La Mapei del futuro? Focus su digitalizzazione, interconnessione, automazione, robotica e…

di Filippo Astone ♦︎ La multinazionale punta ai 3 miliardi di ricavi per il 2022 e sta facendo ricerca su materiali innovativi, in grado di semplificare l'applicazione e incrementare la durata degli edifici. Il tutto nell'ottica della sostenibilità. La collaborazione con Webuild per la miscela di calcestruzzo usata per la ricostruzione dell'ex Ponte Morandi, le resine per l'industria alimentare. E sulle acquisizioni... Parla l'ad Marco Squinzi

Cinque nuovi stabilimenti in fase di realizzazione in Cina, Usa, India ed Egitto; tre linee produttive in rampa di lancio in Italia (la prima a novembre) e il fatturato 2021 che punta dritto ai 3 miliardi di euro rispetto ai 2,8 del 2020, con l’obiettivo di superare i 3 miliardi nel 2022. Sono le novità di Mapei, fra i top al mondo nella chimica per l’edilizia, ma con ramificazioni in settori anche diversi, tra cui – insospettabilmente – l’alimentare, per cui, attraverso la controllata Vinavil, produce resine che sono alla base dei chewing gum e del coating per i formaggi. «L’aumento del fatturato continuerà a essere guidato dalla crescita organica – dice a Industria Italiana Marco Squinzi amministratore delegato con la sorella Veronica dal luglio 2019 – ma continueremo a guardare a possibili occasioni di M&A di piccole società in Italia e all’estero che servano a completare la gamma delle nostre soluzioni nell’edilizia».

Un know-how che rende Mapei un fornitore strategico anche per le grandi opere, a partire da quella grandiosa dell’ex ponte Morandi, per cui, tramite i suoi additivi, ha permesso di creare un calcestruzzo tecnologico – in grado di garantire il rispetto delle esigenze strutturali, di durabilità e di sostenibilità ambientale dell’opera. Il gruppo ha un catalogo di 5500 prodotti in 23 linee e continua a investire massicciamente in R&S: nel 2020 oltre 36 milioni, in linea con i due anni precedenti. Un punto di forza è senza dubbio l’innovazione. Lo dimostrano due dati: Mapei vanta 31 centri di ricerca in 21 paesi nel mondo e il 13% del fatturato nel 2020 è rappresentato da prodotti le cui formulazioni hanno meno di 3 anni di vita.







Mapei è un rappresentante importante di quelle aziende che l’ufficio studi di Mediobanca ha chiamato Quarto Capitalismo su ispirazione di una definizione del giornalista Giuseppe Turani. Circa 5000 medie aziende (anche se ormai Mapei, citata fin da subito come esempio top di questa categoria è ormai medio-grande o grande) d’eccellenza che costituiscono la spina dorsale del manifatturiero e dell’intera economia italiana. Sono aziende manifatturiere molto internazionalizzate (generano gran parte del fatturato all’estero), di proprietà e gestione familiare, con elevata intensità di ricerca di sviluppo e leader in una nicchia di mercato che, in molti casi, si sono inventate loro stesse.

Marco Squinzi amministratore delegato Mapei

Nel caso di Mapei, non si è certo inventata la chimica per l’edilizia, ma l’azienda ha fortemente contribuito a dare un’identità al settore, a “brandizzarlo”, rendendolo estremamente capillare. Mapei è stata fondata nel 1937 da Rodolfo Squinzi, come una piccola impresa, con sette dipendenti. L’acronimo significa: Materiali ausiliari per l’edilizia e l’industria. L’azienda è diventata media e poi grande sotto la guida di Giorgio Squinzi, anche presidente di Confindustria (2012-2016) e di Federchimica, poi scomparso nel 2019. Giorgio Squinzi, imprenditore che anche noi di Industria Italiana, in genere allergici all’enfasi, possiamo definire “mitico” ha dato all’azienda i caratteri e la fisionomia attuale. Era fiero di non aver mai chiuso un bilancio in perdita, di non aver mai licenziato per riduzione d’organico, di non aver mai chiesto neppure un’ora di cassa integrazione e di pagare i dipendenti meglio della media. A Giorgio Squinzi nel 2019 sono subentrati i figli Marco e Veronica, entrambi amministratori delegati con pari poteri.

