Net zero si, ma neutralità tecnologica! Parlano Pichetto Fratin, Emma Marcegaglia, Vienier (Snam), Nicola Monti (Edison) e…

Di Laura Magna ♦︎ Le nuove intenzioni non bastano per una transizione green di successo. Secondo Fratin, o abbandoniamo la sfida, o ci giochiamo tutto. Trasformando l'immondizia in materia prima. Ma bisogna essere pragmatici. Marcegaglia: puntare sulla collaborazione pubblico privato. Deloitte: investimenti dalla politica per recuperare i ritardi accumulati. Snam: il ruolo chiave del nucleare nelle strategie di decarbonizzazione. La cattura della CO2 secondo Edison. A2A: serve una visione globale che includa l'Africa. Siram Veolia: spostare il focus degli incentivi sui risultati. Se ne è parlato in occasione del B7, il G7 dell'industria

Per realizzare il net zero, non bastano le buone intenzioni. Serve un impegno concreto dell’industria che però deve essere messa in condizioni di operare in condizioni di parità tra Paesi e che deve essere supportata dalla politica. Solo con questi ingredienti, la transizione energetica può diventare un driver per la competitività. Dalle parole ai fatti, per Stefano Venier, ceo di Snam, «la transizione è cumulo di tante transizioni, sulla supply chain, sulle rinnovabili e sulle molecole verdi. Ogni paese deve trovare il suo percorso fatto del miglior bilanciamento science-based che consenta di raggiungere questo obiettivo di disporre di energia decarbonizzata a costo zero». E dopo tante normative, definizione di obiettivi Ue, tassonomie, è tempo di «spingere sull’implementazione», aggiunge Nicola Monti, ceo di Edison «sono necessari investimenti su energie programmabili che non vengono dalle rinnovabili, le soluzioni sono due: l nucleare e il sequestro di CO2».
E nell’ottica della nuova e corretta neutralità tecnologica assunta dall’Ue, è necessario, secondo Emanuela Trentin, ceo di Siram Veolia, «spostare il focus degli incentivi a una logica di risultato, pay by result: il tassello che manca lo deve posizionare il G7, definendo a livello globale le metriche per misurare target e risultati». In una visione globale, che includa anche l’Africa, dove la popolazione raddoppierà al 2030 e dove è possibile ricavare l’energia dal sole, «a patto di dotare il Continente delle infrastrutture necessarie – aggiunge Renato Mazzoncini, ceo di A2A – basterebbero 4 miliardi per poter dare un sostegno serio all’Africa per alimentare il fabbisogno energetico con il fotovoltaico».

Il tutto deve avvenire in un contesto di regole armonizzate, tra Paesi europei, ma anche nel mondo e di neutralità tecnologica: dove ogni tecnologia, purché validata scientificamente, ha la possibilità di diventare strumento per efficientare il mix delle fonti.
È quanto emerso da un convegno organizzato dal il B7, il G7 delle industrie guidato da Confindustria nel semestre italiano di presidenza, per identificare e indirizzare le priorità dell’agenda economica globale, in concomitanza con la riunione ministeriale del G7 su Energia, Ambiente e Clima. Da quella conferenza abbiamo tratto le dichiarazioni contenute in questo articolo.
Insieme a Emma Marcegaglia, che presiede il B7 e che è ceo del colosso italiano dell’acciaio che porta il suo nome erano presenti diversi rappresentanti dell’industria, oltre al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin; a Fatih Birol, executive director dell’International Energy Agency e a Fabio Pompei, ceo di Deloitte Italia, Knowledge Partner del B7.







La view del B7 nelle parole di Marcegaglia: la corsa al net zero si vince solo con la collaborazione pubblico privato in un contesto di obiettivi condivisi e di neutralità tecnologica per raggiungere la completa decarbonizzazione a vantaggio dell’ambiente e anche dell’economia

A sx il ministro Gilberto Pichetto Fratin. A destra Emma Marcegaglia.

