Pininfarina cresce e punta su engineering e auto elettrica

di Luigi Dell’ Olio ♦ Le nuove strategie della storica società quotata, oggi guidata da Silvio Pietro Angori e Paolo Pininfarina. Valorizzazione del marchio e del design. Con un focus  sulla personalizzazione, ritenuta l’ambito con il maggiore potenziale di crescita

«Il design è l’area del manifatturiero che ha le maggiori potenzialità di sviluppo in un’era caratterizzata dalla personalizzazione dei servizi, prima ancora che dei prodotti. Vale per l’automotive, ma anche per altri settori dell’economia». Così il ceo e direttore generale di Pininfarina Silvio Pietro Angori presenta a Industria Italiana lo scenario nel quale si trova a operare la società di Cambiano (Torino).

Intuizione felice

La veste odierna di Pininfarina è molto differente rispetto a quella delle origini. L’azienda, tra i simboli del made in Italy nel mondo, nasce a Torino nel 1930 come il nome di Società Anonima Carrozzeria Pinin Farina, dal nome del fondatore, formatosi nella piccola carrozzeria di famiglia, prima di emigrare negli Stati Uniti. Oltreoceano conosce Henry Ford, che gli propone di rimanere in America e di lavorare per la sua industria, ma preferisce tornare in Italia per dar vita a un’azienda specializzata nello studio e nella costruzione di carrozzerie speciali per singoli clienti. L’azienda cresce nel Secondo dopoguerra, anche grazie alla collaborazione con la Nask (l’attuale American Motors) di Detroit, e i primi capitali raccolti vengono impiegati per realizzare un nuovo stabilimento, che si estende su un’area di 75.000 metri quadri. Una serie successiva di ampliamenti industriali hanno portato l’estensione della superficie a 102.500 metri quadri.







Da realtà artigianale a industria d’eccellenza

Risale alla fine degli anni Cinquanta la trasformazione da struttura artigianale ad una vera realtà industriale. L’evento di passaggio è la produzione per conto della Alfa Romeo di 27.000 Giulietta Spider nata in Pininfarina ispirandosi, per il design dell’auto, alla Lancia Aurelia B24. Alla morte del fondatore, arriva alla guida il figlio Sergio Pininfarina, che cura la progettazione e costruzione del nuovo stabilimento di Grugliasco (Torino) e del centro studi e ricerca. Gli anni Sessanta sono quelli del boom economico in Italia e della prima espansione internazionale del gruppo. È in questo periodo che nascono alcuni tra i modelli più famosi della casa, come l’Alfa Romeo Spider Duetto, la Lancia Flaminia, la Lancia Flavia coupé, la Dino 246 e le Fiat 124 Sport Spider.

 

Giovannibattista Pininfarina nel suo ufficio con il figlio Sergio nel 1950 (Lapresse)

 

La ricerca fa la differenza

Il decennio successivo, con il boom dei prezzi petroliferi, rende centrale il tema dell’aerodinamica nello sviluppo dell’industria automobilistica e il know-how sviluppato dalla società piemontese aiuta a fare la differenza in un mercato che inizia a muoversi su scala globale. Sergio Pininfarina guida il gruppo nella realizzazione della prima galleria del vento in Italia in scala 1:1 (è tuttora una delle poche esistenti al mondo), quindi nella creazione di un nuovo stabilimento a San Giorgio Canavese, sempre nei dintorni di Torino. A metà del decennio nasce la Allanté. Per questa convertibile di lusso, la Cadillac fa ricorso alla progettazione e alla capacità produttiva di Pininfarina, che fornisce a Detroit le carrozzerie completamente allestite tramite un ponte aereo gestito da Alitalia, con base a Caselle.

Dalla produzione di sole carrozzerie su telai di altri, l’azienda negli anni Novanta passa alla costruzione di intere vetture come la Fiat Campagnola e l’Alfa Romeo 33 Giardinetta. Intanto stringe rapporti con altri costruttori internazionali come la Honda e la Jaguar e consolida la collaborazione con le italiane Ferrari e Lancio. Una nuova svolta arriva a inizio secolo, quando nasce il centro di engineering di Cambiano, che riposiziona l’azienda sul fronte dei servizi di engineering: una sfida organizzativa in termini di dimensionamento qualitativo e quantitativo, dato che l’offerta non è più incentrata prevalente sulle produzioni interne, ma anche strutturata per conto terzi.

