P.P. Inox: fatturato su del 35% per l’azienda meccatronica milanese

Il segreto del successo è l'aver investito in ricerca e sviluppo, spiega il fondatore Claudio Cormanni

Inox

P.P. Inox è un’azienda di Cerro Maggiore (MI) fondata nel 1979 e specializzata nella lavorazione dell’Inox. Col tempo, si è trasformata in un’impresa meccatronica, una scelta che si è rivelata vincente: nel 2020 ha registrato un fatturato di 38 milioni di euro e conta di raddoppiarlo nei prossimi 5 anni.

La chiave del successo? Secondo il fondatore Claudio Cormanni e la figlia Chiara è stata la scelta di puntare su ricerca e sviluppo. La vera rivoluzione è iniziata 15 anni fa, quando le “tute blu” degli operai sono state sostituite da polo e pantaloni e la catena di montaggio e i gesti ripetuti all’infinito sono diventati solo un lontano ricordo. Inoltre, nel 2015 è stato assunto un Innovation Manager che per prima cosa ha imparato il mestiere, ha studiato i processi e poi ha accompagnato la trasformazione, facendo da trait d’union tra i clienti e la fabbrica.







«Abbiamo iniziato con un mercato solo italiano e clienti legati al mondo dei casalinghi come Alessi o Lagostina. Con mio fratello Massimo, entrato in azienda qualche anno dopo, siamo andati a cercare nuovi settori come quello della filtrazione che ci ha portato oggi ad avere un migliaio di clienti in tutto il mondo e ad essere tra i primi quattro produttori di profili speciali», spiega Claudio Cormanni, fondatore di P.P. Inox, sulle pagine di Genio e Impresa, il web magazine di Assolombarda. «Per raggiungere questi obiettivi abbiamo investito molto nella specializzazione dei nostri operai attraverso un lavoro di affiancamento della durata di oltre un anno. Questa nostra strategia dipende dal fatto che la scuola italiana non forma le figure di cui le aziende hanno bisogno. È quasi impossibile trovare diplomati con conoscenza in meccanica, informatica ed elettronica che è ciò che la nuova industria richiede. È vero che gli investimenti per la trasformazione e la crescita dell’azienda, risorse umane e macchinari, ce li siamo pagati noi, visto che in Italia mancano sostegni in questo senso, però sono investimenti che ci stanno ripagando dell’impegno e del lavoro fatto e non solo in termini di utili aziendali».

La figlia Chiara Cormanni, che in azienda si occupa anche di risorse umane, aggiunge: «La trasformazione in azienda meccatronica è una rivoluzione culturale. Gli operai che lavoravano con noi fin dall’inizio hanno fatto fatica ad accettare le macchine controllate tramite palmari, le tante ore di formazione continua che a qualcuno possono sembrare una perdita di tempo. Ora però hanno capito che serve un cambio di mentalità, i prodotti sono di altissimo livello, ci hanno permesso di raggiungere clienti in tutto il mondo e di interfacciarci con colossi internazionali. I nostri dipendenti sono fondamentali, sono parte attiva di tutto il processo di produzione e di controllo della qualità e sono i primi ad andare in laboratorio per verificare il prodotto finito. La cosa più bella è che spesso è dagli operatori di una linea che arriva la soluzione o l’idea per potere migliorare il prodotto o sviluppare un progetto. D’altro canto, gli imprenditori devono capire che le ore di formazione non sono ore sottratte al lavoro, che gli investimenti su macchinari sempre più tecnologicamente avanzati “ripagano” in sviluppo e competitività, così come è importante far comprendere agli operatori che le ore trascorse per fare formazione e aggiornamento sono parte del loro lavoro e creano valore per loro stessi».














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