Competence Center Made: così noi finanziamo l’innovazione delle industrie

di Laura Magna ♦︎ Bando da 14 milioni per il tech transfer: i fondi sono parte dei 350 milioni distribuiti dal Pnrr per la digitalizzazione delle imprese. Valutazione e finanziamento dei progetti man mano che vengono presentati. Non ha scadenza: si chiuderà all’esaurimento del plafond disponibile. La carta dei servizi e le ricadute sul territorio. Ne parliamo con Marco Taisch, Filippo Boschi, Federico Ravasio

È in arrivo una potente ondata di incentivi per l’innovazione delle aziende italiane. Si tratta di 350 milioni nel complesso, distribuiti tra 50 enti deputati al trasferimento tecnologico. Di questi, 14 milioni fanno capo a Made 4.0, il Competence Center milanese guidato da Marco Taisch, professore del Politecnico di Milano. Made 4.0, lo ricordiamo, è uno dei primi Competence Center costituiti con i fondi del piano Industria 4.0 di Carlo Calenda e vede oggi la collaborazione delle Università di Bergamo, Brescia e Pavia con il Polimi, dell’Inail e di 42 aziende: nomi come Abb, Bosch, Brembo, Cisco, Comau, Fanuc, Ibm, Italtel, Prima Industrie, Sap, Siemens, Ptc (l’elenco completo è qui).

Partner che affiancano le accademie nell’erogazione di progetti di trasferimento tecnologico e percorso formativi per le imprese che si svolge nella sede Bovisa del Politecnico, nella Teaching Factory. I nuovi fondi per usufruire di questo trasferimento tecnologico per completare la digitalizzazione arrivano dal Pnrr e Made 4.0, in qualità di ente attuatore, li erogherà da giugno con un primo bando molto innovativo perché “rolling”, aperto tutto l’anno, che prevede cioè la valutazione e il finanziamento dei progetti man mano che vengono presentati: il bando non ha quindi scadenza e si chiuderà all’esaurimento del plafond disponibile.







«Made 4.0 è uno dei soggetti attuatori del Pnrr e dobbiamo essere in grado di gestire al meglio i fondi a disposizione delle aziende italiane – dice il presidente del Competence Center Marco Taisch – la modalità scelta per il primo bando va proprio in questa direzione: ogni progetto verrà valutato e finanziato subito se raggiunge i requisiti minimi prestabiliti, con la logica di voler accorciare i tempi burocratici. Il mondo va veloce, le tecnologie cambiano ed evolvono in maniera vorticosa. Un bando aperto consente di scaricare a terra i fondi con maggior efficacia. Noi abbiamo chiarissimo in mente la funzione del Pnrr: se siamo lenti abbiamo già perso». L’application diretta sul sito sarà presto disponibile a questo link.

 

Dal Pnrr 350 milioni di euro per le imprese che vogliono proseguire sulla strada della digitalizzazione

Marco Taisch presidente del competence center Made

I fondi complessivamente a disposizione di Made 4.0 sono 14 milioni di euro, che ne produrranno 25 in termini di ricadute sul territorio. Fanno parte dei 350 milioni di euro, stanziati nel Pnrr nell’ambito dell’Investimento 2.3, «Potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industria», Missione 4 «Istruzione e ricerca», Componente 2 «Dalla ricerca all’impresa».

L’obiettivo è ripartirli tra 50 enti per il trasferimento tecnologico e destinarli a 6.500 imprese, con un impatto di 600 milioni di euro sul territorio. Le linee guida per la messa a terra sono state tracciate dal Ministero del Made in Italy con il decreto del 10 marzo 2023 che contiene anche i dettagli del catalogo dei servizi: un elenco preciso di servizi finanziabili tutti finalizzati al trasferimento tecnologico per le aziende, per completare la transizione digitale e green (che sono due facce della stessa medaglia). Abbiamo parlato di questa importante novità con il Presidente di Made 4.0 Taisch; con Filippo Boschi, Responsabile Progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale e Federico Ravasio, responsabile marketing del Competence Center.

