Grande passo industriale di Johnson & Johnson in Italia: 58 milioni sullo stabilimento Janssen di Latina

di Chiara Volontè ♦︎ La multinazionale americana punta sul saper fare manifatturiero dell'Italia, un punto di forza che ci ha permesso di diventare i primi manifatturieri farmaceutici in Europa, solo grazie agli stabilimenti stranieri. L’azienda farmaceutica del gruppo J&J ha anche iniziato gli studi di fase III del candidato vaccino anti Covid, che verrà prodotto in un plant di un fornitore terzo in Italia

«Negli ultimi anni, lo stabilimento di Latina è stato protagonista di un’importante evoluzione tecnologica con impatti economici e sociali positivi per tutto il nostro Paese. A seguito del raddoppio del sistema di produzione ‘in continuum’, il sito di Janssen attrarrà lo sviluppo di ulteriori terapie innovative nel nostro Paese».

Commenta così Massimo Scaccabarozzi, presidente e amministratore delegato di Janssen Italia, l’investimento da 58 milioni che Johnson & Johnson, Gruppo guidato da Alex Gorsky, farà entro la fine del 2021 nello stabilimento della propria divisione farmaceutica Janssen a Latina. Un altro tassello, questo del plant di Janssen, che rimarca il ruolo centrale dell’Italia nel campo della produzione farmaceutica: il nostro Paese è, infatti, il primo produttore europeo di farmaci. Questo perché attraiamo, grazie al nostro know how e alla nostra esperienza nel settore del pharma, aziende estere che scelgono proprio l’Italia come stato in cui produrre.







Grazie a questi nuovi fondi, il plant laziale il prossimo anno raggiungerà potenzialmente i 5 miliardi di trattamenti orali innovativi, destinati in particolare al trattamento delle patologie onco-ematologiche e alla cura delle malattie infettive: una cifra monstre, che oggi si aggira intorno ai 4,5 miliardi. Più del 95% di questa produzione è destinata all’estero, per raggiungere i pazienti di oltre 100 Paesi nel mondo

Esterno dello stabilimento Janssen di Latina, che si estende su una superficie di 136mila metri quadrat

Il totale degli investimenti fatti nel sito produttivo di Latina, che si estende su una superficie di 136mila metri quadrati, in appena 10 anni ha superato i 173 milioni di euro: risorse che hanno reso la fabbrica italiana un fiore all’occhiello nel campo dell’innovazione farmacologica a livello mondiale.

L’ evoluzione tecnologica è da sempre un pilastro di questa fabbrica, che nel 2018 è stata selezionata come partner del Centro di Ricerche e Sviluppo di Janssen e ha visto l’attivazione della prima linea in continuum, un sistema di produzione applicato per la prima volta in Italia nel campo farmaceutico e fondato sulla robotizzazione delle operazioni. In questo modo le attività sono semplificate e si ottiene un miglior controllo di processo.

«Janssen è da sempre impegnata nella ricerca e nello sviluppo di nuove soluzioni per la salute – chiosa Scaccabarozzi – l’innovazione è la sfida quotidiana delle oltre 1.500 persone che compongono la nostra organizzazione».

 

Janssen e l’emergenza da Coronavirus

L’interno della fabbrica di Latina di Janssen

Nel corso della fase più acuta dell’emergenza data dalla pandemia, Janssen ha raddoppiato la linea produttiva automatizzata in continuum. Questa operazione ha permesso al sito di avvalersi di tutte e tre le tecnologie esistenti per la produzione di trattamenti solidi (granulazione a umido, granulazione a secco e compressione diretta), rafforzando ulteriormente la capacità del plant di Latina di produrre qualsiasi nuovo trattamento orale di Janssen e di lanciarlo a livello globale.

Lo sviluppo tecnologico dello stabilimento va di pari passo con la forte attenzione a tutte le persone che compongono l’organizzazione di Janssen, in linea con i valori espressi Gruppo J&J. Negli ultimi quattro anni, l’organico di Latina è più che raddoppiato, passando da 320 a 770 persone, con una grande crescita delle competenze professionali e un diffuso orientamento all’autoimprenditorialità.

