Tutto quello che c’è da sapere sul Plm… lo spiega Autodesk

di Renzo Zonin ♦︎ La soluzione Fusion LifeCycle consente alle imprese di gestire in cloud tutte le fasi di vita di un prodotto, dalla progettazione alla messa in commercio. Così si migliora il time to market, abbassando i costi di sviluppo e migliorando il coinvolgimento dei reparti aziendali nel processo che porta al prodotto finito

Feige Filling GmbH, un cliente di produzione Autodesk, utilizza PLM con Fusion Lifecycle. Feige Filling è leader mondiale e innovatore nel campo della tecnologia di riempimento, dalla produzione di stazioni di riempimento semiautomatiche alla creazione di impianti di riempimento completamente automatici

In un Paese dove l’ossatura industriale è composta prevalentemente da Pmi, non è facile far adottare alle aziende, magari padronali, soluzioni di gestione digitale della produzione. Ma implementare un sistema Plm, Product Lifecycle Management, può essere decisivo per migliorare la competitività aziendale.

Ne abbiamo parlato con Matteo Crocetti, technical sales specialist di Autodesk, che ci ha illustrato i vantaggi che le aziende possono avere dall’adozione del Plm, in particolare riguardo la riduzione dei tempi e dei costi di progettazione; gli ostacoli alla corretta implementazione, come per esempio la tendenza a voler trasportare i processi analogici pari pari in digitale, portandosi dietro le inefficienze; e i punti di forza della soluzione Autodesk per il Plm, Fusion LifeCycle, in particolare la velocità di implementazione e la semplicità d’uso, che si traducono in una rapida messa in produzione.







 

Il Plm, visto da Autodesk

Matteo Crocetti, technical sales specialist di Autodesk

«Tutti i prodotti che ci circondano sono nati da una necessità o da un’idea, che è stata sviluppata, è stato fatto uno sketch, poi una progettazione di dettaglio, c’è stata un’approvazione della qualità (prototipi, prove, per le auto per esempio ci sono i crash test) e alla fine il prodotto è stato immesso sul mercato – ci dice Matteo Crocetti, technical sales specialist di Autodesk – ma la storia non finisce qui, il prodotto deve poi essere ancora seguito: servono i ricambi, la manutenzione. Come si tiene traccia di tutto quello che avviene? Con il Plm». Che è sì un prodotto per gestire il ciclo di vita di un prodotto, ma anche e soprattutto per gestire come quel prodotto viene pensato, progettato e realizzato dal personale dei vari comparti di un’azienda. «Prima nelle aziende si collaborava solo con le telefonate o via email, tramite la quale si scambiavano tantissimi file. E così succedeva magari che il progettista mandasse il file sbagliato a chi faceva prototipi, o che le modifiche richieste da quest’ultimo venissero apportate su una versione errata del progetto, e finiva che qualcun altro doveva mettersi a ricostruire i passaggi per arrivare alla versione corretta. Di fatto non c’era tracciabilità delle decisioni e non si aveva un controllo sul flusso degli eventi. Con l’adozione del Plm si rompe la barriera dell’intracciabilità delle decisioni».

Autodesk, specialista nel software e servizi per la progettazione, è una società da 3,27 miliardi di dollari di fatturato, con base a San Rafael, in California. Conta su circa 9.000 dipendenti, una quarantina dei quali opera dalla sede italiana di Milano. La società è entrata nel settore del Plm una decina di anni fa, con una soluzione presentata a fine 2011 e caratterizzata dal fatto di essere basata su un’architettura all’epoca ancora poco conosciuta: il cloud. Questo le permetteva di non richiedere al cliente di creare un data center, dimensionare dei server, installarli e in generale di gestire un’infrastruttura hardware.

