddisfano le normative in evoluzione e contribuiscono ad avere un impatto reale sul cambiamento climatico.














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