L’IIoT sta diventando grande, ma alle pmi serve… una spinta in più

di Marco Scotti ♦︎ Mentre le imprese più strutturate conoscono e applicano soluzioni di Industrial IoT, le piccole faticano a capire come mettere in pratica le esigenze che hanno. Non è un caso che solo il 5% delle soluzioni sviluppate in azienda viene poi messo a terra nello shop floor. Troppe le variabili da considerare, soprattutto per quanto concerne i costi. Per questo serve un aiuto come Axulus di Reply, che permette di conoscere step by step tutti i passaggi necessari

Industrial IoT: quando si parla di questo enorme comparto dell’automazione si devono analizzare diversi elementi. Guardando solo all’Italia, l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano ha condotto un’indagine che ha coinvolto 100 grandi aziende e 525 PMI con sede nel nostro Paese, con l’obiettivo di comprendere i progetti realizzati in ottica Industrial IoT e le aspettative per il futuro. Emerge uno scenario a doppia velocità. Il primo risultato che emerge è il significativo divario in termini di conoscenza: a fronte di un 97% di grandi aziende che nel 2019 dichiara di conoscere le soluzioni IoT per l’Industria 4.0 (in crescita rispetto al 95% del 2018), solo il 39% delle piccole e medie imprese ne ha sentito parlare.

Coerentemente, anche il livello di diffusione dei progetti di I-IoT cambia molto a seconda della dimensione aziendale: il 54% delle grandi aziende che hanno partecipato all’indagine ha avviato almeno un progetto in ambito Industrial IoT nel triennio 2017-2019, mentre solo il 13% delle piccole e medie imprese ha fatto altrettanto. La capacità di analizzare, gestire e valorizzare i dati raccolti dagli impianti e dai macchinari connessi è fondamentale per le aziende. Sebbene quasi la metà dei rispondenti alla survey dichiari di utilizzare poco i dati in proprio possesso (45%), tra coloro che ne fanno utilizzo è possibile trovare i primi casi innovativi.







Florian Beil, partner di Industrie Reply

«Va inoltre tenuto in considerazione – ci spiega Florian Beil, partner di Industrie Reply – che solo il 5% del totale delle soluzioni sviluppate in azienda viene poi messo a terra negli shopfloor». Per questo motivo Industrie Reply – società del Gruppo Reply specializzata nello sviluppo di soluzioni per gli ambiti Industry 4.0 e IIoT- ha sviluppato Axulus. Si tratta di uno strumento che aiuta le aziende a cogliere le possibilità offerte dall’Industrial IoT, totalmente in cloud.

 

La soluzione consente infatti agli utenti di sviluppare use case di IIoT partendo da un’ampia libreria di modelli predefiniti. Attraverso una procedura guidata, è possibile identificare i casi d’uso in linea alle proprie necessità, configurarli attraverso i modelli già disponibili e implementarli con workflow digitali negli ambienti di produzione industriale. Inoltre, l’Intelligenza Artificiale, integrata nella piattaforma, permette agli utenti di migliorare costantemente i progetti.

In modo innovativo, Axulus accelera l’implementazione delle applicazioni IIoT, digitalizzandone l’intero processo: dalla definizione dei casi d’uso al loro sviluppo e alle possibili varianti, alla loro introduzione nel contesto produttivo. Grazie alla scalabilità e alla struttura modulare della soluzione, ogni applicazione può essere adattata su misura a specifiche necessità. Ciò rappresenta un forte vantaggio nei casi in cui sia necessario utilizzare un’applicazione in un’altra divisione, in altre sedi o presso clienti e fornitori. Tra le applicazioni più richieste in ambito Industrial Internet of Things, le analytics (con investimenti che nel 2019 hanno toccato quota 630 milioni di euro), il cloud manufacturing (325 milioni), la manifattura additiva (85 milioni) e l’advanced automation (19 milioni di euro).

Axulus di Industrie Reply

«Il motivo del fallimento all’interno dell’azienda – ci spiega Beil – è da addebitarsi in primo luogo alla mancanza di allineamento nei team che lavorano in diverse aree o in luoghi diversi. Manca proprio la comunicazione tra chi è attivo nello shop floor e chi magari opera più lontano dalla parte operativa. E poi ci sono sempre problemi nel definire l’intero costo del progetto di implementazione di una soluzione IIoT, altro motivo per cui spesso queste idee rimangono tali e non si traducono mai in soluzioni pienamente operative».

