Cloud, cybersecurity, reti e… l’innovazione made in Cisco!

di Renzo Zonin ♦︎ Open innovation e integrazione "seamless" degli strumenti sono i cardini della transizione digitale della multinazionale da 50 miliardi di dollari di fatturato. Webex Hologram, il metaverso e 3DFrame di Vection Technologies come strumenti di lavoro ibrido. Security Resilience: piattaforma aperta per la gestione dinamica della sicurezza

Webex Meeting con Vection 3DFrame in explosion mode

Il processo di transizione digitale negli ultimi due anni è stato fortemente accelerato dalla pandemia, ma non è ancora completo. Per portarlo a termine serve, soprattutto, innovazione. E Cisco Systems, multinazionale da quasi 50 miliardi di dollari di fatturato, con l’innovazione nel Dna, conosce molto bene le relative problematiche, un po’ perché i suoi prodotti sono alla base di molte infrastrutture critiche, un po’ perché i suoi dipendenti lavorano in modalità “smart” da almeno una quindicina d’anni. «Le infrastrutture digitali sono sempre più importanti per le nazioni, per le aziende, per gli individui, per le pubbliche amministrazioni – spiega Enrico Mercadante, director specialist sales&architectures di Cisco South Europe – Le nazioni si stanno digitalizzando, guardate solo il successo di servizi come Spid. Le aziende stanno operando una transizione verso modelli di gestione cloud, e sono ormai a un punto di non ritorno».

Oggi, Cisco si sta focalizzando progressivamente sulle aree che più saranno importanti nel “new normal”, il nuovo mondo post-pandemico del lavoro ibrido. Cloud, Cybersecurity, Reti, Sostenibilità, Futuro del lavoro sono i punti principali di interesse, in un processo di innovazione che passa da incrementale a essere basato sull’open innovation. Fra i principi guida, quelli della massima semplificazione, della facilità di esercizio, e dell’integrazione “seamless” di strumenti anche molto diversi. E se nel cloud si punta a integrare l’architettura Catalyst di networking con la piattaforma di gestione Meraki, nella cybersecurity nasce Cisco Security Resilience, con l’intento di garantire una gestione dinamica della sicurezza tramite una piattaforma aperta e completa, realizzata con il contributo del gruppo Cisco Talos, forte di 300 specialisti.







Se queste innovazioni sono principalmente attive “dietro le quinte”, e verranno apprezzate soprattutto dagli addetti ai lavori dell’Ict, ben più visibili sono quelle relative al mondo del lavoro, ormai irreversibilmente ibrido: perché è chiaro a tutti che non si tornerà più al vecchio modello del “tutti in ufficio”. In un mondo che mescola presenza fisica e universi virtuali, gli strumenti (hardware e software) che permettono di lavorare insieme da ovunque ci si trovi diventano essenziali, e non ci si può più accontentare di rudimentali programmi di videochat riciclati per uso professionale in occasione della pandemia. L’utilizzatore oggi si aspetta un’esperienza da remoto comparabile con quella in presenza, e per questo hardware e software devono essere adeguati. Cisco sta rispondendo a queste esigenze con una serie di device ottimizzati per quanto riguarda l’hardware, e con nuove tecnologie e nuove Api aggiunte alla piattaforma di comunicazione WebEx, che essendo aperta consente di integrare nuove tecnologie, nuove app e nuove modalità di interazione. Un esempio interessante è costituito da Cisco WebEx Hologram, che aggiunge alla base di WebEx la realtà virtuale e il metaverso, in una accezione professionale – non social o gaming, come quelli visti fino a oggi. Fra l’altro, grazie all’integrazione della tecnologia 3DFrame di Vection Technologies, sarà possibile manipolare direttamente dall’interno di WebEx complessi modelli tridimensionali, in maniera del tutto naturale.

Fare innovazione, secondo Cisco

Enrico Mercadante, director specialist sales&architectures di Cisco South Europe

La crescita dell’importanza delle infrastrutture digitali (principalmente Internet, ma anche le reti di telefonia 4G/5G) porta con sé varie nuove sfide: quella della cyber resilience, quella della sostenibilità del digitale, e quella del “new normal” applicato al mondo del lavoro, probabilmente la sfida che più da vicino e in modo più esteso riguarda tutti noi. Perché è ormai chiaro a tutti che nessuno vuole tornare alla situazione pre-pandemia, ora che abbiamo toccato con mano i vantaggi dello smartworking, per quanto applicato in forma ancora primitiva: usando device non ottimizzati, infrastrutture inizialmente non dimensionate per i nuovi carichi di traffico, tool software sviluppati per utilizzi diversi e riadattati spesso alla bell’e meglio. Se il processo di transizione digitale è stato fortemente accelerato, questo non significa che sia stato completato, anzi. Per portare a compimento il processo serve ancora più innovazione.

