Confindustria Lombardia: produzione industriale su del 21,2% nel Q3, ma il confronto col 2019 vede un calo del 5,2%

L'industria lombarda regge il colpo, ma da settembre si evidenzia un rallentamento di tutti gli indici. Il commento del presidente Marco Bonometti

Marco Bonometti, presidente Confindustria Lombardia

I risultati del terzo trimestre 2020 fanno segnare un significativo balzo della produzione industriale (+21,2%) e della produzione delle aziende artigiane manifatturiere (+25,2%), ma siamo ancora lontani dallo stesso periodo dello scorso anno, rispetto al quale la variazione è del -5,2% per la produzione industriale e -5,3% per le aziende artigiane.

Rispetto allo stesso trimestre del 2019 nell’industria virano in positivo Minerali non metalliferi (+1,5%) e Legno-mobilio (+1,1%), settori legati al comparto edilizio che potrebbero beneficiare degli incentivi per le ristrutturazioni ed efficientemente energetico. Tiene il comparto Alimentare (-0,4%) con un tasso di utilizzo degli impianti superiore al 75% e domanda estera in crescita del 3,9%. Registrano contrazioni inferiori alla media Gomma-plastica (-3,0%), Chimica (-3,1%) e Meccanica (-3,9%). Quest’ultimo risultato è importante vista la specializzazione produttiva della nostra regione. In più forte contrazione si trovano i settori delle Manifatturiere varie (-6,5%), della Siderurgia (-6,9%), della Carta-stampa (-7,4%) e dei Mezzi di trasporto (-8,6%). Prosegue, invece, la contrazione dei livelli produttivi a due cifre per i settori legati al comparto moda: Abbigliamento -12,5%, Pelli-calzature -14,4% e Tessile -21,2%. Il fatturato cresce per il Legno-mobilio (+3,2% tendenziale), i Minerali non metalliferi (+2,3%) e le Industrie varie (+0,4%), che sono riusciti anche a smaltire parte delle scorte accumulate. Il Pelli-calzature registra una forte contrazione del fatturato (-30,8%) e le scorte sono ancora in eccedenza (+12,5% il saldo esuberanti-scarse).







Sul versante della domanda interna sono ancora i Minerali non metalliferi e le Industrie varie (+3,1% tendenziale entrambi) a registrare i maggiori incrementi, ma sono positivi anche il Legno-mobilio (+1,6%) e la Chimica (+1,3%). La domanda estera cresce solo per Minerali non metalliferi (+3,9% tendenziale) oltre agli alimentari (+3,9%), ma è ancora negativa per settori molto esposti sui mercati esteri, quali: Pelli-calzature (-24,8%); Abbigliamento (-10,2%); Siderurgia (-9,9%); Chimica (-7,7%); Meccanica (-2,4%). I Mezzi di trasporto, che presentano la maggior quota di fatturato estero (61,6%), registrano ordini dall’estero pressoché stabili (-0,2%).

Il quadro settoriale dell’artigianato mostra solo i Minerali non metalliferi in significativo recupero dei livelli produttivi (+2,2% tendenziale). Flessioni limitate si registrano per la Gomma-plastica (-1,6%) e gli Alimentari (-1,8%), mentre diminuzioni tendenziali comprese tra il -3% e il -5% caratterizzano la Siderurgia (-3,6%), la Meccanica (-4,2%) e il Legno-mobilio (-5,2%). Ancora gravi le perdite per Tessile (-7,8%), Carta-stampa (-8,5%), Manifatturiere varie (-9%) e Abbigliamento (-11,7%), fino ad arrivare al crollo registrato dalle Pelli-calzature (-32%). Il dato medio generale nasconde andamenti disomogenei non solo a livello settoriale ma anche tra le stesse imprese: le aziende industriali che segnalano una forte contrazione produttiva scendono al 47% (erano il 71% lo scorso trimestre) mentre quelle che indicano incrementi di produzione superiori al 5% salgono al 28% (erano il 16% lo scorso trimestre). L’andamento per l’artigianato è simile, con la quota di aziende in forte contrazione che scende al 46% e quelle in crescita che passano dal 17% al 31%.

