Anno 2 della Scuola di competenze di Made 4.0. Corsi ancora più “pratici” grazie a partner industriali, su misura e anche brevi. Finanziabili…

di Laura Magna ♦︎ Formazione erogata dall'industria per l'industria: potrebbe essere questo il leitmotiv della seconda stagione di formazione del centro di competenza, che prende il via proprio nell'anno degli incentivi del Pnrr. Non si può più rinviare! Ancora più coinvolti partner come Siemens, Sap, Rockwell e altri importanti fornitori di tecnologie abilitanti. Catalogo ampliato. Possibili corsi con moduli brevi. Offerte customizzate per filiera, per livello di maturità digitale, per area regionale. E possibilità di contributi economici tramite il bando che scade il prossimo 11 marzo

Robot collaborativi al Made

Al via il secondo anno della Scuola di competenze del Competence center milanese Made 4.0. Partiranno a marzo i nuovi corsi, che si caratterizzano ancor più dell’anno scorso per una formazione erogata dall’industria per l’industria: questa la vera novità del 2022. Anno che sarà cruciale per la partenza dei contributi del Governo, dentro e fuori il Pnrr. La formazione non è più rinviabile! E il Competence center guidato da Marco Taisch viene incontro a questa esigenza con un portafoglio ancora più pratico, ampio e capillare. E, come vedremo, finanziabile in parte tramite fondi del Bando che si chiude il prossimo 11 marzo.

Oltre ad essere presentati da esperti del mondo della produzione – che sono già circa il 70% di tutti i docenti della scuola – i corsi saranno anche strutturati con il contributo di chi lavora in produzione. E proviene da leader delle tecnologie abilitanti come Siemens, Sap, Rockwell Automation, Brembo, Italtel, Kuka, Bosch, Ibm (l’elenco non è esaustivo, le aziende che partecipano come docenti e soci/partner di Made 4.0 sono 43). E dunque con risvolti sempre più pratici e possibilità di rende immediata sulle linee l’applicazione delle tecnologie approfondite nella fabbrica didattica che sorge presso il Politecnico di Milano, socio importante di Made 4.0. Con costi che variano dai 400 ai 4200 euro per partecipante (e che in parte sono finanziati per le pmi vincitrice dei bandi Made, per cui c’è una finestra aperta fino all’11 marzo made-cc/bandi). Abbiamo parlato di tutte le novità con Valentina Nucera, responsabile operativo, e Monica Rossi, responsabile scientifico per l’Orientamento e la Formazione di Made 4.0.







«L’obiettivo ultimo della formazione in Made resta quello di creare una cultura di impresa orientata alla digitalizzazione e che ponga le risorse umane in primo piano, in un’ottica orientata alla sostenibilità», dice Rossi. «Formula che vince non si cambia: resta l’approccio della teaching factory nella convizione – aggiunge Nucera – che si apprende facendo, e che ciò si studia in aula per raggiungere il massimo risultato, debba essere affiancato da esperienze on the job». La formazione si svolge dunque per la maggior parte nella Teaching & Learning factory, la struttura nel Polimi che in 2.500 mq ospita 20 dimostratori in sei aree tecnologiche: ovvero l’area virtual design e allo sviluppo del prodotto; l’area del gemello digitale e del virtual commissioning, con tutti i temi della lean factory e della logistica 4.0; l’area dedicata alla robotica collaborativa con l’uomo al centro; quella focalizzata sulla qualità 4.0 con la tracciabilità di prodotto e la manifattura additiva; l’isola del monitaraggio e controllo energetico smart e infine quella della cyber security e dei big data.

