Assemblare in casa un pc? Possibile, con Microtech, la pmi del fai da tech!

di Laura Magna ♦︎ Il cliente finale - direttamente o attraverso un retailer partner - può selezionare i singoli componenti del suo device e decidere di farseli montare in negozio o farseli inviare al domicilio. Un modello di business unico: i ricavi sono passati dai 2,9 milioni del 2019 ai 19,8 milioni di euro del 2021. Obiettivo: fatturato a 40 milioni. La manifattura sartoriale applicata al gaming e il pre e post vendita per la personalizzazione del prodotto. In futuro: l’internazionalizzazione. Ne parliamo con Fabio Rifici

Microtech

Un pc made in Italy? Esiste e lo fornisce Microtech, Pmi innovativa con sede a Milano, attiva nella progettazione, assemblaggio e vendita di dispostivi informatici e componentistica It, tablet e pc, anche da gaming. E con una particolarità: che il cliente finale, direttamente o attraverso un retailer partner (Bennet, Coop ma anche Euronics e GameStop, solo per fare alcuni esempi), può selezionare i singoli componenti del suo pc e decidere di farselo assemblare in negozio o farseli mandare a casa per fare da sé. Un modello di business unico grazie a cui l’azienda è cresciuta in maniera esponenziale nel periodo pandemico (con i ricavi passati dai 2,9 milioni del 2019 ai 19,8 milioni di euro del 2021, mentre l’Ebitda è aumentato da circa 200mila euro a 1,6 milioni).

«Noi rovesciamo la logica dei retailer che sono stock-centrici e diventiamo realmente costumer-centrici – spiega a Industria Italia l’ad e founder di Microtech Fabio Rifici – il modello si chiama “sell-first-then buy” (ovvero prima vendi al cliente, poi acquisti i prodotti) e non è replicabile dai principali players del settore, le cui sedi operative sono localizzate principalmente in Oriente, il che comporta tempi di assemblaggio e spedizione troppo lunghi, in media di 4 mesi, oltre all’impossibilità di lavorare su piccoli lotti». Questo modello di business Rifici lo vuole portare anche nell’Europa centro-orientale «in Romania e in altri Paesi con elevata domanda di prodotti e soluzioni IT entry level. Come primo passo di un processo di internazionalizzazione ambizioso». Tutti progetti che porteranno nel prossimo triennio a far si che il fatturato totale superi i 40 milioni di euro con un Ebitda di circa 3,6 milioni di euro (9%).







«Abbiamo appena sottoscritto un contratto con un cliente multinazionale come Gamestop, mediante l’ avvio di un progetto pilota in Italia a cui stiamo lavorando da parecchio tempo, per operazioni di audit e implementazione tecnica di uno dei nostri prodotti nella loro infrastruttura web – continua Rifici – Il progetto pilota sarà attivato prima in Italia e poi portato negli altri mercati in cui via via approderemo: l’obiettivo è quello di offrire una piattaforma consumer grade, pacchettizzando know-how e competenze e declinando tutto in una interfaccia uomo-macchina super semplice da usare – in un ambiente web Cpq che consente a tutti di costruire un Pc da gioco da zero, pur senza possedere alcuna competenza informatica».

 

Nell’IT si vince grazie a un’offerta di servizio eccellente

L’ad e founder di Microtech Fabio Rifici

Questa idea è innovativa, ma la vera chiave del successo per chiunque operi da outsider rispetto ai giganti tech è il livello di servizio. «Ci occupiamo anche di pre e post vendita grazie a una piattaforma basata su codice open source capace di personalizzare il prodotto a ogni richiesta del cliente finale – prosegue Rifici – La particolarità è dare vita ad una user experience senza eguali sul mercato. Ma già oggi con oltre 112mila dispositivi prodotti e spediti in Italia nel corso del 2021, ci poniamo come realtà leader nella progettazione e sviluppo di dispositivi informatici e soluzioni digitali innovative e versatili, con l’obiettivo di garantire qualità e affidabilità ai nostri clienti, semplificando ogni singolo aspetto della complessa interazione uomo-macchina». I clienti diretti di Microtech sono presenti nel canale B2B, nella Gdo, fra gli specialisti dell’elettronica come Unieuro, Euronics, Expert. «La piattaforma ci permette di gestirli tutti grazie a un approccio completamente data-driven. La nostra azienda è condotta dai dati – e dunque è in grado di cogliere le esigenze di pre-vendita dei retailers e dei loro clienti, facendo convergere in un unico calderone le istanze di ciascuno di questi soggetti».

