La sfida… più dolce di Omera: soddisfare il boom di domanda per le macchine utensili

di Marco de' Francesco ♦︎ Dopo un 2020 segnato dal Covid, quest'anno l'azienda veneta chiuderà con un incremento di fatturato del 20%. Per affrontare l'improvvisa accelerazione, ecco una strategia in tre pillar: linee complete automatizzate, partner specializzati, elementi standardizzati. Parla il presidente Massimo Carboniero, già al timone di Ucimu

Macchinario Omera

«Dopo un calo scontato nel 2020, già nel 2021 avremo una crescita superiore al 20% e ci attendiamo una crescita ancora più considerevole nel 2022 con l’obiettivo di raggiungere i 30 milioni di fatturato». Afferma Massimo Carboniero, Ceo di Omera, storica azienda di Chiuppano (Vicenza) che da 70 anni è operativa nel campo delle macchine utensili, soprattutto rifilatrici-bordatrici, presse meccaniche e idrauliche e intere linee automatiche. Occupa 97 dipendenti. L’industria nazionale delle macchine utensili, dopo la contrazione nel 2020, farà registrare nel 2021 una decisa ripresa, secondo le previsioni di Ucimu-Sistemi per produrre, l’associazione (di cui Carboniero è stato presidente) che riunisce i principali costruttori: la produzione segnerà un aumento del 10,9%, raggiungendo quota 5,4 miliardi di euro; l’export, invece, si attesterà a quota 3.1 miliardi di euro, con un rialzo del 9,4% rispetto all’anno precedente.

Si pensi che nei primi sei mesi del 2021 gli ordini interni sono triplicati in via tendenziale. Per affrontare questa improvvisa accelerazione, Omera ha studiato una strategia in tre pillar. Anzitutto, la produzione è sempre più focalizzata sulle linee complete automatizzate, che assemblano diverse macchine utensili. Per l’azienda acquirente è importante avere un unico interlocutore; per Omera, questa pratica favorisce la fidelizzazione del cliente. In secondo luogo, per sostenere la valanga di ordini, Omera seleziona, nella propria filiera, partner fortemente specializzati cui delegare la maggior parte delle lavorazioni, ma non quelle “core”.  È l’unico modo per rispondere alla domanda crescente. In terzo luogo, per velocizzare i lavori si realizzano macchine configurabili, associando elementi standardizzati e intercambiabili. Di tutto questo abbiamo parlato con Carboniero.







Settant’anni di attività: dagli autocarri Arar alle macchine utensili

Massimo Carboniero, Ceo di Omera

L’azienda è nata a Schio (Vicenza) nel 1951 per volontà di due soci: Flavio Carboniero, padre dell’attuale Ceo, e di Severino Cavedon. Omera è l’acronimo di “Officina meccanica e riparazione autocarri”.  La rigenerazione e la rimessa sul mercato di autoveicoli residuati del conflitto mondiale, tipo gli autocarri Arar, fu il primo business dell’impresa.  Terminati i mezzi del tragico conflitto, i due ebbero l’idea di cambiare totalmente la produzione, e di dedicarsi alle macchine da lavoro. Dalle più semplici alle più articolate. Nel 1952 inizia la produzione di cesoie e punzonatrici; nel 1963 l’azienda comincia a realizzare le prime rifilatrici – bordatrici, macchine più complesse la cui funzione sarà spiegata in seguito. Gli anni Settanta sono fondamentali per lo sviluppo di Omera, perché inizia la progettazione delle presse: la prima viene installata nel 1977. Nel 1986, poi, l’elettronica e l’automazione fanno capolino in azienda, che inizia a produrre linee che utilizzano manipolatori, nastri trasportatori e stampi.  Gli anni Novanta e Duemila rappresentano un periodo di espansione anche non organica: nel 1993 Omera ottiene il controllo di Timac di Schio (Vicenza), la cui importanza per le strategie dell’azienda sarà delineata a breve; nel 2004 l’azienda acquisisce il 50% di Mawe, impresa dell’Assia che produce rifilatrici-bordatrici, ed entra con forza nel mercato tedesco; nel 2009, infine, ottiene il 100% della Presse Ross di Rosà (Vicenza).

