Construction Cloud, il booster per l’industria delle costruzioni proposto da Autodesk

di Renzo Zonin ♦︎ Cinque moduli che rendono più semplici cambi in corsa, gestione delle moli documentali, sviluppo delle infrastrutture. Il ruolo del cloud di Amazon Aws. I casi Heratech, Inwit, Generali. Terza release del prodotto in cinque mesi. Parla Arianna Plutino, Subject Matter Expert in Construction di Autodesk

L’uomo costruisce edifici da quasi 12.000 anni: il più antico cantiere di cui si abbia notizia, quello di Gobleki Tepe in Asia Minore, è datato circa al 9.500 Avanti Cristo. In questa dozzina di millenni, sono cambiati i materiali da costruzione, i macchinari sono stati motorizzati, ma il funzionamento dei cantieri è rimasto all’incirca lo stesso: c’è sempre una figura (un direttore lavori, un capocantiere, un capomastro) che sa tutto, dai nomi dei subappaltatori alla data di arrivo prevista del parafulmine, dalla geologia del terreno ai capitolati delle piastrelle, e che si occupa di orchestrare il funzionamento del cantiere, proprio come un direttore d’orchestra dirige i suoi strumentisti, facendo in modo di minimizzare gli inevitabili ritardi, di risolvere i problemi dell’ultimo minuto, e di tenere informato il committente sui progressi dell’opera.

Il guaio è che questo approccio organizzativo non funzionava benissimo già migliaia di anni fa. E al giorno d’oggi può forse essere ancora accettabile se si tratta di costruire una villetta in periferia, ma per progetti di dimensioni medie o grandi, diventa insostenibile. Oggi succede che uno studio d’ingegneria di Milano progetti una diga in Africa per un committente cinese, che la farà costruire da una cordata di imprese indiane con maestranze pakistane e locali, coinvolgendo subcontractor americani e tedeschi per fornire turbine idroelettriche e tecnologie informatiche. Non esiste capocantiere capace di gestire una situazione di tale complessità, con le interazioni fra i vari subappaltatori, gli imprevisti, le modifiche in corso d’opera, gli sforamenti di budget. Senza contare che nessuno affiderebbe un’operazione così complessa al controllo di un singolo individuo, dal quale dipenderà il successo o il fallimento dell’intera operazione. Cosa succederebbe se si scegliesse la persona sbagliata, o se questa persona dovesse avere un incidente?







Arianna Plutino, Subject Matter Expert in Construction di Autodesk

Per gestire un progetto di medie e grandi dimensioni bisogna partire con un approccio diverso. Non può esserci un’unica figura depositaria esclusiva di tutte le “conoscenze” relative al progetto: la conoscenza va distribuita alle persone che hanno bisogno delle informazioni. E deve essere posta su una piattaforma che garantisca l’accesso a tutti coloro che hanno la necessità di utilizzarla. La piattaforma giusta, ovviamente, è il cloud, che consente di registrare dati digitali di qualsiasi natura e di renderli accessibili dovunque, da chiunque abbia un dispositivo capace di collegarsi a Internet. Ma oltre alla piattaforma, serve uno strumento specializzato che permetta di organizzare i dati di progetto, quelli di cantiere, e di distribuirli a tutti gli attori coinvolti, consentendo loro di gestire tutte le operazioni, tutti i processi, e di risolvere facilmente le problematiche che nascono durante una costruzione. Questo strumento esiste e si chiama Acc: Autodesk Construction Cloud. Ne abbiamo parlato con l’architetto Arianna Plutino, Subject Matter Expert in Construction di Autodesk – di fatto l’esperta di riferimento su cantieri e costruzioni in Autodesk Emea.

