Gerardi, dalla prima morsa d’acciaio ai dispositivi per i robot antropomorfi

di Alberto Falchi ♦︎ Workholding, tooling, mandrini: l’azienda di Lonate Pozzolo realizza prodotti che equipaggiano le macchine utensili dei principali produttori del settore automotive, aerospaziale, dei semiconduttori. Ma anche macchine rettificatrici, che a partire dagli anni 80 hanno avuto un grande successo, sfociato in una joint venture col governo cinese, della quale l’azienda mantiene oggi il pieno controllo, e che ha consentito l’espansione in oltre 60 mercati, come la Germania, la Russia, gli Usa e la Cina. Tutta la ricerca e parte della produzione rimangono in Italia. La crisi? Ha colpito duro, ma per certi versi ha anche dato una spinta al business. Nel parliamo con Ivando Gerardi Jr, figlio del fondatore e attuale direttore generale

Il sistema Zero Point di Gerardi riduce i tempi morti e migliora la produttività

Che la Cina rappresenti un’opportunità per le aziende italiane la lombarda Gerardi (11 milioni di fatturato nel 2020 e 15 nel 2021) lo ha capito negli anni 90, quando ha iniziato a espandersi in questo mercato collaborando con l’industria aerospaziale locale, collaborazione poi sfociata in una joint venture col governo del quale mantiene il totale controllo a livello operativo. A differenziare Gerardi da tanti altri produttori le sue morse: già negli anni 70 l’azienda ha iniziato a produrle in acciaio, realizzando prodotti più costosi, quasi il doppio rispetto a quelli in ghisa usati allora, ma anche molto più affidabili, precisi e resistenti.

Quello che ha permesso alla realtà di Lonate Pozzolo di “conquistare” la Cina sono state le macchine rettificatrici, a lungo fiore all’occhiello del catalogo di Gerardi, che oggi invece si concentra su altro. Le attrezzature per il serraggio (morse e portapezzi, oltre al sistema Zero Point) e quelle per il Tooling (teste angolari e portautensili motorizzati per macchine utensili). Lo sviluppo dei nuovi prodotti, così come la loro realizzazione, sono attività che rimangono appannaggio della sede italiana, che attualmente sta investendo risorse per creare nuove attrezzature destinate al settore della robotica.







I sistemi di posizionamento e ancoraggio istantaneo Zero Point

L’intuizione del fondatore: la prima morsa in acciaio

Portapezzi in fusione monoblocco di ghisa G30

Gerardi è un’azienda nata nel 1971 che realizza prevalentemente due linee di prodotto, strumenti per il workholding, il serraggio di particolari di qualsiasi tipo di materiale e finitura che necessitano di operazioni di fresatura, foratura, filettatura, rettifica, elettroerosione, e il tooling, quindi teste angolari, moltiplicatori di giri e portautensili motorizzati. Tutti accessori che vanno ad equipaggiare le macchine utensili e i centri di lavoro, prevalentemente nei settori automotive e aerospaziale.
In piena crisi petrolifera Ivano Gerardi, fondatore dell’azienda, ebbe un’intuizione che si rivelò vincente: realizzare le prime morse in acciaio temprato, completamente rettificate, compatte e precise così da poterne usare più di una sulla stessa macchina, a seconda della necessità. Sino a quel momento, infatti, veniva utilizzata la ghisa, un materiale economico ma soggetto a usura nel tempo, e non dotato delle stesse caratteristiche. Una scommessa, dal momento che il costo risultava molto più elevato, quasi il doppio, che però si è rivelata vincente e ha dato il via a nuove linee di prodotto.

Negli anni ‘80 la produzione si è estesa alle attrezzature portapezzi, una serie di testine angolari per macchine utensili tradizionali e per centri di lavoro ed una serie di motorizzati per torni a Cnc, ed è stata introdotta una macchina rettificatrice, mentre a partire dal 1990 è iniziata l’espansione verso la Cina, collaborando con l’azienda aerospaziale locale. Una collaborazione che ha posto le basi per la crescita dell’azienda ed è sfociata in una joint venture con la Cina.  In Cina Gerardi produce sia accessori standard sia parti per le attrezzature, oltre che macchine rettificatrici di nuova generazione, sulle quali sono stati effettuati investimenti importanti negli anni 80. Un’intuizione azzeccata, dal momento che grazie al successo di queste macchine oggi Gerardi ha il pieno controllo della jv.

