Giuseppe Sabella (Oikonova): «Nel nostro Paese le retribuzioni non crescono da 30 anni»

“Il tema del salario è oggi fattore ineludibile. Tutte le grandi potenze – per rispondere alla crisi del mercato globale – stanno cercando di rilanciare l’economia attraverso il consolidamento della domanda interna. Lo sta facendo anche l’Europa e questo chiede inevitabilmente un rafforzamento del potere d’acquisto, dato che il prodotto locale costa significativamente di più di quello che importiamo. Non possiamo inoltre ritenere del tutto superata la tempesta dell’inflazione. Nel nostro paese, com’è noto, le retribuzioni non crescono da 30 anni», così interviene Giuseppe Sabella direttore del centro studi Oikonova nato dall’esperienza del “Progetto Milano Lavoro” a commento della proposta di contratti integrativi locali e accordi territoriali o aziendali.

«La discussione sul salario minimo sta schiacciando la questione salariale sui livelli più bassi quando, in realtà, le medie sono impietose per il vuoto dei livelli retributivi intermedi, come emerge chiaramente dalle rilevazioni comparate di Eurostat. Dobbiamo, quindi, attivare ogni strumento possibile per intervenire sui salari a cominciare dalla contrattazione decentrata (non solo aziendale ma anche territoriale), dal potenziamento di strumenti di welfare contrattuale e da nuove modalità di defiscalizzazione – per esempio di eventuali aumenti retributivi – oltre gli interventi sul cuneo fiscale già previsti da qualche anno», continua Sabella.







«Come nel ’93 con il “Protocollo Ciampi”, le istituzioni devono supportare le parti sociali nella definizione di una nuova politica dei redditi. Solo il rafforzamento del potere d’acquisto può dare sostenibilità alle sfide del nostro tempo – come i “bancari” hanno ben compreso – e all’ambiziosa programmazione economica europea, oggi recepita da tutti gli stati membri con i piani nazionali di ripresa e resilienza», conclude il direttore di Oikonova.

 














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