Rapporto Clusit 2022: rischio cyber war per aziende e Pa

Alla tavola rotonda con Plenitude (già Eni gas e luce) e Tim ha partecipato anche Riccardo Acciai dell’Autorità Garante per la Protezione dei dati personali

Gabriele Faggioli, presidente di Clusit

Durante il Security Summit Streaming Edition il Rapporto Clusit 2022 ha aperto i lavori, portando all’attenzione del pubblico i numeri e le considerazioni qualitative sugli attacchi perpetrati negli ultimi dodici mesi, le tecniche e la loro geografia. Da qui, inevitabili i rimandi all’attualità del conflitto russo-ucraino nella quinta dimensione, quella del cyber spazio: «Non si tratta ancora di cyber war a livello sistemico», hanno riferito gli esperti di Clusit, «ma di attacchi di Information Warfare, già in essere da anni».

«Oggi si fronteggiano stati e gruppi organizzati, in una situazione estremamente complessa anche se per il momento non ancora di cyber-war conclamata, destinata in ogni caso a cambiare non solo gli assetti geopolitici mondiali, ma anche la percezione dei rischi sottesi al digitale», afferma Gabriele Faggioli, presidente di Clusit. «È chiaro a tutti che il rischio cyber, in questo momento, è molto elevato: è quindi necessario che aziende e pubbliche amministrazioni si attengano alle disposizioni che il Csirt nazionale è in grado di fornire in maniera tempestiva, grazie al coordinamento costante con attori a livello europeo ed internazionale, per incrementare preventivamente il livello di sicurezza, e non dopo che l’impatto si è verificato, come purtroppo spesso è accaduto».







«L’Italia sta scontando decenni di assenza di strategia come sistema paese, di carenza di imprenditorialità capace di creare imprese nel settore digitale e di sotto investimenti in tecnologia, anche a causa della conformazione peculiare del nostro tessuto imprenditoriale, che è stato indubbiamente la nostra forza economica in passato, ma che oggi ha delle oggettive debolezze strutturali nell’approccio al digitale. A questo si aggiunge la disgregazione della pubblica amministrazione anche sul fronte tecnologico. Basti pensare che siamo in coda ai paesi del G7 per la spesa in sicurezza informatica, pari allo 0,08 del nostro Pil contro paesi che spendono, in percentuale e quindi figuriamoci in valore assoluto, tre volte tanto», ha ripreso Faggioli.

«Abbiamo bisogno di infrastrutture protette, sicure, resilienti: mai come in queste settimane, e nei prossimi mesi e anni, sarà importante rendersi conto della necessità di una scelta politica forte e possibilmente univoca a livello europeo. L’agenzia per la cybersicurezza nazionale è sicuramente un punto di partenza per una strategia e un’economia di scala della sicurezza informatica; pensiamo inoltre che sarà fondamentale convogliare le risorse del Pnrr in investimenti strutturali nel digitale, affinché l’innovazione sia nativamente sicura. Con uno sguardo in prospettiva, sforzi politici e imprenditoriali collettivi devono già oggi essere indirizzati ad affrontare le crisi che, probabilmente, accadranno», conclude Faggioli.

Con l’organizzazione di Astrea, nel corso della tre giorni di Security Summit si sono svolte 37 sessioni e oltre cento relatori, tra esperti di settore, ospiti del mondo dell’impresa e delle istituzioni e le professioniste di Women For Security, la community rosa della cyber security italiana e della Clusit Community for Security, il gruppo di lavoro multidisciplinare che ha presentato la pubblicazione (disponibile gratuitamente) “Rischio digitale innovazione e resilienza”

La tavola rotonda “La protezione dei dati personali dopo l’intervento dell’Autorità Garante: le azioni di Plenitude (già Eni gas e luce) e Tim”, ha chiuso Security Summit Streaming Edition. Le due società si sono confrontate con l’intervento di Riccardo Acciai, dell’Autorità Garante per la Protezione dei dati personali. I temi della privacy, della data protection e della compliance che non possono prescindere da una struttura organizzativa adeguata e da un controllo della complessa filiera di fornitori sono stati approfonditi a partire dalle esperienze concrete di Plenitude e Tim. Entrambe le realtà, insieme all’Autorità Garante, hanno convenuto che – oltre a misure di miglioramento organizzativo interne e di snellimento dei processi – è fondamentale accrescere la consapevolezza degli utenti, che è stata indirizzata dalle due società con la creazione e la comunicazione trasparente di strumenti di difesa creati ad hoc. «Anche in questo caso», ha commentato Faggioli, «come accade per la cyber security, la risposta deve essere collaborativa e strategica: è auspicabile che anche sui temi di compliance le aziende siano in grado di porre in essere economie di scala con il supporto delle istituzioni mettendo a fattor comune esperienze e competenze. Per questo abbiamo fortemente apprezzato la disponibilità di due aziende importantissime del nostro paese che hanno accettato la sfida di venire a parlare davanti a quasi 300 persone delle sanzioni che hanno subito davanti alla Autorità che le ha comminate».














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