L’industria italiana inizia a cedere. Arrivano sei mesi durissimi

di Aldo Agosti ♦︎ Nel primo trimestre, calcola Confindustria, la produzione è caduta del 5,4%. Ma nei prossimi tre mesi si andrà a -15%. La prova più dura per il nostro sistema

Puntuale come padrone di casa al primo del mese, arrivano i conti del disastro Coronavirus per l’industria italiana. L’impatto del Covid si è abbattuto sul sistema produttivo italiano e internazionale in maniera improvvisa, con una forza distruttiva e in maniera diffusa. Usa termini forti Confindustria, per descrivere l’attuale momento. In Italia la caduta dell’attività stimata per marzo (-16,6%), se confermata dall’Istat, rappresenterebbe il più ampio calo mensile da quando sono disponibili le serie storiche di produzione industriale (1960) e porterebbe i livelli su quelli di marzo 1978.

L’arretramento stimato nel primo trimestre 2020 (-5,4% sul quarto 2019) sarebbe il più forte dal primo trimestre del 2009, quando l’attività era scesa dell’11,1% congiunturale, nel pieno della grande crisi finanziaria internazionale indotta dallo scoppio della bolla dei mutui subprime in Usa. Oggi siamo nel pieno di una crisi sanitaria che sta provocando sull’economia reale un impatto drammatico, non solo in Italia.







Secondo gli imprenditori, le misure di contenimento e contrasto introdotte per limitare la diffusione del Covid, hanno determinato un doppio shock negativo: dal lato della domanda, con il rinvio delle decisioni di spesa dei consumatori, la chiusura di numerose attività commerciali (nei settori della ristorazione, alloggi, trasporti, attività culturali e di intrattenimento) e l’azzeramento dei flussi turistici; dal lato dell’offerta, con il blocco di numerose attività produttive, sia per decreto sia per consentire la sanificazione dei luoghi di lavoro delle imprese funzionanti. Questa combinazione di fattori ha realizzato lo scenario peggiore possibile, facendo avvitare l’economia italiana in una recessione che sarà profonda e la cui durata dipenderà dai tempi di uscita dall’emergenza.

Insomma, l’industria italiana comincia a cedere. E il futuro? Le prospettive per i prossimi mesi sono più negative di quanto osservato nel primo trimestre: la variazione acquisita nel secondo è di -12,5% e la caduta dell’attività potrebbe raggiungere almeno il 15%. Il problema è che la riapertura avverrà gradualmente, mentre la domanda domestica in alcuni settori sarà ancora molto debole ed il contributo di quella estera peggiorerà in linea con l’allargamento del contagio nel resto del mondo. Povera industria.














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