M&A, internazionalizzazione, automazione industriale: la strategia di crescita di Finlogic

di Laura Magna ♦︎ L’etichetta Rfid dell’azienda pugliese traccia cose e persone: abilita così soluzioni di logistica avanzata, sistemi di smart factory e anticontraffazione. Le applicazioni? Gestione dei processi produttivi, stoccaggio, magazzino. Le acquisizioni: Alfacod, Tecmark, Multitec, Irideitalia, SmartLab. Tra i clienti: Gucci, Prada, Kering, Coop, Brt. Ne parliamo con il ceo e presidente Dino Natale

Finlogic

Con l’ultima acquisizione, quella della bolognese Alfacod, Finlogic entra nell’automazione industriale. E punta a diventare un system integrator nel settore delle smart label. Un cambiamento strategico che l’azienda pugliese, partita nel 2003 come produttore di etichette, ha condotto soprattutto attraverso l’M&A. E che intende proseguire guardando nuovi target in Italia e anche all’estero.

Finlogic, come ha spiegato a Industria Italiana il suo Presidente e ceo Dino Natale, è già oggi il one stop shop di riferimento per i sistemi di identificazione. «Un punto di acquisto unico dove i nostri clienti possono approvvigionarsi di tutto ciò che serve per mettere a terra soluzioni barcode e Rfid – dice Natale – stampanti, lettori, bobine di carta, wearable, software specializzati per settori e processi specifici, ma anche hardware e sistemi robotici e infine i servizi collegati di assistenza e manutenzione». E tra i clienti, soprattutto nei settori di fashion, nel food and beverage e nel retail figurano i nomi di Gucci, Prada, Kering, Coop, Brt.







 

Al centro del mondo Finlogic c’è la tecnologia Rfid  

Dino Natale, ad e presidente Finlogic

La tecnologia Rfid accoppiata a qualsiasi etichetta – un tag o un bracialetto – abilita soluzioni di logistica avanzata, sistemi di smart factory, sistemi anticontraffazione e perfino strumenti per il monitoraggio degli spostamenti di persone. In una parola, l’identificazione a radiofrequenza su sopporto è ciò che rende possibile la tracciabilità di cose e persone, consentendo in ogni momento di stabilire la loro posizione lungo la catena del valore e dunque seguirne la storia e la destinazione.

E tutto questo è il core business di Finlogic: una nicchia che vale in Italia oltre un miliardo: in particolare 600 milioni le etichette autoadesive e mezzo miliardo i barcode. L’azienda nasce nel 2003 come produttore di etichette autoadesive, raccogliendo l’eredità della pugliese Italcode. Gli anni immediatamente successivi sono quelli della digitalizzazione sempre più spinta. «Siamo partiti come specialisti dell’etichettatura, e quindi ci siamo focalizzati sempre più sulla stampa – dice Natale – ma dove c’è stampa, c’è lettura del dato, e quindi tracciabilità e quindi tutta la robotica legata alle movimentazioni di merce o a valle sulla tracciabilità, con l’etichetta Rfid. La nostra è stata un’evoluzione naturale».

 

I numeri

Evoluzione grazie a cui oggi Finlogic «offre soluzioni a 360 gradi per la tracciabilità e l’identificazione automatica, dalle etichette ai sistemi di stampa ai sistemi di lettura, al dato variabile, all’assistenza tecnica in tutta Italia». Con numeri di fatturato, ma soprattutto di redditività, che crescono a doppia cifra. In particolare, nel 2021 il valore della produzione è stato pari a 52,8 milioni di euro, + 17% rispetto ai 45,3 milioni nel 2020. Il 60% dei ricavi dipende dalla produzione di etichette. Ma ciò che rileva è che l’ebitda ha segnato una crescita ancora maggiore (+23%) a 8,2 milioni, nonostante «un aumento generalizzato del costo delle materie prime e delle merci avvertito nel 2021 e l’incremento dei costi operativi, in particolare, dei costi per servizi e del personale», dice Natale. L’ebitda margin si attesta nel 2021 al 15,5%, superiore rispetto al dato del 2020 (14,6%) e migliore rispetto al mercato di riferimento. «Un segnale della nostra capacità di reazione all’incremento dei prezzi, affrontata sfruttando economie di scale e migliorando le tecniche produttive. I numeri citati rappresentano la conferma della solidità del gruppo e aprono a prospettive sempre più rosee». Anche perché se nel 2021 Finlogic è cresciuta anche grazie a un’acquisizione, la crescita del primo trimestre 2022, tutta organica, conferma quei tassi.

 

Le possibili applicazioni dell’identificazione Rfid

La tecnologia Rfid accoppiata a qualsiasi etichetta – un tag o un bracialetto – abilita soluzioni di logistica avanzata, sistemi di smart factory, sistemi anticontraffazione e perfino strumenti per il monitoraggio degli spostamenti di persone.

E per il futuro, nonostante le variabili e l’incertezza che agita il mercato in generale, le stime sono altrettanto positive. Per una ragione che spiega lo stesso Natale: «I sistemi Rfid sono il documento di identità digitale delle merci. Ovvero ciò che ne assicura il monitoraggio mentre si muovono dal produttore fino al cliente finale, ma non solo. Le smart label con tecnologia Rfid si possono impiegare per gestire i processi produttivi, lo stoccaggio e il magazzino, incidendo in maniera interessante in termini di aumento della produttività. Perché consente di abilitare modelli produttivi senza errori, ma anche di abbattere i tempi di monitoraggio delle spedizioni, per esempio».