A guidare il gruppo ora è il figlio di Sergio, Andrea Pininfarina, ma la sua è una gestione di breve durata, finita per un tragico incidente a Torino nel quale perde la vita. Da quel momento alla presidenza sale il fratello Paolo, che prosegue nel processo di ammodernamento, posizionando l’azienda piemontese come provider nel design e nell’engineering di alto livello. Tuttavia la situazione dei conti precipita per una forte esposizione debitoria, fino a che nel 2015 viene rilevata dal gruppo indiano dei Suv Mahindra alla cifra simbolica di 1 euro più un aumento di capitale da 20 milioni e l’impegno a rilanciare il brand con investimenti su scala globale.

 

Dialogo con il mercato

Quotata a Piazza Affari dal 1986, con sedi in Italia, Germania, Cina e Stati Uniti, la società si è messa alle spalle otto anni di ristrutturazione, tornando all’utile (1 milione di euro) nel corso del 2017. Ora è il momento dell’accelerazione: l’azienda ha da poco presentato i dati della semestrale, che ha evidenziato un patrimonio a 62 milioni e un debito di 38 milioni, con un risultato netto positivo e un margine operativo lordo del 12%. Numeri che seguono un 2017 di svolta, dato che è stato il primo anno in utile dal 2003 .

«L’azienda ha completamente cambiato pelle negli ultimi anni senza comunque rinunciare ai suoi tratti caratteristici che ne fanno una realtà unica a livello mondiale», spiega Angori. «Con il nuovo assetto che vede design e ingegneria in due entità legali distinte vogliamo favorire l’accorciamento della catena di controllo e la centralizzazione delle strategie commerciali per ottenere benefici finanziari ed economici derivanti dall’ottimizzazione della struttura e dei costi relativi». Quindi aggiunge: «Nel design l’italianità non è semplicemente un valore aggiunto, ma un’icona sena pari sui mercati internazionali».

 

Logo Pininfarina presente su una Hyundai Matrix

 

L’azienda conta circa 150 designer, più di metà dei quali al lavoro a Cambiano, il resto tra la sede indiana e quella di Miami. «E presto apriremo anche a Los Angeles per crescere ulteriormente sulla costa del Pacifico», aggiunge l’ad.«La California», spiega l’ad, «sta diventando il fulcro di tutte le innovazioni nel settore automobilistico e del design industriale, con un’alta concentrazione di start-up, imprenditori qualificati, progetti pilota e investitori che sostengono, per esempio, la corsa all’oro nel settore della guida autonoma. E’ il posto in cui stare perché da sempre Pininfarina cavalca i cambiamenti e anticipa le tendenze future».

Pininfarina non crescerà solo per linee interne. In futuro vi potranno essere acquisizioni, ma è troppo per dire quali. «Fino a qualche mese fa non eravamo naturalmente in grado di acquisire alcunché», sottolinea il timoniere. «La sfida nei prossimi mesi sarà di continuare nella valorizzazione del marchio, puntando a consolidarci ulteriormente come brand di lusso e sfruttare a nostro vantaggio i cambiamenti radicali in atto nel design, declinato in tutti i settori in cui Pininfarina opera ». Lo scorso anno i ricavi del gruppo si erano attestati a 87 milioni di euro   «e cresceranno ancora quest’anno», aggiunge. Quanto alla redditività, chiarisce: « Il nostro ebitda margin è intorno al 12%, non vogliamo nulla di meno, certamente vogliamo qualcosa di più grande».

Quindi sottolinea come la personalizzazione sia il terreno con il maggiore potenziale di crescita. «Non guardiamo più tanto ai prodotti, quanto ai servizi. Nel momento in cui aumentano le dotazioni tecnologiche, ogni veicolo diventa qualcosa di unico, che risponde alle specifiche esigenze dell’utilizzatore». Un discorso, ci tiene a sottolineare Angori, che non è legato esclusivamente alla fascia alta del mercato, quella di riferimento di Pininfarina. «Proviamo a pensare al car sharing: in questa fascia di veicoli a fare la differenza è proprio la possibilità di customizzare il mezzo». Se gli Usa sono il mercato con il maggiore potenzialità di sviluppo per l’azienda, le tensioni geopolitiche con l’Iran non aiutano.

