Dove vuole arrivare Enercom, nuovo protagonista dell’energia per le industrie (e non solo…)

di Marco de' Francesco ♦︎ L'azienda, mezzo miliardo di fatturato, ha messo in piedi una strategia a tre punte. Puntando sui Power purchase agreement;: concentrando l'azione su borghi e piccole città, "abbandonati" dai concorrenti; e coprendo tutto il mercato, dalla generazione alla produzione. Senza tralasciare i servizi. Aree: produzione, distribuzione, vendita, efficientamento energetico e servizi. Il concetto di Smart Town contrapposto alle Smart City. E sul Pnrr... ce ne parla la presidente Cristina Crotti

Non è semplice per le aziende manifatturiere conseguire, con celerità e senza onerosi sforzi finanziari, gli obiettivi di sostenibilità che si sono prefisse. Soprattutto, due questioni possono disincentivare le imprese in questo percorso: gli alti costi iniziali di implementazione degli impianti di generazione di energia green e la tempistica del ritorno nell’investimento. Tutto questo, però, può essere superato con i contratti Ppa, acronimo di Power Purchase Agreement. In questo caso, è il produttore di energia rinnovabile che detiene o costruisce l’impianto; l’azienda utente si obbliga ad acquistare l’energia a medio-lungo termine. In questo modo, la seconda, oltre ad evitare le spese di partenza, non è soggetta alle fluttuazioni dei prezzi energetici. Lo sa bene il gruppo Enercom che – con sede a Crema e mezzo miliardo di fatturato, nonché guidato dalla proprietaria e presidente Cristina Crotti – si occupa di produzionedistribuzionevenditaefficientamento energetico e servizi relativi.

La crescita del gruppo – che rifornisce di gas e elettricità 140mila famiglie e che illumina le strade per 3mila km – è strettamente legata a questa strategia di crescita “olistica”, e cioè quella di coprire tutti i segmenti della catena dell’energia. Quanto alla produzione, Enercom gestisce cinque centrali idroelettriche ed è attiva negli impianti fotovoltaici. Per ora, un quinto dell’elettricità che vende è generata da Enercom; ma il piano è quello di arrivare a quota 100% in pochi anni.







L’altro pillar fondamentale è la particolare presenza territoriale di Enercom. Mentre tutti gli altri big dell’energia puntano sulle aree metropolitane e hanno abbandonato i piccoli centri, Enercom presidia i borghi e le cittadine – nella zona che va dal Piemonte al Veneto.  Punta su una presenza “fisica”, e intende aumentare i 35 store commerciali di cui attualmente dispone. Di tutto questo abbiamo parlato con Cristina Crotti.

D: Come è nata Enercom?

Cristina Crotti, presidente di Enercom

REnercom è nata nel 1950, nel senso che in quell’anno viene fondata la prima cellula del gruppo, la Bonizzoni e Bernardi Officina Gas – che sarebbe poi diventata SIBB (Società Industriale Bonizzoni e Bernardi). Al tempo si trattava di realizzare impianti di distribuzione del gas dalla cabina alle case, per la fornitura ai clienti finali. Mio padre Domanico era stato assunto in SIBB nel 1952. Fin da subito aveva intuito come, in un’Italia priva di reti di distribuzione gas, fornire ai Comuni gli impianti completi “chiavi in mano” sarebbe stata una scelta vincente. Dopo la morte di Dafne Bernardi, fondatore della SIBB, nel 1984 mio padre assunse saldamente le redini di quello che era diventato un gruppo attivo non solo nella distribuzione ma anche nella costruzione reti, nella posa dei contatori e nella fatturazione agli utenti. Io sono entrata in azienda giovanissima, nel 1990, alla morte di mio padre. Nel 1996 il gruppo arriva a fatturare 100 miliardi delle vecchie lire con 115 dipendenti e più di 100 Comuni gestiti. Nei primi anni del Duemila c’è la liberalizzazione del mercato della vendita del gas; per cui il gruppo inizia a promuovere la vendita commerciale del metano. Ora il mercato è cambiato moltissimo: il focus è il green, e quindi la generazione di energia con il fotovoltaico e l’idroelettrico.