 

D. Siete un fornitore di soluzioni per l’edilizia, ma siete soprattutto un’azienda chimica che fa ricerca e sviluppo. Con un’organizzazione capillare sui diversi territori che servite, dove dislocate la produzione ma anche la R&S. Perché?

Giorgio Squinzi. Mapei è stata fondata nel 1937 da Rodolfo Squinzi, come una piccola impresa, con sette dipendenti. L’acronimo significa: Materiali ausiliari per l’edilizia e l’industria. L’azienda è diventata media e poi grande sotto la guida di Giorgio Squinzi, anche presidente di Confindustria (2012-2016) e di Federchimica, poi scomparso nel 2019

R. La dislocazione serve a stare più vicini al mercato. Ci sono tecnologie che si prestano di più a essere centralizzate, perché non hanno necessità di essere duplicate. Ma ce ne sono altre che devono essere adattate e rese specifiche per il mercato di riferimento. Il laboratorio di Milano coordina tutti gli altri, nel mondo, a partire dai 5 italiani. Tra i più importanti ci sono quelli nord Americani: a Laval, in Canada e in Usa, tra Fort Lauderdale e Wildwood, in Florida. In Usa abbiamo ancora un centro di ricerca in Texas che lavora alle colle e ai sigillanti e uno a Calhoun, in Georgia dedicato agli adesivi acrilici e SBR. La logica è sempre la stessa: stare in prossimità di partner e clienti. Negli Usa, ad esempio, abbiamo scelto la Georgia perché nella città di Dalton vengono prodotti tutti i tappeti che si vendono nel Paese. Qui abbiamo costruito una fabbrica per servire meglio l’industria locale e abbiamo stabilito anche una parte della R&S per interagire in prossimità con i centri di ricerca dei produttori di tappeti.

D. Nel 2020 tra gli investimenti più rilevanti ci sono però anche quelli finalizzati a costruire nuovi stabilimenti. Ce ne parla? E inoltre, è più importante investire in ricerca o in linee produttive in base alla vostra strategia?

Cinque nuovi stabilimenti in fase di realizzazione in Cina, Usa, India ed Egitto; tre linee produttive in rampa di lancio in Italia (la prima a novembre) e il fatturato 2021 che punta dritto ai 3 miliardi di euro rispetto ai 2,8 del 2020, con l’obiettivo di superare i 3 miliardi nel 2022. Sono le novità di Mapei, fra i top al mondo nella chimica per l’edilizia

R. Progettare un nuovo prodotto e non essere in grado di produrlo al meglio è inutile, ci vuole equilibrio tra i vari ingredienti degli investimenti. Venendo alle fabbriche, le nuove sono cinque, a Huzhou in Cina; a Kosi in India; negli Usa a Wildwood (Florida) e Calhoun (Georgia) e a New Cairo in Egitto. La ratio è quella di poter servire i mercati locali in prossimità e seguirne la crescita. In Egitto, ad esempio, si tratta di una seconda sede: per noi è, infatti, un paese strategico, caratterizzato da una geopolitica stabile e logisticamente centrale, in quanto vicino al canale di Suez da cui transita gran parte del traffico di merci tra Asia ed Europa e posizionato di fianco a economie che dovranno ripartire. Come la Libia che ha bisogno di materie prime per l’edilizia per risollevarsi ed è un hub di distribuzione per altri paesi del nord Africa. In un mercato che cresce è importante fornire materiali in funzione della domanda. In Cina, dove siamo da tempo presenti a Shanghai, siamo specializzati nella vendita di prodotti di nicchia con tecnologia italiana (fabbricati in Cina per il mercato locale), per la clientela cinese amante del made in Italy. Non investiamo solo nei nuovi stabilimenti ma anche in quelli esistenti: in automazione, in linee di produzione per ampliare la gamma o aumentare la capacità produttiva. Anche in Italia abbiamo investito in una nuova linea in provincia di Treviso per la produzione di guaine impermeabilizzanti che parte a novembre e abbiamo in progetto due ulteriori linee a San Cesario (MO).