 

Nel 2022 il catalogo si arricchisce 

Al via il secondo anno della Scuola di competenze del Competence center milanese Made 4.0. Partiranno a marzo i nuovi corsi, che si caratterizzano per una formazione erogata dall’industria per l’industria e, questa la vera novità del 2022, con l’industria. I corsi saranno sempre più non solo presentati da esperti del mondo della produzione – che sono già circa il 70% di tutti i docenti della scuola – ma anche strutturati con il contributo di chi lavora in produzione

L’offerta resta flessibile e modulabile su misura. Gli studenti possono accorpare a scelta i 78 corsi disponibili. Oltre ai moduli, come lo scorso anno sono disponibili percorsi di 15 giorni ed esperienze della durata di cinque giorni, per trasferire  pratiche e teorie dell’industry 4.0. Quello che cambia è che viene rafforzato il ruolo dei partner industriali – in aggiunta a quelli accademici – assume. In che modo? «Chi partecipa a un corso Made può trovare applicazioni tecniche specifiche del singolo partner coinvolto, adattate al contesto della nostra fabbrica digitale. Si esce quindi dal contesto “isolato” di ogni singola impresa per applicarlo a quello libero, competitivo e “di mercato” che si può trovare da noi», dice Nucera.

Il ruolo fondamentale di un Competence Center è anche quello di incrociare domanda e offerta di innovazione nel contesto manifatturiero. E allora, come aggiunge Rossi: «Nella progettazione di questa rinnovata offerta formativa, abbiamo tenuto conto delle esigenze delle micro, piccole e medie imprese di tutta Italia, dei nostri partner e delle associazioni di categoria e datoriali. Una rappresentanza ampia ma puntuale sulle esigenze di qualificazione e riqualificazione del personale».

 

Le pmi guardano con interesse al trasferimento tecnologico

Dopo un primo anno di fase di avvio – viziato anche dai lockdown duri che hanno ostacolato molto la partenza dei corsi in presenza – le pmi hanno iniziato a comprendere l’importanza della digitalizzazione. Lo dimostrano i dati che lo stesso Made fornisce. «Abbiamo erogato 12.865 ore/uomo di formazione per 1.457 partecipanti, con oltre 100 docenti – afferma Rossi – Operiamo ormai su due livelli: il primo, fondamentale nella missione di Made, è quello delle micro, piccole e medie imprese; il secondo, che ci permette di sottolineare il valore della nostra offerta, è quello delle grandi imprese, che ci hanno acquistato iniziative di formazione a commessa e che appartengono ai settori logistica, aerospazio, consulenza, e manifatturiero per la strumentazione di precisione».

 

Le pmi hanno una finestra aperta fino all’11 marzo per partecipare al bando Made per progetti di innovazione

L’obiettivo ultimo della formazione in Made resta quello di creare una cultura di impresa orientata alla digitalizzazione e che ponga le risorse umane in primo piano, in un’ottica orientata alla sostenibilità

A spingere le imprese verso la formazione di questo Competence Centrer sono anche le sue peculiarità. «Affianco all’introduzione teorica verso gli argomenti affrontati nei corsi, abbiamo ascoltato le pmi e accolto le richieste di ancora maggiore praticità nell’esperienza, anche attraverso casi esemplificativi adeguati al proprio contesto produttivo. I contenuti sono più chiari e accessibili, orientati ai processi di filiera e localizzati in chiave regionale – dice Nucera – La costruzione dei casi riguarda anche i progetti gestiti all’interno del Competence Center, con o senza il supporto dei contributi previsti dai bandi» E a proposito di bandi, le imprese hanno fino all’11 marzo una finestra per l’invio di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale (made-cc/bandi).

 

Il successo della fabbrica didattica che va ben oltre Milano e la Lombardia

«Per digitalizzare una fabbrica è necessario integrare almeno una trentina di tecnologie e farlo in maniera personalizzata – dice Rossi – Dunque, la formazione di un Competence Center è molto diversa da quello a cui pensiamo quando usiamo la parola “formazione”. È un ibrido tra teoria e pratica ed è una simulazione di quello che dovrà poi essere calato nella fabbrica reale, sulla linea da cui esce il prodotto destinato al mercato». E a rafforzare il ruolo di agente del trasferimento tecnologico per la digitalizzazione dell’Italia, la scuola si espande sempre più fuori dal territorio milanese e lombardo.

«Il mondo della formazione di impresa non lo inventiamo noi – dice Nucera – ma le pmi si stanno avvicinando anche ai CC che vengono erroneamente visti come dedicati a imprese più grandi. E ci riconoscono un valore aggiunto unico, che è quello della teaching factory. Da un lato c’è questo core business che abbiamo fin da principio, dall’altro stiamo evolvendo per mettere a terra attività di orientamento di queste aziende anche piccole e micro che vogliono un’offerta customizzata per filiera, per livello di maturità digitale e per area regionale. Abbiamo avviato progetti con Marche, Toscana e abbiamo un accordo con il Dhi della Calabria».

