Il futuro di Bonfiglioli, tra meccatronica ed elettromobilità

di Laura Magna ♦︎ Il 35% delle pale eoliche mondiali monta componenti dell’azienda bolognese. Il Coronavirus costerà tra il 10 e il 15% di un fatturato che altrimenti avrebbe sfondato il miliardo di euro. Tra i clienti Caterpillar, General Electric e Toyota. Riflettori puntati su energia alternativa e automazione industriale. Ne abbiamo parlato con Sonia Bonfiglioli

L'automazione di Bonfiglioli

Non si sono mai fermate le macchine della Bonfiglioli, storica azienda bolognese leader nel settore dei motoriduttori e dei motori elettrici per l’automazione industriale, che tuttavia stima una riduzione del fatturato tra il 10 e il 15% nel 2020. Lo stabilimento Mechatronic Research di Rovereto, in particolare ha continuato a pieno regime «perché rientriamo nelle attività autorizzate, legate all’alimentare, al farmaceutico, ai blister e al packaging», dice Sonia Bonfiglioli, presidente del gruppo con cui Industria Italiana ha parlato del futuro di questo colosso italiano che ha chiuso il 2019 con ricavi a 972,5 milioni di euro, in crescita dai 913 milioni dell’anno precedente, di cui l’80% deriva dai mercati internazionali.

Bonfiglioli vanta 14 stabilimenti nel mondo con 3700 dipendenti: l’azienda dal 1999 è presente in India e dal 2003 in Cina. In Italia, oltre che a Rovereto ha due sedi: la fabbrica storica nella provincia di Bologna, che nel periodo del lockdown ha ridotto la produzione di due terzi. Così come quella di Forlì che ha inaugurato l’ultimo ampliamento a inizio 2019 ed è interamente dedicata alla produzione di motoriduttori per generatori eolici, assali elettrici per trasmissioni e comandi ruote di varie dimensioni e all’elettromobilità.







 

Il focus industriale di Bonfiglioli

Sonia Bonfiglioli, presidente del gruppo Bonfiglioli

Negli anni Bonfiglioli ha continuato a credere ed investire sui prodotti per l’eolico che pesano per il 15% del fatturato: in questo ambito l’azienda progetta e produce motoriduttori epicicloidali per il controllo della movimentazione della navicella eolica e del passo delle turbine. Il 35% delle turbine eoliche globali usa un motoriduttore Bonfiglioli. In generale, l’azienda produce una vasta gamma di prodotti per il controllo e la trasmissione di potenza nell’industria e nelle macchine operatrici semoventi e per le energie rinnovabili: riduttori, inverter, motoriduttori e motori elettrici. «Le soluzioni Bonfiglioli impattano su molti aspetti della vita quotidiana, dagli alimenti che consumiamo alle strade che percorriamo ogni giorno, dai vestiti che indossiamo alla luce elettrica che illumina le nostre case. Le nostre soluzioni mantengono il mondo in movimento», dice Bonfiglioli.

La seconda divisione per importanza (37% del fatturato) è quella industriale: riduttori, motori elettrici, inverter e sistemi per il recupero dell’energia, oltre 1,5 milioni di prodotti all’anno per 20 differenti settori. E infine, Bonfiglioli è partner dei più grandi produttori mondiali di macchine movimento terra, edilizia, costruzioni e agricole che coprono la restante quota di fatturato. Caterpillar, General Electric e Toyota sono solo alcuni dei clienti a cui Bonfiglioli fornisce riduttori epicicloidali, prodotti con altissimi livelli di personalizzazione che richiedono, fin dalla prima fase di progettazione, una forte integrazione fra il cliente e Bonfiglioli.

