Fanuc Group chiude il semestre in positivo: vendite per 3,2 mld (+18,4%), utile a 888 mln (+7,2%)

La divisione italiana registra una crescita pari al 9% rispetto al corrispettivo periodo del 2021, con un fatturato di 95 milioni e oltre 2400 ordini

Marco Delaini, managing director Fanuc Italia

Fanuc Group ha reso disponibili i risultati relativi al primo semestre (1 aprile – 30 settembre 2022) dell’anno fiscale in corso, che si concluderà il 31 marzo 2023. Nonostante il quadro di incertezza generale, l’azienda specializzata nell’automazione di fabbrica, robot e robomacchine ha registrato investimenti di capitale in attivo nell’intero settore manifatturiero e vendite nette consolidate per un totale di € 3,2 miliardi (¥ 416,128 milioni), con un aumento del 18,4%. L’utile ordinario consolidato è stato di € 888 milioni (¥ 115,47 milioni), con un aumento del 7,2%, mentre l’utile netto attribuibile ai soci della controllante ammonta a un totale di € 647 milioni (¥ 84,214 milioni), con un aumento del 7,1% rispetto al periodo corrispettivo dell’esercizio fiscale precedente.

La Factory Automation Division ha registrato vendite nette pari a € 995 milioni (¥ 129,450 milioni), in crescita del 24,5% rispetto al periodo corrispettivo dell’esercizio fiscale precedente. La domanda complessiva nell’industria delle macchine utensili, ossia il mercato primario per i sistemi Cnc, è rimasta a un livello elevato; le prestazioni in Europa, Americhe, Asia e Giappone sono rimaste solide, così come sono aumentate le vendite in Cnc. La Cina ha invece registrato un calo della domanda dovuto alla politica zero Covid-19 e ai relativi blocchi. La Robot Division conferma vendite nette pari a € 1,24 miliardi (¥ 161,641 milioni), in aumento del 33,4% rispetto al semestre corrispettivo dell’anno precedente. Le vendite in Cina si confermano forti, principalmente per quanto riguarda i veicoli elettrici e i settori legati all’It. Lo stesso vale per le vendite negli Stati Uniti per il segmento dell’industria generale e dell’automotive, in particolare dei veicoli elettrici. Anche in Europa le vendite per l’industria generale sono rimaste forti, mentre in Giappone si sono attestate su livelli simili a quelli del periodo precedente. La Robomachine Division ha registrato vendite nette per € 547 milioni (¥ 71,110 milioni), in calo del 12,3% rispetto al corrispondente periodo dell’anno fiscale precedente. Le Roboshot (macchine elettriche per lo stampaggio a iniezione) hanno continuato a registrare un elevato livello di vendite grazie alla forte domanda dei mercati It e medicale, così come le Robocut (macchine a elettroerosione a filo) grazie a una forte domanda dei settori dell’informatica e dei componenti automobilistici. Le vendite di Robodrill (centri di lavoro verticali) sono invece calate a causa di una flessione della domanda da parte dei mercati di personal computer, tablet e smartphone. Con una particolare attenzione alla politica del “service first”, la Service Division si sta rafforzando, migliorando l’efficienza e introducendo attivamente soluzioni It. Le vendite nette della divisione ammontano a € 414 milioni (¥ 53,927 milioni), in aumento del 19,1% rispetto al corrispondente periodo dell’anno fiscale precedente.







“I primi sei mesi del nostro esercizio fiscale continuano a descrivere un andamento positivo anche per quel che riguarda il mercato italiano”, conferma Marco Delaini, managing director Fanuc Italia. “Nonostante Fanuc Italia arrivi da un anno record come il Fy 2021, stiamo registrando un’ulteriore crescita pari al 9% rispetto al corrispettivo semestre dell’anno precedente, con un fatturato di 95 milioni e oltre 2400 ordini – dati che confermano come il mercato in Italia continui a descrivere uno scenario positivo quanto all’adozione dell’automazione industriale. Inoltre, rispetto alle difficoltà che vediamo in Europa in materia di approvvigionamento energetico, Fanuc gode di una situazione privilegiata in quanto sfrutta principalmente l’elettricità come fonte di energia nelle proprie fabbriche giapponesi altamente automatizzate e robotizzate. Essendo poi il Giappone molto meno dipendente a livello energetico rispetto ai Paesi europei, non prevediamo impatti negativi nei nostri stabilimenti produttivi o da parte dei nostri fornitori, basati principalmente in Giappone e nei paesi asiatici”.














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