Così Autodesk rende il business di Protesa (Sacmi) più… reale

di Marco Scotti ♦︎ L’azienda di Imola, costola “innovativa” del colosso del packaging e del machinary, è specializzata in progettazione e sviluppo tecnologico di soluzioni per diverse industry, dal confezionamento all’automotive fino all’alimentare. Con le esigenze di distanziamento sociale, il business del dipartimento D4P, il motore avveniristico di Protesa, è aumentato grazie agli strumenti di renderizzazione di Autodesk, su tutti VRed. Ne parliamo con i protagonisti

Con il Covid si è palesata l’esigenza di renderizzare completamente qualsiasi tipo di soluzione per capire come può essere inserita all’interno dello stabilimento

«Ma chi l’ha detto che i prodotti di alta ingegneria non possono trasmettere il bello? Anche per un tecnico avere a disposizione una soluzione esteticamente apprezzabile è un aiuto validissimo anche per vendere meglio». Così Roberto Saponelli racconta a Industria Italiana perché i sistemi di renderizzazione di Autodesk, e soprattutto quello conosciuto commercialmente come Vred, rappresentino un deciso passo avanti nella progettazione Cad. Saponelli è a capo del D4P (Digital For Product) di Protesa, un dipartimento ad alto tasso d’innovazione che fa parte della galassia Sacmi. Quest’ultima è uno dei protagonisti della cosiddetta “piastrella valley” e packaging valley, con un fatturato superiore a 1,25 miliardi di euro, che produce macchine per ceramiche, bevande e confezioni, macchine per processi alimentari e plastiche con sede a Imola. È una cooperativa, e come tale fanno parte di questa società moltissime realtà differenti. Protesa, appunto, è una di queste.

Come “contraltare” di Saponelli, all’interno di Autodesk c’è Domenico Berardi, anche lui raggiunto da Industria Italiana per provare a delineare quale sia il perimetro entro cui si è sviluppato l’accordo tra Protesa e la società specializzata in sistemi 3d. «Sacmi – ci racconta Berardi – ha dei business diversificati che non si concentrano solo sulla ceramica, ma che contemplano soluzioni più complete. In effetti, negli anni la Società Anonima Costruttori Meccanici Italiani ha portato avanti una strategia di acquisizioni e di fusioni che ha accresciuto notevolmente il bagaglio di competenze dell’azienda. Ma la cosa fondamentale è che sempre più si tende in Sacmi a concentrare le competenze strategiche all’interno del Gruppo.







Dunque, il Gruppo Sacmi ha al suo interno anche una costola, come Protesa, che ha storicamente avuto il compito di sperimentare e di lavorare su soluzioni innovative, iniziando a diversificare i vari progetti e impiegando la plastica come materiale di partenza per industry che nulla hanno a che vedere con quelle tradizionali entro cui si muove Sacmi stessa. Ad esempio, l’automotive e la nautica, due settori molto forti in Emilia Romagna, dove esistono player d’eccellenza. Per soddisfare le varie esigenze dei diversi clienti con cui ha a che fare, Protesa ha quindi fatto ricorso massiccio a tutti i prodotti della linea di renderizzazione e prototipazione di Autodesk: Vred, Maya e 3DS Max. Il tutto cercando di specializzarsi in alcune nicchie di mercato ad alto tasso d’innovazione per anticipare trend futuri.

 

La partnership tra Protesa e Autodesk

Roberto Saponelli R&D and research funding Protesa-Sacmi

Protesa, e in particolare il dipartimento D4P che, pur essendo nominalmente parte dell’azienda, riporta direttamente al comparto It-Digital di Sacmi ha come obiettivo la digital transformation e l’individuazione di strategie efficaci per guidare il gruppo. Per questo, il D4P si avvale di tutti gli strumenti di Autodesk (e non solo). «Li usiamo moltissimo – ci racconta Saponelli – e abbiamo avuto un netto miglioramento nei nostri prodotti finali perché possiamo essere più celeri nel time to market e più reattivi alle richieste di modifica dei clienti. Usiamo molte soluzioni, da 3DS Max a Maya, ma è soprattutto Vred quella che ci ha fatto fare il vero salto di qualità. È una piattaforma molto più potente e produttiva, soprattutto se la si intende in un’ottica di interoperabilità. Questo ci ha resi più veloci nella visione e creazione di contenuti, tanto che siamo riusciti a virtualizzare intere fiere. In questo modo, tutti potevano accedere agli stand virtuali e, chi voleva, poteva anche fare delle visite approfondite presso i singoli player per studiare da vicino, in modo discreto e tutelato, i macchinari».

Nell’ultimo periodo Protesa si è affacciata alla parte di Aec (acronimo per Architecture, Engineering, Construction) e ha deciso di rivolgersi ad Autodesk,  leader nel settore Bim (Building Information Modeling). L’esigenza è nata dal fatto che oggi che le visite “reali” sono sospese, c’è l’esigenza di renderizzare completamente qualsiasi tipo di soluzione per capire come può essere inserita all’interno dello stabilimento, se può interferire con parti dell’edificio. «Questo tipo di soluzione – ci racconta Berardi – è ideale per avere un grado di profondità avanzata. Non si tratta più di fare solo una semplice “passeggiata” all’interno dello stabilimento, ma bisogna vedere dove posizionare le macchine, con distanze minime che, se non rispettate, possono mandare in fumo qualsiasi progetto. Specialmente ora che c’è l’esigenza di garantire spazi abbondanti a causa del Covid».