 

I Corsi 2022: l’online diventa uno strumento per raggiungere pmi, e si affianca sempre alla presenza 

Alla Scuola del Made resta l’approccio della teaching factory nella convizione – aggiunge Nucera – che si apprende facendo, e che ciò si studia in aula per raggiungere il massimo risultato, debba essere affiancato da esperienze on the job

Il fatto che siano sempre più le pmi che hanno avuto un’esperienza diretta con la scuola di competenze aiuta ad attrarne ancora, rendendo concreto l’obiettivo del Mise di fare trasferimento tecnologico. «C’è un effetto imitativo che incentiva le aziende a mettere a terra le proprie progettualità – continua Nucera – oggi sta diventando evidente anche il valore aggiunto di venire a fare formazione fisicamente in Made. Anche se facciamo formazione online il vincolo è fare almeno una giornata di formazione sul campo, un evento finale per entrare nella Cave o indossare l’esoscheletro».

Così, se si continua a fare formazione online, cambia il modo in cui si usa lo strumento digitale. «Siamo riusciti a dare questa componente anche in remoto e riscontriamo una forte domanda anche da parte di aziende lontane di venire in presenza almeno parzialmente», dice Rossi. Un altro elemento che testimonia quanto valga la parte partica in questa offerta formativa è il rapporto tra docenti di accademia e esperti delle aziende. «Dei 100 docenti coinvolti, 70 vengono dalle 43 aziende partner – continua Rossi – per questo diciamo che facciamo formazione per le imprese dalle imprese e con le imprese. L’ulteriore passaggio del 2022 è che sono gli stessi partecipanti ai corsi a dirci come vorrebbero fossero erogati: il catalogo è in codesign con le imprese. Il primo catalogo già derivava dai webinar del 2020. Oggi si è rafforzato il rapporto con i partner e la componente industriale è sempre più presente».

 

Un’offerta formativa in ascolto delle pmi 

Affianco all’introduzione teorica verso gli argomenti affrontati nei corsi, il Made ha ascoltato le pmi e accolto le richieste di ancora maggiore praticità nell’esperienza, anche attraverso casi esemplificativi adeguati al proprio contesto produttivo

La formazione di Made ha diverse specificità, che non sono la norma per il nostro Paese. «Lo scorso anno abbiamo mappato le competenze dei 43 partner e le abbiamo inserite nei percorsi della teaching factory e poi abbiamo chiesto loro cosa potevamo fare insieme – dice Nucera – Abbiamo raccolto input preziosi per la loro operatività e le aziende hanno messo in campo la loro expertise in maniera naturale… è un valore unico perché non succede sempre che gli imprenditori siano così disponibili a divulgare i propri “segreti industriali». In questo caso invece, anche grazie al contatto diretto con il potenziale cliente che fruisce del corso di formazione, cercano approcci e applicazioni diverse. Che possano adattarsi anche a filiere diverse da quelle classiche della meccanica e dell’industria pesante, in un confronto continuo tra università, centri di ricerca, pmi e associazioni di categoria».

 

Si apprendono teoria e pratica dell’ottimizzazione di tutte le fasi di vita del prodotto, dal prototipo alla produzione in scala, alla commercializzazione 

Un’altra specificità della scuola di competenze del Made è la sua completezza: l’offerta segue il ciclo di vita del prodotto, che va dall’ideazione, alla progettazione, alla prototipazione, fino alla produzione in lotti piccoli o su larga scala con tecnologie diverse. E soprattutto anticipa le tendenze future dell’industria. «Questo è possibile perché i partner a valle hanno inviato il loro input dando un segnale positivo perché si sentono incaricati di questo trasferimento di competenze», dice Rossi. Ma non solo. Con Inail, per esempio, abbiamo strutturato un corso su salute e sicurezza dell’operatore nell’era della digitalizzazione, unico nel suo genere. Studiamo cosa succede all’operatore che indossa le holoLens, quali sono gli effetti delle polveri che eventualmente si liberano in un processo di stampa 3D, quali processi intervengono nell’interazione con un robot, quanto tempo è opportuno indossare un esoscheletro, e così via. Si tratta di studi avveniristici che nessuno ha mai fatto prima», aggiunge Nucera.