L’industria ha una visione chiara di come implementare il net zero e di come farlo in maniera profittevole per gli stessi business e vantaggiosa per l’economia del Paese. L’obiettivo net zero è estremamente ambizioso: in concreto, per raggiungerlo, entro il 2030 la capacità di energia rinnovabile del mondo deve triplicare e l’efficienza energetica deve raddoppiare. Bisogna far leva su molteplici fattori contemporaneamente, nessuno dei quali può essere attivato solo dal settore pubblico o privato. Ovviamente questo richiede ingenti investimenti, che devono però essere indirizzati verso settori critici, tecnologie innovative e processi a basse emissioni di carbonio facendo leva su ricerca, sviluppo e innovazione.
La sicurezza energetica deve essere garantita a prezzi accessibili per preservare e rafforzare ulteriormente la competitività delle industrie. «Il G7 deve impegnarsi maggiormente per evitare aumenti improvvisi dei prezzi dell’energia come quelli sperimentati in Europa all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina – afferma Marcegaglia – per questo dobbiamo sostenere la ricerca, lo sviluppo e la diffusione di tecnologie innovative senza pregiudizi ideologici». Occorre, secondo la manager, perseguire i reattori nucleari di nuova generazione, l’elettrificazione e lo stoccaggio, l’energia eolica e solare, la fusione nucleare, i carburanti a basso contenuto di carbonio e neutri come gli e-fuel e i biocarburanti, la cattura, l’uso e lo stoccaggio del carbonio (Ccus), l’idrogeno e l’ammoniaca e altre opzioni.

«Ancora, sono necessari enormi investimenti pubblici e privati mirati per generare più energia rinnovabile e a basse emissioni di carbonio e per rendere le reti infrastrutturali più resilienti e interconnesse – dice Marcegaglia – abbiamo bisogno della più ampia neutralità tecnologica, quindi i finanziamenti dedicati, gli strumenti finanziari e i mercati dei capitali devono essere rivolti sia alle tecnologie mature che a quelle in fase di transizione, mentre le tassonomie e le etichettature devono convergere includendo tutte le opzioni disponibili per sostenere la transizione». Infine: l’aumento della domanda di materie prime, componenti, semilavorati e prodotti finiti, ha portato a una crescente produzione di rifiuti, sollecitando il passaggio a un modello circolare e un’immediata azione congiunta di governo e imprese per catene di approvvigionamento globali più efficienti, sicure, sostenibili e resilienti. L’efficienza delle risorse e l’economia circolare devono essere al centro di tutti gli approcci nazionali, regionali e multilaterali.

Gilberto Pichetto Fratin: «Giocare in difesa o tentare l’all-in. 

Secondo Marcegaglia «non ci sarà una giusta transizione, ma solo una diffusa delocalizzazione industriale, se i nostri governi – e ben oltre il G7 – non riusciranno a far convergere le politiche industriali nazionali verso gli stessi obiettivi condivisi».

Una partnership pubblico-privata che è necessaria e che deve essere continua e indissolubile «Per ragioni diverse – dice Marcegaglia – la prima è che la transizione dai combustibili fossili e l’adozione di fonti energetiche rinnovabili e a basse emissioni di carbonio richiedono politiche industriali mirate e coordinate. Non ci sarà una giusta transizione, ma solo una diffusa delocalizzazione industriale, se i nostri governi – e ben oltre il G7 – non riusciranno a far convergere le politiche industriali nazionali verso gli stessi obiettivi condivisi». In secondo luogo, la sicurezza energetica deve essere garantita a prezzi accessibili per preservare e rafforzare ulteriormente la competitività delle industrie. «Il G7 deve impegnarsi maggiormente per evitare aumenti improvvisi dei prezzi dell’energia come quelli sperimentati in Europa all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina – afferma Marcegaglia – per questo dobbiamo sostenere la ricerca, lo sviluppo e la diffusione di tecnologie innovative senza pregiudizi ideologici». Occorre, secondo la manager, perseguire i reattori nucleari di nuova generazione, l’elettrificazione e lo stoccaggio, l’energia eolica e solare, la fusione nucleare, i carburanti a basso contenuto di carbonio e neutri come gli e-fuel e i biocarburanti, la cattura, l’uso e lo stoccaggio del carbonio (CCUS), l’idrogeno e l’ammoniaca e altre opzioni.

Rinnovabili ed economia circolare, con una visione che inglobi anche i Paesi in via di sviluppo

Insieme a Emma Marcegaglia, che presiede il B7 e che è ceo del colosso italiano dell’acciaio che porta il suo nome, erano presenti diversi rappresentanti dell’industria, oltre al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin; a Fatih Birol, executive director dell’International Energy Agency e a Fabio Pompei, ceo di Deloitte Italia, Knowledge Partner del B7.