 

D. Com’è andato il 2020 di Mapei?

R. Gli investimenti sono ciò che ci dà la possibilità di cogliere le opportunità di mercato quando si presentano. Nel 2020 i numeri vanno letti con attenzione: è un anno importante per profittabilità, ma con fatturato flat sul 2019. Ma nel primo trimestre 2020 i due mesi pre-lockdown hanno contato quanto l’intero primo trimestre 2019, il che indica una forza endemica del settore. Nel secondo trimestre il fatturato si è praticamente azzerato, almeno in Italia, mentre alcuni paesi come Germania e Svizzera si è continuato a lavorare e gli Usa hanno rallentato solo lievemente. Ma nella seconda parte dell’anno abbiamo recuperato tutto. Il che indica un intenso dinamismo. Certamente è stanno un anno carico di tensione e stress. All’inizio dell’anno le materie prime non si trovavano perché i produttori, nel secondo trimestre, avevano smesso di produrle. Nel terzo trimestre, invece, le fabbriche hanno ricominciato a lavorare in maniera intensiva tanto da far crollare i prezzi, con benefici importanti per il settore dell’edilizia. Nell’ultimo trimestre del 2020 abbiamo quindi avuto materie prime in forte ribasso ma, a gennaio, hanno recuperato tutto il calo e oggi sono di nuovo scarse e a prezzi record.

Mapei nel mondo

D. E dunque cosa vi aspettate, in termini di conto economico, per il 2021?

Stadio Mapei Reggio Emilia. L’azienda ha un catalogo di 5500 prodotti in 23 linee e continua a investire massicciamente in R&S: nel 2020 oltre 36 milioni, in linea con i due anni precedenti. Un punto di forza è senza dubbio l’innovazione. Lo dimostrano due dati: Mapei vanta 31 centri di ricerca in 21 paesi nel mondo e il 13% del fatturato nel 2020 è rappresentato da prodotti le cui formulazioni hanno meno di 3 anni di vita

R. Ci aspettiamo un 2021 in cui l’edilizia crescerà a due cifre e Mapei lo stesso. Il che ci consentirà di superare i 3 miliardi di euro. Ci sono ovviamente degli elementi controversi. Nel 2020 Mapei ha fortemente ridotto i costi fissi: in particolare note spese, trasferte, fiere, eventi, adv, situazione che ha creato una profittabilità eccezionale rispetto a vendite flat. Ma non è un modello sostenibile. Non tutto può essere da remoto. Abbiamo ricominciato a fare formazione in presenza, a incontrare clienti, organizzare eventi e fare adv, sempre nel rispetto delle norme di sicurezza. Oltre che dalla ripresa dei costi, il 2021 è caratterizzato da due fattori positivi introdotti dagli stati o da enti sovranazionali per spingere la ripartenza dell’economia: l’abbassamento del costo del denaro e l’erogazione di incentivi alle categorie più fragili e ad alcuni settori, tra cui l’edilizia. Un basso costo del denaro e stimoli per ristrutturare sono elementi per noi cruciali, perché creano una condizione eccezionale per l’immobiliare.

 

D. Però tra gli elementi che rappresentano un potenziale ostacolo alla corsa, ci sono i prezzi in aumento e la carenza di materie prime. Non è preoccupante?