L’internazionalizzazione di Gerardi

Ivano Gerardi Jr, direttore generale di Gerardi

Con il nuovo millennio Gerardi investe ulteriormente nell’internazionalizzazione, aprendosi a nuovi mercati, a partire dagli Usa, a Chicago (2000), per poi arrivare in Germania nel 2007, a Stoccarda, e nel 2010 nel Regno Unito. Nel 2012 è il turno dell’India, dove l’azienda produce attrezzature per il mercato locale, ma non viene tralasciata l’Italia, che rimane il centro delle attività, soprattutto quelle di ricerca. Sempre nel 2012, infatti, Gerardi acquista un nuovo stabilimento a Lonate Pozzolo dove produce le teste angolari. Oggi Gerardi è un’azienda che conta 200 dipendenti, 80 dei quali nelle fabbriche italiane, che nel 2019 ha fatturato 15 milioni, dopo 10 anni di crescita continua. Il 2020, come per tanti, è stato un anno difficile a causa del Covid, che ha rallentato di molto le attività: ad aprile gli ordini erano calati dell’80%, per poi tornare ai livelli dell’anno precedente nell’ultimo trimestre. Il risultato è stato un calo del fatturato del 28%, a 11 milioni. Un calo momentaneo, come ci spiega Ivano Gerardi Jr: «Prevediamo un incremento degli ordini stimato in circa 18 milioni, ma probabilmente il fatturato del 2021 sarà sui livelli di quello del 2019: la filiera è un po’ in ritardo e i prezzi sono aumentati». Sicuramente, gli incentivi governativi hanno dato un nuovo stimolo agli ordini, e oggi la difficoltà principale è quella di evadere gli ordini, consegnare i prodotti ai clienti, a causa delle difficoltà della supply chain.

Indipendentemente dal Covid, però, per il 2020 era previsto un calo: l’azienda cresceva da una decade, anche spinta dal piano di incentivi 4.0 di Calenda che aveva dato una spinta al settore. Per assurdo, la pandemia ha permesso a Gerardi di rafforzare la sua posizione finanziaria, dato che è stato semplificato l’accesso al credito, che ha permesso di congelare i debiti e rinegoziare mutui e prestiti. «Senza la pandemia sarebbe stato più difficile convincere le banche a investire».

Italia e Cina, le due facce di Gerardi

Il 70% del fatturato di Gerardi è generato dall’export e la sede cinese, dove operano 120 dipendenti, è fondamentale per l’azienda, anche perché la joint venture col governo è controllata da Gerardi stessa, e che gli consente di mantenere in vita prodotti che sarebbe antieconomico realizzare in Italia, nello specifico quelli per il workholding e, in particolare, le morse modulari in acciaio. Durano tantissimo, praticamente a vita, tanto che i clienti che le acquistano spesso cambiano i macchinari ma continuano a utilizzare gli accessori di cui sono già dotate, proprio grazie alla loro resistenza e precisione. Gerardi, come detto, è stato il primo a realizzarle ma col tempo la concorrenza si è fatta avanti e l’unico modo per mantenere attiva la produzione è stato quello di spostarla in oriente, dove l’azienda è leader di settore.

Testa angolare sere Evolution di Gerardi

Tutti i nuovi prodotti, però, sono progettati e sviluppati in Italia, che è il vero centro dell’innovazione. È nella sede di Lonate Pozzolo che sono svolte le attività di R&D (sulle quali viene investito il 10% del fatturato circa) e vengono realizzati i primi lotti. Solo successivamente, quando il prodotto è ormai “maturo”, l’azienda valuta se trasferire in oriente know how e macchinari, così da abbattere i costi di produzione. La totalità dei prodotti nell’ambito tooling, come teste angolari, moltiplicatori di giri, portautensili motorizzati, sono invece progettati e realizzati in Italia. Qui vengono realizzati anche i sistemi di posizionamento e ancoraggio istantaneo Zero Point, attrezzature che possono essere utilizzate sulla tavola della macchina con piastre d’interfaccia, su macchine a 5 assi o su cubi portapezzi e che hanno una caratteristica unica: garantiscono una riduzione dei tempi di avviamento fino al 95%, a beneficio della produttività.

