Ex-Ilva: 22 e 20 anni per Fabio e Nicola Riva. Disposta la confisca degli impianti

di Chiara Volontè ♦︎ Maxi condanna per gli ex proprietari e amministratori del sito siderurgico. 3 anni e mezzo a Nichi Vendola

Confisca degli impianti e condanne pesanti per la famiglia Riva al processo Ambiente Svenduto. La Corte d’Assise di Taranto ha infatto condannato rispettivamente a 22 e 20 anni i fratelli Fabio e Nicola, ex proprietari e amministratori dell’Ilva, per l’inquinamento ambientale prodotto dal più grande sito siderurgico europeo durante la loro gestione, sino al 2013.

I capi d’accusa? Concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. È stata inoltre disposta la confisca degli impianti dell’area a caldo, che per ora non avrà effetto sulla produzione, dato che sarà operativo ed efficace solo a valle del giudizio definitivo della Corte di Cassazione – ora si è solo al primo grado di giudizio.







Condannato anche l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola: per lui tre anni e mezzo per concussione aggravata per aver esercitato pressioni sull’allora direttore generale di Arpa Puglia – Agenzia per l’ambiente della Regione Puglia – affinché ammorbidisse i suoi rapporti sulla fabbrica.

E proprio il dg Giorgio Assennato è stato l’unico, tra gli imputati, a vedersi inflitta una pena superiore alle richieste dell’accusa, dal momento che aveva rinunciato alla prescrizione: due anni, al posto di uno, per favoreggiamento verso Vendola. I pm avevano invece chiesto cinque anni di reclusione per l’ex presidente della Regione Puglia, 28 per Fabio Riva e 25 per il fratello Nicola.

«Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità. È come vivere in un mondo capovolto, dove chi ha operato per il bene di Taranto viene condannato senza l’ombra di una prova – commenta Nichi Vendola – Una mostruosità giuridica avallata da una giuria popolare colpisce noi, quelli che dai Riva non hanno preso mai un soldo, che hanno scoperchiato la fabbrica, che hanno imposto leggi all’avanguardia contro i veleni industriali. Appelleremo questa sentenza, anche perché essa rappresenta l’ennesima prova di una giustizia profondamente malata».














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