Ottimizzare l’intralogistica: problematiche ed errori da evitare nello studio di Mobile Industrial Robots

Nell'articolo di Alessandro Delucchi, area sales manager di MiR, vengono presi in esame gli aspetti importanti che coinvolgono l’uomo e le implicazioni generate dal cambiamento industriale

Alessandro Delucchi, area sales manager di Mobile Industrial Robots

Nell’odierno panorama industriale è un dato di fatto che molte attività vengano svolte da macchine e robot. Dalla produzione alla movimentazione dei materiali, l’automazione riveste un ruolo sempre più importante ed è destinata a crescere esponenzialmente durante i prossimi anni, forte del fatto che la maggior parte dei paradigmi siano stati consolidati e collaudati positivamente. Tuttavia, se è vero che l’automazione è necessaria per le aziende per aumentare la produttività e contenere i costi, non sempre questo cambiamento è accettato facilmente dai collaboratori. In questo articolo Alessandro Delucchi, area sales manager di Mobile Industrial Robots affronta un argomento abbastanza delicato, poiché non si parla soltanto di prodotto, robotica e di sistemi per ottimizzare l’intralogistica, ma si prendono in esame aspetti estremamente importanti che coinvolgono l’uomo e le implicazioni generate dal cambiamento industriale.

L’automazione, un processo già vissuto

È innegabile che quando parliamo di automazione siamo portati a immaginare aziende, siti produttivi come anche sportelli informativi, popolati da robot e dove l’uomo non rappresenta più colui che fornisce un servizio ma ne usufruisce. Il timore di vedersi sostituiti nel lavoro può essere paragonato al sentimento generatosi durante le prime rivoluzioni industriali e successivamente con l’avvento dei primi sistemi di automazione. Cambiano i tempi e le innovazioni ma i timori in questo senso, sebbene non proprio uguali, restano. In effetti l’automazione non è un concetto nato dieci o venti anni fa, ma ben più antico, poiché fin dall’avvento dell’industria l’uomo ha sentito l’esigenza di automatizzare alcuni processi.







Un lavoro che progredisce, una figura che cambia

Per meglio comprendere questo concetto, possiamo fare l’esempio delle lamiere destinate alla carrozzeria dei primi veicoli; un tempo sagomate a mano e nemmeno molti anni dopo stampate attraverso l’uso delle presse. Ciò che è successo è che la figura del battilastra è andata scomparendo nel tempo a favore dell’addetto alla pressa prima, e del robot posizionatore dopo. Se consideriamo i fattori come carico di lavoro, capacità produttiva e sicurezza, si può dire che il battilastra aveva una produttività bassa (un parafango, una portiera, dovevano essere realizzati uno alla volta) con un carico di lavoro relativamente alto (ai tempi le autovetture non erano ancora alla portata di tutti) e un livello di sicurezza scarso (tagli e schiacciamenti agli arti erano frequenti). L’addetto alla pressa aveva una produttività senza dubbio molto più elevata in relazione ad un alto carico di lavoro, ma con un livello di sicurezza che presentava grossi rischi. I robot posizionatori non prevedono la presenza umana per svolgere il lavoro, pertanto si è raggiunta una produttività elevata con grandi carichi di lavoro e la totale sicurezza per l’uomo. Qual è la differenza che si evince da queste tre figure? È il netto cambiamento del ruolo ricoperto dall’uomo; da mero esecutore ad assistente alla macchina è arrivato a ricoprire un ruolo da supervisore. Questo esempio è utile a comprendere che, nonostante l’avvento dell’automazione sempre più evoluta, l’uomo ha sempre trovato una dimensione all’interno dei processi creando nuove mansioni e di conseguenza nuove figure. L’uomo infatti in questo processo non è del tutto scomparso ma ha acquisito competenze di livello superiore per svolgere incarichi più qualificati. Allo stesso modo è possibile la trasposizione di questo concetto laddove sono in atto trasformazioni che si avvalgono dell’automazione di processi intralogistici e di produzione moderni. È già stato ampiamente dimostrato che l’automazione può essere un ottimo strumento per le aziende perché consente ai collaboratori di affrancarsi da compiti pericolosi, alienanti e sporchi, oltre ad aumentare la propria efficacia e creatività. Questo percorso però presenta tuttora alcuni ostacoli da eliminare, come ad esempio quello di riuscire a comunicare e far comprendere in modo efficace i vantaggi dell’automazione e dimostrare ai propri collaboratori come può contribuire a migliorare il futuro del loro lavoro. Vi sono alcuni aspetti che devono essere presi in considerazione durante questo non facile percorso e che comprendono la comunicazione, il coinvolgimento, l’ascolto, la formazione e il giusto approccio del personale.