D: Dunque, di cosa vi occupate?

R: Il Gruppo Enercom è oggi strutturato in cinque principali aree di business nel mercato dell’energia: produzione, distribuzione, vendita, efficientamento energetico e servizi. Quanto all’efficientamento, operiamo sia lato Pubblica Amministrazione e quindi gestione del calore degli edifici o lavori di posa di rete elettrica – che lato privato. Sotto quest’ultimo profilo, va detto che il Superbonus ha molto aiutato, perché ha senza dubbio incrementato la domanda di impianti fotovoltaici, e soprattutto di caldaie a condensazione. Inoltre, noi sul punto nuovi prodotti o servizi possiamo offrire soluzioni molto innovative, grazie alla partnership con il Politecnico.

D: Quanto alla produzione di energia, com’è realizzata?

R: Anzitutto il gruppo gestisce cinque centrali idroelettriche nella provincia di Bergamo. Ora, come si diceva, si punta sul fotovoltaico. Il principio è quello dell’alternanza di fonte: se non c’è il sole, c’è l’acqua. Il 20% dell’energia che vendiamo deriva dall’idroelettrico e dal fotovoltaico. E abbiamo investito 12 milioni in impianti del genere. Peraltro, quelli a pannelli solari si costruiscono con relative facilità e prontezza. L’obiettivo è quello di raggiungere una quota del 100% di generazione green in pochi anni.

D: Perché avete deciso di produrre energia?

R: Noi vendiamo commodity; ma mentre il gas non possiamo produrlo, l’energia green sì. Quindi abbiamo definito una scelta strategica, quella di supportare la sostenibilità nei fatti, e non comprando certificati green, come fanno in tanti.

D: Pensa che questo comporterà un vantaggio o uno svantaggio in bolletta?

R: Io credo che la logica dei prezzi dipenda da tanti fattori, oggigiorno. In un contesto globalizzato, l’entità dell’investimento della singola azienda non è così rilevante; pesano molto di più, sui prezzi dell’energia, circostanze globali che sfuggono al controllo della società, come ad esempio cosa succede in Australia e quanta parte dell’energia sarà assorbita dall’industria cinese.

D: Come è strutturato il gruppo? Il Gruppo Enercom è la Holding; le società operative sono Enerconnect, Enercom luce e gas, Simet, Enerpartner, Omnia Servizi e Gei? Come è distribuito il lavoro tra queste società?

Simet, azienda controllata da Enercom, si occupa dell’illuminazione pubblica. Tremila km di strade sono illuminate dal gruppo

R: Esattamente. Gei, azienda operativamete autonoma, si occupa di reti gas, e quindi di distribuzione del metano. Ha sede a Crema, nello stabile ristrutturato dove nel 1873 sorgeva l’antica Officina del Gas per la pubblica illuminazione della città. Enercom luce e gas, invece, da una parte fa offerte commerciali luce e gas, dall’altra si occupa di efficienza energetica, e quindi di soluzioni sia di climatizzazione che per la caldaia. Fa anche servizi energetici integrati, e quindi Illuminazione domestica, mobilità elettrica, e tutto il resto. Dispone di una rete di negozi sul territorio. Enerconnect si occupa invece della produzione dell’energia rinnovabile. Ad oggi noi generiamo autonomamente 13 milioni e 700mila kWh all’anno, cifra che corrisponde all’energia elettrica consumata da 5mila famiglie medie. Quanto alla pubblica illuminazione, ci pensa Simet. Tremila km di strade sono illuminate dal gruppo: è la distanza che separa Milano e Capo Nord. Simet è nata nel 1950 a Padova, come società di installazione di impianti telefonici in collaborazione con una prestigiosa azienda tedesca. Ora è attiva anche nel fotovoltaico e nelle comunità energetiche rinnovabili. Ha 300 dipendenti e serve 150 Comuni. EnerPartner è un grossista di energia elettrica, gas naturale e prodotti ambientali (Garanzie di Origine e Carbon Credits per certificare la provenienza dell’energia da fonti rinnovabili e la compensazione di CO2). Omnia Servizi, infine, si occupa di tutti i servizi del gruppo: gestione risorse umane, full sourcing amministrativo, controllo qualità e altro. 