 

I processi produttivi devono guardare al futuro non a un passato spazzato via dalla storia

Durante il lockdown non si sono mai fermate le macchine della Bonfiglioli, storica azienda bolognese leader nel settore dei motoriduttori e dei motori elettrici per l’automazione industriale, che tuttavia stima una riduzione del fatturato tra il 10 e il 15% nel 2020

Ma in questi mesi complessi, Bonfiglioli, tenendo fede alla sua cifra caratteristica che è l’innovazione e il miglioramento continuo, si è focalizzata sulla costruzione di un piano di azione per rendere le sue fabbriche compliant con la nuova condizione: distanziamento, presidi di sicurezza, nuova organizzazione del lavoro sulle linee, potenziamento di banda larga e smart working. Il tutto cristallizato in un protocollo siglato con le rappresentanze sindacali e che potrebbe diventare una best practice nazionale. «Siamo stati avvantaggiati dal fatto di aver vissuto l’esperienza in anteprima presso il nostro stabilimento cinese e abbiamo applicato, fin da gennaio, tutte le regole del caso per proteggere le nostre persone e continuare a lavorare», dice Bonfiglioli. Tutte queste iniziative hanno ovviamente costi e non tutte le aziende italiane possono permetterseli. Anche perché molte aziende stanno sperimentando un grande calo del fatturato che cambia il bilancio del 2020. «È indubbio che i prossimi mesi saranno estremamente selettivi, a seconda dei settori e di come sono impattati; ad esempio il settore dei trasporti aerei, così come quello dei grandi alberghi, si ritrovano business ad oggi non sostenibili. Su di essi impatteranno anche situazioni psicologiche che condizionano il consumatore. Le persone viaggiano meno, non vanno in albergo e al ristorante pur potendolo fare.

Non possiamo illuderci che sia finita. Background ed agilità sono i principali abilitatori alla trasformazione. È una trasformazione globale e complessiva in cui le norme di sicurezza sono soltanto un piccolo capitolo e finché non si trovano soluzioni definitive per il virus diventeranno parte del modus operandi. Tutti dobbiamo trasformarci e la digitalizzazione sarà un incredibile acceleratore. Ormai l’utilizzo della call o video conference è diventato uno standard ma ci saranno anche diverse attività lavorative impiegatizie che verranno digitalizzate richiedono sempre meno la presenza fisica di una persona. È una trasformazione del nostro modo di vivere e lavorare. Se tra sei mesi anche senza coronavirus quello che facevamo prima lo faremo in modo diverso, sarà allora un bene, perché avremo trovato soluzioni efficaci, facili e meno costose». Se alcune imprese sono in difficoltà, cosa pensa Bonfiglioli delle misure del governo? «L’Italia è stato il primo paese dopo la Cina a essere entrato nell’emergenza e ha fatto da apripista nel mondo occidentale. Ero anche io perplessa sullo shutdown, ma dopo un mese e mezzo è evidente che i paesi che non lo hanno adottato, come la Svezia, si trovano ad avere un tasso di mortalità molto alto. Giudizi a caldo sono difficili, il tempo ci aiuterà ad avere le idee più chiare. Certamente, la scena politica italiana è dominata da un atteggiamento di continua campagna elettorale che tende a mettere in discussione a prescindere le azioni del governo, ma in questi mesi è indubbio che il problema reale ed urgente è di far arrivare liquidità alle aziende, in una crisi dalla dimensione abnorme. Per questo mi astengo dal giudizio in questo momento. Noi tutti dobbiamo accettare che il passato, per come l’abbiamo conosciuto, non si presenterà più ed una nuova normalità non si raggiungerà in tempi brevi. Non possiamo pensare che ci saranno azioni compensative che risolvano il problema: sarebbe come pensare di bloccare uno tsunami opponendosi con il corpo all’onda. Dobbiamo accettare l’emersione di alcuni megatrend in maniera prepotente come ad esempio il passaggio da economia globale ad economia continentale. I processi produttivi devono essere proiettati in avanti e non riflettere un mondo che non esiste più».

Highlights finanziari del Gruppo Bonfiglioli

I progetti meccatronici di Bonfiglioli proseguono – senza perdere di vista il momento

Assmebly line Bonfiglioli nello stabilimento di Forlì, che ha inaugurato l’ultimo ampliamento a inizio 2019 ed è interamente dedicato alla produzione di motoriduttori per generatori eolici, assali elettrici per trasmissioni e comandi ruote di varie dimensioni e all’elettromobilità