Una comunicazione chiara ed efficace, coinvolgimento e ascolto nel percorso

Il processo di automazione può riguardare soltanto una parte dell’azienda o l’intera struttura. Nel momento in cui un’azienda è decisa a compiere il passo verso l’automazione dei processi, oltre agli aspetti tecnici è molto importante stabilire una comunicazione trasparente, puntuale e sincera sul percorso. Infatti è importante spiegare con chiarezza quali saranno i cambiamenti che dovranno affrontare i collaboratori. Qualsiasi informazione in merito, se tralasciata, può generare un sentimento di incertezza, pertanto, è necessario rispondere a tutte le domande e ai dubbi creando un crescente interesse. La massima chiarezza non lascerà spazio a timori, sentimenti contrastanti, idee sbagliate, poiché ogni figura coinvolta nel cambiamento sarà perfettamente al corrente di ogni dettaglio.
Coinvolgere i collaboratori rendendoli partecipi del processo, ha il duplice vantaggio di far sentire ogni figura parte integrante di un progetto nuovo che sta per essere portato a compimento e ad avere elementi utili per plasmare il percorso adattandolo alla filosofia e al metodo operativo di ogni azienda. Infatti, dare spazio a proposte e idee durante le fasi di automatizzazione contribuisce a identificare meglio i punti di interesse all’interno degli spazi e gettare le basi per poter interagire quotidianamente con successo con i sistemi di automazione. È importante ricordare che tutte le informazioni raccolte dai collaboratori rappresentano uno strumento eccellente per poter utilizzare l’automazione nel modo più efficace, rendendo il processo piacevole per i dipendenti.

La formazione come percorso parallelo

Unitamente alla condivisione e al coinvolgimento dei dipendenti anche la formazione è un elemento imprescindibile, poiché nessun sistema di automazione può essere efficiente e redditizio se fatto funzionare da solo. Anche questa fase del percorso è importante poiché, una perfetta comprensione del funzionamento dei sistemi da parte degli utilizzatori, si traduce in un rendimento ottimale. La formazione è anche l’occasione per far acquisire ai collaboratori nuove competenze che permetteranno un nuovo inquadramento all’interno dei processi. L’automazione, infatti, non viene implementata per rilevare il lavoro dei collaboratori bensì rappresenta uno strumento con cui raggiungere muovi obiettivi, più performanti, e per rendere tutto questo efficace occorre farlo conoscere. Il futuro del lavoro non sarà rappresentato soltanto dall’automazione e dai robot ma dall’insieme coordinato e collaborativo di uomo e macchina, che oltre ad aumentare l’efficienza garantirà nuovi e sempre più elevati standard di sicurezza, che si ripercuote in qualità migliore negli ambienti di lavoro. All’interno delle aziende la formazione non è solo una fase ma un binario parallelo al percorso di automazione, anche quando il progetto è al termine, poiché sono necessari continui aggiornamenti per stare al passo con le tecnologie e restare sul mercato.

Il giusto approccio

In base all’esperienza di MiR sul campo, possiamo fare alcune considerazioni in base a quanto vissuto fianco a fianco ai nostri clienti. Ciò che abbiamo visto e che accomuna tutte le aziende è l’iniziale timore verso l’automazione dell’intralogistica. Nonostante casi di successo e best practice siano alla portata di tutti, l’aspetto di “come muoversi” inizialmente non è del tutto scontato. Qui entra in azione il produttore o anche il system integrator il quale ha il compito di sfatare i falsi miti e le convinzioni errate che i robot mobili inevitabilmente suscitano. È proprio il giusto approccio costituito da un rapporto di reciproca fiducia e di fattiva collaborazione che rappresenta il primo passo. Una volta gettate queste fondamenta può avere inizio il processo di ascolto e analisi dei flussi che andranno ad essere ottimizzati e che effettivamente andranno a generare beneficio. Su questo punto, è bene ricordarlo, automatizzare non significa soltanto ricevere gli incentivi messi a disposizione dal Governo, bensì creare le basi per sviluppare il proprio futuro. Una volta completata l’implementazione di un processo automatizzato superare timori e diffidenze iniziali è una naturale conseguenza positiva. Altro aspetto importante è che spesso si ritiene più che sufficiente illustrare il progetto al proprio organico e iniziare con l’implementazione mentre si tende a tralasciare la percezione dell’automazione dei processi come innovazione all’interno dell’organizzazione volta a semplificare il lavoro anche sotto l’aspetto ergonomico.

Per supportare i propri clienti, MiR punta alla promozione di eventi incentrati sui robot dove le aziende, e in particolar modo il personale, possano realmente sentirsi parte del processo di integrazione, con il risultato di far percepire i robot come un collega a tutti gli effetti, anziché una minaccia.














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