Verso il cantiere digitale

Vista tridimensionale generata via Bim

Generalizzare è sempre pericoloso, ma a parte poche eccellenze già digitalizzate, la maggior parte dei cantieri italiani funziona ancora alla “vecchia maniera“. «A prescindere dai ruoli ufficiali, c’è un responsabile effettivo, che può essere il responsabile di cantiere o il direttore lavori, che diventa colui che detiene tutte le informazioni di quel cantiere – esordisce Plutino – Nel momento in cui un’informazione non viene tracciata su sistemi condivisi ed è in possesso di una sola persona, se questa persona non è in cantiere, se ha un problema per il quale non riesce a ricercare o ricordare l’informazione, diventa complicato capire cosa succede e affrontare determinati problemi in maniera rapida. Inoltre, spesso la responsabilità non è di chi detiene l’informazione, ma di altre figure di cantiere, che non riuscendo a ricostruire lo storico di avvenimenti non documentati, prendono decisioni in maniera meno tempestiva. Tutto ciò aumenta il rischio di avere un ritardo nella consegna dei lavori». Il fatto è che questa persona dovrebbe essere un filtro e non un tappo per le informazioni. Ma cosa succede se invece usiamo la tecnologia per dotarci di un “common environment” per i dati? «All’interno di una piattaforma le informazioni possono per prima cosa essere messe in ordine, e l’ordine è una cosa complessa nei cantieri, vista anche la mole di documentazione da gestire anche nei cantieri più piccoli. Le informazioni possono essere ricercate, filtrate e indirizzate in modo preciso ai responsabili effettivi, che così possono prendere decisioni migliori partendo da informazioni organizzate e accurate. Quindi nel momento in cui c’è un problema in cantiere, perché in cantiere i problemi ci sono e ci saranno sempre, avendo le informazioni organizzate i responsabili potranno prendere le decisioni del caso in modo più rapido e veloce.». Insomma, il primo compito di una piattaforma digitale è di mettere i dati in ordine, in modo da permettere una migliore partecipazione alle decisioni.

Un cantiere, tanti attori

Vista di un progetto in realtà aumentata

In un cantiere di medie dimensioni si muovono tante persone, con tempistiche diverse e a volte sovrapposte. I muratori, gli idraulici, gli elettricisti, gli imbianchini spesso appartengono a subcontractor diversi e devono essere coordinati secondo un preciso cronoprogramma perché il lavoro di uno non vada a bloccare il lavoro di un altro, o peggio a disfarlo. L’uso di una piattaforma digitale può essere d’aiuto anche in questo compito? Secondo Plutino, «questo è il secondo step dell’utilizzo di un common data environment. Nel momento in cui si adotta un Cde è utile pensare a una strategia di implementazione, il software è uno strumento, non la mente. Quindi primo step è sicuramente mettere in ordine i dati: quali informazioni ho, come li devo conservare, dove devo conservarli, che funzione hanno.

Seconda fase è determinare quali sono le persone che devono “consumare” questi dati. Ci sarà da una parte il progettista, e dall’altra il costruttore, nel mezzo un gruppo dedicato alla pre-costruzione, fondamentale per portare a termine il progetto, e che diventa l’interfaccia primaria fra la committenza e la costruzione stessa, per esempio un general contractor, e infine ci saranno le aziende di lavoratori più piccole, che agiranno come subappaltatori per i vari lavori di dettaglio. La piattaforma digitale assocerà la giusta informazione alla giusta persona. Ad esempio, ad un elettricista non interessa conoscere lo schema della gettata di calcestruzzo, ma vorrà vedere il progetto delle luci dell’edificio in costruzione, vorrà conoscere eventuali speciali requisiti di sicurezza, vorrà sapere se ci sono momenti specifici in cui non può accedere al cantiere per potersi organizzare, eccetera. La piattaforma ci permette di fare questo, di far consumare agli operatori i dati giusti filtrandoli per ruoli». Quindi, fase uno: memorizzazione e ordinamento dei dati; fase due: collegamento fra i dati e le persone interessate. Qual è la fase tre? «La terza fase riguarda le decisioni – spiega Plutino – Le decisioni possono essere prese direttamente all’interno della piattaforma sfruttando workflow approvativi. In pratica, si può gestire un flusso decisionale e permettere ai documenti di seguire un percorso di approvazioni, rivolte alle persone responsabili e notificare le scelte a tutti coloro che ne hanno la necessità».

Controllare i flussi di lavoro

I flussi decisionali e i workflow sono fondamentali anche perché, come è facile intuire, una delle cose più difficili da gestire nei cantieri è proprio il flusso di lavoro. Per esempio, determinate operazioni non possono partire finché determinate altre non sono state completate. La Construction Cloud può dare un aiuto concreto anche su questo aspetto della gestione del cantiere? «Finora abbiamo parlato delle macro-funzioni della piattaforma – afferma Plutino – entrando più in dettaglio, queste funzioni da usare nel quotidiano vengono gestite da diversi moduli della piattaforma Acc – Autodesk Construction Cloud. La base nevralgica della piattaforma si chiama Autodesk Docs ed è un gestore documentale, lì possiamo gestire cartelle, documenti, ruoli; un secondo modulo si chiama Bim Collaborate PRO che si occupa del design e di gestire la pre-costruzione attraverso l’analisi delle interferenze.