D: Quali sono le principali linee strategiche di crescita di Enercom?

R: Il primo pillar è che noi siamo lì dove i competitor se ne sono andati. Per tutti i player dell’energia la relazione con l’utente e con il territorio è fondamentale. E noi, come tutti gli altri, siamo fisicamente presenti sul territorio, ma in maniera differente. Mi spiego meglio: le società come la nostra tendono a privilegiare l’area urbana, quella con rilevante densità abitativa. Di conseguenza, col passare degli anni, molte di loro hanno abbandonato i borghi, le piccole cittadine. Noi, invece, abbiamo deciso di andare o di restare in queste realtà un po’ periferiche, e di fidelizzare la clientela locale. Di fatto, siamo presenti in Comuni con meno di diecimila abitanti. Si è creata una relazione che è favorevole sia a noi che agli utenti.

D: Perché si è creata una relazione favorevole sia a voi in quanto società che agli utenti?

R: Senza di noi, gli utenti delle piccole città non potrebbero avere soluzioni innovative. Si pensi alle colonnine di ricarica per le auto green. Noi le stiamo già implementando, anche se di macchine elettriche se ne vedono poche, ancora, nelle realtà non metropolitane. Ma quando, necessariamente, ci saranno, allora gli utenti si serviranno della nostra tecnologia. Poi ci sono tanti altri servizi, come quelli per la gestione del verde, o il controllo delle gronde dei tetti. Data la dimensione dei centri urbani di cui ci occupiamo, noi parliamo di Smart Town, e non di Smart City.

D: A quale territorio si riferisce?

R: La nostra sede è a Crema, ma l’azienda opera dal Piemonte al Veneto.

D: Chi si occupa, nel gruppo, delle Smart Town, e quindi dei rapporti con la Pubblica amministrazione locale?

Enercom si occupa dell’energia a 360°: la produce, la distribuisce e offre anche servizi, fra cui l’efficientamento energetico delle abitazioni

R: Del progetto Smart Town se ne occupa comunque tutto il Gruppo, agendo sinergicamente con le diverse aziende. Si intende costruire servizi efficienti a misura del cittadino che abita il territorio. Partiamo dai bisogni, dalle esigenze delle persone per definire poi gli interventi. E quindi si tratta di realizzare, manutenere, e gestire gli impianti di illuminazione pubblica, in maniera integrata; e di creare e amministrare quelli di trasmissione di energia elettrica e di fibra ottica; nonché di portare avanti interventi di efficientamento energetico. Lavorare per una certa dimensione di amministrazione pubblica vuol dire anche mettere a disposizione il know-how interno dell’azienda per dare una vera consulenza agli uffici tecnici dei comuni, che spesso non hanno risorse umane numericamente adeguate. Ora però si aprono nuovi orizzonti: si pensi per esempio alle incredibili opportunità che offre il Pnrr. Comunque, sempre in relazione al nostro particolare territorio, c’è un secondo pillar per la crescita.

D: Qual è il secondo pillar per la crescita?

R: Intendiamo aumentare il numero dei negozi attualmente siti nelle piccole città. Ora sono 35. Ne servono di più, e quindi stiamo valutando quale sia il numero giusto e se ci siano tutte le condizioni per l’incremento. C’è poi un terzo pillar.

D: Qual è il terzo pillar per la crescita?