 

Cosa si aspettano le aziende dal Plm


Feige Filling GmbH, un cliente di produzione Autodesk, utilizza PLM con Fusion Lifecycle, la cui velocità di implementazione e la semplicità d’uso si traducono in una rapida messa in produzione

Ma perché un’azienda prende in considerazione una soluzione Plm? È vero che la prima motivazione in genere è la riduzione del time to market? «In realtà, nel ridurre il time to market ha un ruolo importante anche l’azienda stessa che adotta il Plm. Perché se impresa che ha lavorato per trent’anni in una determinata maniera compra il Plm, e poi a chi fa la configurazione chiede di replicare in digitale gli stessi processi che venivano svolti in analogico, è ovvio che ci si porterà dietro tutti i colli di bottiglia che si avevano lavorando su carta. In realtà, quando si adotta il Plm bisogna sfruttare l’occasione per ripensare i processi in atto, in modo da renderli più agili. Poi certo il time to market lo riduci anche perché non hai più quello scambio continuo e scoordinato di informazioni, viceversa si lavora con la massima tracciabilità, la massima trasparenza e condividendo le informazioni da una base dati comune. Se sto lavorando su una parte del prodotto, e metto in linea la documentazione di mia competenza, subito altre persone coinvolte potranno aggiungere il loro contributo, poi ci sarà una persona che ”approverà” i documenti, certificando il nostro lavoro che quindi passerà alla fase successiva».

Ma quindi un prerequisito all’adozione del Plm è ripensare i propri processi per renderli agili, linearizzarli, e renderli come si usa dire più “lean”? «No, non è obbligatorio stravolgere il proprio modus operandi, questo potrebbe essere un grattacapo per le aziende. Il punto è che posso approfittare di questa occasione per lavorare meglio. Dopo tutto, le aziende possiedono già le loro procedure. Anche se non c’è il Plm, che quando accendo il computer mi segnala cosa devo fare, io quello che devo fare lo so: conosco i miei compiti, so che dopo il mio lavoro verrà quello di un altro reparto. Quindi direi che si tratta di andare a implementare i processi sul software, cogliendo l’opportunità per alleggerirli ove possibile. Non cambiare completamente il paradigma di lavoro, ma renderlo più agile».

 

I diversi stadi di digitalizzazione

Feige Filling GmbH, un cliente di produzione Autodesk, utilizza PLM con Fusion Lifecycle. Sono soprattutto due i vantaggi della soluzione Autodesk: la velocità di implementazione e la semplicità di utilizzo. La velocità deriva prima di tutto dal fatto che il sistema è davvero semplice da configurare, e non richiede la scrittura di codice se non in rari casi di personalizzazioni estreme. Ma anche in questi casi la scrittura è ridotta al minimo, è davvero un sistema che va solo configurato, non si deve stare lì a fare giorni e giorni di implementazione. Poi c’è il fatto di essere sul cloud, cosa che lo rende subito disponibile

Insomma, ci sono aziende più organizzate e altre che lo sono di meno. «Ci sono vari casi. Nessuno disegna più con il tecnigrafo, tutte le aziende ormai hanno il Cad e alcune hanno cominciato a evolversi ulteriormente sulla strada del digitale. Alcune hanno già installato un software Pdm (Product Data Management), qualcuna considera già il Plm. L’innovazione si fa a step. Chi ha già un Pdm ha i dati del prodotto nell’ufficio progettazione, e il problema allora sta nel portare i dati anche agli altri reparti: produzione, marketing, eccetera. Altrimenti, si tratta di usare il Plm per far condividere digitalmente i dati a tutti i dipartimenti, sfruttando un’unica fonte di informazione. Nella pratica, in genere si procede a integrare il Pdm con il Plm, e poi si va a sviluppare il Plm su tutte le altre funzioni aziendali. A volte invece trovi l’azienda che progetta con il Cad, ma magari carica semplicemente il progetto su dischi condivisi in rete, e allora parti ancora da più lontano, installando prima un Pdm on premise per l’ufficio progettazione, e in seguito collegando le altre funzioni aziendali tramite il Plm residente in cloud. Insomma la soluzione migliore da implementare va scelta in base alle necessità dell’azienda e alla sua posizione sulla strada della trasformazione digitale. Ma anche al fatto che si renda conto di avere un problema. Se produco macchine per il caffè e riesco a presentare un modello nuovo ogni anno, mentre il mio competitor nello stesso arco di tempo ne presenta tre, devo cominciare a chiedermi perché non sono competitivo».