Cisco ha individuato 5 aree di innovazione sulle quali si sta concentrando. Si tratta del Cloud (inteso come modello operativo), della CyberSecurity (che è tra l’altro il focus principale del Cisco Co-Innovation Center di Milano), del Futuro delle Reti (e di Internet in particolare), della Sostenibilità e del Futuro del Lavoro. Secondo Mercadante, «Stiamo passando da un modello di innovazione “incrementale”, in cui si crea un prodotto e mano a mano gli si aggiungono feature, a un modello molto più complesso, anche basato sull’open innovation, nel quale quando si crea un prodotto bisogna pensare fin da subito alla sicurezza intrinseca, alla sostenibilità, alla data privacy. Sono vincoli aggiuntivi all’innovazione, ma anche nuovi stimoli». Applicando i principi dell’open innovation e della co-innovazione, Cisco ha avviato un gran numero di attività di cooperazione con startup, enti di ricerca, università. «Con l’Università di Genova siamo partiti da poco con un progetto sulle capability di edge delle smart grid, quindi per le infrastrutture critiche del Paese, per innovarle e renderle più sicure. Abbiamo da oltre due anni una cattedra in Digital Transformation alla Luiss, e siamo attivi su Napoli con il GeoTransformation Lab che quest’anno abbiamo espanso ad alcune università del MediTech. Siamo anche impegnati in programmi di accelerazione, quello sul 5G a Torino e quello sull’Edutech presso la H-Farm di Treviso. Ma anche altri progetti come VeniSIA, sulla sostenibilità, che si lega ad altri progetti sul futuro del lavoro cui stiamo partecipando, per esempio Venywhere» elenca Mercadante.

Evoluzione dell’innovazione

Innovare è anche semplificare

Fabrizio Gergely, Italy architecture sales leader di Cisco

L’opinione di Fabrizio Gergely, Italy architecture sales leader di Cisco che abbiamo incontrato presso il Cisco Co-Innovation Center di Milano, è che «Le aziende e le organizzazioni pubbliche e private oggi devono essere agili, capaci di reagire rapidamente alle variazioni; devono essere resilienti, in grado di mantenere “up&running” un business qualunque cosa accada, e devono essere produttive. Ma le infrastrutture It che erogano i servizi stanno diventando sempre più complesse». In questo panorama, le aziende vedono nel cloud una modalità operativa che permette di innovare rapidamente. Per questo, Cisco punta alla massima semplificazione dell’infrastruttura It, che va unificata, e basata su piattaforme integrate e che eroghino soluzioni di facile utilizzo. «Le soluzioni che proponiamo vanno verso l’automazione guidata dal cloud, verso il facile utilizzo. E sono basate sulla telemetria, quindi danno importanza ai dati che raccogliamo e li pongono a valore» spiega Gergely.

In questo contesto, Cisco sta facendo convergere Meraki, la sua affermata piattaforma di cloud management, e il mondo Catalyst, che vanta 35 anni di sviluppo sul networking. Catalyst dunque ha iniziato il suo viaggio verso il cloud, cosa che comporterà vantaggi operativi per esempio grazie al monitoraggio integrato dell’infrastruttura, e di semplicità di esercizio e operation, sia per le infrastrutture wired che wireless. E lo stesso processo sta avvenendo anche per Nexus, ovvero il mondo dei data center, o delle infrastrutture che risiedono nei public cloud. Anche qui in ottica hybrid e multicloud, si avrà una singola piattaforma integrata con facilità di configurazione, di operation e di raccolta dei dati di telemetria per comprendere quello che sta accadendo. Sempre in ottica di semplificazione, Cisco ha recentemente annunciato le Predictive Networks, che sfruttano algoritmi di intelligenza artificiale per rendere le infrastrutture più flessibili, più resilienti e addirittura in grado di prevenire un problema. Il primo passo concreto verso le Predictive Network è stato l’integrazione di ThousandEyes (uno strumento capace di visualizzare con estremo dettaglio ciò che succede sulla rete) nelle soluzioni di Software Defined Wan.

Architettura del Data Flow

La Cybersecurity con Cisco Resilience

Fabio Panada, cyber security architect di Cisco

Cisco Security Resilience è una piattaforma innovativa, ma forse potremmo definirla una strategia, recentemente presentata dall’azienda di San Jose, con l’obiettivo di gestire tutti i problemi di cybersecurity dei propri clienti. «Cisco Security Resilience si basa su 5 elementi principali – spiega Fabio Panada, cybersecurity architect di Cisco – il primo è avere la possibilità di raccogliere più informazioni possibili. Il secondo è essere predittivi, cercare di anticipare i problemi sfruttando l’analisi dei dati che raccolgo. Il terzo punto è riuscire ad assegnare una priorità alle tante informazioni che ci arrivano. Spesso il problema infatti non è la mancanza di informazioni, ma al contrario la presenza di troppe informazioni. Quarto punto è cercare di essere pervasivi, proteggendo i vari livelli: i dispositivi, le applicazioni, le reti. Basta un solo elemento non adeguatamente coperto per abbassare il mio livello di sicurezza. Il tutto con un approccio collaborativo, ovvero cooperando con altri elementi dell’ecosistema aziendale (anche non Cisco) per condividere informazioni utili e aumentare la sicurezza complessiva. Infine, il quinto punto è di aumentare costantemente l’efficacia. La sicurezza è una cosa dinamica, oggi sono al sicuro ma domani potrei non esserlo. Quindi è importante continuare a mantenere questo ciclo virtuoso, continuare a migliorare l’efficacia guardando cosa raccolgo, essere continuamente reattivo».

La piattaforma lanciata a Cisco Live, ma presentata in anteprima a Rsa, si propone di rispondere concretamente a questi 5 punti, costituendo la più completa piattaforma aperta di security sul mercato, in grado di proteggere gli utenti, i dispositivi, le reti, le applicazioni e i dati. Da notare che Cisco Security Resilience è stata realizzata con il contributo di Talos, il gruppo di ricerca sulla sicurezza di Cisco, che conta ben 300 ricercatori – cosa che ne fa il più grande gruppo di cybersecurity non governativo.

Piattaforma di security completa

Il mondo del lavoro è diventato ibrido

Michele Dalmazzoni, director collaboration south Emear in Cisco

Se le innovazioni e i prodotti relativi al cloud e alla cybersecurity sono prevalentemente attivi “dietro le quinte”, c’è tutta un’altra categoria di strumenti con i quali ci confrontiamo ogni giorno, soprattutto da quando è iniziata la pandemia e molti di noi hanno dovuto adattarsi a svolgere i propri compiti in una sfera “ibrida”, un po’ virtuale e digitale, un po’ fisica. E ora che dalla pandemia sembra stiamo faticosamente uscendo, appare chiaro che non si tornerà più indietro. «Tutti gli indicatori che abbiamo ci dicono che quello dell’Hybrid Work è un cambiamento irreversibile – sostiene Michele Dalmazzoni, director collaboration south Emear in Cisco – e questo si traduce in un contesto più fluido e più difficile da governare». Questo in effetti è un periodo molto dinamico ma anche complicato per il mondo del lavoro, alle prese con lo skill shortage, con la mancanza di talenti, con problemi legati all’impatto demografico. Insomma un contesto nuovo nel quale le aziende dovranno ripensarsi per i prossimi decenni. E gli impatti di questa situazione trasformativa sono molto concreti. Basti pensare alle migliaia di metri cubi di uffici svuotati e inutili, che prima costituivano un asset per l’azienda e adesso sono macigni sui suoi bilanci. «La cosa certa è che ci saranno queste due dimensioni, quella fisica e quella digitale, che concorreranno insieme a definire i nuovi modelli e i nuovi paradigmi del mondo del lavoro. Per questo parliamo di lavoro ibrido e non di lavoro duale. Ogni ambiente fisico quindi dovrà essere pensato per avere una sua estensione digitale. Non basterà più avere uno schermo sul quale proiettare, dovrà avere un sistema di videoconferenza, dei microfoni ambientali, telecamere che inquadrano lo speaker ma anche altre che inquadrano il pubblico, nel caso servisse interagire con persone in remoto, in modo da ottenere per tutti un’esperienza comparabile a quella di chi è in presenza» continua Dalmazzoni.