Questi due elementi hanno rappresentato il terreno fertile per il lancio di un’iniziativa che consente a tutti i dipendenti di Janssen di presentare nuove idee di valore, che possono essere finanziate e implementate, previa valutazione del comitato esecutivo. In 3 anni, il progetto ha visto la candidatura di oltre 370 nuove proposte e diverse sono state implementate, come il controllo da remoto del processo produttivo tramite smartwatch.

L’ evoluzione tecnologica è da sempre un pilastro della fabbrica Janssen di Latina, che nel 2018 è stata selezionata come partner del Centro di Ricerche e Sviluppo di Janssen e ha visto l’attivazione della prima linea in continuum, un sistema di produzione applicato per la prima volta in Italia nel campo farmaceutico e fondato sulla robotizzazione delle operazioni. In questo modo le attività sono semplificate e si ottiene un miglior controllo di processo

L’investimento a Latina è una testimonianza della vocazione all’innovazione che da sempre caratterizza Janssen, sia dal punto di vista della produzione che della ricerca medica, come conferma l’impegno dell’azienda nello sviluppo del suo vaccino candidato contro il Covid-19.

A seguito dei risultati promettenti delle sperimentazioni di fase I e II, Janssen ha da poco iniziato gli studi di fase III del candidato vaccino, che verrà infialato in uno stabilimento di un fornitore terzo in Italia. L’azienda ha deciso di avviare la produzione sin dallo scorso aprile – in attesa degli esiti delle sperimentazioni – così da poter rendere potenzialmente disponibili i primi lotti per l’uso d’emergenza all’inizio del 2021.

Proprio la scorsa settimana, Johnson & Johnson, che nel nostro Paese impiega 2.900 persone, ha annunciato l’approvazione da parte della Commissione Europea dell’accordo per fornire 200 milioni di dosi del candidato vaccino di Janssen: l’accordo prevede l’opzione per i Paesi membri dell’Unione Europea di acquistare fino a 200 milioni di dosi supplementari, per un totale di 400 milioni di dosi.

 

Come sta l’industria del pharma in Italia?

Nel 2019 il valore della produzione è aumentato raggiungendo i 34 miliardi, esclusivamente grazie alla crescita dell’export (+26%), che ne rappresenta l’85% nell’ultimo triennio. Occupazione e investimenti si sono mantenuti costanti, confermando l’impegno delle imprese del farmaco per lo sviluppo dell’Italia a cui contribuiscono come un grande patrimonio industriale. E anche i dati dei primi mesi del 2020, in un contesto operativo di mercato molto difficile per l’emergenza Covid, indicano un ulteriore aumento della produzione, sempre grazie all’export, e la tenuta dell’occupazione.

L’Italia è protagonista nell’Unione Europea per la produzione e rafforza la sua posizione anche nell’Innovazione, grazie a investimenti che negli ultimi cinque annisono cresciuti più della media europea, in rete con tutto ilsistema nazionale di Ricerca. Aumentare ancora investimenti e innovazione è un obiettivo alla portata dell’Italia se l’impegno delle imprese e delle tante eccellenze, pubbliche e private, presenti in Italia potrà contare su una governance farmaceutica attrattiva e capace di sostenere la competitività del Sistema Paese.

Dati Istat mostrano che tra il 2014 e il 2019 l’industria farmaceutica ha aumentato l’occupazione più di tutti i settori: +10% rispetto a +5% della media, soprattutto grazie alla crescita delle mansioni di Ricerca e Sviluppo, produzione e personale di sede. Nel 2019 gli addetti farmaceutici sono 66.500. È un dato molto significativo, che si è accompagnato anche all’aumento degli investimenti, grazie ai quali le imprese del farmaco hanno generato valore al Nord, al Centro e al Sud, in tutti i territori dove sono presenti. Risultati resi possibili dalla scelta di imprenditori e manager, italiani ed esteri, di investire nel Paese facendo leva sui nostri punti di forza. A partire dalla qualità delle Risorse Umane e dall’efficienza deisettori dell’indotto (per esempio materie prime, semilavorati, macchine e tecnologie per il processo e il confezionamento, componenti e servizi industriali), che con la farmaceutica creano un sistema di oltre 140 mila addetti e sinergie di crescita di grande valore.