Una terza parte che si chiama Autodesk Build si occupa del cantiere a 360 gradi: dal project management al tracciamento delle attività fatte e da compiere, al diagramma di Gantt di cantiere, e la possibilità di collegarsi a software esterni tipo Primavera P6 o MS Project o altri software per la gestione delle tempistiche di cantiere. La gestione dei costi, dei budget, che consente, non solo di vedere quando si sfora un budget, ma anche di capire perché si è sforato. Questa è una informazione che raramente si ha in cantiere, perché i budget spesso vengono gestiti in ufficio, ma la piattaforma permette di “democratizzare” anche questa informazione. La piattaforma poi va anche gestire gli asset di installazione, luci, impianti. Insomma, non si gestiscono solo i tempi, ma tutte le sfaccettature del lavoro di cantiere, dal getto delle fondamenta all’installazione delle luci nelle stanze».

Un tipico workflow di cost management di una costruzione

Modifiche in corso d’opera

Una cosa che succede di frequente nei cantieri è di trovarsi davanti a un imprevisto che costringa a operare una modifica in corso d’opera. Finché si tratta di accorciare un muro interno nella villetta costruita a due passi dalla sede dell’impresa edile, con l’architetto che ha lo studio a 10 minuti di macchina, la cosa non rappresenta un problema. Ma se io sono un general contractor cinese che sta costruendo in Africa una diga progettata da uno studio di Milano, e scopro un problema geologico sfuggito ai rilievi pre-progetto che mi costringe a ricalcolare le fondamenta, beh, allora il problema diventa critico. Tradizionalmente, in queste evenienze dal cantiere partiva una telefonata che scatenava il panico. Seguivano, nell’ordine, fermo dei lavori, scambi di accuse, minacce di avvocati, trasferimento aereo dei progettisti in loco, riprogettazione, voli in Cina per far approvare le varianti, battaglie sull’extra budget, modifiche al cronoprogramma, e ripresa dei lavori per effettuare le modifiche del caso. Ma se invece ho un cantiere digitalizzato cosa succede?

«Ci sarà sempre una telefonata a scatenare gli eventi – ammette Plutino – e ci saranno sempre riunioni dei responsabili, anche se dall’altra parte del mondo; perché adottare una piattaforma non vuol dire stravolgere completamente le modalità di lavoro, ma riorganizzare in maniera digitale tutto quello che abbiamo appreso attraverso l’esperienza “analogica”. Quello che la piattaforma ci aiuta a fare in queste occasioni è creare dei workflow decisionali ben definiti. Quando perciò si presenta il problema in cantiere, la piattaforma aiuterà a chiamare a raccolta i decisori. Grazie alle informazioni presenti sulla piattaforma stessa, questi potranno capire qual è il problema, quali sono state le azioni precedenti che hanno portato il problema a presentarsi, prendere le decisioni necessarie per risolvere e condividerle con i responsabili delle lavorazioni, tutto comodamente seduto nell’ufficio di casa o da un tablet in cantiere. Si riducono notevolmente i tempi di risoluzione dei problemi, senza j’accuse che ulteriormente confondono la situazione. Secondo rilevazioni di alcuni nostri clienti, se prima servivano da 7 a 10 giorni per venire a capo di un problema, usando la piattaforma Acc bastano 3 giorni, perché si sa immediatamente chi è il responsabile, chi deve fare cosa, e si ha l’ok ufficiale sul da farsi validato dal committente».

Alcuni software che possono integrarsi con la soluzione Acc

Gestire la burocrazia

Una vecchia battuta recita che ormai in un edificio la maggior parte del peso non è data dal calcestruzzo, ma dalla carta usata per le varie autorizzazioni, moduli, perizie, indagini, certificazioni e via discorrendo. Le “scartoffie”, insomma, che negli anni sono cresciute fino a impegnare i progettisti per una cospicua parte del loro tempo. Anche questi compiti, però, possono essere resi meno onerosi con l’utilizzo della base dati digitale. «Una delle poche cose positive che ci ha lasciato il Covid è che molte pubbliche amministrazioni si sono digitalizzate, e quindi molti documenti che servono per ottenere le autorizzazioni dalla Pa possono oggi essere inviati direttamente in digitale. Almeno non si consuma carta» fa notare Plutino. I documenti, però, vanno creati comunque. «Nella piattaforma Acc sono presenti degli automatismi che assistono i progettisti nella creazione di tutta quella documentazione – continua – Naturalmente, la documentazione prodotta è specifica della nostra piattaforma e serve come base per l’invio a eventuali piattaforme esterne. Quello che fa la piattaforma è di aiutarci a creare una serie di report e di schede: di ispezione, di qualità, di controllo. Schede utili al cantiere e agli organismi di controllo per capire com’è l’avanzamento lavori, che mi permettono di tenere tutto sotto controllo presente e passato». Va da sé che le informazioni contenute in alcune di queste schede potranno quindi essere usate per creare quella documentazione che viene richiesta dalla pubblica amministrazione. In realtà c’è anche di più: Acc è comunque una piattaforma espandibile. Quindi, un costruttore che operi in una determinata area geografica potrebbe pensare di personalizzare gli automatismi per produrre rapidamente la documentazione richiesta dai comuni dove in genere costruisce.

La piattaforma di programmazione Forge può essere usata per realizzare ulteriori software specializzati da aggiungere alla Construction Cloud

Dopo il cantiere

Sempre più spesso sentiamo parlare di smart building, di edifici intelligenti, di home automation, di casa digitale. Tutti concetti che implicano una base dati digitale che riassuma le caratteristiche dell’edificio per gestirlo nel modo migliore, riducendone i consumi, programmando le manutenzioni e così via. Ora, se un progetto viene realizzato operando tramite un cantiere digitale, alla fine dei lavori il costruttore avrà a disposizione una base dati estremamente completa riguardante l’edificio e le sue dotazioni. «Come dicevo prima la piattaforma ci aiuta ad inserire i dati in modo ordinato, perciò a fine progetto, nella fase di chiusura, si possono recuperare e organizzare le informazioni che servono all’utilizzo futuro dell’opera stessa – asserisce Plutino – Di fatto, usando la piattaforma, mentre costruiamo la nostra opera, costruiamo anche il gemello digitale. I due processi procedono in parallelo. Molti dati saranno necessari solo per la fase di cantiere; quindi, potranno rimanere confinati a quel periodo. Altri diventeranno invece necessari per l’utilizzo dell’opera durante la sua futura vita. Pensiamo per esempio agli asset, come un impianto Uta (Unità Trattamento Aria): dove si trova, che marca e modello è, numero di serie, livello di garanzia, sono tutte informazioni che possiamo mettere sulla piattaforma in fase di cantiere per controllare che tutto sia conforme al progetto e alle richieste della committenza e che, a costruzione terminata, potranno essere trasferite nei fascicoli di utilizzo dell’opera».

Cosa è Autodesk Construction Platform

Il software in cloud può essere utilizzato con qualsiasi dispositivo, purché dotato di un browser

La piattaforma Acc è sul mercato ormai da circa 18 mesi nella forma attuale, anche se di fatto si tratta della terza generazione di una famiglia di prodotti che è stata a mano a mano integrata e armonizzata, e gira sul cloud di Autodesk. «Il cloud di Autodesk gira sull’infrastruttura di Amazon Aws, e quindi può contare su data center dislocati ovunque nel mondo – spiega Plutino – Il cliente può decidere se immagazzinare i suoi dati in Europa o in Usa, a seconda delle necessità e delle regolamentazioni». La scelta di rendere disponibile la piattaforma solo su cloud potrebbe sembrare un po’ radicale, considerato che ancora molte aziende hanno una certa riluttanza a mettere i propri dati “fuori casa”. «Il fatto è che il cloud, fondamentalmente, democratizza l’accesso dato – ribatte Plutino – Chiunque sia autorizzato per quello specifico file potrà accedere, e soprattutto rimane tracciato. Se il dato si trova on premise, mi ritrovo con il solito problema di fare accedere persone esterne in un ambiente “privato”. Il che, tendenzialmente, fa perdere tempo e apre le aziende a rischi non indifferenti di fuga dei dati». Senza contare l’aggravio di lavoro e costi dell’It che viene creato dal dover gestire on premise le piattaforme di progetto e i relativi file.

Dal punto di vista della struttura, la piattaforma Acc si compone di cinque parti fondamentali. Alla base di tutto c’è un document managment, Autodesk Docs, che fa da serbatoio per tutti i dati documentali. Lì vengono memorizzate tutte le informazioni, i documenti, i processi di approvazione, le cartelle e via discorrendo.

Su questa base lavorano gli altri blocchi della piattaforma. I primi due sono quelli per la progettazione collaborativa: Bim Collaborate e Bim Collaborate Pro. Si tratta di due soluzioni che aiutano nella gestione del progetto, lavorano su base Bim e sono in grado di leggere anche dati provenienti da altri software, unendo i vari dati di progettazione, creando la parte di pre-costruzione. Il modulo Pro, in particolare, permette di avere il progetto online sotto forma di singolo file, nel quale vanno a convergere tutte le informazioni introdotte dai vari progettisti e riferite a varie componenti del progetto. Nel progetto di un capannone, per esempio, potrei avere anche la rappresentazione 3D dei macchinari da inserire al suo interno, o lo schema elettrico dell’impianto a pannelli solari da posizionare sul tetto.