Dunque il Coronavirus non solo non ha fermato la produzione, ma ha fatto scoccare nuove idee nelle menti della R&S di gruppo. Così Bonfiglioli ha innanzitutto focalizzato parte della produzione italiana, che appunto funzionava a scartamento ridotto, su motori a magneti permanenti e componenti per la trasmissione del moto che rendono automatica la compressione di un palloncino autoespandibile usato per la ventilazione polmonare. Il riduttore ad alta precisione della Bonfiglioli trasforma Ambu, così si chiama il palloncino, oggi utilizzato manualmente da personale sanitario, in un sistema automatico semplice, «che possa essere di supporto nei pronto soccorso, sulle ambulanze, in ambulatori, case di cura e strutture per anziani. L’innovazione è sempre stata una caratteristica del nostro Gruppo anche se negli anni essa si è poi arricchita di significati e contenuti nuovi. Quando mio padre ha fondato la Bonfiglioli Riduttori, questa parola aveva per lui due grandi significati: offrire ai clienti i prodotti sempre più all’avanguardia e dotarsi dei processi più moderni disponibili ai tempi. Nei miei primi anni di lavoro questa parola è stata per me sinonimo di comprendere, conoscere e applicare le nuove tecnologie, spaziando dall’organizzazione al marketing, dall’idea di espanderci in nuovi paesi fino all’adozione di nuove logiche di manufacturing», dice Sonia Bonfiglioli.

Nel frattempo, Bonfiglioli non ha smesso di lavorare ai suoi progetti core. Come quello recente, in collaborazione con Schaeffler, per la realizzazione di un pacchetto compatto di soluzioni Industry 4.0 per gli azionamenti azimutali delle turbine eoliche. In sostanza un sistema che consente di fare manutenzione predittiva delle turbine, attraverso il monitoraggio in real time dello stato del riduttore attraverso la valutazione di alcuni parametri. In sostanza, i sensori di cui la turbina è dotata registrano istante per istante informazioni su coppia, velocità, vibrazioni e temperatura: i dati vengono trasmessi in tempo reale attraverso un gateway, combinati ed elaborati utilizzando algoritmi basati su intelligenza artificiale. I dati confluiscono su un’apposita piattaforma cloud di Bonfiglioli e vengono restituiti in modo chiaro ed efficace all’operatore attraverso una funzionale dashboard.

Non solo. Procede la costruzione del modello di gemelli digitali per le pmi manifatturiere, nell’ambito del progetto europeo IOTwins, uno dei più importanti in Horizon 2020 con un valore di 20 milioni. «Stiamo lavorando alla piattaforma che renderà disponibili i digital twin, repliche virtuali di prodotti e processi industriali, che consentono di testare in anticipo gli uni e gli altri e di verificarne real time il funzionamento, anche per le piccole aziende», dice Bonfiglioli che del progetto è capofila. Ad oggi non esiste un accesso semplice ed economico a questa tecnologia, che è strettamente collegata a Big Data, AI Cloud. «La prima versione della piattaforma sarà pronta nel 2021; una seconda, ancora più avanzata, nel 2022 e non si prevedono rallentamenti su questo fronte».

Le business unit del Gruppo Bonfiglioli

La situazione delle fabbriche nel mondo

Dunque, il 4 maggio le fabbriche italiane hanno ripreso a operare pienamente per raggiungere rapidamente il100% della capacità produttiva. La sede cinese aveva già ripreso da qualche settimana tornando a pieno regime, tanto che durante l’ultima settimana di aprile ha registrato il valore di spedito più alto della storia. In Germania, O&K Antriebstechnik, Bonfiglioli Vectron e Bonfiglioli Deutschland operano regolarmente, mentre la filiale francese sta operando per supportare i settori essenziali. La filiale spagnola di Barcellona – la più antica, operativa fin dagli anni Sessanta – ha ripreso pienamente tutte le proprie principali attività, così come quella britannica a Warrington e lo stabilimento slovacco.