R. Sicuramente è un tema importante. I produttori sono rimasti bassi di inventario a fine 2020, vista l’incertezza. Ma quando l’economia è ripartita nel 2021 molti produttori delle materie prime per edilizia, ovvero: legno, ferro, alluminio plastica, sono rimasti indietro. In un mercato che cresce a doppia cifra questo è insostenibile. Ad esempio, nel caso specifico dei materiali isolanti che rientrano nell’ecobonus 110%, la maggior parte dei lavori che sono partiti sono fermi perché manca polistirolo: i produttori non hanno, infatti, la capacità per la domanda del mercato.

 

D. E quali saranno i prossimi campi di attenzione degli investimenti? Quali le principali novità?

Campo Montemurlo. Mapei ha fornito il rivestimento colorato Mapecoat tns race track per la riqualificazione del parco di Oste a Montemurlo (PO). L’intervento è stato realizzato con Mapecoat tns race track, rivestimento a base di resina acrilica in dispersione acquosa, in grado di rendere antiscivolo e di proteggere le superfici ad elevato calpestio

R. Due sono i filoni che hanno sempre guidato la nostra R&S e, a cascata, il lancio di nuove linee: creare materiali innovativi per rendere l’applicazione più facile (anche per far fronte alla mancanza di personale specializzato) e aumentare la durabilità degli edifici. Materiali e soluzioni costruttive che consentano di realizzare opere con meno fatica e più precisione. In un’ottica carbon neutral, dobbiamo creare soluzioni che permettano di ristrutturare edifici danneggiati o deperiti senza doverli abbattere e ricostruire, in modo da usare sempre meno materie prime vergini. Cerchiamo anche di insegnare a chi progetta il modo di integrare le nostre soluzioni per aumentare la durabilità degli edifici e, di conseguenza, la loro sostenibilità.

 

D. Come sarà la Mapei del futuro?

Abbiamo continuato ad assumere e a far crescere l’organico per tutto il 2020 e il 2021, nonostante la pandemia, e proseguiremo anche il prossimo anno. Al 31 dicembre 2020, il gruppo contava 10.680 dipendenti dei quali 2.484 In Italia (circa il 99% contrattualizzati a tempo indeterminato). Inoltre, investiamo sulla formazione continua, per tutto il periodo del rapporto di lavoro, e su programmi di incentivi. Questo dà una prima risposta alla sua domanda: nel futuro punteremo sempre di più sulle persone. Perché siamo convinti sia il modo giusto per guidare i cambiamenti vorticosi che il settore sta subendo. Oggi l’evoluzione dell’edilizia è guidata dal green deal europeo e, dunque, dalla necessità di renderla più sostenibile, intervenendo su tutta la filiera dei materiali da costruzione. Il Vecchio Continente può essere il traino di questa trasformazione globale e noi come Mapei vogliamo rappresentare un punto cardine di questa evoluzione. Inoltre, punteremo su digitalizzazione, interconnessione, automazione, robotica, uso strategico dei Big Data. Siamo un’industria chimica, certo. Ma i prodotti chimici sono sviluppati e realizzati attraverso la meccatronica e le tecnologie 4.0, che sono importantissime.

 

D. La Mapei del futuro sarà tale attraverso acquisizioni?

Laboratori Mapei Milano. Il laboratorio di Milano coordina tutti gli altri, nel mondo, a partire dai 5 italiani. Tra i più importanti ci sono quelli nord Americani: a Laval, in Canada e in Usa, tra Fort Lauderdale e Wildwood, in Florida. In Usa c’è ancora un centro di ricerca in Texas che lavora alle colle e ai sigillanti e uno a Calhoun, in Georgia dedicato agli adesivi acrilici e SBR