Le aspettative sulla domanda futura degli imprenditori industriali rimangono complessivamente negative ma mostrano ancora un leggero miglioramento rispetto allo scorso trimestre, più per il mercato interno che per l’estero. L’avvicinarsi della stagione fredda con la possibilità di nuove restrizioni in seguito alla maggior diffusione dei contagi, hanno portato ad un minore ottimismo degli imprenditori lombardi circa le prospettive di recupero della domanda. Per le aspettative sulla produzione la cautela degli imprenditori è maggiore dopo il forte recupero dello scorso trimestre, e lascia intravvedere un leggero incremento del Tpessimismo. Sia per domanda che per produzione la quota di imprenditori che prevede livelli stabili è superiore al 50%. Per l’artigianato le aspettative seguono una dinamica simile, ma in questo caso i saldi sono più negativi.

L’occupazione presenta un saldo negativo per l’industria (-0,4%) ancora contenuto dato l’irrigidimento generale del mercato del lavoro dovuto ai provvedimenti nazionali, con il tasso d’uscita all’1,8% e il tasso di ingresso all’1,4% entrambi in crescita. Si fa evidente la ripresa delle attività nel ricorso alla CIG che diminuisce considerevolmente: la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione scende dal 71% al 39% e la quota sul monte ore torna al 4,1%. Saldo occupazionale negativo (-0,3%) anche per l’artigianato – con tassi d’ingresso (1,5%) e uscita (1,8%) in aumento rispetto al trimestre precedente ma ancora in linea con i valori minimi storici. Cala fortemente il ricorso alla CIG con il 32% delle aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione; la quota sul monte ore scende al 4,3%. Le aspettative sull’occupazione sono ancora in miglioramento, ma in questo caso, la quota di imprenditori che non prevede variazioni di rilievo sale al 79%. Il dato è fortemente influenzato dal blocco dei licenziamenti e dalla possibilità di ricorrere alla CIG, per cui l’impatto effettivo sui livelli occupazionali sta slittando in avanti. Per l’artigianato le aspettative sull’occupazione mostrano una dinamica simile e, in questo caso, chi non si aspetta variazioni di rilievo è pari all’83%.

La dichiarazione del presidente di Confindustria Marco Bonometti

«Il 3° trimestre 2020 per la Lombardia è un trimestre che non fa ben sperare: nonostante il rimbalzo fisiologico della produzione industriale, in Lombardia a partire da settembre abbiamo preoccupanti segnali di un nuovo rallentamento di tutti gli indici. I nuovi effetti della pandemia stanno rallentando la già fragile ripresa nonostante il manifatturiero, nei dati presentati oggi si confermi – con un -5,2% rispetto all’anno precedente della produzione industriale e +21,2% sul 2° trimestre – il vero traino economico della Lombardia. Sta recuperando l’export, ma gli investimenti hanno registrato un -18,8% nei primi nove mesi. Mentre infatti l’indice manifatturiero dell’Italia si attesta al 96,2 la Lombardia tocca un picco del 106,3. Questo a testimonianza del fatto che non c’è ripresa senza industria.

La drammaticità di questo 2020 emerge però dalle variazioni tendenziali dei settori industriali: rispetto all’anno precedente solo il legno e i minerali non metalliferi hanno una produzione in positivo. Anche nei territori le difficoltà si riflettono nella variazione negativa di tutte le province (ad eccezione di Lodi) rispetto allo stesso periodo del 2019. Il mercato del lavoro regionale continua a beneficiare del blocco dei licenziamenti voluto dal governo mantenendo una certa stabilità dei livelli occupazionali (-0,4%) mentre il calo del ricorso alla cig (dal 12,8% al 4,1 %) è frutto della progressiva riapertura delle attività produttive a partire dal mese di giugno. Le imprese sono profondamente preoccupate perché è ormai chiaro che le prossime risorse disponibili per impostare le politiche di crescita dell’economia e del sistema produttivo non arriveranno a breve. La programmazione europea 2021-2027 è ancora da comporre, mentre delle risorse del Recovery Fund ancora non vi è alcuna certezza sui tempi. Che fine hanno fatto, poi, i progetti per il Next Generation EU? Per ripartire con fiducia servono certezze e soprattutto bisogna destinare le poche risorse disponibili su investimenti che si concentrino su progetti strategici e prioritari, in grado di aumentare la competitività del nostro sistema industriale, creando crescita e occupazione. Serve un’azione più rapida e incisiva, la politica dei bonus e delle mancette può essere utile per far digerire ai cittadini le restrizioni ma non guarda al futuro e soprattutto non risolve i problemi ormai strutturali di questo Paese che l’emergenza ha fatto emergere in tutta la loro gravità».














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