Più difficile la situazione nelle altre filiali esotiche: la Turchia, sebbene a regime parziale in logistica ed assemblaggio, sta operando regolarmente sul mercato; mentre il Sudafrica, con le stesse caratteristiche, sta incrementando la produzione da quando le restrizioni del lockdown sono state abbassate dal livello 5 al livello 4, il 4 maggio; in India, nonostante il lockdown esteso fino al 14 maggio, alcuni singoli Stati hanno permesso la riapertura di talune attività in funzione delle condizioni di contagio locale e della sicurezza raggiungibile sui singoli posti di lavoro. Dunque la filiale indiana di Bonfiglioli ha potuto riaprire il proprio sito produttivo di Chennai e quello di assemblaggio con base a Pune. Ancora, lo stabilimento produttivo in Vietnam continua ad essere pienamente operativo mentre a Singapore, dopo l’estensione del lockdown sino al prossimo primo giugno, è possibile solo l’attività in smart-working. Bonfiglioli UsaBonfiglioli Reductores do Brasil infine, proseguono, ovviamente nel pieno nell’osservanza delle norme e delle raccomandazioni dei Governi e degli Istituti Sanitari Nazionali competenti.

Bonfiglioli nel mondo

Il Protocollo di Bonfiglioli: una best practice per l’Italia?

Ma torniamo a quella che oggi è la priorità assoluta di Bonfiglioli: lavorare in sicurezza. «Abbiamo fatto tesoro dell’esperienza di altri stabilimenti del Gruppo che avevano anticipato i piani di sicurezza richiesti dal contenimento del Covid-19, in particolare il plant Bonfiglioli di Shanghai in Cina, mettendo subito in piedi un’articolata serie di sistemi e comportamenti di prevenzione che hanno permesso di conciliare salute e produzione, sicurezza dei lavoratori ed aspetti economici», spiega Bonfiglioli. Misura della temperatura corporea all’ingresso, gel sanificante, mascherine e guanti, pulizie e sanificazioni intensificate, il lavoro dei dipendenti, prima articolato in un unico turno, è stato riorganizzato su due turni sfalsati di trenta minuti, in modo da ridurre del 50% i contatti, tutto sintetizzato in un protocollo siglato insieme ai sindacati che si appresta a diventare una best practice nell’industria italiana. «Abbiamo iniziato ad affrontare il tema Covid quando per l’Italia era una cosa lontana. A gennaio abbiamo iniziato a fare attività di supporto, procurando mascherine e altri presidi, con due mesi di anticipo, grazie alle informazioni sulle best practice che il nostro stabilimento cinese stava già adottando. Una delle iniziative che è stata fatta a Shanghai, per esempio, per evitare che le persone incorressero nei posti di blocco nel tragitto tra casa e lavoro, è stata quella di prendere in affitto appartamenti nei pressi degli stabilimenti. Sono stati inoltre adottati sistemi di plexiglas in ambienti di lavoro nei posti in cui si sta insieme».

Le soluzioni IoT di Bonfiglioli

Così, quando il lockdown è arrivato in Italia, Rovereto non ha subito intoppi in quanto codice Ateco essenziale, e per gli altri stabilimenti emiliani è stata chiesta ai prefetti la possibilità di continuare a produrre per rifornire i codici Ateco essenziali, nell’energia, nel food e nel pharma, Bonfiglioli era già pronta. «Quindici giorni fa, quando siamo potuti tornare al 100% della capacità produttiva, avevamo tutte le strutture a regime, anche con una certa dimestichezza visto il pregresso con lo stabilimento in Cina» Nel dettaglio del protocollo ci parla Alberto Fusi, il Responsabile delle risorse umane del gruppo. «In questi mesi la priorità è sempre stata la sicurezza delle nostre persone, e ci siamo posti l’obiettivo di coniugare questo con la continuazione delle attività produttive. Da marzo a oggi abbiamo costruito protocolli di sicurezza quando ancora non esistevano su scala nazionale e a maggio abbiamo siglato un protocollo della sicurezza con il coordinamento sindacale nazionale. Abbiamo creato strumenti di comunicazione e fatto formazione alle persone con pieghevoli e brochure perché tutti fossero al corrente di tutto», spiega Fusi. Il coinvolgimento di tutto il personale è d’altronde cifra caratteristica di Bonfiglioli, come dimostra un’iniziativa come “Bonfiglioli Digital Re-training”, (vedi Industria Italiana qui) che, supportato dalla Regione Emilia Romagna e dalla Fiom-Cgil, era stato il primo progetto in Italia di sinergia tra Industria, Territorio ed Istituzioni Sindacali per riqualificare chi già lavora e dotarlo delle nuove competenze digitali, traendo così vantaggio dai cambiamenti offerti dall´Industria 4.0. Dal modello era scaturito uno specifico piano formativo il cui progetto pilota si era svolto nello stabilimento di Calderara dove lavorano 400 persone; i primi corsi sono stati destinati ad un gruppo pilota di 15 dipendenti che poi hanno agito da volano di trasmissione per tutti gli altri lavoratori del gruppo.