«Ancora, sono necessari enormi investimenti pubblici e privati mirati per generare più energia rinnovabile e a basse emissioni di carbonio e per rendere le reti infrastrutturali più resilienti e interconnesse – dice Marcegaglia – Come ho già detto, abbiamo bisogno della più ampia neutralità tecnologica, quindi i finanziamenti dedicati, gli strumenti finanziari e i mercati dei capitali devono essere rivolti sia alle tecnologie mature che a quelle in fase di transizione, mentre le tassonomie e le etichettature devono convergere includendo tutte le opzioni disponibili per sostenere la transizione». Infine: l’aumento della domanda di materie prime, componenti, semilavorati e prodotti finiti, ha portato a una crescente produzione di rifiuti, sollecitando il passaggio a un modello circolare e un’immediata azione congiunta di governo e imprese per catene di approvvigionamento globali più efficienti, sicure, sostenibili e resilienti. L’efficienza delle risorse e l’economia circolare devono essere al centro di tutti gli approcci nazionali, regionali e multilaterali. «Da un lato si devono promuovere soluzioni positive per la natura per affrontare l’adattamento ai cambiamenti climatici è un imperativo collettivo, e le imprese sono in prima linea pronte a fare la loro parte – continua la manager – dall’altro, nessuno deve essere lasciato indietro. Il G7 deve agire in modo inclusivo nei confronti dei Paesi meno sviluppati». Agire attraverso partenariati avanzati e un efficace trasferimento di tecnologia per sostenere lo sviluppo e aumentare la sicurezza e la resilienza delle catene di approvvigionamento globali.

L’industria deve fare la sua parte, ma deve essere messa in condizioni di operare

L’industria deve fare la sua parte, ma per consentire la riconversione dei settori industriali difficili da abbattere, «è necessario allineare gli incentivi per ridurre il costo delle tecnologie e dei vettori energetici sostenibili e a basse emissioni di carbonio meno competitivi – continua Marcegaglia – Parallelamente, per limitare le perturbazioni, il G7 deve progredire nell’armonizzazione dei quadri del mercato del carbonio e dei meccanismi di determinazione del prezzo del carbonio. Ci aspettiamo anche di poter avere la stessa tassonomia affinché in tutti i paesi del B7 si arrivi a stabilire cos’è verde e cosa no. Oggi in Europa il costo per la CO2 è molto alto, quindi una maggiore integrazione di regole aiuterebbe l’industria dei paesi del G7».

Gilberto Pichetto Fratin: «Giocare in difesa o tentare l’all-in. L’Italia deve puntare su capacitò trasformativa e inventiva da cui è nata la sua industria, che l’ha resa una delle 7 potenze economiche mondiali»

Small Modular Reactor. È necessario che il Paese cambi pelle sulla energia: non abbiamo il nucleare da 40 anni e il Pniec vuole cambiare questa stortura.

Alla conferenza il ministro dell’Ambiente ha sposato la visione della Marcegaglia, sottolineando come il governo stia cercando di cambiare il sistema dell’energia italiano, in modo da renderlo adatto ad affrontare la transizione energetica. «Quello di cui parliamo quando parliamo di net zero – dice il ministro – è il cambiamento climatico e il rischio di perdita di biodiversità e di inquinamento. Come affrontiamo tutto ciò? O in chiave difensiva, trincerandosi che l’Italia ha emissioni dello 0,8%, dunque andare a zero è facile e si può recupera con il trend delle nuove centrali della Cina… oppure giochiamo in chiave di opportunità».

E se questo è l’approccio che prevale, dobbiamo considerare che il nostro Paese non ha materie prima ma «ciononostante con la trasformazione, con la genialità, è riuscito a diventare una potenza del G7, creando dalla tradizione dei maniscalchi che ferravano i cavalli una poderosa industria meccatronica. Oggi poi abbiamo una grande materia prima che è l’immondizia ed è un giacimento per l’economia circolare. La decarbonizzazione si ottiene con la trasformazione e con l’impiego della tecnologia, che esattamente ciò che i nostri industriali sanno fare. I biocarburanti sono una forma a basse emissioni che può accompagnare la transizione della mobilità, veicoli si strada, ma anche aerei e navi: facendo leva sull’economia circolare usando l’immondizia come materia prima. Sono azioni che portiamo avanti come obiettivo energetico per l’Italia, ma come obiettivo di politica industriale, che è quello di mettere in grado le imprese di fare la programmazione». È necessario che il Paese cambi pelle sulla energia: non abbiamo il nucleare da 40 anni e il Pniec vuole cambiare questa stortura. «Abbiamo riaperto la parentesi, stiamo definendo il quadro giuridico e aderiremo alla piattaforma delle imprese di Bruxelles sugli Small Modular Reactor. Il nucleare deve fare parte del mix per dare continuità che le rinnovabili non possono dare, ma anche per mantenere un territorio bellissimo un reattore piccolo da 300 megawatt occupa 300 ettari, per avere la stessa quantità di energia con il fotovoltaico ci vogliono 2mila ettari. Dobbiamo arrivare al 2030 ribaltando il rapporto attuale che vede energia prodotta per 2/3 da fossili e per il resto da rinnovabili e dunque dobbiamo arrivare a 70 gigawatt di potenza installata». Quello che il governo sta perseguendo è un obiettivo di mitigazione che significa anche governo della situazione: «il decreto energie approvato due mesi fa nasce dal confronto con il sistema produttivo industriale che poneva la questione della garanzia, ovvero che non fosse possibile fare un piano aziendale se ci sono sbalzi dei prezzi. Sbalzi che continuano a esserci in un contesto geopolitico incerto. E allora abbiamo stabilito di garantire i prezzi per un triennio con in cambio la restituzione di energia pulita nel triennio successivo e con base di 20 anni. Evitando operazioni spot, che in alcuni casi sono necessarie (come quando il gas ha raggiunto 340 euro al mwh), ora adottando un approccio olistico, con strutture che consentono di ragionare nel medio lungo termine e che non mettono in discussione l’obiettivo al 2050 ma che lo accompagnino».