«Mio padre Flavio – racconta Massimo Carboniero – aveva una visione molto innovativa, tanto che nel 1990, quando sono entrato in azienda, già eravamo forti sull’export e si parlava dell’importanza dei servizi post-vendita. Io ho proseguito la strada intrapresa da lui». Attualmente, l’azienda, con sede a Chiuppano (Vicenza), ha 97 dipendenti e una quota export del 60%. «Prima del Piano Calenda, la percentuale di fatturato realizzato all’estero aveva raggiunto il 75%; poi, grazie agli incentivi, l’Italia è tornata ad essere un mercato molto interessante». Attualmente, Omera per l’esattezza produce una vasta gamma di impianti e macchinari per la deformazione della lamiera: presse oleodinamiche e meccaniche, a doppio montante e a collo di cigno; rifilatrici-bordatrici; automazioni con bracci lineari o rotanti; linee automatiche o semiautomatiche.

La strategia: dalle macchine utensili alle linee automatizzate

Macchinario Omera

In questi ultimi anni il demanding enviroment è cambiato in modo drammatico. Uno dei trend che sta attraversando la manifattura è la personalizzazione di massa: è una strategia di produzione di beni e servizi orientata a soddisfare i bisogni individuali dei clienti e contemporaneamente preservare l’efficienza della mass production, in termini di bassi costi di produzione e quindi prezzi di vendita contenuti. Le aziende utenti, cioè, vogliono sempre più soluzioni customizzate. Ma c’è di più: le aziende acquirenti sempre più richiedono soluzioni complete, chiavi in mano, in grado di fabbricare il prodotto finito. Per loro, infatti, è un valore aggiunto avere un unico interlocutore in caso di insorgenza di problematiche di vario genere, così come in quello di ulteriori implementazioni tecnologiche. Per l’Oem, invece, rispondere positivamente alla domanda del cliente comporta un alto grado di fidelizzazione.

«Siamo in grado di disegnare la linea intera e automatizzata – afferma Carboniero -: associamo macchine diverse, in base alle esigenze del cliente. Si può partire dal coil: e quindi, la raddizzatrice, la pressa, la rifilatrice, la bordatrice; e ancora, le strumentazioni per la lucidatura e per la verniciatura. L’azienda cliente così, dispone di un sistema completo che realizza il prodotto finale, e lo fa secondo le sue specifiche».

Secondo Carboniero, per far questo non bastano competenze tecnologiche: «Bisogna conoscere in modo approfondito il prodotto e i processi del cliente. Sì, il momento presente premia gli esperti di processo».  Un’altra tendenza in corso ormai da alcuni anni, collegata alla personalizzazione, è la flessibilità: ci sono settori in cui sempre meno è richiesto di fabbricare grandi quantità di beni equivalenti per aspetto e funzioni. La standardizzazione cede il passo alla diversificazione. Occorrono sistemi capaci di garantire un alto grado di flessibilità. «Servono – afferma Carboniero – strumenti che consentano molto rapidamente il cambio di prodotto, che va automatizzato. Noi ci siamo già attrezzati, da questo punto di vista». I sistemi di Omera, infatti, sono in grado di realizzare un cambio prodotto in pochi minuti.

L’innovazione in Omera

Visuale dall’alto dello stabilimento Omera

L’innovazione in Omera riguarda soprattutto le citate linee automatiche – che d’altra parte rappresentano il prodotto più avanzato dell’azienda. La progettazione della linea integra tutta l’esperienza dell’azienda nella costruzione di macchine per la deformazione, le competenze maturate grazie alle relazioni con gli stampisti e soprattutto la tecnologia della Timac di Schio, di cui Omera ha acquisito la quota maggioritaria. Questa ditta realizza cesoie tagliadischi semiautomatiche e automatiche, macchine utensili su misura, transfer – automazioni in grado di movimentare i pezzi tra più stazioni di lavoro contemporaneamente -; e, più in generale, manipolatori cartesiani a CN, utilizzati per disimpilare, alimentare, trasferire e stoccare le parti semilavorate e i prodotti finiti all’interno di una linea automatica.  È molto avanzata dal punto di vista dell’automazione e si avvale di strumenti tecnici di progettazione 3D.

