Macchine utensili: 2020 male (-23,7%), ma nel 2021 si spera ripresa (+16,6%) trainata dall’export

Sui pessimi risultati 2020 dell'automazione made in Italy pesa la riduzione dell'export (-20%), ma soprattutto l'arretramento delle consegne sul mercato interno, con un -28,2%. Secondo l’elaborazione di Ucimu sui dati Istat, le vendite negli Stati Uniti, risultato primo paese di destinazione del made in Italy di settore, sono scese a 229 milioni di euro (-21,4%). Seguono Germania (185 milioni -31,2%), Cina (162 milioni -28,2%), Francia (115 milioni -34,3%) e Polonia (92 milioni -30,8%). La crescita attesa nel 2021 comunque non compenserà l'arretramento nel 2020.

Barbara Colombo, presidente di Ucimu-Sistemi per produrre

Il 2020 è stato un anno negativo per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione. La produzione è crollata a 4.970 milioni di euro, facendo registrare un -23,7% rispetto al precedente anno. Pesa la riduzione dell’export (-20%), ma soprattutto l’arretramento delle consegne sul mercato interno, con un -28,2%. Secondo  Secondo l’elaborazione di Ucimu sui dati Istat, le vendite negli Stati Uniti, risultato primo paese di destinazione del made in Italy di settore, sono scese a 229 milioni di euro (-21,4%). Seguono Germania (185 milioni -31,2%), Cina (162 milioni -28,2%), Francia (115 milioni -34,3%) e Polonia (92 milioni -30,8%).

Le aspettative per il 2021 sono però ottimistiche: Ucimu-Sistemi per produrre prevede un aumento della produzione del 16,6% (5.795 milioni), trainata dal recupero delle esportazioni che si attesteranno a 3.220 milioni di euro (+11,8%) e dall’incremento delle consegne dei costruttori sul mercato interno che saliranno a 2.575 milioni di euro (+23,2%). Si assisterà a una ripresa delle importazioni del 23,6% (1.600 milioni), mentre il dato di export su produzione tornerà al 55,6% per effetto del bilanciamento dell’attività dei costruttori italiani tra mercato interno ed estero.







«Ciò che è accaduto nel 2020 ha profondamente sconvolto le aspettative dell’industria italiana di settore che ha vissuto momenti particolarmente difficili in primavera per poi, a partire da luglio, registrare qualche timido segnale di risveglio del mercato confermato anche nei mesi autunnali», spiega Barbara Colombo, presidente di Ucimu-Sistemi per produrre. «Certo siamo lontani dal ritorno ai livelli di attività del periodo pre-emergenza ma le previsioni per il 2021 sono positive e fanno ben sperare per il futuro prossimo. La disponibilità e la diffusione graduale dei vaccini contribuiranno in modo determinante alla ripresa dell’attività anche oltreconfine, facilitando il ritorno alla normalità della mobilità delle persone, indispensabile per il business delle nostre imprese da sempre impegnate sui mercati esteri. L’impossibilità di movimento di merci e persone, così come la pressoché totale assenza di manifestazioni espositive, ha messo a dura prova il nostro operato. Ma il 2021 sarà l’anno di Emo MILANO 2021, che torna in Italia dopo sei anni e dopo il successo dell’edizione 2015, ospitata a fieramilano dal 4 al 9 ottobre, presentandosi di fatto come primo appuntamento fieristico internazionale dopo circa un anno e mezzo. Anche per questo crediamo che Emo MILANO, che agisce da sempre come moltiplicatore della domanda di macchine utensili, avrà un effetto ancor più dirompente sugli investimenti in sistemi di produzione e tecnologie 4.0».

«Sul fronte interno poi l’industria di settore riprenderà a lavorare con un ritmo sostenuto aiutata in questo anche dalle misure di incentivo del Piano Transizione 4.0 inserito nella Legge di Bilancio 2021», prosegue la presidente. «Con la conferma del Piano Transizione 4.0, le autorità di governo hanno dimostrato di aver ben compreso il valore di questo programma anche perché hanno previsto il potenziamento delle misure in esso contenute, alzando le aliquote, i tetti di spesa e la durata dell’operatività fissata a fine 2022. Detto ciò, il piano è certamente perfettibile. In particolare, pur apprezzando l’estensione fino al 2022 della validità delle norme, crediamo che un biennio sia ancora un periodo troppo breve per assicurarne la piena efficacia. Come già più volte abbiamo segnalato occorrerebbe trasformare il credito di imposta per gli investimenti in macchinari, siano essi tradizionali o interconnessi/4.0, in misure strutturali o almeno con una durata quinquennale, così da permettere realmente alle imprese una corretta pianificazione degli investimenti nel tempo.

Con riferimento alla scelta dei provvedimenti a disposizione delle imprese riteniamo che il credito di imposta sia la misura più adeguata perché di semplice utilizzo e applicabile anche alle imprese che non hanno utili. Avremmo però preferito che il piano prevedesse una doppia via, aggiungendo al credito di imposta le misure già conosciute di super e iperammortamento (che garantiscono un beneficio fiscale simile a quello del credito di imposta), con l’obiettivo di lasciare le imprese libere di scegliere il provvedimento più adatto alla propria situazione”. “Siamo molto soddisfatti della decisione delle autorità di governo di inserire, come richiedevamo ormai da tempo, nel calcolo del credito di imposta sulla formazione, oltre al costo delle ore del personale per il tempo impiegato nell’attività di aggiornamento, anche il costo del formatore. Il docente è senza ogni dubbio, soprattutto per le pmi il costo più rilevante per lo svolgimento di questa attività. Questa misura non solo stimolerà le aziende ad avviare la formazione ma le invoglierà a scegliere i docenti più preparati».

“Al netto di queste considerazioni di aggiustamento, il Piano Transizione 4.0
presenta una grande lacuna che a nostro avviso deve essere colmata al più presto», conclude Barbara Colombo.














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