Engineering, Digital Value e Maticmind: son i tre nomi, riportati dal Sole 24 Ore, che si sarebbero fatti avanti per rilevare una quota di Italtel, la storica azienda italiana di telecomunicazioni che, dopo un glorioso passato ha vissuto momenti difficili. Oggi fa parte della galassia Exprivia e una quota è detenuta anche da Cisco.
Lo scorso marzo, Italtel aveva comunicato l’avvio della procedura di “concordato in bianco” che entro 120 giorni si sarebbe dovuta tramutare o in definitivo concordato o analoga domanda di ristrutturazione dei debiti. Nelle scorse settimane, dopo una sospensione dei termini dovuta all’emergenza Coronavirus, Exprivia ha annunciato che “nell’ambito dei contatti con le potenziali banche finanziatrici e con ulteriori interlocutori istituti finanziari volti ad individuare possibili soluzioni relative alla situazione patrimoniale di Italtel è venuta meno l’esclusiva concessa a un primario fondo attivo nel segmento della ristrutturazione del debito”.
Il soggetto è Clessidra Sgr, che si è tirata indietro dopo il rallentamento delle attività core a causa del Covid–19. Negli ultimi mesi, infatti, si è assistito a una diminuzione degli ordini di committenti, fra cui i più grandi sono soggetti come Tim, Open Fiber e la spagnola Telefonica. Ora, come detto, ci sono tre nuovi soggetti pronti a entrare nel capitale dell’azienda, che ha dovuto rimandare l’approvazione del bilancio al 31 dicembre e dei risultati del primo trimestre 2020 per “l’attuale perdurante situazione di incertezza in ordine alle prospettive future”. I debiti pregressi sono con diversi istituti di credito: le banche più esposte sono Unicredit (soprattutto), Popolare Milano, Ifis e Ubi per un totale di circa 160 milioni complessivi. L’alternativa all’ingresso di nuovi soci è la ristrutturazione del debito Italtel da parte di Exprivia con il supporto di qualche soggetto finanziario. D’altronde, il core business dell’azienda è il routing delle reti, l’edge computing, core network e automazione industriale. Nei giorni scorsi è arrivato alla presidenza Claudio Calabi, già amministratore delegato di Risanamento, mentre Stefano Pileri è confermato come ceo.