La strategia: la gestione degli ordini e la standardizzazione dei componenti

Un mercato in crescita

Secondo Ucimu, nei primi otto mesi del 2021 le esportazioni e le importazioni di macchine utensili crescono in doppia cifra (anche per il confronto con uno 2020 segnato dal lockdown). Le esportazioni totali registrano +21,3% rispetto allo stesso periodo del 2020, per un valore di circa 1.860 milioni di euro. La Germania è il primo mercato di sbocco, davanti agli Usa e alla Cina. Al quarto posto la Polonia. Le importazioni complessive aumentano del 32,4%, a quasi 680 milioni. In forte crescita gli acquisti da Germania, Corea del Sud e Svizzera. Sempre secondo Ucimu, l’indice degli ordini raccolti dai costruttori italiani nei primi sei mesi dell’anno, evidenzia una crescita decisa pari al 187% rispetto al secondo trimestre 2020. Gli ordini interni sono cresciuti del 368% e gli esteri del 132% rispetto al periodo aprile-giugno 2020. É risultata in crescita anche la capacità produttiva il cui indice ha sfiorato l’80%. Il dato risulta superiore a quello registrato nell’ultimo trimestre 2019. Anche il carnet ordini è cresciuto a 7 mesi, tornando cosi, di fatto, sui livelli record del 2018.

«Per intenderci – afferma Carboniero – il nostro portafoglio ordini è raddoppiato, rispetto non al 2020, ma al 2019. E ciò nonostante la pandemia, che per le macchine utensili era stata una mezza catastrofe, con cali a due cifre del fatturato. È cambiato tutto in pochi mesi. Anche a causa del Covid: si è scoperta la necessità delle filiere corte, visto che quelle lunghe e globalizzate non sono state in grado di gestire l’impatto della crisi. Questo ha comportato un reshoring di produzioni di automotive e di Bianco da altri Continenti, e soprattutto dalla Cina. I produttori di beni europei preferiscono riferirsi a costruttori di macchine utensili del Vecchio Continente».

La gestione della valanga di ordini

Mix dei prodotti di Omera

L’aumento sostenuto degli ordini è però anche un problema. «Qualunque impresa vorrebbe, come sta capitando a noi, avere un orizzonte lungo di ordini potenziali. Il fatto è che le aziende clienti si attendono che sia rispettata la tempistica che ha caratterizzato il nostro lavoro prima della recente esplosione di commesse. E far questo è tutt’altro che semplice». Se raddoppi gli ordini non puoi raddoppiare i dipendenti. «Non si può sapere quali siano le dinamiche di mercato fra cinque o dieci anni. A mio avviso, la fase crescente non si fermerà nel 2022; ma non è impossibile che successivamente si verifichi un riassestamento. A quel punto, il rischio è quello di disporre di personale in eccesso» – afferma Carboniero.

E allora? «E allora bisogna puntare sulla filiera, investire sulla supply-chain. La strategia è quella di selezionare partner che possano fare gran parte del lavoro. Omera deve tenere solo le attività “core”, quelle che non possono essere delegate e che costituiscono l’aspetto di maggiore riconoscibilità sul mercato; o anche quelle legate al software. Insomma, l’unico modo per uscirne e “guardarsi attorno”».

La gestione degli approvvigionamenti e la standardizzazione

Sulla scorta di tutto quanto si è detto, in questo momento è cruciale una gestione accurata degli approvvigionamenti. «Il lavoro e l’investimento sulla filiera deve riguardare anche questo. Si deve evitare in ogni modo ritardi che possano incidere sulla realizzazione della macchina o della linea» – ha affermato Carboniero.

La velocizzazione della produzione passa anche attraverso la standardizzazione delle parti e dei componenti. Si tratta di realizzare macchine configurabili associando, sulla scorta del disegno del cliente, un insieme di piccoli blocchi, come se si trattasse di mattoncini Lego. Questa operazione comporta la costruzione di gran parte della macchina, con combinazioni molteplici e risultati assai diversi. In questo modo, la macchina è già parzialmente customizzata














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