La decarbonizzazone dell’aviazione? Costa 40/50 mld anno. Per PoliTo e Ist. Affari Internazionali

L'impiego di biocombustibili rinnovabili è ancora oggi considerata la strada principale per ridurre le emissioni serra in questo settore

Elettrificare il settore aeronautico, come anche quello marittimo e i trasporti pesanti, è una sfida particolamente complessa nei tempi imposti dalla transizione energetica, come lo è l’introduzione di vettori energetici alternativi quali l’idrogeno. Per questo, l’impiego di biocombustibili rinnovabili è ancora oggi considerata la strada principale per ridurre le emissioni serra in questi ambiti, detti appunto hard to abate. Se ne è discusso nel corso del primo evento organizzato a Roma nell’ambito della Biennale Tecnologia: il Politecnico di Torino – in collaborazione con l’Istituto Affari Internazionali – ha infatti analizzato scenari, costi e prospettive industriali della decarbonizzazione in aviazione, uno dei settori critici dei trasporti.

«Le politiche, in primis quelle europee e quindi quelle nazionali, sono determinanti per la diffusione a grande scala dei Saf (Sustainable aviation fuels). Gli investimenti globali richiesti per la decarbonizzazione del settore sono stimati nell’ordine dei 40-50 miliardi di dollari l’anno nel periodo 2022-2029 per dare avvio alla transizione, e circa 175 miliardi l’anno per la diffusione su grande scala al 2050 (fonte: World Economic Forum). Nello scenario Net-Zero il numero di impianti di produzione Saf da realizzare entro il 2030 è stimato in 300-400, mentre saranno 1600-3400 quelli necessari al 2050. Come Politecnico di Torino riteniamo sia essenziale mantenere la massima attenzione su quanto è in discussione a Bruxelles e sui tavoli Internazionali (Icao, International civil aviation organization), e sui percorsi di decarbonizzazione quali ReFuelEu Aviation/FitFor55, e Corsia. In particolare, in un momento di particolare crisi del settore energetico, è necessario che gli stati membri accompagnino gli operatori economici coinvolti nel settore aeronautico ed aeroportuale, favorendo l’attuazione dei necessari piani industriali ed al contempo assicurando la sostenibilità ambientale e sociale della transizione, sviluppando le necessarie infrastrutture, e coinvolgendo i passeggeri nella decarbonizzazione del settore avio. Il sempre maggiore impiego dei Saf potrà inoltre promuovere opportunità – sia in ambito nazionale che nella cooperazione Internazionale – di sviluppo di nuove filiere di approvvigionamento, che non incidano sulla produzione food e feed, promuovano la salute del suolo, e favoriscano lo sviluppo socioeconomico dei territori. Si auspica quindi che la prossima legge di bilancio possa includere misure mirate alla transizione ecologica del settore aviation in tutti gli ambiti di queste nuove filiere agroenergetiche», ha commentato David Chiaramonti, vice rettore per l’internazionalizzazione del Politecnico di Torino.




















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