Bain & Company: l’Italia è indietro sugli obiettivi di net zero. Urge un cambio di passo

Si rischiano 10 miliardi di euro di danni ogni anno causati da eventi climatici. Servono una forte azione istituzionale e un cambio di passo da parte del settore privato

In occasione della seconda edizione dell’Esg ceo Forum, Bain & Company Italia ha presentato un’analisi dello stato della transizione climatica in Italia, identificando azioni, soluzioni e iniziative concrete che Istituzioni e settore privato possono adottare per poter raggiungere gli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi sul clima.

All’evento hanno partecipato, tra gli altri: Federico Boschi (responsabile dipartimento energia Mase); Julian Critchlow (advisory partner di Bain & Company e già director general at Veis responsible for domestic and international Net Zero action by the UK); Pierroberto Folgiero (ceo Fincantieri); Davide Grasso (cei Maserati); Emanuela Trentin (ceo Siram Veolia); Stefano Venier (ceo Snam).







Raggiungere gli obiettivi net zero è quindi una sfida complessa per il Paese, che potrà essere realizzata esclusivamente bilanciando il sostegno finanziario e normativo. Se il settore pubblico e quello privato riusciranno a cooperare, il Paese avrà maggiori possibilità di raggiungere le proprie ambizioni in materia di lotta al cambiamento climatico.

In particolare, per il settore pubblico, ciò significa accelerare l’implementazione di programmi e iniziative nazionali per il clima, investire in infrastrutture sostenibili e integrare i criteri di sostenibilità nei processi di appalto. Per il settore privato, invece, si tratta di aumentare il monitoraggio e la divulgazione delle emissioni, definire target di riduzione science-based, ed incorporare le ambizioni in termini di net zero nella pianificazione aziendale, sfruttando la sostenibilità come vantaggio competitivo.

«Dal report emerge che – al ritmo attuale del percorso verso la transizione – l’Italia difficilmente riuscirà a raggiungere gli obiettivi climatici europei prefissi al 2030 e a mettere a segno un futuro a zero emissioni entro il 2050. Solo il 15% delle emissioni dichiarate dalle aziende italiane, infatti, è coperto da obiettivi di decarbonizzazione science-based in linea con l’Accordo di Parigi», spiega Roberto Prioreschi, Semea Regional Managing Partner di Bain & Company. «Abbiamo intervistato i vertici di 15 delle principali aziende italiane attive in diversi settori cruciali per lo sviluppo del Paese – A2A, Autostrade per l’Italia, Edison, Enel, Erg, Hera, Iren, Iveco, Intesa Sanpaolo, Leonardo, Mundys, SAIPEM, Snam, Tenaris, Terna, WeBuild – e identificato insieme a loro una serie di azioni prioritarie per poter fronte a questa sfida. I settori pubblico e privato, infatti, devono riconoscere la gravità della situazione e iniziare collettivamente a intraprendere un percorso di cambiamento».

«Nell’area mediterranea, l’Italia risulta un hub particolarmente vulnerabile ed esposto ai rischi legati al cambiamento climatico. La vulnerabilità del territorio potrà arrivare a generare danni annuali di oltre circa 10 miliardi di euro agli asset strategici entro il 2050. Se non adottiamo misure in modo proattivo e urgente, l’Italia potrebbe subire perdite e danni diffusi: si stima che, al 2050, quasi un terzo della popolazione del Paese vivrà in aree soggette a minacce significative, con una perdita prevista di 4,5 miliardi di euro di produttività agricola», afferma Pierluigi Serlenga, managing partner Italia di Bain & Company. «Accelerando sulla decarbonizzazione, le aziende non riducono soltanto le proprie emissioni: attraggono investimenti, accedono a nuovi mercati e trattengono i propri talenti. Interventi tempestivi e strategici sono necessari per mantenere gli impegni presi a livello europeo e salvaguardare il futuro dell’Italia».














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