L’Italia chiama il fintech. Ma le regole non ci sono

di Aldo Agosti ♦︎ La Consob, ascoltata in audizione alla Camera, chiede regole certe per la tecnofinanza, altrimenti sarà anarchia. Così come fatto da quasi tutti i Paesi dell’Ue

In Italia suona l’ora del fintech. Peccato che lo Stivale, non è una novità, sia parecchio indietro. Ci voleva forse la Consob per ricordare alla politica che la tecnofinanza è una rivoluzione inarrestabile, che coinvolge in primis l’industria italiana e i processi ad essa connessi. E che per questo va regolamentata. Non stupisce dunque che il commissario Consob, Paolo Ciocca, abbia strigliato il governo.

«Per il decollo della finanza digitale italiana occorre introdurre al più presto un nuovo quadro normativo in modo che l’Italia si posizioni quanto prima, con un’impostazione capace di offrire fiducia e di attrarre, con la fiducia, risorse e investitori – ha messo subito in chiaro Ciocca – Oggi è certamente interesse del regolatore nazionale che si stabiliscano anche sul mercato italiano le infrastrutture e gli attori di questo nuovo mondo della finanza digitale: questo tassello nazionale é una conditio sine qua non per costruire un mercato attrattivo e affidabile e l’inerzia in questo contesto non é un’opzione: senza un’adeguata e tempestiva cornice giuridica verremmo relegati a mero mercato di sbocco, senza fruire dei benefici del nuovo sistema. Ed il tempo di questi nuovi mercati é dettato dall’effetto rete e dalle dinamiche di piattaforma, che quindi conducono, soprattutto per le nuove infrastrutture, alla nascita di monopoli naturali. Il vantaggio per i first mover é determinante».







Insomma, è ora di muoversi. «Una delle principali novità del pacchetto digitale (Europo, ndr) è la possibilità di emettere e negoziare strumenti finanziari digitalmente tramite Dlt (distributed ledger technology, ndr). Ora, la disciplina Ue non tocca gli aspetti più squisitamente civilistici e di diritto societario, essendo questi rimessi al legislatore nazionale. Conseguentemente spetta allo stesso legislatore nazionale introdurre nel proprio ordinamento la cornice normativa atta a permettere l’emissione e la circolazione di strumenti finanziari in forma digitale».

Il commissario Consob, Paolo Ciocca

Ma siamo indietro. «Su questo fronte, in altri ordinamenti ci si è già mossi per tempo. Francia, Germania ma anche Lussemburgo, Lichtenstein e Svizzera hanno emanato un’apposita cornice normativa per l’emissione e la circolazione in Dlt – ha chiarito Ciocca – Il mercato nazionale si sta preparando per questo salto proprio in vista delle nuove regole Ue, al fine di sfruttarne al meglio le opportunità. Si pensi alla recente emissione obbligazionaria su blockchain permissionless Ethereum effettuata dalla Banca Europea per gli Investimenti in collaborazione con Société Générale e la Banca di Francia. Non a caso, si tratta di un’operazione disciplinata dal diritto francese, poiché in Francia vige da anni un quadro giuridico ad hoc sui titoli registrati in Dlt». Per tutti questi motivi, «in questa competizione tra ordinamenti è bene che l’Italia si posizioni quanto prima, con un’impostazione capace di offrire fiducia e di attrarre, con la fiducia, risorse e investitori, introducendo al più presto un nuovo quadro normativo».

Ciocca si è soffermato anche sulle catene di valore. «Tra gli aspetti di maggior rilievo vi è il fenomeno della frammentazione delle catene di valore. Diversi attori intervengono in questa catena, provengono da settori regolamentati e non regolamentati, da aree geografiche diverse, europee e non europee . Sono soggetti a discipline differenti e questo quindi richiede un ripensamento su come salvaguardare integrità, stabilità, concorrenza leale e sicurezza dei dati».

In questo senso, «le proposte vanno inquadrate nella più ampia Digital Financial Strategy con la quale si intende dare risposta a questi rischi. Mi limito a menzionare le quattro principali priorità: rimuovere la frammentazione del mercato unico nell’ambito dei servizi finanziari digitali mediante sfruttamento del meccanismo del passaporto europeo, in modo da permettere alle imprese dell’Unione di scalare grazie all’accesso transfrontaliero sul mercato unico, agevolare l’innovazione anche tramite l’utilizzo della tecnologia di registro distribuito (DLT) e dell’intelligenza artificiale (IA) e adottare una strategia europea dei dati, potenziandone l’accesso e la condivisione all’interno dell’Unione».














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