La spinta del Covid e i nuovi compromessi per le soluzioni 3D

Domenico Berardi, partner manager / account manager Software Solution Autodesk

La domanda è semplice ma complicatissima al tempo stesso: come ci si avvicina al cliente ora che il distanziamento è la norma, che le fiere sono sospese e così anche i viaggi di lavoro? Per Berardi è proprio per rispondere a questa esigenza che si sono verificate le più importanti innovazioni. «Spesso e volentieri – ci racconta – le logiche del cliente vanno oltre il semplice prodotto chiavi in mano: c’è bisogno di personalizzare le soluzioni. Per questo c’è un’idea fantastica per cui se si digitalizza l’impianto all’interno della fabbrica si crea un percorso, più o meno interattivo, per verificare tutti i possibili impatti del prodotto che si sta realizzando. Così si può far vedere in tempo reale quale sia l’hardware, oltre che il software, più adatto per le esigenze della clientela. Dietro il cappello della realtà virtuale ci sono anche altre componenti come la tecnologia, le schede grafiche, la ram per supportare il livello qualitativo desiderato».

Proprio il delicato equilibrio tra performance e qualità dell’immagine, per avere dei meccanismi che permettano in modo veloce di alleggerire la grafica tridimensionale è fondamentale. Perché non si può avere la pretesa di prendere un impianto 3D e lanciarlo all’interno di un ambiente virtuale, serve un costante lavoro che faccia collimare le diverse esigenze.

«I prodotti Autodesk – chiosa Saponelli – riescono a darci tutte le peculiarità che cerchiamo. Siamo riusciti a realizzare sia delle barche che delle automobili, sia degli impianti industriali che hanno bisogno di digitalizzare modelli  enormi con grandissime complessità. Per noi Vred è una piattaforma più efficiente, più interoperabile: per le nostre necessità non servono quelle feature di animazione spinta o effettistica che si trova dentro 3DS Max o Maya. Sulla parte di interoperabilità, Vred è più efficace e ce ne siamo innamorati. Se dobbiamo far vedere un’automobile, possiamo anche utilizzare prima 3DS Max perché ha dei plugin a parte, e poi riversare tutto in Vred perché è più facile renderizzare».

 

I vantaggi del software Vred

Con le sue tecnologie, Protesa è riuscita a virtualizzare intere fiere. In questo modo, tutti potevano accedere agli stand virtuali e, chi voleva, poteva anche fare delle visite approfondite presso i singoli player per studiare da vicino, in modo discreto e tutelato, i macchinari

Il mantra che viene costantemente ripetuto tra Protesa e Autodesk è quello che bisogna essere rapidi a presentare  soluzioni  flessibili per poter assorbire rapidamente le richieste di revisione da parte del cliente. Sacmi, oltretutto, non ha un solo impianto da mostrare, ma svariati, ognuno con diverse configurazioni. Dunque se non si è flessibili si rischia di venire schiacciati da una mole di dati pressoché infinita. «Le super Cpu, il software Vred, le Ram – prosegue Berardi – sono un valido aiuto ma spesso serve dell’altro: abbiamo bisogno di automatismi in modo da riuscire a prendere in carico un impianto nel più breve tempo possibile. Infatti, a Monaco di Baviera, nostro centro di eccelenza a livello Europeo, stiamo portando avanti alcune iniziative per ottimizzare il più possibile l’integrazione tra software e hardware.  Il progetto dimostra ancora una volta come Autodesk approcci iniziative molto specifiche e specialistiche.

 

Chi è Protesa

Parte del Gruppo Sacmi – di cui abbiamo parlato qui -, è una società di servizi tecnologici ed organizzativi a supporto dei processi aziendali. Forte di un team di oltre 100 dipendenti tra consulenti e tecnici è in grado di offrire il proprio supporto per l’intero processo manifatturiero. All’interno di Protesa c’è D4P, un laboratorio ad alto tasso d’innovazione. L’utilizzo delle tecnologie digitali all’interno del ciclo di vita del prodotto è oggi indispensabile per la necessità di sviluppare prodotti sempre più performanti con contestuale riduzione dei costi e dei tempi di sviluppo. Il D4P si rivolge al mercato con servizi integrati di ingegnerizzazione: attraverso l’utilizzo di tecnologie Cae e la prototipazione virtuale, si possono eseguire sviluppi di nuovi prodotti, dall’ideazione fino alla realizzazione del prodotto.

Con le soluzioni Protesa e Autodesk, se si digitalizza l’impianto all’interno della fabbrica si crea un percorso, più o meno interattivo, per verificare tutti i possibili impatti del prodotto che si sta realizzando

«Siamo un piccolo spinoff – conclude Saponelli – all’interno di un’orbita molto grande che è quella di Sacmi. E ci continuiamo a occupare, come abbiamo sempre fatto, di ricerca e sviluppo e digitale che già erano al centro della nostra attività, ma con un focus più preciso sulla piattaforma di virtualizzazione. Per questo abbiamo assunto ad hoc un ingegnere dell’automazione che sta sviluppando le nuove soluzioni attraverso Python. Abbiamo anche altri quattro ingegneri nel nostro team in modo da interpretare al meglio le logiche della macchina. Perché per un tecnico usufruire di una cosa bella aiuta, non si tratta soltanto di vendere, ma anche di essere multidisciplinari, dalla nautica all’automotive».














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