Confermate le 12 tematiche macro dalla manifattura 4.0 alla robotica all’uomo al centro della fabbrica

La formazione si svolge dunque per la maggior parte nella Teaching & Learning factory, la struttura nel Polimi che in 2.500 mq ospita 20 dimostratori in sei aree tecnologiche: ovvero l’area virtual design e allo sviluppo del prodotto; l’area del gemello digitale e del virtual commissioning, con tutti i temi della lean factory e della logistica 4.0; l’area dedicata alla robotica collaborativa con l’uomo al centro; quella focalizzata sulla  la qualità 4.0 con la tracciabilità di prodotto e la manifattura additiva; l’isola del monitaraggio e controllo energetico smart e infine quella della cyber security e dei big data

Quanto alle tematiche, si confermano le stesse del primo anno. Sono 12 e spaziano da manifattura 4.0 a prodotto e processo; fino alla logistica, alla manutenzione, dati (tutto in ottica 4.0). Per arrivare al tema dell’uomo al centro della fabbrica digitale, alla salute e sicurezza; fino a robotica collaborativa e operatore 4.0 e al tema della produzione responsabile, della fabbrica green e cyber security. Il valore aggiunto sta nel fatto che ognuna di queste tematiche, in ogni singolo modulo, viene messa alla prova nei dimostratori, con esempi applicativi per cui lo “studente” sa cosa porta in azienda dopo. Impara nel momento in cui implementa l’automazione appresa quali risultati può ottenere. Il formato dei diversi moduli sarà più più light, uno e due giorni: abbiamo eliminato i tre giorni, per venire incontro alle esigenze di tutte le pmi e abbiamo aggiornato le offerte a catalogo con corsi co-branded.

 

I Corsi singoli

I corsi sono stati resi ancora più snelli – della durata variabile da 8 a massimo 24 ore, rispetto alle 32 ore dello scorso anno – potranno essere frequentati singolarmente oppure all’interno di un percorso o esperienza di più lunga durata.

Si dividono in due grandi gruppi in base al target a cui si rivolgono:

·             strategici, che offrono una panoramica completa della tematica scelta, dedicati aimprenditori di Pmi, Manager, Direttore di produzione, Responsabile di linea. I corsi strategici hanno la durata di una giornata e costano 400 euro.

·             e tecnico-operativi, con un taglio più pratico e rivolto al direttore di produzione e al responsanbile di linea o al caporeparto. Questo corsi hanno una durata di due giornate e costano tra gli 800 e i 1200 euro.

 

Made: l’affascinante intreccio di Qualità 4.0, manifattura additiva e tracciabilità di prodotto

Percorsi ed esperienze

Per chi volesse, invece, un taglio più pratico e sperimentare meglio l’esperienza del lavoro in una fabbrica digitale, sono disponibili anche una gamma di “esperienze” di 5 giorni al costo di 1800 euro per partecipante. O percorsi completi e più strutturati della durata di 15 giorni su un arco temporale di sei mesi per fornire una panoramica generale che spazia dall’introduzione di temi 4.0 alla logistica, all’additive manufacturing alla manutenzione e analisi dei dati. Le esperienze sono i pacchetti più complessi e dunque più costosi (4200 euro per ogni partecipante). Per ogni modulo, esperienza o percorso sarà possibile costruire un’offerta ad hoc di durata e contenuto personalizzati in base alle specifiche esigenze del lavoratore e delle competenze da perfezionare, o di gruppo di lavoratori di singole aziende. Al termine dell’esperienza di formazione sarà rilasciato un certificato delle competenze 4.0 acquisite in base ai corsi frequentati conferito da Made – Competence Center Industria 4.0 di “Esperto” in base al numero e al livello dei corsi frequentati.














Articolo precedenteCorrado Passera: dove voglio arrivare con B-Ilty e i miei futuri progetti bancari
Articolo successivoAndrian Calaza è il nuovo cfo di Tim






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui