Confindustria Piemonte prevede Q4 2020 con miglioramento, ma resta pessimismo di fondo

L'indagine trimestrale è in linea coi risultati di analoghi sondaggi a livello nazionale ed europeo. Gli indicatori migliorano rispetto a giugno, ma gli imprenditori rimangono pessimisti

Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino
Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino

Secondo l’indagine di Confindustria Piemonte e l’Unione Industriale Torino si intravedono segnali di ripresa per le imprese piemontesi, ma siamo ancora lontani dalla fine della crisi. Nella maggior parte dei settori le attese restano sfavorevoli, ma si osserva un’attenuazione del pessimismo. Fanno eccezione impiantisti, gomma-plastica e industria elettrica, che registrano saldi positivi dopo una fase decisamente cedente. Nel comparto metalmeccanico gli indicatori sono complessivamente un po’ più favorevoli della media, anche se la meccanica strumentale non dà segnali di assestamento. Nell’ambito manifatturiero, il 17,1% delle imprese intervistate prevede un aumento della produzione, contro un 28,6% che invece si aspetta una diminuzione. Le previsioni per il quarto trimestre 2020 su produzione, ordini, export e occupazione sono ancora negative ma in recupero rispetto alla rilevazione di giugno. Rallenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa il 40% delle imprese.
Il saldo sulla produzione totale passa da -33,3% a -11,5% e quello sugli ordinativi totali da -35,5% a -13,3%. Le attese sull’export passano da -29,7% a -14,5%. In parziale recupero anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da -16,0% a -4,5%. Cresce l’ampiezza del divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +6,7% (era -19,1% a giugno) e -20,2% (era -40,4%). Si attenua il ricorso alla CIG, quasi il doppio rispetto a giugno; ne fa richiesta il 39,2% delle aziende (dal 55,1% della scorsa rilevazione, a fine lockdown).

Si assestano i tempi di pagamento che, dopo un temporaneo aumento, tornano di 85 giorni; per la pubblica amministrazione i tempi medi sono di 89 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Cala significativamente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (36,3%). A livello settoriale la metalmeccanica registra un saldo ancora negativo tra ottimisti e pessimisti (- 8,1%); soffrono in particolare metallurgia (-14,3%) e macchinari e apparecchi (-16,9%). Prosegue il momento positivo per l’industria elettrica (+6,5%); recupera l’automotive (+10,0%). Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento ancora negativo di legno (-45,0%), cartario-grafico (-32,4%), tessile-abbigliamento (-26,1%), chimica (-13,0%), manifatture varie (-10,5%), alimentare (-5,7%), edilizia (-6,1%). Inversione di tendenza per la gomma-plastica (+7,4%) e per gli impiantisti (-16,7%).







Passando al comparto di servizio, gli indicatori si confermano negativi. Recupera il tasso di utilizzo delle risorse (78%), mentre si assesta il ricorso alla cig, che passa dal 36,7% al 26,3%. Nel terziario si registra qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Scendono al 12,3% le aziende con ordini per meno di un mese, il 39,0% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 22,6% per 3-6 mesi, mentre scendono a 26,1% quelle con visibilità oltre i 6 mesi. Migliorano i tempi di pagamento. La media è di 70 giorni: il ritardo scende a 89 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. In aumento le imprese che segnalano ritardi negli incassi (55%). A livello settoriale, come era prevedibile, recuperano i trasporti (5,6%), le utility (+25,0%) e gli altri servizi (+1,1%). Ancora leggermente negativi i servizi alle imprese (-1,4%) e l’Ict (-5,4%), mentre il comparto commercio e turismo continua a soffrire profondamente (-19,6%).

«Il nostro sondaggio di settembre fa registrare alcuni segnali incoraggianti ma non deve alimentare un eccessivo ottimismo», ha dichiarato Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte. «Le imprese sono ripartite e la maggioranza dichiara di avere subito perdite anche ingenti ma recuperabili nei prossimi mesi. Tuttavia le condizioni di mercato restano incerte, soprattutto all’estero; non possiamo dare per scontato che la ripresa sia ormai decollata e possa prendere velocità in modo lineare e automatico. Al contrario, molti fattori possono bloccare o invertire il percorso della ripresa: a partire dal rischio ancora concreto di nuove ondate di contagi e di un secondo lockdown».

«L’emergenza non è finita. In questa delicata, complessa fase di riavvio dei meccanismi della crescita, è essenziale che al sistema produttivo vengano garantite le migliori condizioni per investire e produrre», commenta il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Giorgio Marsiaj. «Ci troviamo in un momento storico forse unico nel dopoguerra: avremo a disposizione risorse senza precedenti e potremo contare sul sostegno dell’Europa. È essenziale che gli sforzi vengano concentrati su poche, chiare priorità di lungo periodo, come hanno saputo fare i nostri partner europei, a partire da Francia e Germania. I programmi di investimento devono procedere in parallelo alle riforme strutturali».














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