E quali sono le aziende più restie ad adottare soluzioni Plm? «Sono una minoranza, ma ci sono ancora le aziende padronali, e lì si tratta di convincere la proprietà ad adottare la soluzione di Plm. Il problema è che la proprietà controlla e decide tutto, spesso il budget è in mano a una persona sola, e quindi ci si trova a dover convincere quella persona che in un dato periodo è meglio investire nel Plm che rinnovare la flotta aziendale di automobili».

 

Il Plm è un investimento accessibile anche per le Pmi

Feige Filling GmbH, un cliente di produzione Autodesk, utilizza PLM con Fusion Lifecycle. Presentata nel 2011 con il nome Plm 360, la soluzione Autodesk per la gestione del ciclo di vita dei prodotti era pensata per essere usata in cloud fin dalla prima versione. Già nei primissimi anni di vita è stata poi ampliata, aggiungendo tecnologie sia sviluppate in house, sia frutto di acquisizioni mirate. Contemporaneamente, si è provveduto a integrare la soluzione Plm con gli altri prodotti software Autodesk

Stiamo parlando di investimenti di che entità? Sono accessibili anche alle Pmi? «Autodesk è andata nella direzione di creare una collezione di programmi per il design e manufacturing necessari all’utente per fare il suo lavoro. All’interno della collection c’è anche la versione base del nostro Pdm, e direi che se la può permettere anche la piccolissima impresa. Chiaro che farà un sacrificio maggiore rispetto a una grande azienda, ma ormai è veramente alla portata di tutti. Magari per alcune applicazioni avanzate puoi avere bisogno di elevata capacità computazionale, però alcuni nostri prodotti funzionano in cloud, come per esempio il Cad/Cam Fusion360, quindi non hai bisogno di avere un data center o un supercomputer di proprietà. Anche il nostro Plm Fusion LifeCycle funziona su cloud, quindi non devi comprarti l’hardware, devi solo acquistare la licenza del pacchetto. E per la licenza non si spendono più cifre elevate. Oggi siamo nell’ordine di poche migliaia di euro per una suite completa che ti fa fare dalla progettazione 3D alla gestione del dato tecnico di base, alla simulazione, al rendering, insomma tutto quello che ti serve per portare il prodotto sul mercato, dalla a alla z. Poi naturalmente dipende molto dall’azienda. Se ci sono 1000 dipendenti, dei quali 800 concorrono allo sviluppo del prodotto, sarebbe bene che ci fossero 800 licenze di Plm».

 

La soluzione Fusion Lifecycle

Presentata nel 2011 con il nome Plm 360, la soluzione Autodesk per la gestione del ciclo di vita dei prodotti era pensata per essere usata in cloud fin dalla prima versione. Già nei primissimi anni di vita è stata poi ampliata, aggiungendo tecnologie sia sviluppate in house, sia frutto di acquisizioni mirate. Contemporaneamente, si è provveduto a integrare la soluzione Plm con gli altri prodotti software Autodesk. Qualche anno fa, per allineare anche dal punto di vista del nome la soluzione con il resto del portfolio, e per ribadire l’avvenuta completa integrazione fra i prodotti, Plm 360 è diventato Fusion LifeCycle.

Quali sono le caratteristiche salienti della soluzione Plm di Autodesk? «Negli anni è migliorata costantemente l’integrazione con il nostro Pdm, che ora è allo stato dell’arte. Inoltre si è evoluta anche l’interfaccia utente: quella precedente, più classica, è rimasta in Fusion Lifecycle solo per le pagine di amministrazione del sistema. Il resto della soluzione ha ora un’interfaccia moderna e accattivante, più semplice da utilizzare. I punti fondamentali quindi sono l’orientamento verso il cloud, l’interfaccia utente semplice e l’integrazione con il Pdm Vault sempre migliorata negli anni».