 

Il ruolo di Made 4.0 nell’ecosistema del trasferimento tecnologico che entra nella sua fase 2.0

Filippo Boschi, responsabile progetti di innovazione e ricerca industriale del Made

Con questo ri-finanziamento il sistema dei Competence Center entra nella sua fase 2.0 e Made si accredita come ente di riferimento nel trasferimento ecologico alle imprese a livello non solo italiano ma internazionale. «Siamo convinti che sia necessario andare a esplorare il know how ovunque si trovi nel mondo. Poi c’è anche la seconda dimensione: ci chiedono dall’estero di dare supporto visto che il nostro modello funziona. Un modello il cui tratto distintivo è senza dubbio la Teaching factory: una fabbrica digitale moderna in cui la formazione si faccia on the job».

Una caratteristica che ha consentito a Made4.0 di raggiungere numeri importanti. «Abbiamo un ecosistema (Confindustria, Digital Innovation Hub, Competence Center) che funziona e che è affiancato da altri attori (Associazioni, Pid etc) che collaborano e convergono tutte nella stessa direzione – dice Taisch – Se guardiamo però al sistema Paese capiamo che c’è ancora molto da fare. Le imprese italiane ora sanno su chi possono contare per il trasferimento tecnologico, ma sono ancora poco consapevoli che le tecnologie digitali le aiuteranno a raggiungere anche l’obiettivo della fabbrica a zero impatto. Obiettivo sul quale noi siamo fortemente focalizzati. Mentre hanno interiorizzato il valore del 4.0 per l’efficientamento delle linee, le aziende, in particolare le pmi, devono ancora sedimentare che le rivoluzioni blue e verde convergeranno e usare questa convergenza come vantaggio competitivo da comunicare».

 

La ripartizione dei fondi per rafforzare il trasferimento tecnologico

Entriamo nel vivo del decreto che fissa tempi, modalità e dimensioni del nuovo finanziamento per i Competence Center. «I fondi a disposizione sono erogati nell’ambito del Pnrr per il potenziamento del trasferimento tecnologico – dice Boschi – Il governo italiano attraverso il ministero del made in Italy ha stabilito tre target: la messa in rete di 50 centri di trasferimento tecnologico sul territorio italiano, l’erogazione di servizi pari a 600 milioni di euro di valore scaricato a terra e il raggiungimento di 6.500 pmi. Per farlo si stanzia un finanziamento a fondo perduto di 350 milioni di euro». Il ministero intende rafforzare e favorire sul territorio nazionale un sistema integrato del trasferimento tecnologico «al fine di incoraggiare l’erogazione alle imprese, soprattutto pmi, di servizi tecnologici avanzati e innovativi focalizzandosi su tecnologie e specializzazioni produttive di eccellenza», così si legge nel decreto.

I 350 milioni stanziati saranno così ripartiti:

  • 33.559.000 euro, destinati a cofinanziare i programmi, con le risorse allocate per l’Italia dal Programma Europa digitale per la rete europea dei poli dell’innovazione digitale;
  • 13.400.000 euro verranno impiegati per sostenere le spese relative al funzionamento dei CC;
  • 100 milioni saranno usati per i competence center sia per la gestione di progetti innovativi rivolti alle imprese, in particolare pmi, sia per coprire i costi relativi all’erogazione dei servizi,
  • infine 114.500.000 euro finanzieranno i programmi dei Seal of excellence,
  • la restante quota, non attribuita dal decreto, verra’ destinata a soggetti e a programmi di attività in attuazione dell’Investimento 2.3 M4C2 del Pnrr con successivi provvedimenti.

Il commitment di Made per completare il trasferimento tecnologico per le pmi italiane

Federico Ravasio, responsabile marketing del Competence Center Made

«A Made è data la gestione di 14 milioni di euro e quindi di scaricarne a terra 25 – prosegue Boschi – Made è uno dei 50 centri, insieme a tutti gli 8 competence center. Altri 13 sono gli European digital innovation hub (EDih), 24 sono i Seal of excellence, che hanno partecipato al bando europeo per l’istituzione degli EDih ma sono arrivati secondi. Il ministero sta selezionando gli ultimi cinque». Il ministero si riserva di fare trimestralmente delle valutazioni di merito, «quindi i 14 milioni che abbiamo a disposizione potrebbero aumentare o diminuire a seconda di quanto siamo bravi», precisa Boschi.

