Il problema più grande? Il divario fra aziende e persone. Parola di Fuggetta (Cefriel)

Al Cefriel General Meeting 2023 si è discusso di skill mismatch tra le competenze richieste dalle imprese e quelle di cui sono in possesso i lavoratori

Alfonso Fuggetta, amministratore delegato e direttore scientifico di Cefriel

Il Cefriel General Meeting 2023 che si è tenuto agli Ibm Studios di Milano è stata l’occasione per discutere della trasformazione del lavoro e della capacità di comprendere la natura del cambiamento. Nel nostro paese bisogna affrontare e vincere una sfida cruciale e decisiva per le nuove generazioni: ridare un nuovo significato e senso al lavoro combattendo in primo luogo il divario esistente tra le competenze richieste delle imprese e quelle di cui sono in possesso i lavoratori, il cosiddetto skill mismatch.

«Questo è meeting della ripartenza» – Così ha aperto i lavori Stefano Venturi, presidente Cefriel. «Il nostro obiettivo a oggi è quello di continuare a fare formazione e trasferimento tecnologico per preparare le aziende ad affrontare la sfida tecnologica. Individuare tecnologie emergenti e accelerare la loro operatività nei processi aziendali delle imprese e delle amministrazioni pubbliche».







«Il tema scelto è sfidante, perché il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente. Richiede nuove competenze e approcci multidisciplinari. Da questo punto di vista il Politecnico di Milano è un osservatorio privilegiato» – ha rimarcato Donatella Sciuto, rettrice del Politecnico di Milano, università che ha contribuito a fondare il Cefriel oltre trent’anni fa. «L’università gioca un ruolo centrale perché ha il compito di formare la persona nel suo insieme, non quello di fornire competenze verticali, a rapida obsolescenza. Il nostro obiettivo è quello di garantire ai nostri laureati e laureate una permanenza attiva nel mercato del lavoro per i prossimi quarant’anni. Da qui la centralità di un rapporto continuativo con le imprese e con la comunità degli alumni».

Lo scenario italiano troppo spesso ci mostra situazioni contrastanti: da un lato c’è chi non trova lavoratori e dall’altro c’è invece chi non trova un lavoro ma lo vorrebbe. «Uno dei più grandi problemi – ha sottolineato Alfonso Fuggetta, ad e direttore scientifico di Cefriel – è il divario tra ciò che cercano le aziende è ciò che cercano le persone, dovuto in parte a un sistema di istruzione e formazione che non riesce a stare al passo con i cambiamenti del mercato del lavoro. Dobbiamo aiutare i ragazzi a essere consapevoli delle opportunità offerte dalle imprese, dei loro bisogni, affinché possano fare una scelta ragionata sul proprio futuro e sul lavoro che decidono di fare. È inoltre necessario che le aziende innovino per creare lavori nuovi in linea con le sfide che la nostra società deve affrontare».

Molteplici gli spunti di riflessione portati dagli speaker presenti: Francesco Seghezzi, presidente Adapt, Mariano Corso, responsabile Osservatorio Smart Working e Hr Innovation Practice del Politecnico di Milano, Cristina Tajani, docente del PoliMi, Marco Bentivogli, fondatore Base Italia e Riccarda Zezza, founder e ceo di Lifeed. Molto interessanti le esperienze condivise da Letizia Barbi di Allianz e Lisa Manzan di Geox su ciò che si fa in azienda per costruire posti di lavoro che possano valorizzare le persone.

«Il lavoro – ha sottolineato Marco Bentivogli, fondatore Base Italia – è il crocevia delle tre grandi transizioni: ambientale, demografica e digitale. Le innovazioni tecnologiche hanno cambiato profondamente il tempo e lo spazio di lavoro. Il lavoro ha perso le parole e anche per questo è in emergenza di senso: serve un nuovo alfabeto per un nuovo pensiero del lavoro e serve mettere in campo una nuova figura: gli architetti del lavoro. Bisogna tenere insieme efficienza e cura, operatività e condivisione. Solo così riscatteremo il paese dal fondo classifica nel rapporto tra felicità e lavoro».














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