 

L’ingresso nel mondo del gaming con un approccio di vendita capovolto

Se questo già funzionava per pc e tablet, oggi Rifici porta la sua filosofia a un altro livello con l’ingresso nel mondo del gaming. La nuova linea di business sarà lanciata anche grazie a una campagna di raccolta di capitali su Mamacrowd, la più importante piattaforma italiana per investimenti in equity crowdfunding. «L’obiettivo massimo di raccolta, che sarà aperta fino al 30 dicembre, è di 4 milioni di euro, con un obiettivo minimo di 2 milioni di euro», dice Rifici. «La campagna di raccolta su Mamacrowd ci consentirà – oltre alla diffusione sul mercato dell’innovativa piattaforma software proprietaria LudiX – di sostenere anche il processo di internazionalizzazione e il conseguente rafforzamento ed implementazione di specifiche figure manageriali». La piattaforma software LudiX consente, in modo semplificato, di costruire Pc da gioco anche senza specifiche competenze tecniche e secondo i requisiti tecnologici dettati dall’utente finale.

 

Il mercato del gaming: volumi e vulnus dei sistemi tradizionali

Microtech, Pmi innovativa con sede a Milano, attiva nella progettazione, assemblaggio e vendita di dispostivi informatici e componentistica It, tablet e pc, anche da gaming

«Siamo partiti dall’analisi di ciò che serve e cosa manca nel gaming – racconta Rifici – Intanto, secondo Allied market research il settore valeva 40 miliardi di dollari nel 2020 ed è proiettato verso i 145,7 miliardi nel 2030, con un 15% di crescita annua. La competizione è elevata per accaparrarsi una fetta di mercato; tutti sono agguerriti e sono tutti players internazionali». Allora come fa una Pmi come Microtech a poter ambire a una rendita di posizione in questo contesto? «Le vendite per l’Italia avvengono nei negozi fisici ultraspecializzati. I mass merchandiser fanno i numeri maggiori, poi ci sono gli hardcore gamers che acquistano sul web anche componenti sfuse. Ci siamo chiesti come poter fare la differenza e realizzare un pc da gioco talmente tanto innovativo per cui il consumatore ci preferisca. È possibile innovare il prodotto in modo così significativo? No, perché i pc sono fatti da parti che realizza il chip maker. I microprocessori dei pc da gioco li fanno Intel e Amd e li fanno per tutti uguali. Le schede video le fanno Nvidia o Amd e sono uguali per tutti. Il sistema operativo è Microsoft Windows 11 per tutti e non è diverso fra un produttore e l’ altro. Dunque il vendor non può fare innovazione di prodotto».

Ma può fare innovazione di processo in un oceano blu pressoché vergine. «I retailers si approvvigionano di questi prodotti comprandoli dall’estremo oriente: ma i prodotti ordinati ad Agosto e che arrivano oggi hanno processori di 12esima generazione mentre Intel ha annunciato nel frattempo la 13esima generazione. Dunque la competizione quando il prodotto arriva in Italia si fa sul prezzo e non c’è altro modo per spuntare la vendita se non consentire un risparmio su un prodotto che è già obsoleto al suo arrivo. Noi abbiamo pensato di sviluppare una nostra piattaforma in grado di offrire prodotti tailored fatti su misura e spediti entro 3-5 giorni al negozio».

 

La manifattura sartoriale italiana applicata ai pc da gaming

il cliente finale di Microtech, direttamente o attraverso un retailer partner (Bennet, Coop ma anche Euronics e GameStop, solo per fare alcuni esempi), può selezionare i singoli componenti del suo pc e decidere di farselo assemblare in negozio o farseli mandare a casa per fare da sé

Il modello sell-first-then-buy (vendi prima, poi compra) non è un modello replicabile dalle multinazionali: «dal forecast al delivery un colosso multinazionale impiega anche più di 4 mesi e deve produrre decine di migliaia di pezzi tutti uguali. Noi sfruttiamo la nostra italianità e il concetto di manifattura sartoriale. Assembliamo qui. E soprattutto offriamo un servizio». I retailers, dato il sistema rigido in cui operano, vivono sotto l’eterna spada di Damocle impugnata da Jeff Bezos: «non sanno come distinguersi da Amazon e quindi spesso non vendono prodotti, vendono prezzi. Amazon conosce i clienti, le preferenze di acquisto, i dati delle carte di credito e ci ha insegnato che l’unico modello di business vincente è customer-centrico. Nei negozi fisici l’approccio è invece stock-centrico. Si vende ciò che si ha a stock ed è un approccio sbagliato». Con LudIx (il cui nome è crasi della parola latina ludus e della X che nella computer science è l’icona delle tecnologie grafiche) invece Microtech consente di creare la macchina dei sogni dei clienti e di spedirla in negozio in 3-5 giorni, senza nessuna conoscenza tecnica di informatica: la macchina a marchio Microtech o anche Powered by Asus Powered by Msi viene creata con pochi click in base al budget o al gioco preferito.