Deloitte: interventi straordinari guidati dalla politica che deve mettere le imprese in condizioni di realizzarli, per recuperare i ritardi accumulati rispetto agli obiettivi di Parigi

Fabio Pompei, ad di Deloitte Italia

«Le sfide sono state evidenziate nella Cop 28 di fine 2023, che ha richiesto interventi straordinari e urgenti ai cambiamenti climatici – così il ceo di Deloitte Italia, Fabio Pompei – C’è stata l’implementazione del primo Stocktake, che consente la misurazione degli avanzamenti degli obiettivi di Parigi, che si sostanziano nell’impegno di triplicare le energie rinnovabili entro il 2030, raddoppiare l’indice di efficienza energetica dal 2 a 4%, con 22 Paesi che hanno preso l’impegno di triplicare l’energia da nucleare entro il 2050. Siamo in ritardo rispetto agli obiettivi dell’accordo di Parigi e per questo dobbiamo far leva su tutte le tecnologie di cattura delle CO2 o altre in fase di analisi. Senza le nuove tecnologie, non saremo in grado di rispettare i target che abbiamo posto con gli accordi di Parigi». La necessità è ora di spingere su investimenti straordinari, incomparabili con quelli fatti fino a oggi: «c’è bisogno di politiche industriali che siano quanto più possibile concordi all’interno dei paesi del G7 e per farlo serve una leadership quanto più possibile coesa e con una visione di lungo periodo. Le imprese possono operare secondo due profili: modificare il modello di business per rispondere alle esigenze di mercato e clienti, o sviluppare attenzione aziendale all’uso delle risorse. L’insieme di queste attività può portare a un grande cambiamento nel ruolo che le imprese possono giocare per il pianeta. Ma perché ciò avvenga, le imprese hanno bisogno di fare delle scelte in condizioni di pari competitività».

La visione dell’industria dell’energia: ogni Paese deve trovare la sua combinazione di tecnologie adatte allo scopo della decarbonizzazione (Snam)

Stefano Venier, ceo di Snam.

Per dare continuità alle dichiarazioni di Cop28 «è molto positivo che l’UE si stia riorientando verso il principio della neutralità tecnologica per dare possibilità a ogni paese di trovare il suo percorso ideale verso la decarbonizzazione», secondo Stefano Venier, ceo di Snam. «La transizione di cui parliamo è cumulo di tante transizioni, sulla supply chain, sulle rinnovabili e sulle molecole verdi. Ogni paese deve trovare il suo percorso fatto del miglior bilanciamento science-based che consenta di raggiungere questo obiettivo di disporre di energia decarbonizzata a costo zero. Si parla di trilioni di dollari l’anno di investimenti da fare, ma bisogna spenderli in modo saggio, anche riutilizzando le infrastrutture esistenti, senza duplicazioni e senza scelte avventate. Il fatto che nel Pniec il Ministro dell’Ambiente abbia aperto a una quota di nucleare, annunciando che l’Italia entrerà a far parte dell’alleanza internazionale per gli small modular reactor di quarta generazione è positivo. Penso che il nucleare sia una delle opzioni da valutare con interesse: una delle diverse tecnologie, almeno una decina da utilizzare per ottenere il net zero. E solo una minima parte ha già oggi un costo competitivo, sulle altre bisogna innovare e dunque investire: sul nucleare senza dubbio, ma anche sulla cattura della CO2, le molecole verdi, i nuovi sistemi di storage. Bisogna guardarle in modo agnostico, valutandole solo sulla base di parametri scientifici».