L’industria del pharma in Italia. Fonte Farmindustria

 

Italia protagonista della produzione farmaceutica europea

I dati pubblicati da Efpia, la Federazione europea dell’industria farmaceutica, mostrano che l’Italia è da anni protagonista nell’Ue per valore della produzione. La crescita è stata generata esclusivamente dall’aumento delle esportazioni, per cui l’Italia ha registrato, negli ultimi dieci anni, l’incremento più alto tra i big europei (+168% rispetto a +86% della media Ue).

La produttività del lavoro si è dimostrata la “carta vincente” per le imprese del farmaco in Italia, come dimostra la crescita dell’indice relativo del nostro Paese rispetto alla media europea. Produzione e investimenti attivano una serie di legami con tutti gli altri settori dell’economia. La presenza industriale della farmaceutica in Italia si concretizza nella creazione di valore nell’indotto, superiore sia alla media europea, sia a quello dell’altro paese leader nell’Ue per la produzione, ovvero la Germania. Le imprese del farmaco in Italia quindi generano sviluppo direttamente e indirettamente, ponendosi al centro di un network di eccellenza.

L’evoluzione della farmaceutica negli ultimi anni è stata caratterizzata da importanti investimenti delle aziende,sia di quelle che operano maggiormente sul canale territoriale sia di quelle più focalizzate sulle terapie ospedaliere, che hanno incrementato il valore aggiunto, che in Italia è aumentato rispetto alla produzione, a differenza che in altri Paesi europei. Altro indicatore sulle attività svolte nel Paese è l’incremento dell’export, che di persé testimonia la competitività del comparto.

l’Italia è da anni protagonista nell’Ue per valore della produzione. La crescita è stata generata esclusivamente dall’aumento delle esportazioni, per cui l’Italia ha registrato, negli ultimi dieci anni, l’incremento più alto tra i big europei. Fonte Farmindustria

Oltre alla crescita in valore, negli ultimi 5 anni superiore alla media europea, va notato che anche il valore medio è cresciuto più che per i partner europei. Tale rapporto, pur trattandosi di un dato molto generale, evidenzia l’innalzamento del livello tecnologico e qualitativo delle produzioni. Infine, gli investimenti in Ricerca e Innovazione dal 2013 al 2019 sono cresciuti di oltre il 30%, grazie all’impegno sia di imprese italiane sia di imprese estere, con una progressione superiore all’Europa. Aumentare il contenuto tecnologico delle attività è una sfida costante per l’industria farmaceutica, ma sono diversi i dati che evidenziano come l’Italia stia facendo la sua parte.

Massimo Scaccabarozzi
Massimo Scaccabarozzi, presidente e amministratore delegato di Janssen Italia

L’industria farmaceutica in Italia è caratterizzata da una composizione unica in Europa, con un contributo bilanciato di aziende a capitale italiano, che determinano il 42% del ruolo industriale, e di quelle a capitale internazionale, dalle quali dipende il 58%. Tra tutte le imprese a capitale internazionale in Italia, quelle del farmaco hanno un ruolo di primo piano per occupazione e valore aggiunto e la leadership per investimenti ed export.

L’Italia è prima tra i grandi Paesi europei per presenza di imprese a capitale statunitense e tedesco,secondaper quella delle imprese francesi, svizzere e giapponesi. Inoltre è un hub mondiale per la produzione di vaccini per quanto riguarda le imprese a capitale UK. Le imprese a capitale italiano si caratterizzano per un fatturato realizzato all’estero superiore al 70% del totale, in notevole crescita e significativamente più elevato rispetto alla media manifatturiera (40%). Vendite estere più che raddoppiate negli ultimi 10 anni (da 3,1 miliardi nel 2007 a 8,0 nel 2019), non in un’ottica di delocalizzazione ma di presidio di nuovi mercati, che ha consentito di rafforzare la presenza in Italia delle attività di Ricerca e produzione. Inoltre l’Italia è prima in Europa per presenza di PMI farmaceutiche














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