A questi moduli è abbinato il quarto strumento, chiamato Takeoff, che permette di estrarre automaticamente le quantità, le stime di quello che viene progettato. La cosa è molto utile in fase di pre-progetto perché mi permette di creare una sorta di “tabella dei materiali”:quanto cemento c’è nel progetto, quanto acciaio, eccetera. E quindi mi aiuta nella determinazione delle varie misurazioni.

Dal progetto al cantiere

La Torre Generali di CityLife, progettata da CMB usando fra l’altro Autodesk BIM 360

Dopo i moduli di progetto, si entra nella parte dedicata allo scenario di cantiere con il quinto modulo, Build. Che comprende sia la gestione dei budget (gestione dei costi, determinazione del budget iniziale, eccetera) sia la gestione del cantiere vero e proprio: problematiche di cantiere, documentazione e richieste ufficiali, arrivo delle forniture. E poi gestione dei fogli di ispezione prodotti giornalmente dai vari responsabili di sicurezza (e.g. direttore lavori) per vedere che tutto proceda secondo i piani. Tutto viene gestito all’interno della piattaforma, allegando anche le fotografie a fini documentali. È interessante osservare che non necessariamente bisogna adottare tutti e cinque i moduli nel proprio workflow. Pensiamo a uno studio di architettura che collabora a un progetto con altri due studi situati negli Usa e in Cina. Possono utilizzare i moduli per la progettazione condivisa (Bim Collaborate Pro) per creare un modello del progetto in cloud sul quale potranno operare in modo indipendente, senza problemi di fuso orario, ma non avranno bisogno di acquistare i moduli di gestione cantiere, se si occupano solo della parte relativa al progetto.

Al contrario, il general contractor che ha avuto l’incarico di costruire il progetto avrà probabilmente bisogno della parte di Takeoff per stimare i materiali necessari, e di quella di Build per gestire poi il cantiere. Esiste naturalmente la possibilità di passare i dati di Acc ad altri software di Autodesk; per esempio, un architetto che voglia creare un video fotorealistico del walkthrough di un edificio potrà usare i modelli registrati nel modulo Docs per alimentare una soluzione specifica, come 3D Studio Max.

Casi di successo anche in Italia

Nonostante le aziende del nostro Paese abbiano la fama di essere piuttosto restie a innovare, è un dato di fatto che esistano già molti casi di successo riguardanti l’uso di uno o più moduli della Autodesk Construction Cloud anche in Italia.

Sul sito di Autodesk potete trovare per esempio il caso di Cmb, cooperativa con sedi a Carpi, Milano e Roma, che utilizza i software Bim di Autodesk per i suoi progetti. Che comprendono, fra gli altri, i grattacieli di CityLife e la nuova sede della Fondazione Feltrinelli a Milano, o la sede di Fico e la Torre Unipol a Bologna.

Oppure il caso di Heratech, importante multiutility bolognese che sfrutta la Autodesk Aec Collection e Bim Collaborate Pro per progettare, costruire e gestire il ciclo vita di vari tipi di impianti.

Heratech, fra le più importanti multiutility italiane, nella sua Direzione Ingegneria sfrutta i software della Acc in molteplici progetti copia

Particolarmente interessante poi il caso di Inwit, il maggior gestore italiano di torri di trasmissione per le varie telco operanti nel nostro Paese. Inwit utilizza Autodesk Build e Bim collaborate PRO, per creare una base dati digitale geolocalizzata delle sue 22.000 torri, con finalità di manutenzione e pianificazione.

Inwit gestisce con i software Autodesk il Project Athena, per la gestione digitalizzata di migliaia di antenne della rete cellulare copia

L’evoluzione della piattaforma ACC

Durante il recente evento Autodesk University è stato annunciato il prossimo step evolutivo della piattaforma, che arriva dunque alla sua quarta generazione. L’Autodesk Construction Cloud, in futuro, prenderà il nome di Autodesk Forma. Ma non si tratta solo di un cambio di denominazione. «Forma comprenderà, oltre a tutto quello che oggi è ACC con le attività di progetto e cantiere, anche la parte riguardante gli studi di fattibilità e la pianificazione territoriale» puntualizza Plutino. Quindi, la parte che verrà aggiunta si colloca, in un tipico flusso di lavoro, subito prima della fase di progettazione. Una sorta di prequel, per il quale però non c’è ancora una data ufficiale di uscita.














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