Edison: dopo le normative che hanno portato l’UE a essere leader del net zero sulla carta, bisogna davvero spingere sull’implementazione, puntando su nucleare e cattura di CO2

Nicola Monti, ceo di Edison

Ed è tempo di spingere sull’implementazione, anche secondo Nicola Monti, ceo di Edison: «Dobbiamo mettere le nostre forse di imprese a fattor comune e con il supporto della politica fare gli investimenti che servono e dobbiamo farlo alle stesse condizioni per tutti, quale che sia la tipologia di impresa e il Paese in cui opera». L’Ue ha avuto un grande slancio in partenza: siamo stati i primi a spingere sull’acceleratore del net zero in linea di principio con regolamento e indicazioni di obiettivi e percorsi in alcuni caso anche eccessivamente rigidi (come avvenuto sulla mobilità elettrica). Ma, prosegue Monti: «Non siamo stati altrettanto proattivi con il sottostante, ovvero con lo sviluppo delle tecnologie e delle produzioni che consentono di raggiungere l’obiettivo. L’apertura al nucleare è importante: perché sono necessari investimenti su energie programmabili che non vengono dalle rinnovabili, le soluzioni sono due: il ritorno al nucleare che poi è un nuovo nucleare pulito e sicuro o cattura e sequestro di CO2. Su queste due tecnologie si deve lavorare adesso, accelerando il passo».

A2A: ci vuole una visione che inglobi anche l’Africa, dove nella fascia equatoriale la popolazione raddoppierà al 2030 ed è necessario creare infrastrutture per trarre energia dal sole (bastano 4 miliardi di euro di investimenti)

L’amministratore delegato di A2A Renato Mazzoncini

Ma bisogna tener conto, mentre si punta al 2050, anche del mercato. «Accanto a tavoli che studino il quadro regolatorio e quello tecnologico – aggiunge Renato Mazzoncini, ceo di A2A – serve anche un tavolo che analizzi il mercato per capire se il nostro Paese può reggere questi investimenti in una logica di mercato, in un contesto di liberalizzazione in cui le fonti energetiche competono. Per esempio noi importiamo energia dalla Francia e questo è il motivo per cui la metà del parco termoelettrico di A2A è fermo, sia quello a carbone sia quello a ciclo combinato a gas perché il mercato non richiede questa produzione». Di questo bisogna tener conto: è sempre il solito scambio tra sostenibilità energetica e sostenibilità economica. «Credo che la cosa importante sia metterci d’accordo con il G7 su come gestire la transizione, quindi su quante risorse mettere nella decarbonizzazione e come fare a non avere asimmetrie almeno all’interno dell’Ue – continua Mazzoncini – Ma non basta, ci vuole un serio progetto anche per l’Africa che vede la maggior crescita di popolazione del mondo: che raddoppierà da 1,3 a 2,5 miliardi di euro al 2030, la fortuna è che questo sviluppo avviene intorno all’equatore che ha il vantaggio di avere sole costante tutto l’anno. Tuttavia, il sole è inutile se non ci sono le infrastrutture per trasformarlo in energia: basterebbero 4 miliardi per poter dare un sostegno serio all’Africa per le infrastrutture. È estremamente importante fare questo e intervenire anche sul ciclo dei rifiuti, per cui bastano una decina di miliardi per rendere il Nord Africa un’area efficiente su questo fronte».

Siram Veolia: si sposti il focus degli incentivi da una logica tecnologica a una logica di risultato, pay by results. Il G7 deve definire le metriche per misurare i risultati

Emanuela Trentin, ceo Siram Veolia

E in tutto il mondo «è molto importante che si cominci a parlare di efficienza energetica come leva strategica per ridurre il fabbisogno energetico e raggiungere autonomia e indipendenza e riduzione del footprint carbonico», commenta Emanuela Trentin, ceo Siram Veolia, il cui potenziale di efficienza energetica come gruppo a livello europeo al 2030, «è di circa 400 gigawatt di energia che può essere messa a disposizione e 420 milioni di tonnellate di CO2 che possono essere evitate». Numeri che danno un’idea magnitudo degli interventi che consentono la decarbonizzazione e del loro valore in termini economici. «Un suggerimento che mi sento di dare, vista la neutralità tecnologica che la Ue ha sposato e che condividiamo – conclude Trentin – è che si dovrebbe spostare il focus degli incentivi da una logica tecnologica a una logica di risultato, pay by results: il tassello che manca lo deve posizionare il G7, definendo a livello globale le metriche per misurare target e risultati».














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