La storia di Bonfiglioli

Nuovo layout e nuove regole per la sicurezza di dipendenti e fornitori

Alberto Fusi, il Responsabile delle risorse umane del gruppo Bonfiglioli

«Relativamente agli stabilimenti e agli uffici abbiamo rivisto il layout, per prima cosa facendo sì che le persone potessero accedere in maniera sicura. Dunque è stata riprogettata la viabilità in modo da garantire il distanziamento. Abbiamo riorganizzato il lavoro senza ridurne l’orario, introducendo mezz’ora di distanziamento tra un turno e l’altro, nella quale noi sanifichiamo le postazioni di lavoro. Un altro capitolo sono i dispositivi di protezione. Come detto abbiamo adottato fin da inizio anno l’uso di mascherine nei luoghi di lavoro ed il layout industriale è stato impostato in modo da garantire la distanza di un metro tra operatori, abbiamo aggiunto presidi per la sanificazione delle mani, cecando di dare vita a una nuova normalità», continua Fusi.

Ogni cosa è orientata a cercare una normalità all’interno delle nuove regole comportamentali. «In una grande fabbrica c’è anche flusso di ingressi da esterno, abbiamo creato dunque un sistema di movimentazione merci per evitare che estranei entrino nello stabilimento. Abbiamo costruito un Protocollo di sicurezza anche per i fornitori, coinvolgendoli nella ripartenza e spingendoli ad adottare le nostre regole di sicurezza. Una specie di vademecum per le norme di sicurezza fondamentali, regole semplici. Il modello Bonfiglioli per la ripartenza può essere diffuso e condiviso», afferma il responsabile delle risorse umane.

 

Incrementare gli investimenti in tecnologia

L’ultimo punto del protocollo sono gli investimenti in tecnologia. Tutto è stato studiato in base al massimo numero di persone che possono permanere in un luogo fisico, garantendo il distanziamento. Dice Bonfiglioli: «Siamo un’azienda meccanica ma altamente tecnologica. Abbiamo fatto investimenti di sicurezza ma abbiamo anche potenziato la banda, possiamo organizzare riunioni virtuali a distanza con la massima efficacia e riusciamo a operare in maniera ininterrotta». Forte della sua esperienza sul digital training Bonfiglioli ha effettuato un potenziamento ulteriore di questa area per garantire un’attività di supporto alla formazione che non può essere fatta in presenza in questo momento. «Ci siamo trovati in una buona posizione perché avevamo in passato fatto iniziative di e-learning, attraverso la Bonfiglioli Academy, che il 27 marzo ha lanciato anche B-Connected, una libreria virtuale per tenere costantemente aggiornati gli utenti. Abbiamo spinto tantissimo in questo momento con alcuni moduli, incluso anche le modalità di lavoro agile che per essere praticate veramente hanno bisogno di supporti formativi. In ultima analisi il compito della formazione è anche quello di tenere le persone virtualmente vicine anche in tempi di distanziamento sociale».

L’industria 4.0 di Bonfiglioli

A chi ha figli o problemi personali è stata data la possibilità operare in maniera flessibile ma «chi vuole può tornare in ufficio per evitare l’isolamento sociale. Il lavoro in sicurezza significa anche proteggere chi è un soggetto fragile e non deve sottoporsi a rischi o aiutare chi ha figli e deve affrontare il problema delle scuole chiuse di potersene occupare. Hanno bisogno di flessibilità e non separazione», dice Sonia Bonfiglioli. Il risultato? «Il primo giorno di ripresa c’erano tutti, rispetto a un tasso di assenteismo che nella norma è del 7-8%. A testimonianza di quanto questa crisi abbia ricordato a tutti che il lavoro è una componente fondamentale della vita dell’uomo».














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