Il Decreto Semplificazioni delude Anie Rinnovabili: «Si poteva e doveva fare di più»

Secondo l'associazione il tema si sarebbe dovuto concentrare su una revisione delle linee guida di inserimento degli impianti a fonte rinnovabile di grande taglia nel rispetto della tutela paesaggio

Pinori Rinnovabili
Alberto Pinori, presidente di Anie Rinnovabili.

Il Decreto Semplificazioni ha deluso le aspettative di Anie Rinnovabili, secondo la quale il Dl «non interviene efficacemente nella semplificazione proprio di quelle norme che avrebbero dovuto aumentare la produzione di energia da fonte rinnovabile agevolando e semplificando gli iter autorizzativi per la realizzazione di nuovi impianti, la maggior parte dei quali sono a Via non statale».

Per Anie, il decreto sembra favorire maggiormente l’economia tradizionale, dato che limita i vincoli autorizzativi per la realizzazione di nuovi oleodotto e la riduzione delle royalties sulle trivellazioni a terra. «Dalla mancanza di un dibattito tra proposte del governo ed esigenze delle imprese è derivato un dialogo sterile ed ideologico, all’interno del quale non è stato possibile entrare nel merito delle istanze avanzate dalle aziende del comparto anche a causa delle tempistiche accelerate del dibattito politico che non hanno permesso la giusta attenzione e l’approfondimento che invece si sarebbero dovuti dedicare al rilancio dell’economia in chiave “green”», si legge in un comunicato dell’Associazione.







Anie si attendeva ulteriori misure che semplificassero gli iter burocratici necessari per autorizzare la realizzazione di impianti utility scale. Sono parecchie le imprese che stanno lavorando su queste soluzioni che entro il 2030 potrebbero contribuire fra i 7 e i 9 GW eolici, e questi produttori non hanno necessità di supporto economico, ma chiedono di poter ridurre le tempistiche dei procedimenti autorizzativi. Supportare le rinnovabili potrebbe tra l’altro dare un contributo importante anche alle economie locali, in particolare modo nel Sud Italia: secondo PwC Strategy, infatti, in 10 anni la progettazione, costruzione e installazione potrebbero contribuire con 135.000 unità di lavoro annue (Ula) all’occupazione temporanea media. Quando poi queste strutture saranno in esercizio, potrebbero garantire 25.000 unità lavorative annue.

«Anie Rinnovabili ritiene che si sia in ritardo e che la situazione non potrà che peggiorare ulteriormente a causa della pandemia del coronavirus. Per queste ragioni, l’Associazione chiede al governo di spingere sull’acceleratore nel definire le policy di sviluppo delle fonti rinnovabili e di dare stabilità normativa mediante una programmazione pluriennale e auspica un dialogo sempre più diretto in previsione dei prossimi appuntamenti legislativi con il Governo ed i Ministeri di riferimento per introdurre in maniera tempestiva e condivisa le misure che tutto il settore aspetta da anni. L’Associazione nutre forti timori che anche l’attività legislativa (emanazione del Disegno di Legge di Delegazione Europea, il Decreto Legislativo di recepimento della direttiva europea delle fonti rinnovabili, la determinazione del burden sharing, le notifiche alla Commissione Europea, le revisioni del Pniec, etc) possa determinare un forte rallentamento del mercato, considerando ad esempio che il Dm Fer 1 ha avuto tre anni di gestazione e che il Dm che deve definire gli interventi sostanziali è atteso dal lontano 2011».














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