Poi è possibile modificare ogni singolo componente conservando le prestazioni scelte e modificando il prezzo. Oppure è possibile partire da zero, sempre in modalità guidata, configurando un Pc da gioco componente per componente. «Offriamo 12,76 milioni di configurazioni possibili e si può aggiungere un’assicurazione Kasko o un’ estensione di garanzia. Stiamo infine lavorando per fornire due servizi aggiuntivi: l’installazione a domicilio in tutta Italia o il montaggio assistito. Per cui spediamo al partner i componenti e questo su appuntamento li porta insieme all’attrezzatura a casa del cliente per assemblare il pc insieme». Microtech punta anche ad accelerare lo sviluppo commerciale grazie all’introduzione delle “Smart Vending Machines” che inaugureranno una nuova esperienza d’acquisto in-store, consentendo al cliente di configurare il pc in base alle proprie esigenze, in modo autonomo e con semplicità, richiedendo l’intervento dell’addetto vendita solo per convertire la configurazione selezionata in ordine di acquisto. «Gli hardcore gamers potrebbero scegliere un servizio di questo genere che è unico al mondo».

 

Microtech: dal laboratorio scolastico al pc che voleva fare concorrenza ad Apple

Fondata nel 2009, solo nel 2013 Microtech si è focalizzata sulla produzione di devices. L’ampio portafoglio prodotti comprende differenti dispositivi high-tech, dai notebook ai convertibili, dai tablet fino ai 2in1, passando per i mini-pc fino agli Ops ed ai Pc Gaming, basati su architettura Intel, Amd, UniSoc, Mediatek, Allwinner o Qualcomm. La storia di Rifici è quella di uno startupper partito da un mondo molto lontano da quello hi-tech, quello della scuola italiana, a fine anni ’90. Messinese, ex docente di italiano in una scuola di Milano, un giorno decide di fare concorrenza a Steve Jobs. «Tutto ha inizio nel 1999 quando vinsi un concorso che mi abilitava all’insegnamento. Avevo 23 anni e residenza in provincia di Messina, ma per fortuna, seguendo un buon consiglio, avevo concorso su Milano e ho iniziato subito a lavorare nel capoluogo meneghino». La passione di Rifici per l’informatica viene fuori rapidamente e si specializza tramite i percorsi dell’Aica (Associazione italiana per il calcolo numerico) e quelli Microsoft dedicati ai docenti. Rifici inizia a fare il consulente It per la sua scuola e poi il business si allarga finché nel 2007 lascia progressivamente la scuola e mentre un giovane Steve Jobs presenta il suo primo iPhone, fonda Microtech.

«Nel 2010, quando Jobs presentò l’iPad, mi misi in testa di proporre un sistema alternativo, con un sistema operativo più diffuso e a un prezzo più basso», racconta Rifici. «Nel 2013 ho realizzato il mio primo e-tab targato Microtech: fu un insuccesso clamoroso. Ne avevamo prodotti pochi e venduti ancora meno. Imparai una lezione fondamentale: che non bastava fare il prodotto ma bisognava supportarlo con servizi di pre e post-vendita, aggiornamenti dei software, Faq, rete di vendita. Avevo compreso come si sta sul mercato». Dopo il tablet è arrivato l’ultrabook, un notebook ultraportatile che nel punto più spesso misura 2,9 mm e che pesa 1,3 chili, dunque è più sottile e più leggero del MacBook Air e oggi, infine, il pc da gaming. Tenendo fede, sempre al design made in Italy: «con un gusto nostro irripetibile che raccoglie un’eredità che passa da Brunelleschi a Leonardo e arriva ai giorni nostri con artisti meravigliosi», conclude il ceo.














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1 commento

  1. Peccato che, almeno sul lato assistenza, la società non esiste. Comprato un loro notebook, pubblicizzato come aggiornabile a Windows 10, e in realtà non lo è, per problemi legati alla motherboard, che appare loro. Impossibile contattarli in alcun modo. Procedura complicatissima per l’apertura di un “ticket”, mai ricevuto un cenno di vita. La linea telefonica è soltanto per far vedere. Ciliegina sulla torta, due pixel difettosi. Quando scrivete gli articoli valutate anche queste cose, o vi limitate a fare pubblicità per qualcuno?

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