I Competence center sono specializzati per competenze, ma è pur vero che rispondono alle esigenze del territorio: verranno finanziati secondo tre linee di attività. La prima linea, A, è necessaria per sostenere le attività di aggiornamento delle aree di test. «Made ha un finanziamento relativamente piccolo, 260mila euro per raggiungere il limite massimo per il suo demo center – dice Boschi – Le altre due linee sono per erogazione di servizi: la linea B1 permette ai centri di competenza di abilitare bandi a cui le aziende si candidano proponendo il loro progetto e riceveranno un finanziamento fino al 70% a fondo perduto. L’ultima linea di finanziamento, la B2 ha un approccio inverso: non è l’azienda che propone, ma Made che offre un catalogo di servizi pre-confezionati, a scaffale, a cui le aziende possono liberamente accedere».

 

Il bando rolling di Made: anche il finanziamento si fa continuo

Nell’ambito della linea B1, Made realizzerà un bando – di cui abbiamo accennato in apertura – che permette di accedere alle sue competenze, per supportare la trasformazione digitale o la necessità di innovazione. «Uno degli obiettivi del ministero come abbiamo detto – dice Ravasio – è che i Competence Center eroghino sul territorio 600 milioni: la linea B1 realizza questo obiettivo. Dal punto di visto pratico Made metterà a terra questi finanziamenti con un bando rolling che partirà a giugno e si chiuderà ad esaurimento dei fondi». La formula rolling prevede che i progetti vengano valutati immediatamente alla presentazione e finanziati se ritenuti validi. «sulla piattaforma i fondi relativi al progetto saranno congelati fino ad avvenuta valutazione – spiega Boschi – e se il progetto non viene promosso, questi fondi saranno rimessi in gioco. In questo modo diamo il tempo alle aziende di fare progetti intelligenti che producano vera innovazione, ma anche a chi è già pronto di avere subito una risposta».

Un modo consono al settore di riferimento che è la manifattura. «Il bando classico è quello che vede vincere chi presenta l’azienda più pronta, che ha già una progettualità e che conosce come realizzarla– aggiunge Ravasio – inoltre i bandi che durano 6 mesi tengono le aziende ferme fino alla chiusura e oltre anche oltre se consideriamo il tempo necessario per concludere la selezione. In questo modo diamo la possibilità di accedere a tutte le imprese: alle aziende più evolute che si proporranno progetti complessi e strutturati, a quelle che necessitano ancora di tempo per definire la progettualità e scrivere il bando, ma anche alle aziende meno digitalizzate, o quelle più disorientate intorno alle tematiche della fabbrica intelligente, grazie ai servizi a catalogo».

Il bando è molto innovativo perché “rolling”, aperto tutto l’anno: prevede cioè la valutazione e il finanziamento dei progetti man mano che vengono presentati. Il bando non ha quindi scadenza e si chiuderà all’esaurimento del plafond disponibile

La carta dei servizi

Il decreto definisce le risorse, le procedure e i criteri per il finanziamento alle imprese a cui verranno erogati servizi a costi agevolati o contributi diretti alla spesa per la realizzazione di progetti di innovazione. Ma, cosa più importante, elenca in maniera puntuale i servizi per i quali è prevista l’agevolazione.

I servizi sono:

  • la definizione della strategia verso la smart factory,
  • progetti di demo e test
  • sviluppi di percorsi formativi
  • consulenza per accesso al credito
  • >Consulenza su innovazione tecnologica di processo e di prodotto.

«Il ministero li ha già identificati come intensità di finanziamento del servizio, anche in base alla dimensione dell’impresa. La quota finanziabile per la formazione è del 100% per le piccole imprese, dell’80% per le medie e del 40% per le grandi imprese – dice Boschi – In questo caso made avrà circa 1,5 milioni di euro da erogare per generare sul territorio 2,3 sul territorio di valore». «Tutte le aziende che hanno la necessità di fare innovazione di prodotto, processo o di organizzazione ora hanno un’occasione per farla. Se siamo bravi vinciamo tutti, la manifattura ne giova e così il sistema Paese», conclude Ravasio.














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