Feige Filling GmbH, un cliente di produzione Autodesk, utilizza PLM con Fusion Lifecycle. Feige Filling è leader nel campo della tecnologia di riempimento, dalla produzione di stazioni di riempimento semiautomatiche alla creazione di impianti di riempimento completamente automatici

Una caratteristica dei pacchetti del vostro portfolio è che parlano facilmente fra loro, tanto che si può arrivare a simulare un’intera fabbrica da ogni punto di vista, costruttivo, funzionale, ergonomico eccetera, usando lo stesso modello digitale. «Infatti noi spesso, quando facciamo le presentazioni di Product Innovation Platform, mettiamo al centro il prodotto e intorno le soluzioni integrate che concorrono allo sviluppo, dal Cad al Pdm fino alla simulazione della factory, che permette di avere il gemello digitale dell’intera fabbrica. Quando parlo di fabbrica del futuro con i nostri clienti, di solito a fine presentazione gli faccio vedere che si può fare il pair uno a uno degli asset aziendali con ciò che simulo in 3D, e poi faccio loro vedere che potrei avere fabbriche in varie location nel mondo, e dalla mia control room controllare a distanza in tempo reale tutti i miei asset, avendo uno strumento che porti le informazioni di produzione in un database. Chiaramente ci sono dei passi da fare per arrivare a questo livello, ma si andrà sempre più verso soluzioni di questo tipo, anche perché molte produzioni sono delocalizzate, poi con il covid si tende a lavorare il più possibile da remoto».

 

Una soluzione veloce da configurare e facile da usare

E quali sono i vantaggi della soluzione Autodesk per il Plm? «Sono soprattutto due: la velocità di implementazione e la semplicità di utilizzo. La velocità deriva prima di tutto dal fatto che il sistema è davvero semplice da configurare, e non richiede la scrittura di codice se non in rari casi di personalizzazioni estreme. Ma anche in questi casi la scrittura è ridotta al minimo, è davvero un sistema che va solo configurato, non si deve stare lì a fare giorni e giorni di implementazione. Poi c’è il fatto di essere sul cloud, cosa che lo rende subito disponibile. Tra l’altro, insieme ai nostri partner abbiamo adottato un approccio di implementazione con metodologia agile, che vuol dire che non si va più a fare prima le interviste, poi l’analisi dei requisiti, per poi procedere con la fase implementativa, quella di test e per arrivare finalmente al rilascio del sistema. Invece, lavoriamo in modo circolare, con tempi più ridotti: si inizia a parlare con le persone, si ascoltano i loro requisiti e si inizia subito a configurare il sistema, poi a testarlo e a rilasciare le parti fatte, in modo da partire subito. In genere i Plm richiedevano implementazioni di uno o due anni, mentre qui stiamo parlando di due o tre mesi per andare live con sistemi che richiedono forte personalizzazione. Questo è il primo vantaggio che abbiamo sul mercato. L’altro vantaggio è che il sistema è facile da usare, ed estremamente intuitivo. Il fatto di essere in cloud, quindi accessibile da browser con qualsiasi device (pc, tablet, cellulare) e da ogni luogo rende estremamente intuitivo l’impiego, perché tutti siamo abituati a navigare su Internet fra i portali, sappiamo come aprire un’anteprima di un video o di un’immagine, sappiamo come scaricare un documento. Tutto questo semplifica la fase di training, non servono tre mesi di corsi full time per tutti i tuoi dipendenti, con qualche giornata di training risolvi tutti i problemi dell’adoption».

Ha accennato ai partner, quanti sono e come avviene l’approccio ai clienti? «Abbiamo una serie di partners con i quali collaboriamo. Il nostro ciclo di vendita prevede diverse fasi, dalla prevendita gestita sia da Autodesk che dal partner, all’implementazione demandata per il Mid Market, ai nostri partners certificati.














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