E ancora prima, la tracciabilità può avvenire a monte, per gestire semilavorati e materie prime. E ancora, il codice identificativo univoco della smart label collegata all’oggetto, si può tradurre in un’opportunità per proteggere il Made in Italy, garantendo l’unicità del prodotto e indicandone provenienza e storia, rendendone molto più difficile, per non dire impossibile la contraffazione.

 

Le acquisizioni in un mercato frammentato

Finlogic nasce nel 2003 come produttore di etichette autoadesive, raccogliendo l’eredità della pugliese Italcode. Gli anni immediatamente successivi sono quelli della digitalizzazione sempre più spinta

E tuttavia il mercato delle smart label è oggi estremamente frammentato: Finlogic si pone al suo interno come polo aggregante. E per questo continua a fare shopping di aziende con business complementari «Nel 2016 abbiamo realizzato la prima acquisizione e nel 2017 ci siamo quotati sull’ex Aim – dice Natale – da allora abbiamo finalizzato nove acquisizioni portando il fatturato a quadruplicare – e anche l’ebitda a crescere in parallelo. Vogliamo continuare a crescere anche tramite ulteriori acquisizioni». La logica delle acquisizioni è sempre più o meno la stessa: aggiungere pezzi di business per completare la gamma di offerta. Tra le diverse acquisizione degne di nota, figurano in precedenza quella di Tecmark, con focus sulla tecnologia Rfid e in particolare in sistemi di lettura, codifica e tracciabilità. E ancora, citiamo Multitec, distributore per l’Italia di stampanti Toshiba-Tec; Irideitalia, specializzata in soluzioni Rfid per l’automazione del magazzino; SmartLab, nel mondo delle stampanti 3d e Mobile Project, che fornisce soluzioni software mobile sempre nell’ambito delle tecnologie di riconoscimento. E che a settembre 2021 è stata acquisita per il 49% residuo, per rafforzare la componente tecnologica del gruppo e creare una divisione software dedicata che permetta a Finlogic di essere sempre di più fornitore non solo di prodotti, ma anche di tecnologia e software.

Ma l’ingresso di Alfacod, 11,4 milioni di fatturato nel 2020, sede a San Lazzaro, in provincia di Bologna, aggiunge qualcosa in più. Da un lato rafforza le competenze di Finlogic come system integrator nel mondo del data capture, dall’altro allarga ulteriormente l’offerta con soluzioni nuove, dalla robotica, alle reti Wifi e servizi Rtls, legati alla geolocalizzazione e automazione industriale. «E dunque segna un punto di svolta nella nostra politica di M&A – dice Natale – perché ci permetterà di diventare il più grande system integrator italiano nei mercati di riferimento in cui opera la società. Mercati che vanno dalla logistica alla produzione, dal retail all’Healthcare, passando per Pubblica Amministrazione, porterà inoltre ad un notevole vantaggio competitivo in termini commerciali per il Gruppo fortificando la presenza territoriale nelle regioni del Nord-Est Italia».

 

Le altre direttrici della crescita: industry 4.0 e l’internazionalizzazione

Il team che si occupa di automazione industriale passa da 7 a 34 tecnici: un balzo importante. «Questo soprattutto ci fa diventare system integrator. Possiamo offrire ai clienti un’ampia gamma di soluzioni e spingere sull’attività dei servizi e dell’assistenza tecnica, con interventi tempestivi». Senza considerare che nella stessa area geografica, a Bologna, Finlogic ha un experience center di 400 mq all’interno della quale espone tutte le soluzioni tecnologiche a disposizione dei clienti ai clienti. Me la strada delle acquisizioni non è l’unica che porta alla crescita. Gli stabilimenti produttivi del gruppo, ad Acquaviva delle Fonti (Bari) a Bollate, nella provincia milanese e a Piacenza, dove avviene la produzione di etichette, sono stati oggetto di una serie di investimenti tutti nell’ottica 4.0: «la produzione è da sempre informatizzata con gestionale proprietario che ci consente di calcolare l’ebitda della singola commessa. Un controllo 4.0 by design. Abbiamo un Crm anche questo sviluppato internamente e un sito web id-label che online dà la possibilità di preventivare il costo dell’etichetta direttamente dai partner e rivenditori».

A metà 2021 la società ha concluso il potenziamento dello stabilimento principale, quello pugliese, con un significativo incremento della superficie (+30%) e della capacità produttiva (+20%) grazie all’acquisto di nuovi macchinari come le stampanti di ultima generazione Offset e a tecnologia digitale. E infine, con l’obiettivo di rafforzare la parte marketing e di sviluppo commerciale Finlogic ha assunto Davide Guerra come Chief of sales and marketing officer. «Guerra ha ricoperto diversi ruoli apicali nelle vendite e nel marketing in Italia e all’estero, tra cui esperienze in Datalogic e Zebra Technologies – conclude Natale – ci porta l’esperienza di un manager internazionale per crescere all’estero. Questo sarà il nostro prossimo passo».














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