R. Le acquisizioni, che pure facciamo da sempre, saranno marginali rispetto alla crescita interna. L’M&A è strumentale alla necessità di aggiungere competenza o mercati geografici o settoriali. Per esempio, nel 2018 abbiamo acquisito Tecnopol Sistemas in Spagna che produce per sistemi impermeabilizzanti ed isolanti per bacini, tetti, parcheggi. Avevamo già la tecnologia ma abbiamo assunto competenza e prodotti specializzati e siamo diventati il principale produttore in Europa in quel settore. Un’altra acquisizione è quella di Fili&Forme, società specializzata monofili sintetici per scope e spazzole, ma che all’interno aveva una produzione di fibre strutturali per rinforzo di calcestruzzo e malte, che nel 2019 è stata fusa per incorporazione in Mapei spa. Ci guardiamo sempre intorno alla ricerca di nuove realtà interessanti. Puntiamo a piccole acquisizioni specializzate per geografia o prodotto per essere più efficienti nei territori o ampliare la nostra gamma, per dare al cliente tutto ciò di cui ha bisogno. E questa urgenza ci guida strategicamente.

 

D. A proposito di sostenibilità, al recente Cersaie, la prima post pandemia, avete presentato alcune novità importanti di prodotto. Ce le ricorda?

Kerapoxy Easy Design. Una importante novità sono e fughe epossidiche, Kerapoxy Easy Design, con ampliamento della gamma colori, per adeguarci alle più recenti tendenze architettoniche che prevedono piastrelle sempre più grandi e preziose che necessitano di sistemi di posa sempre più sofisticati

R. Una importante novità sono e fughe epossidiche, Kerapoxy Easy Design, con ampliamento della gamma colori, per adeguarci alle più recenti tendenze architettoniche che prevedono piastrelle sempre più grandi e preziose che necessitano di sistemi di posa sempre più sofisticati. Anche il consumatore è più esigente: la posa accostata rende più visibili gli errori. Per questo abbiamo sviluppato colle per agevolare la posa, in particolare la Keraflex Extra S1. Abbiamo anche sentito l’esigenza di inserire prodotti complementari che rendono più facile il lavoro del posatore come sistemi a vite o a cuneo per allineare le piastrelle. Parliamo dei sistemi livellanti (Mapelevel EasyWdg/Mapelevel Easy) per pavimentazioni perfettamente planari, dei supporti regolabili per pavimentazioni sopraelevate (Mapelevel Pedestal). Per completare la pulizia delle superfici al termine della lavorazione, rimuovere la parte cementizia, le colle e ogni residuo della lavorazione, abbiamo introdotto Ultracare, una gamma di prodotti per la detergenza della ceramica.

 

D. Ma non solo edilizia, per quanto sia il comparto più importante. Avete anche attività in settori del tutto diversi. Uno è quella delle resine per l’industria alimentare. Come nasce questa singolarità?

Stabilimento Mapei Mediglia

R. Nel 1994 abbiamo acquisito Vinavil da EniChem Synthesis, per ampliare la nostra capacità di produzione nelle resine. Sostanzialmente due fabbriche di polimerizzazione a Villadossola e Ravenna, che abbiamo rinnovato e digitalizzato. A Ravenna, nel polo chimico cittadino, abbiamo lasciato un centro di produzione per prodotti alimentari che produce due resine: una è la Raviflex, che è la base del chewingum; la seconda serve invece per il cheese coating.

 

D. Le grandi opere. Quanto vale in totale questo business sul vostro fatturato?

R. Vale circa il 10% del totale. Nell’edilizia, grazie alle nostre competenze copriamo dalle costruzioni, alla ristrutturazione al residenziale alle infrastrutture. Da quasi 50 anni Mapei ha un team di vendita per le grandi opere, per cui forniamo prodotti per fare calcestruzzo sempre più ecosostenibile, più durabile, con minor quantità di cemento e maggiori prestazioni. Ma anche prodotti che permettono di recuperare il calcestruzzo per ridargli nuova vita e che proteggano la struttura in calcestruzzo per aumentarne la resistenza. Con l’arrivo del Pnrr sono stati liberati molti progetti infrastrutturali per cui l’Italia non aveva risorse in autostrade, alta velocità, riparazione delle strade. Noi siamo presenti in tutti.

 

D. Siete stati impegnati anche in progetto iconico come l’ex ponte Morandi. In che modo avete partecipato alla ricostruzione?