Enercom punta molto sulle Cer, le Comunità energetiche rinnovabili, per la propria crescita

R: Quello che stiamo mettendo in atto da tempo: coprire olisticamente il mercato dell’energia, dalla produzione alla vendita, e in più ambiti. Ora, poi, si apre il tema delle Cer, e cioè delle comunità energetiche rinnovabili. Sono associazioni composte da più soggetti, pubblici e privati, che scelgono di dotarsi di infrastrutture per la produzione di energia  da fonti rinnovabili e l’autoconsumo grazie ad un modello basato sulla condivisione. Possono partecipare non solo i cittadini e le attività commerciali, ma anche le aziende. Noi abbiamo già fatto un progetto, a Cervia, per la comunità energetica di costa: permetterà ai partecipanti di agire come stakeholder in chiave territoriale, definendo regole e modello della nascente Cer. E poi c’è quello che facciamo per le aziende, e mi riferisco alle fabbriche, soprattutto.

D: Cosa fate per le aziende e per le fabbriche?

R: A parte gli impianti fotovoltaici, quelli di cogenerazione, e le diagnosi energetiche, intendiamo puntare molto sui contratti Ppa, acronimo di Power Purchase Agreement. Si tratta di accordi a medio-lungo termine tra un produttore di energia rinnovabile e un’azienda utente: mentre il primo è in possesso di un impianto che genera energia, la seconda la acquista a condizioni particolarmente favorevoli. In realtà, il Ppa può essere vantaggioso per entrambe le parti. Perché? Perché il fotovoltaico presenta delle spese iniziali di investimento piuttosto elevate, ma spese di manutenzione contenute. Dunque, non è difficile definire da subito i ricavi e il tempo necessario per rientrare nell’investimento. Partendo da ciò, si capisce che le aziende utenti possono conseguire velocemente i propri obiettivi di sostenibilità, da momento che non devono sostenere i costi iniziali; e possono anche evitare le fluttuazioni delle spese, dal momento che il prezzo è fissato all’inizio. Quanto al produttore, questo si assicura il ritiro di energia prodotta e – una volta recuperata la spesa dell’investimento – la venderà al netto di questa. Peraltro i Ppa sono la chiave per poter ottenere finanziamenti bancari volti alla costruzione di impianti di grandi dimensioni.

D: Secondo lei, quali altre soluzioni per l’energia potrebbero essere portate avanti?

Enercom si occupa sia della produzione sia delle distribuzione di energia. A questo si aggiungono i servizi erogati dalla società

R: Si parla molto di idrogeno, che peraltro è un vettore molto presente nel Pnrr; ma attualmente i costi di produzione (e di riqualificazione degli impianti) sono talmente alti che non è semplice valutare una sua qualche applicazione concreta. Si parla molto anche di biometano e biogas. Questi vettori di energia sono già disponibili; la tecnologia è matura, e i costi accettabili. Il problema è che il sistema andrebbe incentivato, e soprattutto andrebbero sovvenzionati gli agricoltori, partendo però dal principio che questi ultimi non sono certo in grado di gestire un impianto di produzione. È una cosa molto complessa: occorre realizzare analisi delle emissioni, e altre operazioni complesse. Insomma, il biometano e il biogas potrebbero funzionare soltanto a seguito di una programmazione strategica da parte dello Stato sul sistema dell’energia nel suo complesso; ma questa non è mai stata fatta, e in Italia si agisce solo quando ci sono grossi problemi, per mettere una pezza qua e là.

D: Di chi è la proprietà?

R: Della mia famiglia, la famiglia Crotti. 

D: Qual è il vostro fatturato come Gruppo. E quali sono gli obiettivi di crescita?

R: Nel 2022 il fatturato è stato molto consistente: attorno ai 500 milioni. Tanto, se si pensa che abbiamo 300 dipendenti. Ma in tutto ciò l’ascesa dei prezzi dell’energia ha avuto un peso notevolissimo. Attualmente, invece, sono scesi tantissimo, e quindi è inimmaginabile, quest’anno, ripetere l’exploit di revenue dello scorso. Per la crescita del fatturato se ne parla nei prossimi anni.














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