E questi concetti non si applicano solo agli spazi fisici, ma anche ai processi, ai servizi, nei settori verticali e così via. Ora, se la dimensione fisica la conosciamo tutti da sempre, quella digitale è un territorio nuovo. Ed è lì che Cisco conta di fare la differenza, tanto da investire pesantemente per costruire la piattaforma di riferimento dei prossimi decenni. «Lo facciamo perché è nel nostro Dna – puntualizza Dalmazzoni – noi in Cisco facciamo smart working, o lavoro flessibile, da almeno 15 anni. Non è una novità per noi, conosciamo le pratiche, i modelli culturali, abbiamo la tecnologia, e stiamo investendo moltissimo su questo. Negli ultimi 18 mesi abbiamo fatto 2.000 assunzioni a livello globale su questi temi, e abbiamo portato a termine 14 nuove acquisizioni con circa 2 miliardi di investimenti in quest’area della collaboration». Il primo risultato di questi investimenti è una piattaforma professionale dedicata alla comunicazione, che va a coprire i diversi aspetti del lavoro, dai mondi tradizionali come WebEx Calling (portando in cloud i servizi tradizionali di file communication e fonia), fino ad arrivare ai device hardware marcati Cisco (anche in questo caso, essere in grado di fornire sia l’hardware che il software consente di proporre una migliore user experience al cliente), o a cose molto innovative come WebEx Connect, che consente alle aziende di gestire tutta l’interazione digitale multicanale dei loro clienti finali.

Cisco Webex Meeting con Vection 3DFrame in slicing mode

Gli strumenti Cisco consentono di ottimizzare le condizioni di comunicazione e, tramite l’uso di algoritmi di AI, migliorano una serie di aspetti spesso trascurati ma molto importanti: dalla qualità dell’audio, con la cancellazione totale di disturbi esterni, a quella video, grazie alla capacità di individuare i volti delle persone e di operare in modo da dare a ciascuno il giusto spazio nel display, in modo da non avere “partecipanti di serie A e di serie B”. Altre funzionalità della piattaforma consentono di includere altri programmi di videoconferenza comunemente usati (da Zoom, a Teams, a Meet) e di disporre di funzioni di inclusività come il sistema di traduzione simultanea, sia con interpreti umani sia tramite programmi di intelligenza artificiale e sottotitoli in oltre 100 lingue; o anche di avere strumenti che permettono di “misurare”, verificare i propri comportamenti nella piattaforma, per esempio scoprendo chi sono le persone con cui collaboro di più o di meno e tanti altri aspetti della presenza in rete.

Parallelamente, Cisco sta rendendo disponibili strumenti adatti a complementare non solo lo spazio virtuale, ma anche quello fisico. Certo, i vecchi uffici sono obsoleti, ma ora verranno trasformati: ci saranno sale specializzate per diverse esigenze, riunioni creative, business meeting, comunicazioni con i clienti, group focus eccetera, e richiederanno una configurazione software e soprattutto hardware adeguata e in grado di adattarsi ai vari impieghi, oltre a un efficiente sistema di gestione e prenotazione degli ambienti. E contemporaneamente, telecamere, microfoni e vari altri sensori IoT installati potranno essere usati anche in ottica Smart Building, per rilevare le condizioni interne di uno o più edifici grazie a una specifica estensione della piattaforma Cisco Dna. In realtà, tutto questo si estende ben oltre il building, per abbracciare i concetti della Smart City, dei Smart Territory (vedi il caso Venywhere) e persino le comunicazioni spaziali. La famosa videochiamata fra Samantha Cristoforetti (a bordo della Iss) e il presidente Mattarella è stata fatta tramite WebEx, e Cisco è fra le aziende che saliranno a bordo della capsula Orion, proprio per sperimentare nuovi sistemi di videocomunicazione che consentano di operare, in combinazione con la Deep Space Network della Nasa, anche in presenza delle lunghissime latenze (pochi secondi con la luna, una ventina di minuti parlando con Marte) tipiche dei viaggi spaziali.