Ponte San Giorgio

R. Abbiamo contribuito a sviluppare la miscela di calcestruzzo insieme a Webuild, main contractor del progetto, per costruire le nuove pile con tempistiche molto veloci. In questo prodotto era importante avere additivi che consentissero enorme fluidità vista la quantità di ferro. La fluidità consente la messa in opera mantenendo il maggior grado di compattamento possibile. E durante il periodo invernale c’era bisogno di sviluppare un additivo che consentisse la nucleazione del calcestruzzo anche a temperature basse, lasciandone inalterate le caratteristiche. Abbiamo utilizzato Mapefast ultra, una nostra tecnologia che si basa su nanocristalli di silice modificata che permettono la nucleazione del cemento anche a basse temperature. Abbiamo fornito anche malte, sigillanti, guaine, prodotti per verniciare. Per le due gallerie prima del ponte, lavorando con Autostrade per l’Italia, abbiamo fornito prodotti specializzati per la riparazione. Abbiamo dovuto mantenere aperto lo stabilimento di Mediglia durante il Covid per continuare a far lavorare le maestranze.

 

Carta di identità di Mapei

Fondata nel 1937 a Milano, Mapei ha oggi 89 filiali in 57 Paesi e 81 fabbriche in 36 nazioni, in cui impiega oltre 10600 dipendenti. La crescita è estata esponenziale negli ultimi 20 anni: nel 2000 l’azienda fatturava circa 600 milioni che oggi è più o meno il valore che arriva solo dal mercato domestico. Oggi il gruppo ha un fatturato di 2,8 miliardi, un catalogo di 5500 prodotti e 23 linee produttive. Focalizzata su soluzioni per l’edilizia, sia privata sia infrastrutturale, Mapei investe oltre 30 milioni ogni anno in innovazione. Per dare vita a prodotti che rendano più facile la posa dei materiali da costruzione e ne aumentino la durabilità. Il gruppo collabora anche con le principali Università italiane, dalla Bocconi al Politecnico di Milano, al Politecnico di Torino: sono 30 le accademie coinvolte e nel solo 2020 l’azienda ha trasferito oltre 450mila euro per alimentare la ricerca accademica. Nel corso dello scorso anno, tra i progetti più interessanti si segnalano, la campagna di prove sugli agenti schiumogeni nell’ambito degli scavi meccanizzati delle gallerie, condotta presso i laboratori del Politecnico di Torino; lo sviluppo di un nuovo sistema a basso impatto e di rapida esecuzione per il rinforzo delle strutture in calcestruzzo in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli e, infine, lo sviluppo di un innovativo additivo accelerante in collaborazione con il Centro Circe del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova.

Mapei e le università

Da cinque anni il gruppo pubblica il bilancio di sostenibilità, un documento integrato in cui dà conto, congiuntamente, di risultati finanziari e intangibili. Una scelta strategica per una holding che è il riferimento di un settore che necessita una forte trasformazione in chiave di sostenibilità. Nel bilancio di sostenibilità sono raggruppate sotto la capogruppo Mapei Spa, le consociate Adesital e Cercol, specializzate in adesivi e sistemi per costruire nel distretto di Sassuolo; Mosaico+, che ha reinventato il mosaico da rivestimento in chiave hi-tech (e che ha sede sempre nell’area di Sassuolo). E ancora, Polyglass, nei materiali impermeabilizzanti e sistemi isolanti, con sede a Treviso; Vaga, società milanese che opera negli aggregati silicei (malta e calcestruzzo) e Vinavil, nei polimeri per l’edilizia a Domodossola e a Ravenna. Infine, le ultime arrivate, Mapei Marine, startup interna che produce una gamma completa di sistemi per l’industria navale; e Fili&Forme, società acquisita e incorporata nella capogruppo dal primo maggio dello scorso anno e focalizzata sulla produzione di fili rinforzanti per il cemento.

 

 

(ha collaborato Laura Magna)

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato l’8 novembre 2021)














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