Per Federacciai l’Italia deve assolutamente definire un piano industriale nazionale per la siderurgia

Alessandro Banzato durante l'assemblea pubblica della federazione ha sottolineato i 4 temi propritari per la crescita del settore: infrastrutture, innovazione tecnologica, ambiente ed energia

Alessandro Banzato, presidente di Federacciai

All’assemblea pubblica di Federacciai sono intervenuti anche Alessandra Todde, sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria e Alessandro Banzato, presidente della federazione. Proprio quest’ultimo, pur riconoscendo al Governo di aver gestito bene la crisi, ritiene fondamentale la definizione di un polo industriale nazionale per la siderurgia, proprio come ha fatto la Germania, che attualmente è leader del settore in Europa.

«Diamo atto [al Governo] di avere gestito bene la crisi e di aver adottato misure positive per il rilancio, il Recovery Fund ad esempio è un ottimo risultato anche politico e un fondamentale strumento per la crescita, speriamo ora che non venga guastato dall’inconcludenza», ha commentato Banzato. «Per quanto ci riguarda più da vicino, abbiamo molto apprezzato il modus operandi del MISE con cui abbiamo lavorato e condiviso una “Scheda di Progetto” contenente alcuni macro obiettivi che auspichiamo possano permettere alle imprese del nostro settore di esplicare pienamente il loro potenziale di innovazione e miglioramento tecnologico. Crediamo ormai imprescindibile la definizione di un Piano Industriale Nazionale per la siderurgia, così come ha già fatto la Germania (prima siderurgia europea, la sola davanti all’Italia) con i suoi imprenditori dell’acciaio. Per il nostro settore già l’anno scorso (2019) si era chiuso con segnali recessivi (con volumi produttivi in calo del -5,2% – in linea con l’andamento europeo – e una contrazione delle marginalità), ma il 2020 si era aperto con piccoli segnali di ripresa che lasciavano ben sperare, poi è arrivato il Covid e la produzione è scesa del 40% a marzo e del 30% ad aprile. Per quanto riguarda più nello specifico la siderurgia, abbiamo molto apprezzato il modus operandi del MISE che ha permesso dopo un lavoro congiunto e senza sosta avviato ad agosto la condivisione di una “Scheda di Progetto” contenente alcuni macro obiettivi (in fondo riportati*) che auspichiamo possano essere raggiunti permettendo alle imprese del nostro settore di esplicare pienamente attraverso il Recovery Fund il loro potenziale di innovazione e miglioramento tecnologico».







Ma quali sono gli obiettivi definiti in questa scheda di progetto? Li riassumiamo qui:

  • garantire la continuità della serie di strumenti di riduzione dello spread energetico coi mercati europei che, attraverso sistemi diversi di controprestazione e finanziamento reti, rendono possibile mantenere il costo dell’energia elettrica, materia prima fondamentale per il settore, aiutando la gestione in sicurezza del sistema elettrico;
  • incentivare l’utilizzo di energia elettrica da fonti rinnovabili negli impianti siderurgici favorendo: a) la costruzione di parchi rinnovabili dedicati, b) la stipula di contratti di fornitura di energia elettrica a lungo termine da fonti rinnovabili destinata agli impianti siderurgici attraverso forme di copertura e parificazione con il prezzo di mercato dell’energia elettrica;
  • finanziamento della ricerca, sviluppo e installazione di impianti e parti di impianti funzionali alla riduzione delle emissioni dirette di anidride carbonica e altri elementi inquinanti;
  • incentivare la modernizzazione, l’efficientamento e digitalizzazione degli impianti;
  • rivalutare la risorsa rottame ferroso, in un quadro normativo che la individui come risorsa low carbon di cui facilitare l’utilizzo e incentivare la produzione, il trattamento e l’importazione da Paesi europei e terzi;
  • efficientare l’utilizzo del sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra, principale strumento per raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO2, anche attraverso un sistema di compensazione dell’incremento dei prezzi di elettricità per gli impianti industriali;
  • sostegno alla filiera e alla catena del valore (automotive, costruzioni, meccanica, ecc.) sia direttamente che attraverso l’utilizzo preferenziale di acciaio da produzione sostenibile;
  • incentivazione al riutilizzo dei sottoprodotti siderurgici sia all’interno sia all’esterno del ciclo produttivo primario, con risultante riduzione dell’utilizzo di materie prime;
    stimolare interventi di risparmio energetico, riutilizzo del calore, cogenerazione.

«A partire da maggio è iniziato un lento recupero che ci ha permesso di riassorbire una parte delle perdite precedenti arrivando a segnare ad agosto un aumento mensile del 9,7% (+10,7 nel comparto dei lunghi e -3,5% in quello dei piani). Il dato progressivo dei primi 8 mesi segna un meno 17%. Complessivamente stiamo andando meglio rispetto alla media europea che nei primi otto mesi dell’anno ha perso il 18,6% della produzione. Siamo ormai quasi allineati all’andamento tedesco (-16,5%) e stiamo staccando Francia e Spagna che, a causa in alcuni casi di fermate degli impianti, perdono circa il 27% ciascuna. Fuori dal contesto europeo, la Cina prosegue invece la sua ‘marcia trionfale’ verso l’obiettivo di superare il miliardo di produzione annua. Con 689 milioni di tonnellate nei primi otto mesi segna un più 3,7% e rappresenta oggi il 58% dell’intera produzione mondiale.Il recupero – ancora insoddisfacente e sicuramente condizionato dai vistosi cali produttivi di Taranto – è accompagnato anche da un recupero dei prezzi di vendita che è abbastanza significativo per i prodotti piani ma molto contenuto per gli altri settori. Questa dinamica potrebbe rappresentare nel breve un problema per quanto riguarda la redditività della maggioranza delle imprese siderurgiche italiane vista anche l’evoluzione rialzista dei maggiori fattori di costo (minerale, rottame, ferroleghe, elettrodi ed energia). Un 2020, quindi, che si chiuderà in modo sicuramente insoddisfacente sia per quanto riguarda i volumi che per ciò che concerne la redditività. Se per contro si dovesse confermare una discreta capacità di convivenza con il virus – sia in Italia che in Europa – le previsioni che possiamo fare per il 2021 sono positive anche perché dovrebbero incominciare a sentirsi in modo più consistente i benefici delle misure già avviate per il rilancio dell’economia».














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