Il cliente tipico di Gerardi è il distributore industriale. «Non vendiamo direttamente, ma ci affidiamo a distributori specializzati», spiega Gerardi Jr, sottolineando che nella maggior parte dei casi i loro prodotti vanno a subfornitori di grandi aziende operanti in vari settori, soprattutto automotive e aerospaziale: aziende che lavorano con Brembo e Ferrari o, all’estero, con Rolls Royce, Tesla, Boeing.

Mandrini autocentranti, pinze per robot, teste angolari… il 2021 di Gerardi

Se il 2020 è stato un anno complicato, nel 2021 la richiesta è tornata a crescere e durante la pandemia Gerardi non è stata ferma, ma ha continuato a lavorare su nuovi prodotti, in entrambi gli ambiti in cui opera, facendosi trovare pronta con nuove soluzioni in occasione della fiera Emo, che si è tenuta a fine ottobre. A caratterizzare l’azienda è sicuramente la modularità, «una capacità rara nel settore ma tipica delle ditte artigianali», come la definisce Filippo Gallo, sottolineando che è proprio questo che ha fatto conoscere Gerardi nel mondo. Gli articoli e le attrezzature possono essere personalizzati sulla base delle necessità di ogni cliente, e i nuovi prodotti del 2021 vanno a completare un assortimento già vastissimo. È il caso dei mandrini autocentranti a doppia guida DuoDux, realizzati interamente in Italia in acciaio cementato, temprato e rettificato, così da garantire una maggiore durata nel tempo. La scelta di adottare una doppia guida gli consente di supportare lavori più gravosi senza inficiare la stabilità, di ridurre l’usura degli organi rotanti e di ridurre gli errori di inclinazione, così da garantire migliori tolleranze.

Grip Matic Vise

Dalla collaborazione con la giapponese Kitagawa nascono i Grippers, pinze pneumatiche caratterizzate in questa versione da un nuovo design che li protegge maggiormente dai trucioli e riduce gli ingombri, semplificando l’installazione. Qui sono stati scelti differenti materiali: l’acciaio legato per le ganasce, così da renderle più resistenti all’usura, e una lega di alluminio per il corpo, che aiuta a contenere i pesi.

Parlando di modularità, però, l’esempio più rappresentativo è Multigrip, è un sistema modulare per il serraggio di particolari anche di grandi dimensioni, indipendentemente dalla loro forma: curvi, tondi, asimmetrici. Risulta insomma ideale per la lavorazione di lastre.

Il futuro di Gerardi? «Stiamo guardando con interesse al mondo della robotica in particolare ai robot antropomorfi». spiega Ivano Gerardi jr, figlio del fondatore di Gerardi, multinazionale italiana specializzata in soluzioni per tooling e workholding. Questi macchinari sono dotati di pinze molto simili alle morse pneumatiche, sulle quali montare accessori e strumenti di vario tipo, ed effettivamente sarebbe la naturale evoluzione dell’azienda, specializzata da sempre in sistemi destinati al serraggio (mosse autocentranti, morse automatiche) e al tooling, con teste angolari e portautensili motorizzati destinati al settore delle macchine utensili. I prodotti cui fa riferimento Gerardi sono diversi da quelli su cui storicamente si concentra l’azienda, che li sta sviluppando collaborando direttamente con gli attori del settore, gli integratori che integrano sistemi robotizzati nelle linee produttive dei loro clienti finali. Un mercato in grande crescita, nel quale Gerardi crede molto e dove mira ad affermarsi con prodotti ad alta specializzazione e bassi volumi.














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