Il metaverso come strumento di lavoro ibrido

Da quando hanno cominciato a diffondersi le tecnologie di realtà virtuale e realtà aumentata si è cominciato a parlare anche di “metaverso“, inteso come una sorta di mondo virtuale tridimensionale nel quale l’utente può navigare (con varie limitazioni sensoriali, al momento) utilizzando appositi device, tipicamente un casco (o degli occhiali) per vedere la rappresentazione 3D e un qualche tipo di puntatore per spostarsi, puntare e navigare. Fino a oggi, la maggior parte dei metaversi che sono stati proposti riguardano principalmente l’ambito gaming o, più recentemente, quello del social networking, con la ex Facebook in prima fila, tanto che si è rinominata Meta e ha chiamato il suo prodotto “Metaverse”. Secondo Cisco, invece, il metaverso deve essere uno strumento business-grade, ovvero le sue capacità e prestazioni devono consentirne l’uso per applicazioni professionali, e al suo centro ci deve essere la persona. «Il metaverso per Cisco è una possibilità di aumentare la realtà, ma nel mondo virtuale porta la persona, non un avatar, non un pupazzo» ribadisce Dalmazzoni.

In quest’ottica, Cisco ha mostrato durante il Cisco Live (tenutosi a metà giugno) WebEx Hologram, uno strumento che consente a WebEx di condurre non solo meeting virtuali, ma anche multidimensionali, sfruttando la tecnologia olografica. Al momento si tratta di un prototipo, che stanno usando alcuni clienti (per esempio la scuderia Mc Laren) per testarlo e definire meglio le funzioni da inserire nella versione definitiva. La cosa interessante è che Hologram consente di avere davanti a sé la visualizzazione tridimensionale della persona con cui si sta dialogando in remoto, ma anche la rappresentazione, per esempio, dei prodotti di cui si sta discutendo, che risultano manipolabili dai partecipanti al meeting. Chi non dispone dell’apposito casco olografico potrà invece partecipare alla videoconferenza in modo “tradizionale”, usando normali display 2D. Un’altra caratteristica importante di Webex è che si trata di una piattaforma aperta. «Webex ha una piattaforma aperta e programmabile – puntualizza Davide Grandis, technical solution architect di Cisco – Questo consente ai nostri partner, e anche ai clienti direttamente, di andare a integrare le sue funzionalità in diverse modalità. Prima tra queste è tramite le Api pubbliche, centinaia di Api aperte e disponibili a tutti che consentono ai nostri clienti di integrare gli elementi fondamentali di Webex nei loro processi aziendali. Oltre alle Api, abbiamo creato un ecosistema di partner che dispongono di tool per andare a integrare le componenti di Webex di loro interesse. Un‘altra modalità molto importante è l’integrazione nei workflow Saas. Un esempio pratico è Salesforce, piattaforma leader di mercato che è il portale di riferimento per milioni di lavoratori. All’interno di questi tool possiamo integrare le funzionalità native di Webex. Quindi con un clic abilitiamo il messaging, la chat, la videochiamata o la chiamata telefonica, andando a usare le funzionalità di Webex all’interno dell’applicazione». Grazie a questi meccanismi, al momento si contano già oltre 300 app “embedded” sviluppate da partner Cisco.

Un esempio: la tecnologia Vection 3DFrame

Un esempio molto interessante di integrazione è il porting in WebEx Meeting della tecnologia 3DFrame di Vection Technologies, azienda formalmente australiana ma con Dna italianissimo, specializzata nelle soluzioni di Extended Reality per le imprese. Con l’aggiunta di 3DFrame, chi usa WebEx può organizzare le proprie riunioni in mondi virtuali personalizzati, dove presentare contenuti 3D in ambienti VR. La capacità di mostrare in forma immersiva immagini, video, presentazioni Pdf, oggetti 3D complessi, apre nuove frontiere nelle possibilità del lavoro ibrido e della presentazione di prodotti da remoto. Ma non solo, le funzionalità integrate per manipolare oggetti 3D complessi (pensate a un motore o a un’auto) consentono non solo di muovere l’oggetto, ma di ottenerne viste esplose, o “sezionate” su qualsiasi piano, in tempo reale. Il che ne fa uno strumento perfetto per team di progettisti che lavorano da remoto, gruppi di marketing creativo, tecnici manutentori, e tanti altri gruppi di persone che hanno bisogno di esaminare progetti Cad nei minimi dettagli in modalità collaborativa. Tutto ciò sarà disponibile all’interno di WebEx, senza che l’utente finale debba procedere a complesse installazioni di software dedicato. Ancora una volta, si conferma la filosofia che Cisco ha da tempo fatto propria: fornire un’esperienza unificata tramite piattaforme basate su cloud, dedicate alle aziende che vogliono essere al passo con i tempi.

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 28 giugno 2022)














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