Federmanager: riconvertire la produzione per reagire alla fuga di Wartsila

Due le ipotesi di sviluppo strategico: il collegamento con il progetto “Valle dell’idrogeno” e la sinergia con l’Interporto di Bagnoli della Rosandra

La sede di Wärtsilä Italia

L’esito della vertenza Wartsila deve consistere nel rilancio dell’industria triestina. I presupposti ci sono tutti, secondo la delegazione Federmanager che stamattina è intervenuta in audizione alle Commissioni riunite Lavoro e Attività produttive della Camera dei deputati sul caso della crisi industriale della multinazionale finlandese.

La vertenza è a un punto decisivo, dopo le due risoluzioni presentate in Parlamento sia dalla maggioranza sia dall’opposizione. «Oggi abbiamo illustrato alle forze parlamentari alcune proposte di Federmanager per salvare la capacità produttiva del sito di Trieste», spiega Daniele Damele, presidente di Federmanager Friuli V.G. «Le opzioni allo studio mirano a valorizzare il grande patrimonio di impianti e di competenze qualificate che non possiamo disperdere. Secondo noi possiamo riuscirci in due modi: puntando sulla generazione di energia, per il settore terrestre e marittimo, sia in ambito civile che militare».







Durante l’audizione, Federmanager ha chiarito che la produzione va riconvertita per reagire alla fuga di Wartsila, che ha recentemente definito irrevocabile la decisione di abbandonare il sito produttivo, ma che allo stesso tempo resta in Italia con i suoi centri di ricerca e sviluppo e di assistenza tecnica. Per Trieste significa una perdita di circa 400 posti di lavoro, oltre che un danno industriale significativo per le caratteristiche specifiche di impianti e macchinari e per l’ingente impiego di fondi pubblici che in un recente passato hanno sostenuto l’azienda finlandese con oltre 11,5 milioni di euro di contributi.

Nella nota tecnica consegnata da Federmanager in audizione si delineano, tra l’altro due possibili ipotesi alternative di sinergia e di sviluppo strategico verso cui il nuovo soggetto subentrante nella proprietà dell’azienda potrebbe indirizzarsi: il possibile collegamento con il progetto “Valle dell’idrogeno”, sostenuto dai governi di Croazia, Slovenia e dalle autorità locali del Friuli Venezia Giulia con lo scopo di accelerare la diffusione delle tecnologie dell’idrogeno per le industrie ad alta intensità di energia ed i trasporti; oppure, la sinergia con l’Interporto di Bagnoli della Rosandranell’area divenuta “porto franco” attigua allo stabilimento Wartsila, che offre al mercato strutture per attività di logistica, stoccaggio, packaging e manifatturiere, in regime extra-doganale.

«La vertenza Wartsila può diventare il paradigma con cui affrontare gli ulteriori casi di cessazione delle attività sul nostro territorio da parte di multinazionali straniere», afferma il presidente nazionale di Federmanager Stefano Cuzzilla, sottolineando che «dobbiamo rapportarci con le imprese estere che investono in Italia non solo per trattenerle, ma anche per attirare nuovi investimenti stranieri. In questa strategia i manager possono essere i migliori “consulenti” del Governo, per delineare progetti e strumenti pubblici idonei a proporre l’Italia come una destinazione attrattiva per gli investitori di tutto il mondo».














Articolo precedenteRicavi in crescita del 101% per A2a, a quota 23.166 milioni
Articolo successivoTelsy (Tim) Qti e Cim4.0 insieme per la cybersecurity






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui