Cna Lombardia: crescono inflazione (+11%), energia elettrica (+92%) e gas (+107%)

Per quanto concerne le imprese italiane, a settembre 2022 il tasso di interesse per i prestiti fino a 1 milione di euro ha raggiunto il 2,59%

Giovanni Bozzini, presidente Cna Lombardia

La crisi energetica in Lombardia sta avendo un impatto importante che ha fatto schizzare alle stelle non solo l’inflazione e il costo della vita, ma anche i costi che le stesse imprese della regione hanno dovuto affrontare per riuscire a proseguire le loro attività lavorative. Sul fronte inflazione prosegue la crescita dei prezzi: a ottobre 2022 la Lombardia fa registrare un + 11% rispetto a ottobre 2021, anche se inferiore rispetto al + 11,8% del trend nazionale. La dinamica dei prezzi è guidata dal +55,6% dei beni energetici; di rilievo anche la crescita dei prezzi per alimentari e bevande (+11,9%) servizi ricettivi e ristorazione e trasporti (+8,5%).

«Continua a preoccupare la corsa dell’inflazione. In particolare, l’acquisto di beni energetici rivela un drammatico incremento tendenziale del 55,6 % – spiega Giovanni Bozzini, presidente Cna Lombardia -. A ruota seguono gli incrementi, sempre su base tendenziale, dei prezzi per alimentari e bevande (+11,9%) servizi ricettivi e ristorazione e trasporti (+8,5%)».







«Non possiamo dimenticare, di fronte alle drammatiche evidenze della corsa inflattiva, che su questa spirale matureranno non solo nuovi poveri ma anche nuove povertà (ad esempio una povertà energetica) – sottolinea Stefano Binda, segretario Cna Lombardia -. Fiducia, consumi, domanda interna restano infatti gli indicatori fondamentali di quella base su cui le nostre micro e piccole imprese operano quotidianamente».

Sono proprio i beni energetici ad aver avuto il maggiore impatto economico sulle imprese lombarde, a partire dall’energia elettrica. Le imprese assorbono infatti il 76% dei consumi elettrici registrati in Lombardia, seguono con il 17% gli usi domestici, il 5% i servizi pubblici e l’1% l’agricoltura. Le proiezioni per il 2022 fornite dalla ricerca del centro studi sintesi per Cna Lombardia , sul fronte energia elettrica, stimano maggiori costi a carico delle imprese lombarde di oltre 8 miliardi di euro rispetto al 2021 (+92%). Di questi, oltre 5,4 miliardi ricadrebbero sull’industria e i restanti 2,6 miliardi sulle imprese dei servizi. Nei primi dieci mesi del 2022 il prezzo medio dell’energia elettrica risulta infatti pari a 315 euro/mwh: si tratta di una variazione del +215% rispetto allo stesso periodo del 2021 e del +751% sulla media del periodo gennaio-ottobre 2020. Per quanto riguarda invece il gas naturale, le aziende rappresentano il 49% dei consumi di gas in Lombardia, il 39% per usi domestici, l’11% per generazione elettrica e 1% per servizio pubblico. Per il 2022, è possibile stimare un incremento degli oneri a carico delle imprese lombarde di circa 2,7 miliardi di euro rispetto al 2021 (+107%). Di questi, 1,9 miliardi graverebbero sulle imprese dell’industria, mentre i restanti 800 milioni sui settori del commercio e dei servizi. Non bisogna dimenticare che considerando i primi dieci mesi del 2022, il prezzo medio del gas naturale è pari a 128 euro/mwh: tale prezzo risulta superiore del +237% rispetto allo stesso periodo del 2021 e addirittura del +1.180% nei confronti del livello registrato nel periodo gennaio-ottobre 2020.

«Temo si vada verso una “nuova normalità” molto costosa sul piano dell’energia – spiega Giovanni Bozzini -. L’Europa deve dimostrare la stessa forza testimoniata nel contrasto al Covid e nel contrasto alle sue devastanti conseguenze economiche. Dopo i valori record di agosto 2022 (543 euro per megawattora), il prezzo medio dell’energia elettrica è sceso a ottobre 2022 a 211 euro per megawattora. È comunque tantissimo, il + 751% rispetto alla media gennaio-ottobre del 2020. Così le nostre imprese non possono stare sul mercato. La priorità è questa, nessuno deve fingere di ignorarlo. Questa situazione ha determinato per le imprese lombarde maggiori costi per 8,068 miliardi di euro».

«La situazione che registriamo sul gas naturale è se possibile ancora più inquietante rispetto a quella dell’energia elettrica – ricorda il segretario di Cna Lombardia – . A ottobre 2022 il prezzo medio del gas naturale si attesta a 81 euro per megawattora, in discesa rispetto ai 233 euro per megawattora di agosto 2022. Ma parliamo comunque di una crescita del 1.180% in più rispetto alla media del periodo gennaio-ottobre 2020. Le imprese lombarde si stanno sobbarcando maggiori oneri per 2,7 miliardi rispetto al 2021, ma ricordiamo che in Lombardia ben il 39% dei consumi di gas naturale sono legate ad utenze domestiche, con pesantissime ricadute sociali e sulla domanda interna. La priorità che Cna Lombardia rappresenta a tutte le istituzioni, territoriali, regionali e nazionali, è in questa fase una sola: abbassare la febbre del corpo sociale ed economico sul piano energetico, con provvedimenti di sollievo a breve termine ma anche con investimenti pubblici a medio lungo termine per diversificare le fonti di approvvigionamento e di produzione di energia».

Sulla stessa lunghezza d’onda si muove la dinamica dei tassi di interesse e la loro tendenza al rialzo. In Italia per quanto concerne le imprese, a settembre 2022 il tasso di interesse per i prestiti fino ad 1 milione di euro ha raggiunto il 2,59% (+0,86 punti rispetto a settembre 2021); relativamente ai prestiti di importo superiore a 1 milione di euro, il tasso di interesse ammonta all’1,69% (+0,89 punti su settembre 2021). Invece con riguardo ai prestiti per l’acquisto di abitazioni, il tasso di interesse a settembre 2022 risulta pari al 2,26% (+0,87 punti rispetto a settembre 2021).

«Il panorama dell’accesso al credito si sta complicando anche in ragione delle misure di contrasto all’inflazione introdotte dalle Banche centrali occidentali – afferma il presidente di Cna Lombardia -. A settembre 2022 i prestiti alle imprese vedono un tasso al 2,59% per importi fino a 1 milione di euro. Sopra al milione di euro, il tasso arriva all’1,69%. Stiamo quindi parlando di un incremento di più di 0,8 punti percentuali. I nostri sondaggi ci rappresentano un quadro complicato: una percentuale rilevante del credito sarà richiesto per far fronte ad esigenze di cassa legate al costo delle materie prime. Se in più guardiamo a questo andamento dei tassi, rischiamo un ulteriore rallentamento della dinamica degli investimenti in una fase in cui la transizione ecologica e digitale ci impongono un rilancio della nostra competitività».

«Il settore immobiliare gioca come noto un ruolo centrale di volano per l’economia del territorio, ben oltre le imprese del settore costruzioni – dichiara Stefano Binda -. Su questo fronte chi ha ottenuto un prestito per l’acquisto di un’abitazione a settembre 2022 ha pagato il denaro circa 2,26 punti percentuali, con un incremento di più di uno 0,8% rispetto allo stesso mese del 2021. Il denaro ricomincia a costare. Questo dovrebbe ridurre la corsa dell’inflazione ma ridurrà anche la propensione agli investimenti delle imprese se non si combinerà con una riduzione strutturale dei costi energetici».














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