Ide: la Francia è ancora avanti ma l’Italia grazie al Pnrr ha invertito la traiettoria

di Amedeo Teti*♦︎ Oltralpe hanno goduto di una politica industriale stabile e prevedibile negli ultimi decenni. I risultati sono evidenti in termini di attrattività per gli investimenti esteri e di proiezione internazionale delle imprese più importanti del Paese. Ma le riforme avviate dal 2021, la strategia industriale implicita nel Piano e il potenziamento delle strutture a servizio degli investitori esteri stanno producendo risultati incoraggianti. Il commento di Amedeo Teti (Mise) in risposta al nostro articolo sulla politica industriale francese che potete trovare in homepage

Il Pnrr e la politica industriale del governo Draghi hanno spinto gli Ide, cioè la capacità di attrazione degli investimenti esteri, a livelli comparabili con quelli di altri Paesi. Certo, siamo ancora lontani dalla Francia, ma questo più per un discorso culturale e “storico” che per una reale carenza di attrattività in questi ultimi anni. Parigi ha da tempo attuato una politica capace di convincere gli investitori stranieri a puntare sul Paese. L’Italia ha iniziato da poco ma la traiettoria fa ben sperare.

Per questo motivo Amedeo Teti, Coordinatore della Segreteria tecnica del Comitato interministeriale per l’attrazione di investimenti esteri, ha condiviso con i lettori di Industria Italiana un paper che condividiamo integralmente, in risposta al nostro articolo sulla politica industriale francese che potete trovare qui.







La Francia indubbiamente ha goduto di una politica industriale stabile e prevedibile negli ultimi decenni, e i risultati sono evidenti 1) in termini di attrattività per gli investimenti esteri e 2) in termini di proiezione internazionale delle imprese più importanti del paese. Mentre nel nostro paese sono state investite risorse in imprese rivelatesi poco competitive sul piano internazionale, la Francia ha costruito imprese che sono leader mondiali nei loro settori: basta paragonare le imprese nell’indici Cac40 e Mib30 per vedere come le ditte internazionali siano la maggioranza in Francia, e purtroppo un’eccezione nel nostro indice. Questi vantaggi si costruiscono nei decenni e quindi è logico che la Francia goda di buoni flussi internazionali d’investimento relativi, visti i notevoli ecosistemi creati dalle imprese di maggior peso.

Ma bisogna considerare anche la traiettoria recente degli Ide in Italia. Da livelli indubbiamente al di sotto del potenziale, le riforme avviate dal 2021, la strategia industriale implicita nel Pnrr ed il potenziamento delle strutture a servizio degli investitori esteri stanno producendo risultati incoraggianti.

Capitali esteri entrano nel nostro sistema economico attraverso 5 canali principali: 1) Venture Capital 2) Private Equity 3) Acquisizioni/Fusioni 4) investimenti greenfield e 5) acquisto titoli azionari/obbligazionari. L’acquisto titoli avviene su orizzonti a breve, e quindi non è segnale affidabile per gli Ide.

Negli ultimi trent’anni, gli Investimenti Esteri Diretti (IDE) hanno creato le condizioni favorevoli per la crescita dell’economia internazionale. Nel 2019, gli IDE hanno raggiunto il valore di oltre 28 mila miliardi di Euro. Tuttavia, il 2020 ha visto un decremento senza precedenti dei flussi di IDE, pari a -42 per cento (pari a circa 850 miliardi di dollari), secondo UNCTAD, dovuto alle limitazioni imposte dalla pandemia Covid-19. Ignorando l’anno 2020 come anomalo visto la pandemia, i dati raccolti da vari osservatori esterni indicano che l’Italia chiaramente resta al di sotto dei peer europei, ma la traiettoria è l’elemento di rilievo

Considerando gli altri quattro canali – e ignorando l’anno 2020 come anomalo visto la pandemia – dati raccolti da vari osservatori esterni indicano che l’Italia chiaramente resta al di sotto dei peer europei, ma la traiettoria è l’elemento di rilievo:

  1. Investimenti di Venture Capital per il 2021 si sono attestati al di sopra del miliardo di € (circa 270 operazioni) in confronto a € 200-450 MM negli anni pre-pandemia (200-230 operazioni, fonti: Bain Capital, Ernest & Young). Il dato per i primi tre mesi del 2022 indica volumi in continua accelerazione, con un controvalore di € 365 MM. L’interesse degli investitori si registra in molte start-up innovative in tutte le regioni dell’Italia, dato confortante in particolare per le regioni del Sud.

  2. Investimenti di Private Equity per il 2021 ammontano a circa € 14.5 miliardi in confronto a € 5-10 miliardi negli anni pre-pandemia, per investimenti in infrastruttura, buy-out e espansione produttiva (fonti : AIFI/PWC). Più del 75% di questi investimenti derivano da investitori esteri. Settori con maggior peso rispecchiano le priorità del PNRR (es. elettronica, servizi industriali, medicale/biotech, energia/ambiente, alimentari). I volumi rimangono concentrati nelle regioni del nord ed il Lazio.

  3. Volumi di acquisizioni/fusioni (M&A) per il 2021 ammontano a circa € 100 miliardi in confronto a € 30-60 miliardi negli anni pre-pandemia (fatta eccezione per il 2018 dove una serie di mega operazioni hanno generato volumi simili al 2021, fonti : KPMG, Ernest & Young). Circa il 30% del volume si attribuisce ad acquisti esteri di target italiani o fusioni alla pari tra ditte estere e italiane. Come per il venture capital, il 2022 è partito con forte accelerazione con numerose operazioni che includono investitori di peso esteri (es. Blackstone, KKR, Macquarie)

  4. Operazioni di investimento greenfield in Italia sono raddoppiate nel 2021 rispetto alla media pre pandemia (circa 200 operazioni in confronto ad un centinaio, fonti : FDI intelligence) con buona diversificazione su settori economici ma con elevata concentrazione in Lombardia, Lazio, Toscana e FvG.

A questo vanno aggiunte le novità normative italiane che, dopo diverso tempo di gestazione, hanno visto la luce nel recentissimo decreto legge “Aiuti” (dl 50/2022). Gli articoli 25 e 30 di questo decreto legge infatti indicano che anche l’Italia ha la possibilità di creare una entità nazionale di riferimento per sostenere e incentivare gli investimenti stranieri. Questa innovazione, passata in sordina visto anche il momento particolare e complesso della politica italiana, ha in sé una grande qualità che è quella, per la prima volta in Italia, di garantire un punto di riferimento nazionale con cui gli investitori potranno interloquire, in particolare per conoscere progetti e per evitare ostacoli burocratici.

In sostanza si tratta di un potenziamento e di una razionalizzazione di strutture a servizio degli investitori stranieri già esistenti, ma all’interno di un’unica regia affidata alla Segreteria del Comitato interministeriale per l’attrazione di investimenti esteri, di cui mi è stato affidato il coordinamento pochi giorni fa.

Quindi, per concludere, indubbiamente la Francia gode di punti di forza accumulati nei decenni, e l’Italia rimane sotto potenziale se paragonata alla Francia e molti peers europei. Il punto cruciale da notare è che la traiettoria recente degli Ide in Italia è in forte crescita paragonato ai peers europei. Segno evidente che gli investitori internazionali credono nella trasformazione economica catalizzata dal Pnrr e le opportunità per il nostro paese del re-shoring di filiere produttive causato dagli sviluppi geopolitici.

*Amedeo Teti è Coordinatore della Segreteria tecnica del Comitato interministeriale per l’attrazione di investimenti esteri (Hanno collaborato Davide Taliente e Federico Eichberg)














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