Insure, il piano da due miliardi di Enea per il riutilizzo delle piattaforme offshore

L'azienda coordina la cordata che ha vinto il bando dell'Esa per lo smantellamento di piattaforme petrolifere e parchi eolici marini. Fra i partner Eni, Tim, Srs, Metaprojects, Irsps e Next Ingegneria dei Sistemi. Allo studio soluzioni per convertire queste strutture in impianti solari o eolici, ma anche in attrazioni turistiche o come "palestre educative" per studenti

Piattaforma petrolifera offshore

A vincere il bando di Esa per lo smantellamento in sicurezza delle piattaforme petrolifere e di gas naturale e dei parchi eolici marini giunti a fine vita è una cordata italiana guidata da Enea. L’azienda coordinerà i partner che hanno aderito – Eni, Tim, Srs, Metaprojects, Irsps e Next Ingegneria dei Sistemi – attraverso il progetto denominato Insure (INnovation in SUstainable offshoRe dEcommissioning), che fa leva su tecnologie quali droni, sensori, sistemi IoT e di intelligenza artificiale

Insure prevede due fasi. La prima ruota attorno alla realizzazione di uno studio di fattibilità tecnica ed economica e alla raccolta di dati tramite sensori, tecnologie laser e robot. Nella seconda fase, si approfondirà la possibilità di riconvertire queste strutture così da usarle per la produzione di energia solare o eolica. In alternativa, si valuterà il loro utilizzo per scopi turistici o per metterle a disposizione degli studenti nel campo della meteorologia, della dinamica delle onde e degli studi ambientali e biologici.







Droni sottomarini per l’ispezione delle piattaforme offshore

Il ruolo di Enea sarà quello di coordinare la cordata e di fornire competenze e tecnologie, inclusi i sensori laser montati sui droni subacquei che si occuperanno del monitoraggio ambientale e dell’acquisizione delle immagini delle piattaforme, che verranno poi usate per riprodurle in realtà virtuale e aumentata, così da mettere queste informazioni a disposizione dei partner. I droni saranno realizzati e dotati delle tecnologie di Enea dall’ente privato di ricerca Metaprojects, 

Eni sarà responsabile del decommissioning, cioè dello smantellamento degli impianti industriali. La trasformazione di asset non redditizi o in dismissione, a cui viene data una nuova vita ed un futuro sostenibile e low carbon, è parte della strategia di Eni, insieme alla ricerca di soluzioni innovative, processi e prodotti finalizzati al riutilizzo e alla valorizzazione di materiali di scarto, per rendere il sistema economico più efficiente, minimizzando al contempo il consumo di risorse e di energia. Il decommissioning rappresenta un’opportunità sia in termini occupazionali sia di rigenerazione di materie prime e asset che, alla fine del ciclo di vita industriale per il quale erano stati progettati, hanno ancora il potenziale per essere riconvertiti e riutilizzati in favore di altre iniziative.

Il compito di Tim sarà quello di realizzare, insieme a Olivetti, la piattaforma digitale di Business Intelligence che verrà usata per monitorare in tempo reale le attività previste nel piano di decommissioning. Next Ingegneria dei Sistemi si occuperà dello sviluppo del software per la gestione dei dati di posizionamento e della definizione dei piani di volo dei droni a supporto della logistica e della sicurezza delle operazioni. Il  Fleet Management Tool, questo il nome della piattaforma, sarà in grado di ricevere in tempo reale informazioni provenienti da sensori installati su piattaforme aeree autonome, imbarcazioni e veicoli sottomarini, ma anche da sistemi satellitari quali il Global Navigation Satellite Systems (Gnss), Satellite communications (SatCom) ed Earth observation (Eo) del sistema Copernicus.

S.R.S. Servizi di Ricerche e Sviluppo collaborerà al progetto Insure per la selezione delle tecniche di taglio e smantellamento, la definizione delle procedure di intervento, il confinamento delle aree di lavoro, la minimizzazione dei rifiuti secondari, la tracciabilità dei materiali, l’identificazione delle modalità di trattamento dei materiali di risulta e la gestione dei materiali di risulta.

La Scuola di Ricerca Internazionale di Scienza Planetaria (Irsps) dell’Università di Chieti-Pescara, infine, si occuperà delle analisi necessarie a definire le linee guida per lo smantellamento e riuso delle piattaforme.

«Il recente stanziamento di 70 milioni nel Fondo Complementare PNRR per il recupero delle piattaforme nell’Adriatico al largo di Ravenna dimostra l’interesse pubblico per lo sviluppo delle attività in questo settore», spiega Antonio Palucci, responsabile del laboratorio Enea di diagnostiche e metrologia. «Nonostante il progetto sia solo agli inizi ha già suscitato l’attenzione di molti end-user professionali e istituzionali interessati all’implementazione di nuove tecnologie per il monitoraggio ambientale e alle possibili opportunità di riqualificazione e conversione di strutture oramai obsolete per finalità turistiche o per produrre energia green».














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