Gimav: impossibile fare previsioni sul mercato delle tecnologie per la lavorazione del vetro

Dopo un 2019 in crescita e stime ottimistiche per il 2020, il lock down ha fermato tutto. Il 70% delle imprese ha fatto ricordo alla cig

Le previsioni pre-covid di Gimav.
Le previsioni pre-covid di Gimav.

Il mercato delle tecnologie per la lavorazione del vetro ha visto un 2019 positivo (+2,7%). Merito della crescita delle esportazioni, che ha fatto segnare un +3,7%, portando il fatturato complessivo del settore sopra i 2,3 miliardi di euro. «Per ogni Euro investito nel settore contribuiamo con 55 centesimi di saldo positivo alla bilancia commerciale del nostro paese sarebbe opportuno che chi decide le politiche
economiche e industriali del nostro paese tenesse conto di quest’eccellenza premiandola di più», ha sottolineato Michele Gusti, presidente di Gimav, l’associazione italiana dei fornitori macchine, impianti, accessori e prodotti speciali per la lavorazione del vetro.

Le imprese del settore si aspettavano un’ulteriore crescita nel 2020, ma il lockdown ha messo in seria difficoltà il settore, che a tutti gli effetti si è fermato. Le stime? Secondo Gimav, non è possibile fare previsioni attendibili.
Prima dell’emergere della pandemia,le Aziende Associate avevano fornito una proiezione dei risultati del settore molto positiva: nel complesso (Italia ed estero) l’ 86,4% delle aziende intervistate prevedeva una crescita e il restante 13,6%, non prevedeva alcuna contrazione. Nel dettaglio poi, le previsioni di crescita salivano fino al 91,3% degli intervistati considerando i soli mercati esteri (l’8,7% li prevedeva comunque stabili), mentre si attestavano su un “più contenuto” 76,2% per il mercato interno, che veniva previsto stabile dal 19% degli intervistati e in riduzione dal restante 4,8%.







Nel tentativo di dare un contributo, la relazione di settore è stata integrata con i risultati dell’indagine che ne fotografa la situazione nel corso della pandemia: considerando che nel 2019 i mesi di marzo, aprile e maggio, hanno contribuito al risultato d’anno per oltre il 26% del totale, in pieno lock-down il 43% delle aziende era del tutto inattiva e, tra le aziende attive, il 65% ha dovuto comunque fermare del tutto la produzione. Inoltre, ben il 71% delle aziende del settore ha dovuto fare ricorso alla Cassa Integrazione per almeno il 70% della forza lavoro.














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