L’economia italiana rimbalza, ma non basta a recuperare il terreno perduto

di Aldo Agosti ♦︎ Nel terzo trimestre Pil a +9% dice Confindustria. Il ministro Gualtieri gioisce ma a fine anno sarà sempre almeno -9%

Colpo di reni dell’economia italiana e della sua industria. Gli ultimi dati sull’economia italiana “inducono a confermare che nel terzo trimestre si registrerà una risalita del Pil di circa il +9%, contenuta rispetto al crollo nel primo e secondo (-17,6%). L’attività resta quindi compressa molto sotto i livelli pre-Covid. Nel 2020 il Pil si attesterà tra -10 e -11%”, è la previsione di Confindustria.

Merito della produzione industriale, che a luglio ha recuperato come atteso (+7,4%), anche se in agosto-settembre è prevista in media una stabilizzazione: ciò conduce nel terzo trimestre poco sopra il +20%, ma a -10% dai livelli pre-Covid. E segnali di ripresa si sono registrati anche sul fronte della fiducia, sia dei consumatori sia delle imprese. “Ad agosto”, scrive Confindustria, “la fiducia dei consumatori è risalita appena e resta bassa.







I consumi privati (-11,3% nel secondo trimestre) saranno frenati da incertezza e perdite di reddito”. Apprezzabile ma parziale fino ad agosto la ripresa della fiducia delle imprese. Gli ordini interni dei produttori di beni di consumo e di investimento confermano un moderato recupero nel terzo trimestre. Chi ha recuperato forte è comunque l’export, che a giugno ha recuperato il 14,2%, rimanendo pur molto sotto i livelli pre- Covid (-15%). Ancora, a luglio gli occupati sono aumentati (+85mila), ma restano in calo da febbraio (-471mila). Prosegue la risalita del numero di persone alla ricerca attiva di lavoro, crollato durante il lockdown. L’occupazione continuerà a tenere fino a fine anno, salvaguardata dall’ampio ricorso alla cig.

C’è chi vuole fare l’ottimista, come il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. I dati “avvalorano il forte rimbalzo” che ci sarà del Pil “con un probabile aumento congiunturale nel terzo trimestre a due cifre”. Riferendosi ai recenti dati Istat sulla produzione industriale, per Gualtieri “confermano che la ripresa dell’attività produttiva dopo le chiusure è significativa con un incremento mensile del 7,4% che e’ piu’ che doppio rispetto” alle attese, “siamo ancora al di sotto dei livelli del luglio 2019 ma si avvalora la tesi del forte rimbalzo del Pil nel terzo trimestre”.

Il vero problema, però, rimane il lavoro. I disoccupati sono saliti a 2.057.000. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono aumentati di 5,5 punti percentuali rispetto al primo trimestre e di 10 punti rispetto al trimestre precedente raggiungendo quota 14.183.000 unità.

A perdere il lavoro non solo sono stati soprattutto i dipendenti con contratto non superiore a 6 mesi (428mila nel secondo trimestre), ma i giovani, tant’è che il tasso di occupazione della fascia 15-34 anni è scesa al 39,1%, nel 2008 era oltre il 50%. Inoltre non ci sono state nuove assunzioni a tempo determinato, di stagionali. L’ammontare di occupati che al momento dell’intervista dichiarano di aver iniziato il lavoro nei primi sei mesi dell’anno è inferiore di oltre 400mila unità rispetto a quello dello stesso periodo del 2019.














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