Da un lato si assiste al progressivo spostamento dalla vendita del solo hardware all’offerta di servizi aggiuntivi: già oggi l’avvio di progetti di IIoT – nell’83% dei casi – ha consentito alle aziende di offrire servizi di valore per i propri clienti, principalmente legati alla possibilità di ricevere notifiche in tempo reale in caso di situazioni di emergenza (69% dei casi) e a servizi di manutenzione preventiva (45%) o predittiva (25%).

Dall’altro lato, si osservano i primi casi più innovativi che passano da una logica di acquisto una tantum dei macchinari al pagamento in base all’utilizzo (pay-per-use o pay-per-performance, 10% dei casi). Un nuovo approccio in cui l’utilizzo del macchinario diviene indice dell’andamento dell’attività aziendale, in grado di incidere sul calcolo del rischio d’impresa alla pari di variabili “classiche” come la vita utile del bene e l’andamento del fatturato. Tutto ciò porta quindi a una inevitabile evoluzione del ruolo dell’intermediario finanziario, che dovrà dimostrare di riuscire a stare al passo con le novità – tecnologiche e di business – in atto.

I tre step per scalare un progetto IIoT

La strada da percorrere per l’innovazione in ottica 4.0 nel nostro Paese è quindi ancora lunga, Anche e soprattutto perché le PMI sono responsabili del 41% dell’intero fatturato generato in Italia e del 33% degli occupati nel settore privato. Da un lato il 97% delle grandi imprese conosce infatti le soluzioni IoT per l’Industria 4.0 e il 54% ha attivato almeno un progetto in ambito Industrial IoT nel triennio 2017-2019. Dall’altro solo il 39% delle PMI ha sentito parlare di queste soluzioni e appena il 13% ha avviato delle iniziative. A limitare il fenomeno sono principalmente mancanza di competenze e barriere di tipo culturale e tecnologico.

Non stupisce, dunque, che tutte le aziende stiano cercando di digitalizzare i propri processi per incrementare il profitto e ridurre i costi. «L’IoT è un argomento caldo in tutti i settori, ma lo è ancora di più tra i produttori poiché l’opportunità di trasformazione è più ampia – afferma Reid Paquin, direttore della ricerca, Priorità e strategie IT di produzione di Idc – I produttori sono a buon punto in termini di adozione dell’IoT nei loro prodotti e processi, e quelli più avanzati stanno già cambiando il modo in cui operano e perfino i loro modelli di business grazie all’IoT. Fornendo alle aziende industriali un modo comune per accedere, gestire e visualizzare i dati IoT, nonché creare e distribuire applicazioni IoT, le piattaforme IoT industriali svolgono un ruolo chiave nel supportare gli obiettivi delle organizzazioni manifatturiere oggi.

Il fine ultimo dell’Industrial IoT è quello di raggiungere la convergenza tra It e Ot, ovvero tra le tecnologie operative tipiche della fabbrica e quelle informatiche appannaggio dei “tecnocrati”. Si tratta di due mondi che sono sempre stati separati e che oggi si ritrovano a dialogare tra loro dopo che il parametro di Industria 4.0 ha definitivamente preso piede. Non più operai contro tecnici, ma tecnici specializzati, operai meccatronici in grado di usare e programmare le macchine. Sotto il cappello di IIoT rientrano diversi temi fondamentali: in primis la smart factory, ovvero tutte quelle applicazioni che consentono di ridurre la difettosità dei prodotti e di contenere il tempo di downtime, cioè il fermo macchina. C’è poi il capitolo dedicato all’ottimizzazione del ciclo di vita dei nuovi prodotti, attraverso la raccolta di dati. Infine c’è la logistica smart, che permette di gestire in modo smart tutti i passaggi dei prodotti dalla fabbrica ai poli logisitici attraverso tag RFId e sensori Iot.

Tutte possibilità – oltre a molte altre – che Axulus è in grado di offrire in un’ottica di ottimizzazione dei processi, selezionando le feature più adatte alle esigenze dell’azienda. E impendendo, soprattutto, che i costi lievitino in corso d’opera costringendo a rinunciare all’operazione di miglioramento. Perché la piattaforma consente di monitorare preventivamente tutte le voci di spesa, compresa la gestione del personale coinvolto nell’operazione.














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