 

il Centro Stile e Ingegneria di Cambiano

 

«L’operatività nel Paese è di fatto fermata, ma non abbiamo subito particolari impatti sulla bottom line. Non abbiamo in programma alcun profit warning nell’area sia perché pensiamo che il Medio Oriente possa crescere molto malgrado i noti problemi geopolitici attuali sia perché nel frattempo abbiamo provveduto a sostituire con altri contratti» quanto perso sul lato dei ricavi, assicura il ceo, puntualizzando che in Iran è stato sospeso un contratto da 70 milioni di euro che tuttavia non avrà un impatto sui conti dell’esercizio in corso. Tra il 2016 e il 2017 proprio il Medio Oriente è stata l’area geografica che ha garantito una maggior crescita, l’unica a tre cifre con un balzo addirittura del 600% a livello tendenziale, del valore della produzione del gruppo italo-indiano che sta crescendo molto anche in Cina, area in cui «siamo molto contenti per l’andamento operativo e dove abbiamo quasi duplicato i ricavi da un anno all’altro».

Diversificazione del business

Quindi torna sull’importanza di personalizzare i servizi, ricordando che questo approccio può essere esteso anche ad altri settori della manifattura e anche al mondo del retail. «Un paio di scarpe posso acquistarlo via Internet, eppure sono tanti ancora coloro che si recano ancora in negozio perché sanno di poter contare su una personalizzazione del servizio che costituisce un valore aggiunto rispetto al prodotto. Non è dunque un caso se Pininfarina negli anni ha sviluppato partnership anche in altri settori, con clienti come Ansaldobreda, Eurostar, Fincantieri, Coca-Cola e Unilever. Tra i business esterni all’automotive in cui ha acquisito maggiore forza, ci sono il disegno di interni ed esterni di treni ad alta velocità, bus, mezzi su rotaia, metropolitane leggere, people mover, yacht, aerei, jet privati. In particolare, porta la firma di Pininfarina la Torcia dei Giochi olimpici invernali di Torino 2006. Nello stesso anno l’azienda ha collaborato con la Elk Fertighaus AG, disegnando la casa prefabbricata in legno elk.arte, nella quale diversi moduli possono essere combinati in base alle esigenze.

 

Pininfarina ha inoltre disegnato anche un modello del tram destinato come trasporto pubblico, oggi in circolazione in diverse città italiane. E si è occupata della progettazione del  ‘The Keating Hotel”, albergo di lusso situato a San Diego in California. Nel 2012, poi, ha firmato gli interni dell’aereo di linea Sukhoi Superjet 100. Attraverso Pininfarina Extra, è inoltre una delle firme più prestigiose nell’architettura e interiors e nell’industrial design, con circa 600 progetti all’attivo. Al recente Ifa di Berlino ha presentato il lavoro frutto della collaborazione con Sharp: nuove collezioni premium di TV e sistemi audio. Peraltro, molte delle sue creazioni sono entrate a far parte di prestigiose collezioni di musei nazionali e internazionali, a cominciare dal MoMA di New York.

Focus sull’auto elettrica

L’integrazione nel gruppo Mahindra ha portato tra le altre cose a sviluppare la gamma di veicoli commerciali “Furio”, mentre in prospettiva uno dei segmenti indicati come più promettenti vi è l’auto elettrica. In questo segmento Mahidra è molto attiva, avendo da poco annunciato la nascita del marchio Automobili Pininfarina con il compito di creare auto elettriche esclusive. In questo ambito la caccia è aperta anche a partnership con altri player, come già avvenuto con la firma di un contratto con la coreana Hybrid Kinetic Group, è arrivata VinFast, società vietnamita in capo al Gruppo thailandese Vin, il principale gruppo industriale del paese, che vuole entrare nel mercato auto e ha scelto Pininfarina come partner per la creazione di due concept car che saranno presentate al prossimo salone di Parigi (4-14 ottobre). Mentre al Salone di Ginevra del marzo 2019 verrà presentata la Pfo, che sarà la prima hypercar elettrica al 100% del mercato, dalle forme futuristiche ed estreme, caratterizzata da un abitacolo dalle dimensioni compatte e posizionato molto in avanti. Il design della vettura viene completato da parafanghi bombati di generose dimensioni chiamati a ospitare pneumatici da corsa, mentre il frontale risulta raccolto.














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