Il conflitto in Ucraina spinge i prezzi del rottame ferroso a livelli mai visti. L’analisi di siderweb

Per Giuseppe Cavalli di Gruppo Alfa Acciai è tutto «nelle mani di Putin, a meno che i Paesi Ue non decidano di tagliare di netto i loro consumi»

Produzione siderurgica.

L’impatto della guerra in Ucraina sul settore siderurgico è pesante, dato che il conflitto sta spingendo verso l’alto i prezzi di energia e materie prime, che si sommano ai problemi di approvvigionamento.

Una testimonianza forte di quanto la crisi bellica stia influenzando il settore, e non solo, è arrivata dal Gruppo siderurgico ucraino Metinvest, che le conseguenze della guerra le ha vissute e le sta vivendo direttamente. A fare il punto della situazione del player internazionale è intervenuto Roberto Re, head of Metinvest Europe: «Quello che è capitato è stato indicibile e shoccante per tutti. Venivamo da un 2021 molto buono con un fatturato tra i 14 e i 15 miliardi di dollari, con un Ebitda che ha sfiorato il 47% a livello di gruppo e con tutte le associate europee che hanno fatto risultati a dir poco incredibili. Tutto questo è stato spazzato via». Il conflitto ha quindi imposto un cambio radicale per il Gruppo: «Avendo perso il controllo delle due acciaierie di Mariupol, siamo stati costretti ad un ridimensionamento. Prima eravamo integrati al 100%, mentre oggi dobbiamo comprare i semiprodotti sul mercato e diventare dei rilaminatori. Dall’oggi al domani ci siamo dovuti riorganizzare e acquistare sul mercato quello che prima veniva dall’interno del gruppo».







Guardando alla situazione attuale del mercato, Roberto Re ha poi sottolineato come «in Europa il livello di prezzo è insostenibile, se rapportato ai costi di produzione, pertanto l’unica soluzione percorribile è quella di fermare l’output se si vuole recuperare marginalità. Viste le premesse per quanto riguarda i nostri asset in Italia sarei felice di riuscire a mantenere in cassa la metà di quanto guadagnato nel primo semestre dell’anno. Nel terzo trimestre dell’anno prevedo un sensibile impatto sull’Ebitda del materiale a magazzino prodotto ad alti costi. Sulle prospettive della domanda resto però ottimista».

I primi mesi dell’anno sono stati complessi per il mercato, soprattutto dal punto di vista della domanda. Dapprima, «c’è stata una corsa a procurarsi il materiale – ha spiegato Giuseppe Cavalli, direttore generale del Gruppo Alfa Acciai – per il timore di non riuscire a reperirlo e per l’aumento dei prezzi. A maggio, invece, la spinta si è esaurita e ha dato origine a un andamento ondivago: prima una brusca fermata della domanda e una discesa dei prezzi e poi un’inversione del trend. Un up and down che andrà avanti anche nei prossimi mesi. Ma bisogna stare attenti agli shock, perché il rischio recessione è dietro l’angolo».

Due i temi centrali per gli operatori siderurgici: le materie prime e l’energia. Rispetto ai costi energetici, Giuseppe Cavalli ha sottolineato come questo capitolo è «nelle mani di Putin e tutto dipenderà da come il presidente russo giocherà la sua partita, ammenoché i Paesi europei non decidano di tagliare di netto i loro consumi». Il rottame, invece, «ha un costo minore nei Paese extraeuropei, per via di un caro energia minore e delle diverse compliance ambientali. Oggi per noi il peso della componente energetica grava maggiormente sul costo dei prodotti rispetto a quello del materiale. Perciò, sarebbe utile calmierare il rottame per stabilizzare anche le pressioni inflazionistiche».

Come sottolinea Emanuele Norsa, editor Kallanish e collaboratore di siderweb: «La guerra ha fatto volare il prezzo del rottame ai livelli senza precedenti per il timore della mancanza di materie prime. Da fine marzo fino a metà giugno le quotazioni sono poi scese e raggiunto livelli addirittura minori rispetto a quelli di un anno fa». Nelle ultime settimane «le oscillazioni dai 320 ai 400 dollari la tonnellata. Tuttavia, in questo momento i prezzi stanno ripiegando verso i 350 dollari la tonnellata». Al contrario, il minerale di ferro è stato soggetto ad una volatilità inferiore, con «una fase rialzista nel primo trimestre e una ribassista nel secondo, con le quotazioni che recentemente sono tornate sui cento dollari la tonnellata». Per la seconda metà del 2022, le previsioni «vedo il rottame restare in un supertrend nel quale continuerà ad essere caratterizzato da una forte domanda. Per il minerale il prezzo dovrebbe invece continuare a diminuire nel medio periodo, soprattutto a fronte del calo della produzione siderurgica cinese stimata in un -1,6%». Sull’altalena anche i prodotti finiti, con «i coils a caldo in Europa cresciuti fortemente dallo scoppio della guerra, per poi iniziare a calare ad aprile. È interessante notare anche come il prezzo del tondo sia attualmente molto al di sopra di quello degli HRC, che scontano sia la flessione dei prezzi del minerale sia una domanda a valle molto più debole». Nonostante i rumors di possibili rialzi, «il mercato fatica a riprendersi dopo la corsa ribassista, con una volatilità senza precedenti».














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